Il mio Natale sei tu

F.f. one-shot vincitrice al contest Regalo sotto l'albero

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    Titolo: "Il mio Natale sei tu."

    Autore: Aresian

    Protagonisti: Masumi e Maya

    Breve Descrizione: Romantica - La Fanfiction parte dal presupposto che Maya e Masumi stiano insieme da circa un mese e che questo sia il loro primo Natale da "coppia".

    Numero di Capitoli: Unico

    Contiene Spoiler:

    Contenuti Erotici: No



    Sono due ore che litigo con la tastiera del computer scrollando pagine su pagine di tabulati e grafici. Verso fine anno è sempre tempo di bilanci e non solo contabili, quelli nel dettaglio li avrò solo nei prossimi mesi. La mancata fusione con l'impero dei Takamiya ha lasciato il segno, ma mettere le mani sulla Dea Scarlatta ha risollevato le finanze che sarebbero, altrimenti, cadute in un drastico baratro rosso. Con un sospiro, un po' stanco, porto indietro la testa flettendo il collo, i muscoli sono indolenziti dalla prolungata immobilità. Con piccoli movimenti del capo cerco di allentare la tensione, tutto sommato è meno peggio di quello che pensavo. Ce la caveremo, e dal prossimo anno potremo ripartire in positivo. Distolgo lo sguardo dal monitor per riposare gli occhi un attimo mentre con la sinistra raccolgo un fascicolo che mi sta particolarmente a cuore. Quel progetto verrà portato a termine con tutti i crismi del caso, nulla dovrà andare storto è un appunto che ho inciso non solo nella mente, ma nel cuore. Mentre medito su questo un lieve bussare alla porta annuncia l'arrivo di Mizuki.
    “Avanti” dico in tono deciso, porterà altri tabulati da studiare e qualche lettera da firmare, come al solito, penso osservando la figura slanciata e sicura della mia assistente mentre si avvicina alla scrivania di rovere, dal piano in vetro temperato, per posare ciò che aspettavo ma invero ha da dirmi qualcosa, lo deduco dal modo con il quale mi rivolge lo sguardo. Un mio lieve cenno del capo e lei inizia a parlare, ormai sono anni che collaboriamo e abbiamo imparato a comunicare più con i gesti che con le parole.
    ”Mi scusi ma ci sarebbe da definire ancora qualche dettaglio, mi riferisco ai “presenti” natalizi per i partner e la clientela più fidata. Ho provveduto agli omaggi abituali seguendo nel dettaglio le sue istruzioni ma è rimasto un regalo del quale dovrebbe occuparsi personalmente, se posso permettermi” la sento esordire con quel suo tono pacato e professionale. Inarco per un attimo un sopracciglio mentre studio gli oggetti che mi mostra approvando per ciascuno di essi con un cenno della mano. E' da anni che per tradizione omaggiamo staff e partner con ricercate agende di pelle serigrafate in oro o argento, accompagnate da raffinate stilografiche a tema, e Mizuki ha seguito alla lettera le mie istruzioni. Anche i bouquets floreali sono sicuramente in linea con lo stile Daito Production, mi sorprenderei del contrario. Quello che non capisco, tuttavia, è il suo riferimento al regalo personale.
    “Non è giornata di indovinelli, Mizuki. Sia più chiara a quale regalo fa riferimento?” chiedo pertanto, un po' contrariato, pronto a rimettermi al lavoro quando ciò che esce dalle sue labbra mi gela sul posto, non me lo aspettavo.
    Un sorriso lieve, e saputo, è comparso sul volto della mia segretaria mentre seraficamente mi risponde.
    “E' il primo Natale che trascorre con Maya, Sig. Masumi. Non pensa sia il caso che del regalo, questa volta, se ne occupi direttamente lei?”.
    Sgrano gli occhi sgomento, voltando di scatto la testa. *Maya* penso, mentre quel semplice nome ha il potere di riscaldarmi il cuore e trascinarmi fuori da me stesso, da quell'ufficio, e catapultarmi con la mente e l'anima alla ricerca dell'altra parte di me. Mi rendo conto, all'improvviso, di essere arrossito come un liceale al primo appuntamento e la cosa mi irrita enormemente. Schiarendomi la voce, con un leggero colpo di tosse imbarazzato lo riconosco, torno a fissare lo sguardo falsamente imperturbabile di Mizuki. A volte vorrei che non fosse così dannatamente perspicace e ficcanaso.
    “Non me se sono scordato, me ne occuperò nei prossimi giorni” bofonchio per chiudere in fretta l'argomento salvo sbiancare in volto alla risata divertita della donna che mi ricorda, con non-chalance “Meglio che si sbrighi allora, qualora se ne fosse scordato oggi è il ventiquattro dicembre” prima di profondersi in un inchino e dileguarsi oltre la porta lasciandomi solo.
    *La Vigilia di Natale?* Penso attonito. Stasera dobbiamo incontrarci ed io non ho uno straccio di regalo da portarle. Improvvisamente sono assalito dall'ansia. Sei il solito maldestro Masumi, anche adesso avrei la tentazione di chiedere a Mizuki di trarmi d'impaccio ma ha ragione, questa volta spetta a me. Maledizione, è il primo Natale che trascorreremo insieme, la prima occasione anche per festeggiare il primo mese insieme anche se in realtà in questo lasso di tempo non abbiamo avuto realmente tempo per noi. Che fare? Non ho la più pallida idea di cosa si possa regalare ad una donna, o cielo non sono così imbranato ma Maya è ...così speciale che un gioiello la sminuirebbe. Lei è già un gioiello perfetto e preziosissimo, nulla reggerebbe il confronto. Un mazzo di fiori sarebbe di una banalità ridicola. Che cosa diamine potrei regalarle allora? Una cena raffinata? No, non è da lei e poi già mi ha chiesto di festeggiare in casa, con semplicità. Ma poi Masumi come pensi a Natale di cavartela con un regalo che puoi farle tutto l'anno? Deve essere qualcosa di significativo, di speciale, il punto è che sei un imbranato patentato al riguardo. Mi gratto la testa nervoso mentre mi alzo in piedi a guardare fuori dall'ampia vetrata, il mio pensatoio preferito. Il mio sguardo si perde sul multicolore dedalo di strade che da quell'altezza si riesce a intravvedere tra i palazzi più bassi. Il cielo è plumbeo, e forse nevicherà, manco mi sono accorto dell'atmosfera che aleggia nell'aria. Eh, già, come potrei. Non mi sono mai lasciato trascinare da niente che non fosse il lavoro, solo Maya sa tirarmi fuori dal guscio. Il ricordo di quel pomeriggio ad Izu mi assale portandomi un'ondata di calore misto a desiderio. La “mia” Maya, finalmente posso dirlo a discapito di tutto e di tutti. Ma che ci sto a fare ancora qui in ufficio? Scosso da quelle sensazioni e pensieri osservo l'orologio da polso.
    “Non c'è tempo, maledizione. Devo darmi una mossa” borbotto spegnendo con gesto brusco il computer mentre con la mancina raccolgo il cappotto fiondandomi fuori dall'ufficio. Con falcata ampia e nervosa percorro il corridoio fermandomi, per un breve istante, alla scrivania di Mizuki che mi osserva con quello sguardo saputo celato dietro le lenti.
    “Esco, annulli tutti i miei appuntamenti della giornata, può darsi che torni in ufficio più tardi se così non fosse ci vediamo al ricevimento della Daito di domani sera” dico in tono fermo e di comando, il solito che uso sempre ma so già che lei ha smascherato tutti i miei piani anzi mi ha sicuramente prevenuto.
    “Già fatto, li ho spostati alla prossima settimana” risponde infatti tranquilla e per un attimo mi domando se devo scalarle lo stipendio per quella sua dannata mai di impicciarsi della mia vita privata o farle un monumento perché, insieme ad Hijiri, mi ha fatto per anni da coscienza. Decido che è meglio lasciare perdere e mi infilo, in silenzio, nell'ascensore. Di fatto dove sto andando non lo so manco io ma sicuramente al più rinomato centro commerciale di Tokyo troverò qualcosa che fa al caso mio.

    Profumo di cioccolato caldo si spande nell'aria mentre le risate di Mina e Sayaka mi scaldano il cuore. Com'è bello essere così pienamente felici. A volte ho talmente paura che sia un sogno dal quale, drammaticamente, dovrò svegliarmi che mi do' dei pizzicotti sul braccio sino a lasciarmi i lividi ma così non è. La vita mi ha portato via molte cose, non ultima gli affetti più cari tra malintesi e tragiche fatalità, ma mi ha anche donato molto e la cosa più grande è quell'uomo che per così tanto tempo ho odiato senza realizzare che, in fondo, odio e amore sono realmente due facce della stessa medaglia. Sono stata cieca per lungo tempo ma per fortuna ora mi sento pienamente felice. Il mio cuore è colmo di gioia all'idea che questa sera ci rivedremo, che potremo stare insieme come non accade da Izu. Il rossore, al ricordo, mi imporpora le gote mentre con aria totalmente assente, del resto è tipicamente mio distrarmi per un nonnulla, guardo le luminarie dalla vetrata del bar.
    “Sempre con la testa tra le nuvole Maya, a cosa stavi pensando adesso?” mi chiede Mina riportandomi al presente.
    “Uhm, eh. Ecco...” oddio non sono sicura di voler dire esattamente a “cosa” stavo pensando e neanche a chi ma il rossore che mi incendia il viso mi sa che è più eloquente di mille parole. La risata divertita di Rei un po' mi offende, tanto che metto su un broncio ben poco femminile, mentre la sento dire.
    “Sicuramente sta pensando a LUI” calcando di proposito sul pronome personale, palesando impliciti sottintesi. Vorrei quasi picchiarla, quando ci si mette sa davvero essere esasperante.
    “Insomma, la volete smettere?” provo a dire con un tono che vuole essere perentorio ma esce, con mio vivido disappunto, debole e impacciato dalle mie labbra. All'ennesimo scoppio di risa rispondo come sempre, in fondo è questa la mia natura più vera, con una linguaccia da scolaretta impertinente prima di scoppiare a ridere a mia volta, sono troppo felice per poter restare arrabbiata con qualcuno per più di due secondi.
    “A parte gli scherzi, che cosa gli hai comprato Maya? Su dai, a noi puoi dirlo” chiede in quel momento Rei ed io mi ritrovo a fissarla con la bocca aperta, il cucchiaino a mezz'aria e gli occhi dilatati dalla confusione. Regalo? Panico allo stato puro mi assale. Ma come ho fatto, non gli ho comprato niente e stasera verrà a festeggiare il Natale da me. Preda della frenesia improvvisa balzo in piedi, urtando in tal modo contro il bordo del tavolo facendo traballare pericolosamente le tazzine ivi posate. La mano destra alla bocca fisso attonita le mie amiche.
    “Santo cielo, me ne sono scordata. Con le prove per la rappresentazione mi sono totalmente dimenticata del regalo” balbetto mentre loro, che dovrebbero essermi amiche ma alle volte sanno essere veramente perfide, ridono ancora più forte. Alla fine è Rei, evidentemente per pietà verso di me, che mi invita a sedermi e a parlarne con calma.
    “Tranquilla Maya c'è ancora tempo. Qui attorno è pieno di negozi è sufficiente che decidi cosa comprare” prova a suggerire ed io lo so che ha ragione ma il problema è che non ho la più pallida idea del regalo da fare. Cosa si può regalare ad un uomo come Masumi abituato ad avere, di fatto, tutto?
    Trascorre una buona mezzora di suggerimenti più disparati. Da una cravatta a dei gemelli per lo smoking proposti da Mina all'accendino proposto da Rei visto che è noto come il Presidente della Daito sia un fumatore incallito. Uff, come si vede che non lo conoscono bene, sta pure cercando di smettere di fumare figuriamoci se penso di regalargli un accendino. Scuotendo il capo, facendo oscillare i miei lunghi capelli castani, scarto immediatamente l'idea. Anche i gemelli non fanno per me. Io, cioé, insomma non so che gusti possa avere al riguardo e mi sembra un oggetto così … freddo, sì privo di calore tanto che scarto anche quello. Niente da fare sono punto e a capo. Quando pensavo che fosse il donatore di rose, cielo che imbarazzo a pensarci ora, gli ho regalato un plaid una banalissima coperta per tenerlo caldo. Sconsolata abbasso le spalle in segno di resa, sono proprio una frana.
    “Andiamo, animo Maya. Facciamo così, noi ora ce ne andiamo e ti lasciamo da sola così puoi riflettere con calma” mi dice Rei gettandomi nello sconforto totale, fantastico se mi lasciano in balia di me stessa compirò un mezzo disastro, come al solito. Il mio sguardo supplichevole potrebbe sgelare il più freddo iceberg ma non smuove di un millimetro la mia più cara amica.
    “Pensa solo a questo. A Masumi non importerà del regalo, importerà il fatto che viene da te. Qualsiasi cosa andrà bene. Siamo a Natale, in questo periodo ci si regala qualcosa che riscaldi il cuore, che abbia un significato particolare, qualcosa che possa pur se semplice dire ciò che provi per lui. Pensa a questo e sono sicura che troverai esattamente quello che cerchi”.
    La guardo sbattendo le palpebre, confusa, per un attimo prima di annuire brevemente mentre le vedo andare alla cassa, pagare ed uscire dal locale lasciandomi, di fatto, sola.
    *Qualcosa di speciale, non importa cosa ma purché abbia un significato* penso mentre mi giro a fissare la strada ingombra di passanti e festoni colorati. Forse ho un'idea, è più simbolica che altro ma so che lui capirà. Forse. Con maggior animo mi alzo in piedi e pago il conto a mia volta tuffandomi nella folla, in fondo è pieno di negozi magari guardando le vetrine troverò qualcosa che ritengo adatto all'occasione.

    Masumi Hayami alle prese con lo shopping in un centro commerciale. La notorietà è un'arma a doppio taglio. Mi sento un perfetto idiota mentre sto qui a parlare con una commessa che mi guarda come se fossi un marziano mentre sento gli occhi della gente “perforarmi” la schiena. Al diavolo, che c'è di strano non è pensabile che il Presidente della Daito Art Production possa fare acquisti in un negozio come un comune mortale? Il disagio che provo non mi piace e pertanto ricorro alla solito, latente, cinismo che per tutti questi anni mi ha accompagnato come un fedelissimo custode. Con cortesia affettata liquido il rossore della tipa per arrivare al sodo. Sono entrato in quella boutique sperando che fossero le esperte venditrici a sapermi indirizzare nell'acquisto ma mi rendo conto, dopo dieci minuti, che l'unica cosa che interessa loro è quella di appiopparmi l'abito o la borsa con il maggior numero di zeri sul cartellino. Mi viene da ridere, tutto sommato le hanno istruite bene potrei quasi prenderle nel mio staff. Alla fine lascio il negozio con un pugno di mosche in mano e con l'orologio che segna, inclemente, lo scorrere del tempo. Sono già stato in quel luogo altre volte, per lavoro a dire il vero, visto che ospita un nostro cinema multisala al terzo piano ma non mi sono mai soffermato “realmente” a considerare tutto ciò che mi circondava. Nell'ampio giardino interno ci sono donne con bambini in carrozzina con ai loro piedi decine di sacchetti multicolore dall'unico tema dominante: il rosso ed oro con la scritta “Merry Christmas” retaggio dell'occidentale consumismo che ormai ha freneticamente preso piede anche nel nostro paese. Sto per accendermi una sigaretta quando mi rammento all'istante il disappunto di Maya al riguardo. Invero sta cercando di farmi perdere il vizio, ignorando che a fomentarlo con il continuo e perpetuo stress, per anni, è stata proprio lei. Scuoto il capo con ironia mentre ripongo il pacchetto nel taschino interno del cappotto.
    *Datti una mossa Masumi, devi trovare un regalo entro sera* e sia mai che manco ad un obiettivo che mi sono prefisso. Serrando la mascella mi avvio lungo il corridoio centrale, alle cui ali si dipanano diversi altri percorsi dai nomi più fantasiosi e tutto è un'esaltazione di luci, di stelle e abeti addobbati, persino la musica che esce dagli altoparlanti è stridente, in un primo tempo, alle mie orecchie. Non riconosco Tokyo oggi. La folla che si accalca davanti alle vetrine mi palesa che non sono l'unico frettoloso ritardatario. Passo davanti ad un negozio di scarpe ma scarto l'idea. E' Mizuki quella che conosce tutto su di lei, misure comprese. Potrei tirare fuori il cellulare e darle uno squillo ma scarto subito l'eventualità. Per carità, ci manca solo quello. Il negozio successivo è una rifornitissima libreria, chi lo sa forse è il regalo giusto per lei. Entro dentro, con passo un po' incerto, poco convinto. Gli scaffali sono ingombri di libri dall'ultimo bestseller ai saggi di filosofia e ovunque c'è un scintillare di festoni e vischio. Forse un bel libro sul teatro potrebbe piacerle penso districandomi tra la calca per raggiungere la sezione artistica ma alla fine mi arrendo all'evidenza che non ha niente di speciale. Un regalo che fa un amico non un compagno, non è da me. Quello è il punto, sto cercando nel modo sbagliato. Sgrano gli occhi mentre acquisisco questa nuova consapevolezza. Sono sempre stato talmente abituato, per opportunismo, a cercare di soddisfare le aspettative degli altri da non aver mai pensato a cosa realmente interessasse a me. Non sento il Natale, non lo capisco, e questo ha un ché di triste. Sono sicuro che Maya invece sarà immersa in quest'atmosfera che in me invece scorre sulla pelle come brezza indifferente. Come può un uomo che ha perso l'infanzia nell'odio e nel risentimento di un cuore creduto arido e distante comprendere un'atmosfera giocosa, allegra e carica di desiderio di comunanza? In quel momento una voce mi distrae dai miei poco edificanti pensieri. Un po' confuso mi volto alla mia destra ma vedo il nulla salvo comprendere che devo abbassare lo sguardo su un ragazzino che mi arriva a malapena ai fianchi.
    “Mi scusi signore, per favore può prendermi quel libro marrone sullo scaffale? Quello grosso” mi chiede con voce esitante ma speranzosa. Attonito dirigo lo sguardo nella direzione indicata e comprendo perché abbia scelto me. Il libro tanto desiderato è posto proprio sullo scaffale più alto. Con un mezzo sorriso acconsento, senza il minimo sforzo, chinandomi poi per consegnarglielo.
    “Tieni, è per te?” gli chiedo giusto per spezzare lo strano imbarazzo che mi ha colto. Lo vedo negare con decisione prima di chinare il capo in un profondo inchino che tanto mi ricorda la “mia” ragazzina.
    “No, è per mia mamma. So che le piace tanto, è da mesi che metto da parte la paghetta per poterglielo regalare. Grazie mille signore” dice spiazzandomi con la sua ingenua semplicità. In un istante sono altrove, ad un Natale di tanti anni fa che avevo chiuso nei meandri del cuore e della memoria. A quella mancia del giardiniere custodita per mesi per quella sciarpa calda che regalai alla donna che sacrificò se stessa per me e per il mio futuro. *Madre* riesco a pensare con una fitta di dolore in mezzo al petto.
    “Si sente bene, signore?” mi sento chiedere dal ragazzino e in tal modo torno al presente.
    “Sì. Tutto bene. Vieni, ti accompagno alla cassa qui dentro si soffoca” rispondo ed è vero, in parte per il ricordo che mi ha assalito ed in parte per la calca mi ritrovo a disagio. Io in realtà non ho fatto acquisti, potrei uscire facilmente, ma improvvisamente voglio essere certo che lui abbia i soldi sufficienti per il suo prezioso regalo. Un po' come se tramite lui potessi farne uno anch'io al ricordo del mio passato. Quando esco dalla libreria ho in cuore qualcosa di diverso. Quel bambino ha fatto riemergere in me il ragazzino che sono stato e l'ansia con la quale attendevo questa festa per poter dimostrare con qualcosa che avevo creato, o che mi ero guadagnato, il mio affetto per lei. Ecco cosa mi manca. Lo “spirito” del Natale che pervade un fanciullo, lo stesso che sicuramente pervade l'animo folletto di Maya, della rosa perfetta che io amo. Finalmente ora so cosa cercare.

    *Che meraviglia!* penso estasiata, mentre gli occhi scuri scintillano riflettendo il blu, rosso, oro e argento delle luci che ricoprono la volta dell'atrio principale che sto percorrendo. L'atmosfera del Natale mi è sempre piaciuta perché mi permette di fantasticare e sognare un po', con tutti i suoi colori e i suoi significati inespressi, quasi quanto l'arcobaleno che vivo sul palcoscenico. Sono due cose diverse, lo so, ma è ciò che si “respira” che mi piace tanto. Con il cuore leggero iniziò a curiosare tra le vetrine dei vari negozi, per altro cosa non del tutto semplice visto che la mia non stratosferica statura mi impedisce spesso di intravvedere nella massa.
    “Permesso” ripeto in tono più alto mentre cerco di raggiungere la vetrata di una boutique per uomo intravvedendo completi di raffinata eleganza, giacca pantalone, pensando che tutti sarebbero perfetti se indossati da Masumi ma tanto so già che non è quello che voglio comprare. Cerco di farmi largo tra la gente per poter raggiungere il reparto pelletteria e dare un'occhiata ai portafogli. Regalo banale ma almeno è qualcosa sul quale posso andare sul sicuro, visto che basta possa contenere carte di credito e yen e poi per uomo non dovrebbero essercene di così tanti tipi da confondermi... Dieci minuti dopo fisso perplessa un campionario talmente variegato da domandarmi se non abbia sbagliato reparto eppure sono effettivamente articoli da uomo.
    “Santo cielo” bisbiglio super confusa commettendo l'errore di chiedere un consiglio. Appena mi scappa, nella mia esasperante ingenuità, di dire che è per un uomo che di fatto ha tutto partono dal presupposto che ho un sacco di soldi da spendere, per fortuna che quanto meno non sono spendacciona e il buon senso mi porta a uscire dal negozio a gambe levate. A questo punto, però, non so proprio cosa comprare. Come un'automa salgo sulla scala mobile mentre cerco di riordinare le idee, mai le avessi avute chiare, accidenti.
    *E adesso cosa posso regalarti?* penso sconfortata. Uffa, tutto perché ho atteso l'ultimo momento e ora preda dell'affanno non so come arrangiarmi. Cosa può piacere a Masumi? Sì, perché a questo punto mi viene in mente solo questo ma nonostante lo conosca da più di otto anni debbo ammettere, a malincuore, con me stessa che so veramente molto poco di lui. Oh, beh! Sì, insomma ora stiamo insieme ma un mese solo non colma tutto, ci vuole tempo. Mi porto nervosamente un dito alla bocca, mordicchiandolo, mentre arrivo al piano superiore e finisco dritta davanti al grosso pannello con la planimetria dell'intero edificio e la locazione dei vari negozi. Mentre rimango lì davanti, impalata, e totalmente indecisa sul da farsi il mio occhio distratto cade su un nome che accende, da qualche parte, un ricordo che penso di dover fare mio perché importante.
    “Ma certo!” esultò, all'improvviso, ad alta voce arrossendo immediatamente quando mi accorgo, in tal modo, di avere attirato l'attenzione di qualche passante. Chinando il capo mortificata mi allontano di qualche passo nella direzione indicata dalla piantina. Non dovrebbe essere difficile raggiungere la mia meta, o meglio non lo sarebbe se non mi chiamassi Maya Kitajima e se l'imbranataggine non fosse il mio secondo mestiere. Voltando il capo a destra e sinistra cerco di orientarmi, eppure ero convinta di avere preso la direzione giusta. Per mia fortuna mi imbatto in un “Babbo Natale” che distribuisce dolcetti, sicuramente uno dei dipendenti del centro, al quale rivolgo con tutto il mio candore una semplice domanda.
    “Mi scusi Babbo Natale, mi sa indicare gentilmente la strada per l' Eye's Stars?”.
    Nonostante la barba bianca posticcia è palese che si tratta di un ragazzo giovane che con un'espressione un po' perplessa mi indica di voltarmi. Mamma che figura, c'ero davanti e non me n'ero accorta. Fortuna che Rei e Mina non sono qui o mi sentire dire il classico “Sei sempre la solita”. Al colmo dell'imbarazzo ringrazio e mi avventurò dentro il negozio. Da subito sono sommersa di articoli di ogni genere: libri specializzati, lenti focali, telescopi di tutte le dimensioni e soprattutto cartellini dei prezzi con troppi zeri per le mie tasche. Sto per lasciarmi prendere dalla disperazione quando l'anziano proprietario mi avvicina e con un sorriso gentile mi chiede cosa sto cercando.
    “Ecco. A dire il vero non lo so bene nemmeno io” balbetto sinceramente confusa. Sono andata lì perché è un posto dove si trova di tutto sulle stelle e so quanto Masumi sia esperto e interessato al riguardo, però io al contrario sono ignorante del tutto in materia. Quel poco che so è perché me lo ha insegnato lui.
    “Volevo fare un regalo ad una persona che ama tanto le stelle, sa gli piace vederle in montagna ma quando non può in un planetario. Ne abbiamo visitato uno molto bello però non ha mai tempo di andarci” inizio a dire con spontaneità, sperando che anche questo signore non tenti di rimbambirmi con suggerimenti che mi confonderanno ancora di più. Il sorriso gentile sul suo volto non è mutato mentre mi fa cenno di seguirlo.
    “Potrei suggerirle la scelta di un telescopio amatoriale ma detto in franchezza qui a Tokyo servono a poco, e vado contro il mio interesse a dirlo visto che li vendo” esordisce mentre gli occhi castani si illuminano per un istante di autoironia. Quest'uomo istintivamente mi piace, sento che non cercherà di propinarmi qualsiasi oggetto a portata di tiro ma solo qualcosa che realmente possa tornarmi utile. Rammento le parole di Masumi riguardo le “luci della città” che impediscono la vista delle stelle e con tutte le luminarie che ci sono in questi giorni di festa sarebbe ancora più impossibile. Con un cenno del capo annuisco sperando che possa suggerirmi dell'altro e in effetti ha in mente qualcosa di speciale.
    “Questo” mi dice indicandomi uno strano oggetto sferico grosso quanto un centro tavola “E' un piccolo planetario da casa. Le consente di proiettare sul soffitto della stanza la volta celeste e con molteplici filtri si possono vedere sino a 120.000 stelle” mi spiega poi illustrandomelo. Wow, Quello che cercavo, sarebbe perfetto se non avesse uno zero di troppo. Accidenti costa di meno portare tutta la compagnia al planetario che comprare quel solo oggetto. La mia delusione deve trasparire dal volto e dallo sguardo perché mi pone con delicatezza una mano sulla spalla dicendomi “Ci tiene tanto a questo regalo vero? Facciamo così, questo non è l'unico modello. Ne ho un altro che è vero ne mostra qualcuna di meno ma funziona allo stesso identico modo e soprattutto non costa troppo” mi suggerisce ridando animo al mio entusiasmo.
    “Oh, sì. La ringrazio” esplodo con spontaneità. Ci mette una decina di minuti a spiegarmi come funziona e altrettanti a confezionare il pacco ma non ha importanza. Esco da quel negozio con il regalo stretto al petto, ora non mi resta che preparare tutto per la serata che mi aspetta. Al solo pensiero il mio cuore prende a fare le capriole.
    *Chissà se alla fine piacerà a Masumi* penso mentre canticchio, senza rendermene conto, una versione un po' psichedelica della tradizionale “Jingle Bells” emergendo all'esterno dell'enorme edificio notando i fiocchi di neve che cadono giù dal cielo.
    *Che bello, la neve* penso mentre mi muovo felice tra la folla che si pone in disciplinata fila all'accesso della metropolitana.

    “D'accordo non sarà questo il regalo che farò a Maya ma creerà un minimo di atmosfera” mi dico mentre esco da un negozio con una busta contenente alcune candele rosse attorniate da vischio. Invero l'idea mi è balenata in testa vedendo l'articolo tra le mani di una coppietta di ragazzi che si dà agli acquisti sfrenati. Ho deciso che per Maya voglio qualcosa di speciale, che possa restarle accanto quando io, per impegni di lavoro, non potrò. Odio il pensiero di stare lontano da lei ma sono consapevole che i prossimi mesi saranno cruciali per la sua carriera ed io dovrò occuparmi di tutto con lo scrupolo metodico di sempre. Eccomi arrivato, mi sento un po' ridicolo a fare un acquisto del genere, lo ammetto, ma in fondo so che è una cosa che avrei tanto voluto avere da piccolo e che mi è sempre stata negata. Se devo lasciarmi trasportare da quello “spirito”, come ho deciso, non posso agire altrimenti. Ora sono immobile, come un palo della luce un po' troppo alto e appariscente in mezzo ad un nugolo di ragazzini con il naso incollato al vetro dell'esposizione. Arrossisco lievemente, non è da me ma ultimamente mi accade fin troppo spesso. Dall'altra parte ad osservarci, più o meno incuriositi, ci sono tanti cuccioli di cani e gatti infiocchettati a festa. Per un attimo una sorta di istinto animalista, che non sapevo di possedere, si ribella in me ma alla fine penso che tutto è consumismo e io per primo ho fatto dell'apparenza un mestiere. So che voglio regalarle un cucciolo ma onestamente non so se un cane o un gatto e soprattutto, ora che ho deciso, sono preso dal timore che lei ne sia allergica e in tal caso il mio più che un dono sarebbe un flop madornale. Così rimango lì immobile ad osservare quei musetti, seri e buffi al contempo, per un buon quarto d'ora. Il più goffo di tutti, curioso ma un po' maldestro, è un gattino bianco rossiccio dagli occhi azzurri che tenta, ostinato, di arrampicarsi sulla liscia superficie verticale del vetro con l'unico risultato di ricadere sempre all'indietro. A tratti ricorda me, cocciuto anche contro l'evidenza e nella sua piccola goffaggine anche la mia “ragazzina”. Lo so che dovrei smettere di pensare a Maya in questi termini, se lo sapesse si arrabbierebbe molto, ma non posso farci niente. Per quanto abbia scoperto in lei, ormai, la donna in fiore è stata e sempre sarà la mia chibi-chan. Mi abbasso all'altezza della gabbietta e riesco a vedere meglio il batuffolo di pelo. Mi fa tenerezza ed è sorprendente che, dopo anni di totale atonia sentimentale, io sia capace di provare qualcosa di simile e tutto grazie a lei. Il piccolo smette di agitarsi e si mette a fissarmi ed io vedo l'espressione del mio viso riflessa sul vetro. Un sorriso, che non sapevo d'avere, illumina i miei tratti. Non c'è dubbio mi sa che ho fatto la mia scelta.
    “D'accordo piccolo, mi raccomando non farmi fare brutta figura stasera” gli dico sornione mentre intuisco, più che sentire, il suo miagolio prima di entrare nel negozio per concludere l'acquisto.
    Con uno sguardo nervoso all'orologio raggiungo il trafficato parcheggio con più pacchi di quanto mai mi ricordi di averne tenuti in mano, trasportino del gatto compreso. Sento che è spaventato e cerco di rassicurarlo tanto che in macchina accendo subito il riscaldamento. Appena uscito all'aperto mi accorgo, non troppo sorpreso, che candidi fiocchi di neve cadono dal cielo. Accendo la radio, più che altro per tenere occupato lui con la musica, qualunque stazione ascolti ci sono canti natalizi persino un gruppo che ho sotto contratto con una strenna rock che non ricordavo fosse compresa nel CD in uscita. Sorrido a me stesso.
    “Masumi sei vissuto fuori dal mondo per troppo tempo” mi dico ed è la pura e semplice verità. La neve, l'ho sempre trovata pura e mi è sempre piaciuta. Mentre sono fermo al semaforo ricordo quella sera in cui io e Maya passeggiammo insieme sotto lo stesso ombrello e pensavo che non avrei mai avuto una chance con lei. Sono passati più di due anni ma per fortuna... mi sbagliavo. Un salto in albergo giusto per una doccia e cambiarmi e poi finalmente staremo insieme.

    Guardo Rei un po' dubbiosa.
    “E se non gli piacesse?” le chiedo per quella che presumo sia la milionesima volta. Sì, forse ho anche perso il conto considerando l'espressione esasperata sul suo viso.
    “Maya la vuoi smettere? Mi stai facendo diventare matta” la sento dire mentre depone sul tavolo, per l'occasione ricoperto da una tovaglia rossa sgargiante, le ultime stoviglie. Certo è ceramica comune, niente da cinque stelle, ma questa è la mia quotidianità e Masumi ha deciso di condividerla con me così come io sto imparando a conoscere il “suo” mondo. Mi sono di nuovo persa in fantasie, tanto che è Rei a darmi la sveglia.
    “Non stare lì impalata, come tuo solito, va a prepararti. Io qui ho finito, metto il cappotto e raggiungo gli altri e ricordati di togliere il tacchino dal forno” mi dice a quel punto colei che dovrebbe essere la mia migliore amica facendomi sobbalzare. O cielo, solo ora mi accorgo che sono ancora con l'asciugamano trai capelli e la tuta da ginnastica. Che disastro che sono.
    “Volo” gridò mentre sparisco nella mia camera in preda alla frenesia, lasciandola a scuotere la testa mentre si domanda se mai mi ricorderò del timer del forno. In effetti è facile che me lo scordi dato che la mia mente è ora concentrata su cosa mettermi. Da quando mi creo questo problema? Beh, da quando ho scoperto che non voglio mai farlo sfigurare a causa mia.

    Quella che era iniziata come una lieve nevicata ha assunto i contorni di una mini bufera tanto che sono costretto ad andare piano per evitare di andare a stamparmi contro qualche guard rail o un palo della luce, non sarebbe proprio il caso. Non è la prima volta che sono ospite della casa che Maya, ancora, condivide con l'amica di sempre ma faccio tutt'ora fatica a sentirmi a mio agio. Ho sempre l'impressione di essere una sorta di intruso accettato solo per via di lei, perché non si può negare qualcosa a Maya e tutto sommato non sono il solo a pensarlo. Per fortuna questa sera saremo soli, una delicatezza dei suoi amici che non posso che riconoscere e apprezzare. In fondo ho di fatto, per una sera, sfrattato Rei dalle sue quattro mura. Quella ragazza ha sempre un impatto positivo su Maya e sono lieto dell'affetto che le dimostra, privo di calcolo e pertanto merce ancor più rara. Storco la bocca in un sorriso un po' cinico. Ci sono ricascato, valuto sempre le persone sul piano dell'utilità e non è il massimo ma evidentemente sotto certi punti di vista non cambierò mai. Ci siamo, il quartiere è tranquillo come al solito, in questa zona della città le luminarie non si sprecano troppo anche se festoni alle porte si intravvedono anche qui. Mi volto verso il sedile del passeggero osservando il trasportino. Ho pensato in queste ultime due ore come risolvere il problema di mantenere intatta la tradizione ma al contempo non ibernare, lasciandolo in macchina, il mio regalo ed alla fine ho deciso per una via di mezzo, un espediente invero un po' teatrale.
    “Su vieni, piccolo. E' ora che tu vada in scena” gli dico, come se realmente potesse capirmi, sono davvero impazzito. Scendo dalla vettura e sulla coltre ovattata avanzo sino ai gradini a veranda che conducono all'ingresso. Sento il profumo di cibo speziato che filtra dalle fessure. In quanto a coibentazione quell'appartamento non sta messo molto bene. Piantala Masumi, non sei giunto fin qui per fare le pulci al padrone di casa, lascia in naftalina per le prossime ore l'uomo d'affari e rammenta che sei qui per LEI. Prendo un profondo respiro.
    “Ora fa il bravo, non miagolare o mandi all'aria il mio piano” catechizzo serio la palletta di pelo che tengo celata sotto il cappotto, stretta nella mano. Non so se abbia capito o semplicemente sia spaventato da quella novità, tant'è che tace. Bene è ora di bussare alla porta e sperare che ad aprire sia lei. Rei dovrebbe essersene già andata via da un pezzo ma vuoi mai che la sfiga che mi ha perseguitato per anni mi insegua anche questa sera?

    “Accidenti, è in ritardo” bofonchio guardando l'orologio a muro. Nell'angolo accanto alla televisione c'è uno di quegli alberelli sintetici cosparso di addobbi fatti con la carta colorata, qualche nastro e allegre lucine multicolore. I regali che ho ricevuto fin'ora sono sul pavimento mentre quello per Masumi ho deciso di scartarlo per provare a fargli una sorpresa diversa. Già, ma lui dov'è? Ogni cinque minuti guardo fuori dalla finestra, non è che con quella nevicata non riuscirà a venire vero? Il suono improvviso del campanello mi fa sobbalzare mentre urlo un “Vado io” che potrebbe assordare chiunque, me in primis, e soprattutto del tutto inutile visto che in casa sono da sola ma vabbé. Mi catapulto letteralmente alla porta e spalanco il battente, facendo entrare così un piccolo mulinello di neve e un fiotto di aria gelida ma non mi importa minimamente perché lui è lì e il mio cuore parte a mille mentre riesco a mormorare solo uno stupidissimo “Ciao”.
    Il sorriso che si apre sul suo viso mi riscalda l'anima. Come ho potuto pensare di odiarlo? Forse sono sempre stata attratta da lui fin dall'inizio infatti non saprei spiegarmi perché, anche quando credevo di detestarlo, finivo sempre con il cercarlo e stavo veramente male quando mi opponeva il suo cinismo d'affarista senza scrupoli. Sto qui, come una statua di sale, a fissarlo e sicuramente avrò pure un sorriso beato ed ebete al contempo stampato sulle labbra.
    “Ciao, Maya. Mi fai entrare?” lo sento dire dopo qualche istante con quella voce suadente, sì perché la sua voce è come velluto che sfiora delicato la pelle. Arrossendo un po' per il lieve appunto, e soprattutto per la sua vista, mi faccio da parte lasciandolo passare chiudendo poi la porta alle nostre spalle.
    “Scusa, è che ero preoccupata. Sei in ritardo e non è da te” cerco di giustificarmi mentre lo invito ad accomodarsi nel soggiorno cercando, al contempo, con la mano il telecomando del piccolo planetario che ho mimetizzato, in qualche modo, in mezzo ad un festone a centro tavola.
    “Ho trovato più traffico a causa della neve, niente di che” lo sento dire ma sono troppo presa dalle mie “manovre” per accorgermi che non ha ancora levato il cappotto, stranamente solo poggiato sulle spalle, fino a quando non sento, a corollario della sua risposta, il suono allegro di un campanellino. Con il telecomando nascosto, in modo un po' maldestro, dietro la schiena mi giro a fissarlo.
    “Hai sentito anche tu quel suono?” chiedo mentre mi domando da dove possa provenire. Il suo annuire divertito e la luce calda che attraversa l'iride azzurra del suo sguardo mi incuriosiscono. Solo all'ultimo noto che ha spostato il tessuto del costoso cappotto per mostrare cosa cela racchiuso nella mano.
    Oddio! Un batuffolo di pelo arancione e bianco che mi fissa curioso con i suoi occhi azzurri, a rivaleggiare con quelli dell'uomo che me lo presenta, mentre il sonaglino che ha al collo tintinna nuovamente.
    “Masumi?!” esclamo allibita e al colmo della gioia andandogli incontro.
    “E' per te, Maya. Scusa se non attendo la mezzanotte ma rischiava di congelare se lo lasciavo in macchina. Buon Natale” mi dice con dolcezza, anche se c'è un lampo ansioso nel suo sguardo forse ha paura che non mi piaccia. Oh, Masumi come potrei non adorarlo? Mi salgono le lacrime agli occhi, nessuno ha mai pensato di farmi un simile regalo. Nella smania di prendere il gattino tra le mani lascio cadere il telecomando che, vuoi per sfiga o forse tempismo eccezionale, casca sul pulsante d'accensione e sopra di noi compare all'improvviso la beltà immensa della volta celeste.
    “Ops. Sono mortificata, scusa ho rovinato tutto” mi affretto a dire mentre raccolgo da terra il telecomando e spengo il proiettore. “Mi spiace tanto, avevo organizzato le cose per farti una sorpresa ma, al solito, non ci sono riuscita” mi stringo nelle spalle, ormai il danno è fatto fortuna che almeno il tacchino, quello, mi sono ricordata di spegnerlo a tempo debito o saremmo costretti ad uscire per la cena. Il miao un po' irritato del nuovo inquilino di casa riporta la mia attenzione su di lui mentre lo prendo tra le braccia, com'è morbido e caldo. Con un gesto spontaneo chino la guancia a sfiorare il pelo setoso ricevendo in cambio un delizioso concerto di fusa. Mi viene, incredibilmente, da piangere anche se non so bene perché.

    Sorrido sentendo la sua voce cristallina gridare e per un attimo temo che Rei sia realmente ancora in casa ma non avvertendo risposta intuisco che così non è. Quando si spalanca la porta la vedo fasciata in un vestito di lanetta che mette in risalto il suo fisico esile ma armonioso con un ché di sensuale che mi lascia un po' spiazzato. Quel rosso fuoco sicuramente non è una sua idea, tanto meno il velo di trucco, ma di Mizuki prima e Rei dopo. Non è tipo da colori appariscenti Maya anche se ammetto che non mi spiace. La vedo fissarmi con quei suoi occhioni neri così espressivi e leggervi ora amore incondizionato è qualcosa che mi fa riconciliare con la vita ogni giorno di più. Le rivolgo la parola per spezzare un attimo la strana tensione del silenzio che si è creato, anche perché temo che il piccolo che tengo in mano possa iniziare a dimenarsi da un momento all'altro, e lei subito si affretta a farmi accomodare. L'arredamento dell'abitazione non è certo paragonabile al lusso al quale sono abituato ma è il calore che permea quelle quattro pareti che fa la differenza. La vedo rovistare un po' agitata sul tavolo e raccogliere un oggetto che però non riesco ad identificare.
    *Strano, mi sembra nervosa* penso immediatamente cercando di capirne la ragione. Ah, ecco forse era in pensiero per il mio ritardo. Mi affretto a rassicurarla quando la palla di pelo si agita nella mia mano facendo oscillare in modo rumoroso il sonaglino attaccato al nastro rosso. Accidenti. Beh, non è che mi ha completamente mandato a monte la sorpresa, posso ancora uscirmene con la mia azione teatrale, del resto è un ambiente che respiro ogni giorno una volta tanto esserne il protagonista non fa male. Il timore di avere sbagliato in quella scelta scema immediatamente davanti alla reazione spontanea di lei. Maya non sa mentire, è genuina in ogni suo gesto e pensiero e anche per questo l'amo. Mentre le porgo, lieto, il mio regalo accade qualcosa di anomalo. L'oggetto che aveva nascosto tra le mani cade e improvvisamente una strana proiezione illumina il soffitto anche se, con il chiarore della luce, non riesco ad identificare chiaramente di cosa si tratti. La mia chibi-chan è comunque svelta a spegnere tutto scusandosi per la sua goffaggine. Quando accosta il viso al pelo fulvo del gatto mi rendo conto che è per celare le lacrime.
    “Maya...” le dico semplicemente accostandomi a lei, con una mano salgo a sollevarle dolcemente il mento per poterla guardare negli occhi. “Cosa doveva sorprendermi?” le chiedo con dolcezza. “Se vuoi esco e torno dentro un'altra volta” sdrammatizzo poi prendendola dolcemente in giro e vedo subito quel piccolo lampo ribelle. In otto anni ho appreso anche fin troppo bene come farla reagire. Mi chino a sfiorarle le labbra con un bacio mentre il gatto, tra noi due, emette un miagolio di protesta. La sento sospirare quando lentamente si allontana da me.
    “Chiudi gli occhi” mi dice ed io sono ben lieto di assecondarla. Pochi istanti e sento il click dell'interruttore, mentre le palpebre abbassate rilevano il cambio di luce ora infatti la stanza è al buio. Poco dopo avverto uno strano ronzio mentre lei, prendendomi la mano, mi sussurra dolcemente “Ora puoi aprirli”. Con un sorriso condiscendente acconsento ma non sono pronto a ciò che il mio sguardo coglie. Sopra di noi ruotano, lentamente, le costellazioni circumpolari e boreali tanto che Markab di Pegaso mi sembra di poterla raggiungere semplicemente allungando la mano. Il mio viso, non me ne rendo conto, tradisce tutto lo stupore per quel piccolo miracolo che mi cattura e affascina da sempre: il firmamento e la sua immensità.
    “Ti piace?” la sento sussurrare timidamente.
    “Come?” riesco solo a chiedere, sforzandomi di abbassare lo sguardo e staccarlo da quella visione. L'emozione che permea la mia voce è un'eloquente risposta e riesco a intuire il suo sospiro di sollievo. Infatti è decisamente più allegra quando si profonde in una spiegazione.
    “Ecco, vedi. Non sapevo cosa regalarti. Siccome so che hai una grande passione per le stelle sono andata in un negozio dove avevano di tutto ed ho scoperto che esistevano dei, come si chiamano, insomma proiettori di stelle da casa. Non hai mai tempo di andare dove mi hai portata quel giorno così invece puoi usarlo anche in ufficio se vuoi fare una pausa....” era partita a ruota libera e quando faceva così era difficile arrestare il suo entusiasmo. Quello che, tuttavia, lei ignorava era come quel dono acquisisse per me un significato ancor più profondo. Le stelle erano sì la mia passione ma anche la mia via di fuga da una vita che non mi piaceva, non avevo bisogno di loro se avevo Maya insieme a me ma a modo suo anche lei aveva cercato di regalarmi qualcosa che mi ricordasse la sua presenza con un solo click.
    “Ti amo” le dico con sincerità profonda come gli abissi del mare. Bastano quei due vocaboli a bloccare il suo fiume di parole. “Rammenti là , nella Valle dei Susini, quella notte stellata cosa ti dissi? Che il mio desiderio era irrealizzabile”. Pronuncio quelle parole con solennità mentre le tolgo dalle mani il gattino posandolo, con delicatezza, sul pavimento che esplori placido la casa io voglio poter abbracciare la donna che amo liberamente. Quando mi rialzo le poso una mano alla vita attirandola a me. Le sue piccole mani sfiorano subito il bavero della mia giacca mentre solleva la testa per potermi vedere negli occhi.
    “Si” la sento mormorare.
    A quel punto mi chino ad unire ancora le mie labbra alle sue, questa volta con passione, quella che troppo spesso ero stato costretto a reprimere e che solo un mese prima avevo potuto lasciar andare cogliendo il fiore della sua purezza. La sua risposta, pur se dapprima un po' intimidita, non si fa attendere e le sue dolci braccia si cingono intorno al mio collo mentre si stringe a me, cedevole come il fusto di un giglio che si piega alla forza del vento. Quando sono costretto a prendere fiato, e pertanto ad interrompere il bacio, le sussurro sfiorandole le guance arrossate. “Mi sbagliavo. Il mio desiderio … sei tu”. Vedo il luccichio delle lacrime che ora le inumidiscono i grandi occhi profondi, so di averla resa felice con quell'affermazione perché spazza via altri dubbi e incomprensioni rimaste ancora aleggianti tra di noi. La sento abbracciarmi con tutta la forza del suo amore e posare il capo, dolcemente, sul mio petto. Ho voglia di lei e non è solo una reazione fisica è un bisogno ancestrale, che trascende la razionalità. E' la mia anima che invoca la sua. Con un gesto fluido mi libero dal suo abbraccio solo per poterla prendere, dolcemente, tra le braccia mentre cerco il suo “Sì” nelle iridi che troppo spesso hanno mostrato dolore.

    *Perchè mi prendi sempre in giro?* penso un po' infastidita ma è chiaro che in realtà vuol darmi l'opportunità di rimediare al pasticcio che io stessa ho creato. Così di fatto lo obbligo a chiudere gli occhi mentre spengo la luce e riavvio il modellino di Planetario domestico e questa volta l'effetto ottico è talmente sorprendente che per un attimo io stessa rimango incantata ad ammirarlo prima di ricordarmi che lui attende in pacato silenzio. Quando gli dico che può guardare il cuore mi si ferma in petto prima di ripartire in sconclusionato galoppo. Ho solo il coraggio di chiedergli se il regalo gli piace. Quando mi chiede stordito il “come” realizzo che ho fatto centro. Felice mi lascio andare in non so nemmeno io quale discorso, uno di quelli logorroici in qui ogni tanto mi perdo mentre mi beo dell'espressione cangiante sul suo volto. Un viso privo di maschere solcato da tante emozioni che si affastellano l'una sull'altra la cui predominante è: commozione. Mi sento sciogliere quando mi dice semplicemente quel “Ti amo”.
    *Oh, Masumi non sai quanto ti amo io. Non posso pensare di poter vivere senza l'altra parte della mia anima, senza te* penso mentre si volta verso di me e mi sottrae il felino dalle braccia. Un po' confusa lo osservo posarlo a terra e tornare a cercare il mio sguardo. Che gioia sentire la sua calda mano attorno al mio corpo. Estasiata mi aggrappo al bavero della sua giacca mentre aspetto ansiosa quella spiegazione che, sento d'istinto, sarà vitale per noi due e per consolidare ciò che piano piano, mattone su mattone, stiamo provando a costruire. Con gioia mista a desiderio accolgo il suo bacio profondo, fiero e possessivo che mi ha stordito e conquistato quella lunga notte ad Izu. Tuttavia è il realizzare che il suo desiderio più grande, quello che mai si sarebbe avverato, ero io che mi colma il cuore estinguendo antiche ferite. Rammento bene come prima di lasciare il paese dei Susini io stessa avessi espresso il desiderio che quello del mio amore non andasse perduto ed ora so che già da allora le nostre anime avevano pregato il cielo e la Dea le aveva, alfine, ascoltate. L'emozione mi sale agli occhi come pioggia di rugiada e, stringendo forte il tessuto costoso della giacca, lo abbraccio con foga posando poi il capo sul suo ampio petto. Non dice niente, ma il suo silenzio è eloquente poiché sono le nostre anime a parlare per noi. Chiudo gli occhi offrendogli le labbra, è la mia resa prima della felicità completa.

    Il tempo scorre mentre la neve candida continua a scendere dal cielo. Zampine gioiose tentano di afferrare puntini luminosi sospesi in un cielo nero dipinto tra il lampadario e gli scaffali alti della cucina. Sparsi intorno, sul pavimento, giacciono disordinatamente i nostri abiti: una candida camicia, dei collant e una cinta da uomo. I nostri sussurri nella quiete ovattata della notte si spandono quando ci fondiamo l'uno nell'altra tra tiepidi sospiri ed io riesco solo a mormorare dolcemente “Buon Natale, Masumi” strappandogli il può sensuale dei sorrisi.

    Il suo gesto d'abbandono mi affascina mentre il sangue inizia a scorrere prepotente nelle vene. Con delicatezza l'adagio sul divano prima di iniziare ad esplorare il suo corpo ormai maturo e sensuale. Con lentezza esasperante scopro ogni centimetro della sua pelle mentre i nostri vestiti finiscono sul tappeto e molto presto anche l'unico testimone indiscreto ha troppo da fare per curarsi di noi e della nostra felicità. Quando, dolcemente, lei sussurra al mio orecchio quelle parole non posso fare a meno di sorridere mentre penso con sincerità assoluta *Non sbagli Maya, il mio Natale sei tu*.

    FINE
     
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  2. lilly.meteora
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    bella bella bella bella...scrivi presto!!!! :D :D
     
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  3. clare30
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    Stupenda veramente bellssima; inoltre sei stata molto barva ad inserire il racconto a due voci si fondono veramente bene ancora Bravissima!!!
     
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    Manga che passione

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    CITAZIONE (lilly.meteora @ 5/4/2013, 21:48)
    bella bella bella bella...scrivi presto!!!! :D :D

    CITAZIONE (clare30 @ 19/4/2013, 16:19)
    Stupenda veramente bellssima; inoltre sei stata molto barva ad inserire il racconto a due voci si fondono veramente bene ancora Bravissima!!!

    Grazie a tutte due :ave: soprattutto per averla letta e per i complimenti che, inutile negarlo, fanno sempre piacere. :bara:
     
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    (tulipano)

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    Aresian... Le tue ff sono sempre di una dolcezza incredibile! :emoz:

    Grazie.
    :lol:
     
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  6. lullina..
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    Bellissima ff ^_^ complimenti Aresian :)
    mi sono proprio emozionata..e' dolcissima!
    baci :)
     
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    CITAZIONE (Maya73 @ 25/4/2013, 20:17)
    Aresian... Le tue ff sono sempre di una dolcezza incredibile! :emoz:

    Grazie.
    :lol:

    CITAZIONE (lullina.. @ 28/4/2013, 18:50)
    Bellissima ff ^_^ complimenti Aresian :)
    mi sono proprio emozionata..e' dolcissima!
    baci :)

    Grazie :ave: per aver letto la ff. Sono contenta che vi sia piaciuta^^ :bara:
     
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  8. Aimuos
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    BRAVISSIMA :languo: BRAVISSIMA :ooo: STRAORDINARIA :inlov:

    Hai guadagnato una nuova fan :love:
     
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    (mughetto)

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    Che bella!
    Veramente,hai scritto in un modo interessante e avvolgente!
    Brava!!!! :emoz:
     
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    (tulipano)

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    E' perfetta! E' bellissima! E' scritta benissimo! :languo:
    La tecnica, il contesto, le due voci di Maya e Masumi, i due regali, tutta la storia ripercorsa dai loro ricordi ... :lovvv:
    Magistrale!
     
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    Mi sono sciolta come la neve :] ! Si regalano una tenerezza infinita e il ricordo di una notte stellata piena di desideri. Bellissima :;heart;:
     
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