L'ambre exquise

Racconto originale

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    (susino)

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    Le chansons francesi di fine Ottocento mi fanno decisamente un brutto effetto... :uhm:

    Titolo: L'ambre exquise

    Autore: {Axel~

    Protagonisti: Axel-Florel, Lucien

    Breve Descrizione: M/M novella* (Boys' Love)

    Numero di Capitoli: Capitolo unico

    Genere: Racconto originale

    Contenuti Erotici:

    *grazie editio! :arigato:

    N.B.: sì, "von Aschenbach" è una diretta citazione de La morte a Venezia. :love:
    N.B. 2: spero di non risultare troppo sfrontata o spinta in certe scene. In caso contrario, sono aperta ad ogni tipo di critica, purché sia costruttiva. Non ho dubbi sulla costruttività dei vostri post, del resto. :arigato: :rossor:
    N.B. 3: sono debitrice a questo brano per il titolo (sotto spoiler):

    N.B. 4: apprezzo di buon grado ogni osservazione per quanto riguarda la linearità delle frasi. Molto spesso mi sono intrecciata il cervello da sola. :pecche:

    Grazie a Esme, che ha sempre tanto da insegnarmi.
    Grazie a Kezia e a Giugiola, che hanno insistito per leggerla.


    Caldo. Un caldo asfissiante, un’afa d’ambiente chiuso che si schiaccia sugli abiti e li preme sulla mia pelle insofferente.
    Tutt’intorno, un bubbolio indistinto di voci e il cadenzare insistente di tacchi femminili.
    I più decantano questa tetra atmosfera come la classe delle meravigliose feste danzanti di villa Marseille-Dupont; in tutta sincerità, è solo il prezzo, alla fine non così caro, del mio dilettarmi con la mirabile opera tecnica e artigiana che è questo pianoforte in legno intarsiato, rassicurato dai drappi bianchi che separano questa nicchia dal resto dell’ampio salone ingiallito.
    Consolato dalla lieve penombra di questo rifugio, chiudo gli occhi e, portando le mani sui tasti d’ebano, mi abbandono ad un respiro profondo; la fragranza delle rose, sistemate alle mie spalle in un ampio vaso semiopaco, si premura di celarmi i pungenti profumi di cui le donne, vanitose nelle loro movenze leggere, adorano cospargersi abbondantemente.
    Sollevando le palpebre, soffermo per qualche istante lo sguardo sulle note sottili vergate nel bianco del foglio poggiato sul leggio, di fronte a me.
    Chinandomi leggermente in avanti, lascio che il mio peso spinga giù le dita e il martelletto percuota dolcemente le corde metalliche. Le mani fremono, i polpastrelli barcollano come equilibristi sul nero confine di più ampi spazi candidi e invitanti; c’è un sublime fascino nell’azzardare tonalità improbabili e godere di nuove vibrazioni. Il mio amico Gabriel lo sa bene, e per questo, tra un brano d’organo e un esercizio di sacra coralità, trova sempre del tempo per sussurrare ai pentagrammi di carta straccia una breve canzone per me.
    Il vociare si fa fastidioso, ma non me ne curo; traggo un lungo respiro e, modulandolo con il diaframma, lascio che la mia voce in falsetto vibri sul mio viso e, così amplificata, correndo in alto fino al soffitto curvo, nella sala.
    Come mi aspettavo, il cicaleggiare sonoro si fa mormorio sommesso, probabilmente di disappunto. Tanto meglio, il loro interesse, benché civettuolo, mi lusinga.
    Il brano si esaurisce tristemente in pochi minuti. Dopo che le mie braccia sono tornate a cadere pesantemente lungo i miei fianchi, il falso silenzio indugia qualche istante attorno a me, rotto all’improvviso da un rumore di passi ormai noto.
    Finalmente i tonfi sottili si esauriscono nel rinnovato brulicare di voci, mentre un’ombra lunga si disegna sul pavimento fumoso.
    -Ô mon Florel, mi piacerebbe poter cogliere anche in minima parte il piacere che provate a far mormorare così i miei ospiti.
    Non riesco ad evitare di ridere di fronte ai modi affabili del mio mecenate.
    -Sottile ironia per comunicarmi quanto apprezziate i miei futili divertimenti. Sbaglio, mio caro Gustave?
    -Non c’è gusto a giocar di parola con voi. Mi permetto però di correggere la vostra osservazione…
    Con movimenti lesti chiude alle sue spalle la coltre di tende dietro cui sono solito crogiolarmi e, chinatosi su di me, mi sorride sornione col suo viso affilato.
    -Il tuo arrotare rocamente i gorgheggi di una primadonna è non solo lodevole, ma anche oltremodo eccitante.
    La tentazione di ignorare la sua ammaliante richiesta di un bacio è troppo grande.
    Chiudo gli occhi e sorrido sfacciatamente.
    -Quale compenso mi proponete per le mie esecuzioni?
    Un’istantanea smorfia di disappunto mi sfiora il viso.
    -Ô superbe, cosa vi aspettate da me?
    -Ciò che mi date ogni volta, nulla di più e nulla di meno-mormoro, saggiando con le mani la deliziosa consistenza dei muscoli del suo petto. L’idea di stuzzicarlo ulteriormente è incredibilmente allettante, almeno quanto la sua prestanza fisica.
    -Non vi interessa altro, del resto.
    -Dalle vostre parole pare proprio che mi consideriate un povero assetato di piacere. È molto triste, perché di fatto è molto difficile resistere alla vostra avvenenza e alle vostre arti amatorie, Gustave.
    Ormai impazienti, le sue labbra si tuffano per qualche istante sul mio collo.
    -Siete un perfido adulatore.
    -Adoro compiacermi di essere l’oggetto dei vostri desideri e delle vostre necessità carnali, mon cher.
    Dopo aver lasciato un sospiro sulla mia pelle, si allontana con aria divertita e, scostando la tenda, si volge verso di me con un sorriso alquanto intrigante.
    -Allora devo aspettarmi che siate l’ultimo a lasciare la mia casa, questa sera?
    Lascio che il mio sguardo scivoli oltre la sua figura, cercando invano qualcosa o qualcuno che possa farmi cambiare idea.
    -Ogni vostro desiderio è…
    No, mi sbagliavo.
    Giusto sotto al braccio teso di Gustave, uno sguardo d’ambra in lontananza scintilla al mio indirizzo.
    Devo ammettere che mai ho incontrato due occhi così attenti e vivaci.
    Mi stanno studiando, è evidente, si percepisce da come stanno disegnando la mia figura nell’aria.
    -Ô Florel, volete forse mettermi nella condizione di dover dedicare la mia attenzione alle fascinose tesi del marchese d’Henri-Lesquise?
    Generalmente l’emergere palese sul mio volto del mio stato d’animo mi irrita profondamente; ora invece ho un orribile presentimento del motivo per cui le maliziose insinuazioni di Gustave sulla mia attenzione dirottata non mi tocchino minimamente.
    -Trovo curioso il vostro interesse per le miniature d’uomo, comte de Marseille-Dupont. Il marchese ne è un esempio calzante, perfettamente proporzionato in ogni parte del suo corpo.
    -V’ho inteso, mon cher. Ma in base a quale legge sapete definire ciò che è nascosto secondo la bassa statura del marchese, che vi ostinate a rimirare di lontano con aria – lasciate che ve lo dica – piuttosto ilare?
    -È sufficiente la costante temporale con cui voi, dopo una notte di gingilli con il grazioso balocco parlante, teso di insoddisfazione, vi presentate nuovamente a me e tentate di allettarmi con parole colme di aspettative.
    Accolgo con inaspettato sollievo la sua risata conclusiva e il rumore indistinto dei suoi passi.
    Impiego del tempo ad accorgermi di aver mantenuto per tutto il tempo lo sguardo sugli occhi sconosciuti che, a poco a poco, si sono fatti sfuggenti e, per questo, intriganti.
    Potrei facilmente scorrere con gli occhi sulla sua figura, che già dall’angolazione dei miei occhi mi pare di statura elevata, ma non lo farò: voglio averlo vicino per esaminare con attenzione i dettagli indispensabili che sfuggono con la distanza.
    La sua distrazione vigilante è un dolce invito a chiamarlo a me con l’aiuto del mio amico d’avorio e d’ebano.
    Giusto dietro a questa malinconica canzone nata dalla penna di Gabriel si cela una melodia sottile dal gusto iberico, modaiolo senza dubbio, ma molto d’effetto.
    Lancio un’occhiata ai due fuochi d’ambra e, appena mi accorgo che essi hanno colto il mio messaggio, mi abbandono al fremere di note veloci sulla tastiera, rinunciando in modo pressoché indolore ai miei giochi in falsetto.

    L’air est embaumé, la nuit est sereine
    Et mon âme est pleine de pensiers joyeux;
    Ô bien-aimée, viens! Ô bien-aimée,
    Voici l’instant de l’amour!


    Distolgo lo sguardo dalle note per qualche istante, giusto il tempo di constatare come questo mio tacito amico di sguardi abbia dato inizio ad una danza impercettibile sulla strada del mio rifugio.

    Dans les bois profonds, où les fleurs s’endorment,
    Où chantent les sources;
    Vite, enfuyons-nous, enfuyons-nous!
    Vois, la lune est claire et nous sourit dans le ciel.
    Les yeux indiscrets ne sont plus à craindre,
    Viens, ô bien aimée, la nuit protège ton front rougissant!
    La nuit est sereine, apaise mon coeur…
    Viens ô bien-aimée!
    La nuit est sereine, apaise mon coeur…
    C’est l’heure d’amour, c’est l’heure!
    *

    Sottile godimento, far muovere le persone al proprio ritmo, come investigatori ansiosi di scoprire tracce di un accento in un mare vivido e incostante di note, piacere ora amplificato dal gioco che ho ingaggiato con quegli occhi!
    Sono sempre più vicini, ormai iniziano ad apparire e scomparire dallo spiraglio di luce che raggiunge il mio spazio privato.
    Quando finalmente le mie dita trovano requie sull’accordo finale, colgo con un inatteso colpo al cuore un battito di mani provenire dall’ombra che si è accostata alle porte del mio piccolo regno.
    -I miei più vivi complimenti per la vostra tecnica pianistica, nonché per le sublimi doti vocali.
    Una voce profonda e sonora sgorga da labbra sottili, dischiuse benevolmente su un viso dall’ovale perfetto e dal colorito rubicondo.
    Senza indugiare troppo a lungo, mi alzo in piedi e mi avvicino al mio nuovo amico dagli occhi d’ambra.
    La sua statura, che mi sovrasta di due o tre dita, è ancora più evidente ora che gli sono davanti, così come il suo portamento elegante e il suo corpo perfettamente cesellato di muscoli, dalle spalle ampie agli energici polpacci che tendono il tessuto dei pantaloni.
    -È per me motivo di profondo orgoglio sentir pronunciare parole d’apprezzamento da parte di una persona con cui non ho ancora avuto il piacere di intrattenermi.
    Sorridendo graziosamente, mi porge la mano e accenna con il capo ad un inchino.
    -Sappiate che da questa sera avrete in Lucien de la Rouche-Martin un vostro fervente ammiratore, monsieur…
    - Axel Florien von Aschenbach, per servirvi. Per voi sarò semplicemente Axel.
    Il suo sguardo si fa incerto, mentre un vago sentore di piacevolezza mi pervade le membra al percepire la stretta decisa delle sue dita esili e del suo palmo ampio.
    -Curioso come i più vi chiamino Florel.
    -Ci tengo a che voi conosciate un lato inedito della mia persona.
    Speravo di sorprenderlo sussurrando le mie ultime parole al suo orecchio; la sottile risata che ottengo in risposta pare rassicurarmi sull’obiettivo raggiunto.
    Ora che il mio viso quasi sfiora le sue guance rase di fresco, distinguo con sommo piacere una deliziosa fragranza agrumata, petali carnosi che si schiudono al tepore della sua pelle.
    -Mi lusingate con una dichiarazione di sincerità o vi prendete gioco di me… Axel?
    Il suono aspro del mio nome, così dolce nei toni gravi della sua voce, mi sorprende e, al tempo stesso, mi consola di un’ansia che non mi ero accorto di provare.
    -A voi scoprirlo, monsieur Lucien.
    Torno con pochi passi al pianoforte, mentre Lucien mi guarda e cerca di comunicarmi il suo desiderio di seguirmi con movimenti insistenti dei piedi.
    -Hic leones non sunt, monsieur,- lo invito dopo un momento di soave incertezza,-potete entrare. Se vi sentite a disagio, potete lasciare la tenda scostata.
    Interessante personaggio, il mio nuovo amico: con un baluginare di fuoco negli occhi, avanza risoluto e, accostando il tessuto leggero, accetta la mia tacita sfida senza battere ciglio.
    Improvviso qualche anonimo accordo in attesa che egli mi raggiunga.
    -Da come muovete le mani sulla tastiera, mi pare improbabile vi esprimiate esclusivamente attraverso la creatività altrui.
    -Avete ben indovinato; tuttavia, i frutti della mia mente sono meri divertimenti di lussuria non espressa.
    -Sono lo stesso ansioso di gustarli.
    I brividi di piacere che questo interesse suscita in me non preannunciano nulla di buono, anche se le mie membra frementi e il mio cuore eccitato sembrano accoglierli in maniera ben diversa.
    Anche le mie mani sembrano risentire della sua presenza; scivolano tra i tasti come ubriache, sembrano sfuggire al mio controllo ed essere risucchiate dall’avorio.
    Fruscii leggeri alle mie spalle tratteggiano i movimenti controllati di Lucien, tutto teso ad avvicinarsi a me.
    Ecco che ora, approfittando di un momento in cui lo sforzo canoro mi tende la schiena, si accosta con cautela al mio corpo, lasciandomi percepire il suo calore.
    Probabilmente si aspetta di udire un fremito nella mia voce, orgoglioso dell’interesse che gli ho mostrato fin troppo apertamente; io, invece, lo confonderò, ho appreso da tempo a convogliare in un vibrato le tensioni inaspettate.
    Non appena il suono del pianoforte torna a spandersi solitario per l’aria, Lucien torna al contrattacco sfiorandomi il collo con le dita.
    Straordinariamente intenso è il brivido che corre lungo la mia schiena; dichiararlo apertamente sarà molto più interessante che continuare a nascondermi. Nulla è più sottile del rivelarsi in modo apparentemente totale.
    Conclusa la mia esecuzione, cedo quindi alla tentazione di aderire io stesso a lui, lasciandomi cadere giù lentamente fino ad incontrare il suo bacino.
    La sua eccitazione si fa percepire sfacciatamente attraverso i pantaloni, ardente tra le mie spalle.
    -Spero di potermi sentire profondamente onorato per aver suscitato in voi copiose riflessioni, monsieur Lucien.
    -La vostra musica mi affascina profondamente.
    -C’è di ben più fascinoso di cui godere. Ascoltate…
    Accenno a qualche deliziosissima melodia donatami da Gabriel, fingendo indifferenza per la sua crescente tensione.
    -Affascinante, senza dubbio-mormora, scorrendo con le mani sulle mie spalle.
    -Caro Lucien, questi sono i modelli a cui attingo colori e suggestioni. Converrete con me che la grazia di queste linee melodiche è quasi casta e voluttuosa a un tempo.
    -Avete ragione.
    Non si cura minimamente delle mie parole, è evidente dal diletto con cui le sue dita seguono le pieghe della mia camicia.
    -Sembrerò pazzo,-proseguo, con la vaga idea di stuzzicare la sua attenzione,-ma mi piace paragonarle ad un tenero fanciullo nudo che, sotto lo sguardo impudente di un qualche perverso vegliardo, si ribella con uno sguardo sprezzante e timoroso, pur non pensando di celare alla vista di lui le sue pudenda.
    -Immagine molto calzante, Axel, nonché assai audace.
    -Audace? Mai quanto voi, monsieur.
    -È facile osare se non si incontra resistenza alcuna-sussurra infine al mio orecchio, carezzando lentamente la mia schiena.
    Senza capacitarmene, il mio corpo in preda ad una spasmodica tensione, mi sollevo in piedi e, prendendolo per i fianchi, lo spingo contro il muro con il mio stesso peso.
    I suoi occhi d’ambra scintillano mentre mi prende il viso tra le mani.
    -Non aspettavo altro da quando vi ho visto per la prima volta, Axel.
    -Ben poco tempo è trascorso, amico mio- mormoro sulle sue labbra, ebbro di un dolcissimo senso di soddisfazione,-son soltanto due canzoni che sento su di me il vostro sguardo.
    -Ma è indegno di considerazione tutto il tempo che ho trascorso senza conoscervi.
    Fingo di accettare il suo bacio, per poi mordergli dolcemente il labbro inferiore.
    -Mi pare di capire-tento, accennando ad un vago sorriso,-che trovate eccitante far vibrare le corde più dolorose di un povero cuore solitario.
    -Tsé, dubito che il vostro amato conte de Marseille-Dupont vi faccia sentire così solo.
    -Il pianoforte risponde alle mie mani con più sentimento, ô mon ami. Tuttavia, entrambi valgono nulla in confronto al vostro fremere davanti a me.
    Zut! L’ho detto.
    Non mi aspettavo di saper essere ancora così diretto, e tantomeno che Lucien potesse arrossire così davanti ai miei occhi.
    -Vi ho conquistato, Axel- tenta, in preda ad un soave imbarazzo.
    -Almeno quanto io ho conquistato voi, ô cher ami.
    Le nostre labbra si incontrano ormai spontaneamente, con una sorpresa e un trasporto che non credo di aver mai provato.
    Avevo visto giusto, purtroppo: dev’essere proprio amore. A prima vista, per giunta. Incredibile! Un malato di amplessi, consumato e disilluso, che non riesce a sciogliersi da questo abbraccio, un navigato amatore cui una brama imperante ordina di stringersi con forza a questo corpo che palpita tra le sue braccia!
    Sublime il tepore della bocca di Lucien, così accogliente intorno alla mia lingua impertinente; meraviglioso il suo ardore nel rispondere, dischiudendo ancora di più le sue labbra morbide e infuocate.
    Deliziose immagini di lui, vestito soltanto del fuoco ardente del desiderio, si compongono nella mia mente, mentre le sue mani si distendono frementi sui miei glutei e tentano di accostarmi ancora di più a lui; invano, perché un arcano istinto mi stringe a lui tanto intensamente da percepire ogni fremito delle sue membra.
    D’improvviso, un tonfo di tacchi giusto dietro alle tende mi strappa al torpore da cui finalmente mi sarei lasciato avvolgere.
    Mi sollevo dal corpo di Lucien, schiacciato contro la parete, e gli prendo il viso tra le mani, catturato dal fascino che il suo sguardo penetrante esercita su di me.
    -Lucien, avete avuto la meglio. Ho ceduto come un adolescente accecato da una lusinga.
    I suoi occhi sono fissi sulle mie labbra; la sua espressione lascia chiaramente intendere che non ha udito una parola di ciò che ho detto.
    -Siete meraviglioso-mormora dopo qualche istante con aria trasognata.
    -Ô cher, non dite parole così fanciullesche. Potrei fraintendere il vostro interesse.
    -Non c’è pericolo di travisare, Axel.
    Mostrando falsa ilarità, avvicino le labbra al suo orecchio e attendo che il mio respiro lo faccia rabbrividire prima di parlare.
    -Se volete esasperare un uomo di desiderio, è fortemente sconsigliato comunicare apertamente le proprie intenzioni. La persona a cui mirate potrebbe insuperbirsi di fronte alla vostra affabilità e voi perdereste la vostra opportunità. Siate più allusivo, mon cher, più criptico.
    -Consiglio assai prezioso da parte di un maestro di quest’arte quale siete, Axel.
    La sua voce vacilla mentre le mie labbra accarezzano il suo collo profumato e robusto, mirabile strumento che vibra della sua voce grave e suadente.
    Le sue braccia mi circondano nuovamente e stringono il mio bacino al suo, lasciando che la virilità di ciascuno si accenda dell’eccitazione dell’altra.
    Prima di perdere del tutto la ragione, che già sento svanire nel pulsare del mio corpo, prendo la risoluzione di sciogliermi dall’abbraccio, lasciando un bacio leggero sulla sua guancia.
    -Siete assai sfrontato, ô fou.
    -Lo sarò ancora di più, Axel, perché non seguirò le vostre indicazioni.
    -E cosa pensate di fare?
    L’ambra dei suoi occhi brilla di mille scintille di fuoco.
    -Penso di condurvi lontano dal vostro diletto conte de Marseille-Dupont e amarvi. Per tutta la notte, vorrei, ma, concretamente, per quanto voi desiderate trastullarvi.
    Mai nessuno mi aveva parlato così.
    Il mio cuore, dopo un colpo più sonoro degli altri, inizia a scalpitare rumorosamente nel mio petto.
    -Ô fou Lucien, perfino le pareti di questa casa stanno rabbrividendo per la vostra meravigliosa schiettezza.
    Il suo sorriso trionfante mi è irresistibile; un nuovo bacio freme sulle mie labbra, prepotente e anelante alla sua bocca, e assecondarlo è fonte di sublime godimento.
    Tuttavia, gli concederò solo un piccolo istante; senza che egli se ne sia accorto, sono già lontano di qualche passo.
    Il suo viso vagamente arrossato sottolinea dolcemente l’espressione intensa del suo sguardo.
    Il tempo di un battito di ciglia e le sue gambe nervose si muovono leste verso le tende; mentre le scosta, un nuovo scintillio caldo dei suoi occhi si tramuta in un tacito invito a cui non so resistere.
    I miei occhi, ormai assuefatti alla penombra del mio rifugio, soffrono per qualche istante della luce schietta della sala.
    Il brusio sottile occupa la mia mente agitata, mentre mi guardo intorno alla ricerca di Gustave.
    Finalmente riesco ad individuarlo, totalmente dedito a condurre il marchese d’Henri-Lesquise, balocco prescelto di questa sera, in direzione delle sue stanze private.
    Un senso di sollievo non indifferente mi pervade le viscere; seguito dai due luminosissimi pozzi d’ambra pura, assuefatto allo stato di eccitazione del mio corpo, mi dirigo velocemente all’esterno della villa.
    Soltanto quando il rumoreggiare della festa si fa smorto e un refolo d’aria notturna mi accarezza il viso, provo il desiderio di voltarmi verso il mio amico.
    Quasi sento sulla lingua la dolcezza del suo viso raggiante.
    -Lucien, dove pensate di condurmi?
    -Mi rammarico di non averne idea.
    -Non a casa vostra, di certo. Un primogenito come voi non avrà la possibilità di ricevere in casa sua un uomo se non in qualità di amico o maestro.
    Il suo sguardo a poco a poco sgranato fa sorgere un sorriso sul mio volto.
    -Come…
    -La sacra premura con cui mi seguite è indice di una vita trascorsa senza dover mai chiedere amore. L’ansia di guadagnarsi affetto e riconoscimento non è parte del vostro vivere, per cui ora che mi desiderate non conoscete altro modo di avermi che seguirmi.
    La sua espressione torva, incupitasi alle mie parole, mi suscita un tuffo al cuore.
    Ormai sulla soglia della mia abitazione, a cui l’ho condotto senza che se ne sia accorto, avendo cura che non ci sia nessuno intorno a noi, azzardo un bacio sulla sua guancia.
    -Ô cher, -continuo, -sto decantando la soavità di un’arma seduttiva assai fine. Avete troppa poca stima di voi.
    Sfiorandolo con lo sguardo, lo invito a seguirmi.
    -Vivete solo, Axel?
    -Sì, da molti anni ormai ho ricevuto la benedizione della solitudine dalla mia famiglia.
    -Posso immaginarvi intento nelle mansioni domestiche?
    -Immaginate pure, se vi aggrada. In realtà un fido inserviente si prende cura ogni giorno della mia casa, dalla tarda mattinata fino al tramonto.
    In pochi passi, l’aroma penetrante d’incenso e sandalo del mio piccolo salone d’ingresso mi avvolge e mi rassicura.
    Mi muovo alla ricerca di un cerino che possa aiutarmi a rischiarare la casa più del pallore lunare, ma le braccia di Lucien mi circondano e mi stringono con forza a lui.
    Con un brivido accolgo il suo viso nell’incavo del collo, su cui si arrischiano le sue labbra frementi di baci.
    -Ô Axel, entrare nella vostra casa e lasciarsi invadere dal suo odore sublime è come cadere tra le vostre braccia.
    -Lucien, la vostra impulsività annulla ogni mia possibilità di resistervi.
    -Perché dunque non vi lasciate sopraffare?
    La tensione del suo corpo si intensifica nella presa del suo abbraccio.
    -State chiedendo ad un cavallo selvaggio di lasciarsi ammansire.
    Senza che le sue braccia si sciolgano, mi volto verso di lui e, mentre il suo sguardo ambrato e scintillante mi tocca le labbra, lascio che le sue mani calde si intreccino lentamente ai miei capelli.
    -Sì, Axel, siete un magnifico stallone ribelle, misterioso e affascinante.
    -Molte lusinghe e pochi fatti. O aspettate forse che il selvaggio che tanto adorate prenda il sopravvento?
    -Non vorrei sospirare il mio amore per voi mentre patite il dolore di una schiena schiacciata al pavimento.
    Le sue parole echeggiano nella mia mente, accendendomi a poco a poco di una gioia impensabile.
    Non posso far altro che far tacere il suo sorriso prendendo le sue labbra nelle mie e, quando l’eccitazione si fa finalmente irresistibile, intrecciare le mie mani alle sue e trascinarlo a passi frenetici sul mio letto, ampio e ansioso di essere disfatto.
    I suoi occhi non mi abbandonano neppure per un istante; scivolano lungo la mia figura con tremiti d’ansia, smaniosi di arrivare dove le sue mani non osano, oppure si fissano sulla mia bocca o sui miei occhi cercando di scrutare ogni nuova sensazione che mi pervade le membra.
    D’un tratto, nel buio dei miei occhi chiusi, al percepire il peso del suo corpo su di me, mentre i baci si fanno più urgenti e profondi, realizzo che mi ha preso sotto di sé, stringendomi con la forza delle sue braccia.
    Mi affretto a denudare il suo petto dagli abiti, in preda ad una brama crescente del suo calore e del suo profumo; le mie mani trovano requie apparente solo quando riesce finalmente loro di godere della seta ardente della sua pelle.
    Il suo bacino si agita bramoso alla fiamma del suo desiderio che è anche il mio.
    Quale affannoso tumulto agita il mio cuore! Mai un uomo ha suscitato un tale turbinio di emozioni dentro di me, mai ho desiderato di unirmi a qualcuno col corpo e con l’anima, in questo intenso brivido che or ora mi scuote dolorosamente le membra!
    -Axel, io vi amo- mormora, mentre le sue dita sottili si insinuano nei miei abiti, liberandomi di ogni impedimento.
    -Non è così facile illudermi, mon cher.
    -Se c’è qualcosa che desidero per voi, di certo non è ingannarvi.
    Nel confondersi di baci e carezze, col dolce sapore della sua bocca sulla lingua, finalmente i nostri corpi nudi accolgono con sollievo e tensione il calore dell’altro.
    Con un evidente sforzo di volontà, Lucien si solleva dal mio corpo; il suo sguardo lampeggia di bagliori di fuoco nella luce pallida della luna.
    -Siete magnifico, Axel, non smetterò mai di ripetervelo.
    I suoi occhi mi inchiodano, mi stordiscono con la dolcezza ipnotica del loro nettare drogato.
    -Sì,-prosegue, vibrando della sua stessa voce penetrante,-magnifico e orgoglioso nella corazza sfavillante della vostra nudità.
    -Difatti siamo in battaglia. Non è vero, mon cher?
    -Sicuro. Ma è inutile affannarsi, contro l’amore si può essere soltanto sconfitti.
    -E sconfitto morirò, se continuate a guardarmi così.
    In un istante le sue labbra tornano a tormentarmi i sensi; indugiano vogliosamente sul collo, gustano chissà quale sapore sul mio petto, saggiano la mia eccitazione stuzzicando un capezzolo, mentre l’altro è soggetto al gioco sottile delle sue dita.
    -La vostra bocca è un tremendo strumento di tortura, Lucien- tento, la mia voce trattenuta dall’affanno che mi prende la gola.
    -Vorrà dire che ne morirete tra atroci sofferenze.
    Il suo respiro ardente sulla pelle mi scuote in un fremito intenso e persistente, ancora più bruciante quando la sua lingua segna sul mio addome la nuova stazione di questo cammino d’urgente desiderio.
    Raggiunta l’agognata meta, le sue dita si stringono intorno alla mia virilità e le sue labbra ne sfiorano la sommità, costringendomi a gettare un gemito, per quanto il doloroso tremito di piacere che mi pervade mi permetta di reprimerlo.
    -Ô délice-mormora quindi, mantenendo lo sguardo fisso sul mio viso, prima di avvolgere il mio membro nel calore umido della sua bocca e invadere il mio corpo e la mia mente con un turbine di sensazioni incontrollate.
    Sublime dolcezza, lasciarsi esasperare dai suoi movimenti lenti e cadenzati, perfettamente calcolati per non concedermi alcuna via di scampo, se non liberandomi della voce che preme sul diaframma.
    Il suo sguardo sembra accarezzarmi con la stessa passione che anima le sue mani, e allo stesso modo il mio godimento si moltiplica e si amplifica inesorabilmente.
    -Adoro i vostri occhi fiammeggianti, Lucien-azzardo, quando mi accorgo di essere già sulla soglia del limite.
    Il suo viso si solleva e mi colpisce con un sorriso enigmatico e ammaliante.
    -Il vostro possente orgoglio anche in questa vostra condizione è assolutamente affascinante, mon ami.
    Mantenendo una presa leggera con le dita, una mano giunge a sfiorarmi il viso, insieme al suo respirare ansante.
    -Di certo non potrò mai essere superiore alla ricercatezza della vostra arte, Axel; apprezzerete lo stesso i miei sforzi?
    Ecco il suo membro scivolare accanto al mio tra le sue dita,
    -Non v’è nulla di più delizioso della vostra dedizione nei miei confronti, ô cher Lucien.
    Vuole darmi a intendere di essere pago di questo gioco sfrontato, ma le sue dita frementi, ancora sulla mia guancia, chiedono ardentemente di essere condotte altrove; le prendo dunque tra le mie e, inumidendole di carezze profonde con la lingua, lancio un sorriso al mio amico, da cui mi aspetto, e ottengo, un baluginio d’intesa nei suoi occhi d’ambra.
    Lucien, difatti, si ritrae da me, corrispondendo alla mia lingua sulla sua mano mentre mi volto supino e gli mostro la mia schiena, arrossata delle pieghe del lenzuolo su cui il mio corpo ha esercitato pressione.
    Senza esitare, le sue dita intraprendono una sortita nella mia intimità; l’altro braccio circonda il mio torace e la sua bocca si tuffa nell’incavo del mio collo.
    -Vi amo, Axel, vi amo-mi sussurra ossessivamente, godendo della mia incapacità di replicare: nuovi, più intensi brividi mi scuotono man mano che la sua bramosia si fa spazio trai miei glutei.
    -Amo la vostra ostinata alterigia, amo il vostro canto sublime, amo l’aroma inimitabile della vostra pelle…
    Ora è la sua virilità ad avanzare dolcemente in me, mentre il mio cuore sembra impazzire al suono del suo corpo sul mio e della sua voce profonda.
    -Amo la serrata eccitazione con cui mi state accogliendo… meraviglioso… siete meraviglioso…
    Le sue parole, man mano più rade nel respiro ansimante che accompagna i suoi movimenti sempre più frenetici, si fanno carico di esprimere le mie sensazioni, totalmente concentrate sul pulsare del suo membro e del mio, attorno cui si sono avvolte le sue mani impazienti e si agitano allo stesso ritmo incontrollato.
    -Non tacete, Axel, vi prego, non…
    -Lucien…
    Il suo nome soave è l’unico suono che sgorga dalle mie labbra ansanti.
    -Ancora, ve ne prego…
    -Lucien… Lucien…
    La tensione delle nostre membra si fa terribile e irresistibile.
    -Lucien, io vi amo!
    Il fiotto caldo del suo seme, a cui si accompagna in qualche istante quello del mio, scioglie le mie membra nel battito serrato del mio cuore, dietro cui si nasconde il suono di parole che quasi non mi accorgo di pronunciare.
    Il peso soave del suo corpo ricade sul mio con fiaccata dolcezza.
    -Mi amate, quindi, ô superbe?-mormora al mio orecchio, mentre il battito del suo cuore pulsa sonoramente sulla mia schiena.
    -L’ho detto.
    -Ditemelo ancora, vi prego.
    Nuovi baci, dolci e leggeri, fioriscono sulla mia nuca e sul mio collo.
    -Vi scongiuro, Axel, non feritemi ancora.
    -Vi amo, Lucien.
    Un mormorio sommesso della sua voce grave lascia che un soave fluire di atavica felicità mi pervada il petto ansimante.
    Dopo qualche momento, si lascia scivolare accanto a me, così che io possa accarezzargli il viso arrossato e sorridente. I suoi occhi stillano denso miele di gioia di cui è impossibile saziarsi.
    -Lucien, potreste uccidermi con uno sguardo.
    -Ô cher, come potrei farvi del male?
    Un amaro senso di precarietà si distende sulle mie labbra.
    -Potete eccome, mon ami. Potete e lo farete di certo.
    -Oh… no, no, Axel, no.
    Chiudo gli occhi, lasciando che le sue labbra accompagnino il caldo abbraccio di Morfeo.
    Gusto aspro del sonno, che mi trascina in un amaro senso di malinconia non appena il gelo di un abbraccio assente mi avvolge con tutta la sua pesantezza.
    Non so quanto sia durato il mio riposo, se mai l’ho veramente avuto; l’unica sensazione di cui mi sento consapevole è un gelido, orribile senso di abbandono.
    Non oso aprire gli occhi e realizzare che Lucien se ne sia realmente andato.
    Le tempie mi battono dolorosamente; eppure so bene quanto sia solitaria l’aurora che segue una notte accesa di passione, e non mi sono mai sentito toccato da questo spesso velo di amarezza che ora mi opprime.
    Sento la mancanza di Lucien nel corpo e nell’animo, e non è per nulla un bene.
    D’istinto mi mordo il labbro, mentre le mie palpebre fremono, nel timore di affogare nelle lacrime che mi sforzo di ricacciare dentro.
    -Che vi succede, ô mon amour?
    È impossibile.
    Non può essere suo il bacio che invade così dolcemente la mia bocca. La melodia grave e suadente di questa voce non può appartenere a lui.
    -Lucien…
    -Sono qui.
    -Dovreste essere altrove.
    -Dove pensate che io possa andare?
    Scuoto la testa, aprendo gli occhi; se si tratta di un sogno, sono disposto ad affrontarlo.
    Il suo sguardo ambrato mi accarezza dolcemente, incastonato in un’espressione raggiante.
    La luce iridescente della luna al tramonto tratteggia vagamente il suo viso e i magnifici muscoli del suo corpo.
    -Il posto che vi compete non è qui, Lucien.
    -Nessun posto è per me se non è per voi, Axel.
    -Mi fate del male parlando così.
    -Perché dite questo?-mormora interdetto, stringendomi il viso tra le mani.
    -Non state mentendo nel vostro cuore, Lucien. È la realtà a smentirvi. So che volete dimenticarlo, ma fuori da questo letto disfatto vi attende una famiglia, la quale prima o poi vi imporrà un matrimonio che possa garantire stabilità economica ed ereditaria alla vostra stirpe, di cui voi siete il più che degno rappresentante. Come credete di consolarmi con le vostre dolci parole?
    I suoi occhi fremono, come se fosse stato schiaffeggiato da ciò che gli ho appena rivelato.
    -Axel, io…
    Tremendamente ferito dalla sua incertezza, mi affretto a scivolare sopra di lui.
    -Tacete. Il tempo corre e non si farà di certo scrupoli di fronte alla vostra malinconia.
    -Amatemi, Axel.
    Ora tace, la sua bocca intrecciata alla mia, le mie mani ansiose sulla sua intimità ormai perduta.

    -Ô Florel, è sempre un piacere trovarvi qui nel vostro intimo nido.
    La voce di Gustave tocca vagamente la mia concentrazione assorta nella tastiera del pianoforte.
    -Gustave, non è sublime il tono malinconico con cui il vostro prezioso strumento sta dando il bentornato alle mie dita?
    -Assolutamente.
    La sua tensione erotica mal soddisfatta è palpabile nell’aria che lo circonda; delizioso divertimento percuotere con i tasti d’avorio i suoi nervi tesi, irritati già in buona misura dal borbottare sommesso degli ospiti di questa nuova serata festante.
    -Devo di certo consolare il mio caro amico, se non volete che i vostri invitati trovino motivo di rattristarsi. Le sue corde sono decisamente frigide e irritabili. Sarà forse il clima rigido che le tormenta quando la sala è vuota?
    Gustave ride sommessamente, avvicinandosi a me e prendendomi per le spalle.
    -Per il piano sarà sufficiente una breve canzone.
    -Chiaramente, voi avete bisogno di ben altro, mon cher.
    Come avrei previsto con facilità, il conte si arrischia sul mio collo con le labbra.
    -Sapete, mon Florel, girano voci di un imminente matrimonio.
    Sospiro, lasciando intendere quanto io non sia mai stato del tutto avvezzo ai pettegolezzi.
    -Sì, sto parlando del conte Lucien de la Rouche-Martin. Mi pare di ricordare che avete avuto occasione di conoscerlo.
    Nascondo una dolorosissima falciata al mio cuore con un’espressione di perplessità sorpresa.
    -Non ne son certo, ô cher Gustave. Inoltre, sapete bene del mio scarsissimo interesse per i matrimoni. Donne… mondieu! Mi pare siano quanto di meno femminile possa esistere su questa terra. Ma, del resto, chi ha stabilito l’essenza della femminilità?
    -Siete proprio terribile, Florel.
    Le sue brucianti carezze sul petto mi incoraggiano ad un gioco di appassionata indifferenza a cui è assai eccitante sottostare.
    -Mi pare di scorgere in voi ben poco interesse nei confronti della vita mondana- mormora al mio orecchio prima di prenderlo tra le labbra.
    -Preferisco rivolgere la mia attenzione dove mi state or ora indicando.
    Mi sollevo in piedi e gli rivolgo uno sguardo eloquente, prima di muovermi verso la sala.
    Nell’attraversarla a passi lesti, la crudele ironia di Gustave mi indica l’unica immagine che questa sera avrei ben evitato di contemplare.
    Due inconfondibili iridi d’ambra accompagnano con gesti misurati e sorrisi copiosi una giovane donna, tanto graziosa quanto anonima, la quale arrossisce scioccamente ad ogni parola che le viene rivolta.
    Non intendo indugiare oltre su quell’insulso spettacolo di femminea inutilità.
    -Ô Florel, avete notato la premurosa gentilezza con cui il conte accompagna la sua promessa? Semplicemente deliziosi. Una coppia senza dubbio ben assortita.
    Ormai lontani da qualsivoglia sguardo indiscreto, stringo tra le mani i glutei di Gustave e accosto il suo bacino al mio, alla ricerca poco convinta dell’eccitazione che lo sta pervadendo fin nelle pupille irrequiete.
    -Oh sì, Gustave, assai affascinanti, come la cortesia della morte.
    Ansioso di suggere il calore della mia pelle, lo lascio crogiolarsi nella sua brama vittoriosa. Sciocco, il mio amante distratto, che non è stato capace di leggere nel fuoco degli occhi d’ambra di Lucien, gelido sulla creaturina indistinta a lui destinata, e scovarvi la promessa di passione più ardita che un uomo mi abbia mai dedicato.

    Fine.



    *parlo di questo brano qui (link a Youtube sotto spoiler):


    gif

    Edited by {Axel~ - 12/7/2012, 14:22
     
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    Leggere ciò che scrivi cara Lisa, è come tuffarsi in un'altra dimensione. Un mondo leggero, sincopato, fatto di seta e di organza.
    Sono un'appassionata ( se non maniaca) del genere Boys Love e so quanto sia difficile scrivere questo genere di storie. Tu l'hai fatto benissimo.
    Una storia di amore a prima vista, di passione istantanea, di sottile dolore.
    Quello che più mi colpisce quando leggo un brano sono quelle cose che non avrei idea di come descrivere, quei mondi a me sconosciuti.
    Il suono, i suoi strumenti, la musica che è una componente fondamentale della nostra vita, fanno da cornice a questo idillio meraviglioso.
    Certo, non è una lettura semplice, perchè lo stile segue il periodo in cui è ambientata e direi che è arzigogolato come un motivo audace, ma è nelle mie corde. L'ho insomma adorato.

    Bravissima.
     
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    Scritto benissimo....
    E niente affatto volgare, cosa difficile dato l'argomento,
    Ricorda un pò le atmosfere di Barbara Cartland...anche se lei è inlgese e molto molto molto vittoriana. Ma le atmosfere... quel tempo, quei divertimenti, quelle corti, E quell'ipocrisia.
    Il resto sicuramente no! La Cartland non ci azzecca proprio.
    Però proprio per questo il contrasto è ancor più interessante.
    Ancora complimenti.
     
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    Esme, i tuoi post sono dei capolavori, come le tue storie. Grazie. :love:

    Grazie anche a te, Ce, sono contenta che ti sia piaciuta. E visto che hai citato Barbara Cartland, credo proprio che dovrei approfondire la cosa... grazie anche per questo spunto. :)
     
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  5. loveflower
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    Axel mi complimento sinceramente con te!! e ti ringrazio per aver deciso di postare questo gioiellino che hai creato!!
    premetto che non amo particolarmente le narrazioni in cui narratore e punto di vista della storia coincidono, però hai scritto egregiamente, infatti l' ho letta per ben tre volte di seguito questa os!! e mi è PIACIUTA DAVVERO MOLTO! dieci punti per il tema trattato...comprendo molto bene che non è facile raccontare qualcosa che nell' esperienza quotidiana ci è estranea; inoltre si parla anche di musica..e da musicista non potevo fare a meno di apprezzarla doppiamente! :clap:
    solo due cose mi permetto di notare: uno il racconto è carente di sequenze descrittive, e in particolare l'introspezione psicologica è assente..e ciò è fondamentale per una migliore caratterizzazione dei personaggi...due : è troppo corta!!!!!!!!!!!! :aaa: :aaa: sarebbe meglio se tu la continuassi questa storia, ne varrebbe la pena davvero!!!!! il mio è un invito a proseguire a scrivere..sei in gamba axel!! :clap: aspetto di leggerti ancora eh!! :sss:
     
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    CITAZIONE (loveflower @ 6/7/2012, 19:43) 
    Axel mi complimento sinceramente con te!! e ti ringrazio per aver deciso di postare questo gioiellino che hai creato!!
    premetto che non amo particolarmente le narrazioni in cui narratore e punto di vista della storia coincidono, però hai scritto egregiamente, infatti l' ho letta per ben tre volte di seguito questa os!! e mi è PIACIUTA DAVVERO MOLTO! dieci punti per il tema trattato...comprendo molto bene che non è facile raccontare qualcosa che nell' esperienza quotidiana ci è estranea; inoltre si parla anche di musica..e da musicista non potevo fare a meno di apprezzarla doppiamente! :clap:
    solo due cose mi permetto di notare: uno il racconto è carente di sequenze descrittive, e in particolare l'introspezione psicologica è assente..e ciò è fondamentale per una migliore caratterizzazione dei personaggi...due : è troppo corta!!!!!!!!!!!! :aaa: :aaa: sarebbe meglio se tu la continuassi questa storia, ne varrebbe la pena davvero!!!!! il mio è un invito a proseguire a scrivere..sei in gamba axel!! :clap: aspetto di leggerti ancora eh!! :sss:

    Grazie, loveflower, per le osservazioni che hai fatto. Hai notato bene, infatti, la mia scarsa propensione per quanto riguarda la descrizione in generale... la sinteticità è un brutto fantasma che incombe sempre su di me. :sudo: Il tuo post è un grande incoraggiamento a migliorarmi e non può che farmi piacere!
    Per cui, ancora grazie mille di aver letto e di aver avuto la voglia di mostrarmi il tuo punto di vista. :bara:
     
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  7. Giugiola18
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    L'hai postata l'hai postata l'hai postataaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa :ooo: :ooo: :ooo: :ooo:
     
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    Complimenti Axel, possiedi una proprietà di linguaggio non indifferente e hai adattato benissimo il tuo stile all'epoca in cui hai deciso di ambientare la storia. Sei bravissima, continua così, a scrivere e a sperimentare. Io ti leggerò sicuramente. :clap: :clap: :clap:
     
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    Giuuuu! :D Colgo l'occasione per ringraziare nuovamente te e Kezia per la fiducia. :arigato: :love:

    Giallo, ricevere un apprezzamento simile da te, che hai dato prova delle tue capacità più di una volta e con risultati superlativi, non può che darmi una gioia enorme. Grazie grazie grazie! :love:
     
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    Oddio Axel, così mi imbarazzi, sono io a dover ringraziare te! :rossor:
    Al tuo prossimo lavoro. :sss:
     
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    E' facilissimo avere fiducia in te perché sei oggettivamente molto brava: mi hai lasciata basita sin dalla prima volta che ti sei misurata con una ff :clap: Questa storia, però, rappresenta un notevole salto di qualità rispetto alla precedente: il tuo stile è diventato più essenziale ma anche più incisivo. Se hai scritto altro sarei davvero felice di leggerlo, e non solo io. :love:
     
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  12. editioprinceps
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    Eccomi!
    Innanzi tutto, credo che il termine esatto per designare un racconto come questo sia M/M novella (in inglese).
    Poi... complimenti! E' veramente scritta benissimo. Sei riuscita alla perfezione a trasmettere il senso di opulenza sensoriale, oltre che visiva. L'uso di un linguaggio estremamente barocco e ampolloso cala il lettore ancora più nell'ambiente, imprigionandolo alle parole come fossero legacci... ma di seta.
    Di Axel mi è piaciuto tantissimo il pragmatismo finale, molto adatto a un uomo che conosce alla perfezione se stesso ma anche il mondo in cui vive, con le sue regole e i suoi meccanismi a volte spietati.
    Un paio di sbavature a livello stilistico, ma nulla di che ;)
    Complimenti ancora, sei veramente bravissima!
     
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    (susino)

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    Grazie Kez per le belle parole, sei sempre gentilissima. :rossor:

    CITAZIONE (editioprinceps @ 12/7/2012, 09:37) 
    Innanzi tutto, credo che il termine esatto per designare un racconto come questo sia M/M novella (in inglese).

    Aggiorno subito il primo post, editio, grazie. :arigato:
    Sono contentissima che ti sia piaciuta! Grazie infinite, da te si impara sempre qualcosa! :love:
     
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12 replies since 5/7/2012, 16:39   317 views
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