Pantomima e Mimo

Le due tecniche recitative

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  1. dezda26
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    PANTOMIMA e MIMO





    Bianca la Piratessa, Pioggia Passeggera e Giulietta sono tutti monologhi magistralmente interpretati (i primi due da Maya, il terzo da Ayumi) in GnK anche e soprattutto grazie ad un ottimo uso della tecnica della pantomima.

    Inevitabilmente, la tecnica della pantomima si collega a quella del mimo. Ma per capire meglio la differenza tra le due rappresentazioni, di seguito troverete la definizione delle due tecniche recitative.





    Pantomima



    Dal francese pantomime - pantomimo.

    Nel dizionario della lingua italiana, troviamo tre significati della pantomima:

    - rappresentazione (teatrale) scenica muta affidata esclusivamente all'azione mimica, gestuale; può essere accompagnata da musica o da voci fuori campo;

    - (estens.) azione gestuale finalizzata alla comunicazione, il gestire di chi vuol farsi intendere a segni da qualcuno senza che altri se ne accorgano: fare la pantomima dietro le spalle di qualcuno, fare una pantomima alle spalle dell'ospite per rimproverare i figli;

    - (fig.) situazione fittizia creata per confondere, per ingannare qualcuno; messinscena: inscenare una pantomima (sec. XVIII), non bisogna credergli, é solo una pantomima.

    Sinonimi: pantomimo, mimo; (fig.) commedia, sceneggiata, finzione.



    Esiste una forma di questa tecnica chiamata pantomima di figura, una forma di spettacolo di teatro di figura per adulti. L'espressione artistica nasce dall'incontro di diverse discipline e culture artistiche.
    Per l'aspetto scenico-visivo ci si ricollega alle esperienze degli anni '70 dei tableaux vivant (vedi note sotto), mentre per l'aspetto teatrale al mimo originario di Decroux (vedi note sotto) con in aggiunta tecniche performative di Tai Chi Yuan e Yoga. La messa in scena vede sempre figure in coppia in abbinamento di mimo e maschera e l'utilizzo di basi musicali.





    Mimo



    Il mimo é una rappresentazione di azioni, caratteri e personaggi che si serve solamente della gestualità piuttosto che della parola. Spesso é confuso con la pantomima, che é una piccola storia raccontata attraverso tecniche di mimo.

    La parola mimo indica in italiano anche l'esecutore della rappresentazione mimica.
    La parola é usata inoltre con una connotazione neutra, come sinonimo di "imitazione muta", ma la connotazione prevalente nell'immaginario dei parlanti italiani prende l'accezione più specifica di azione artistica di rappresentazione teatrale senza parole e relativo attore.
    Tale forma teatrale affonda le sue radici nell'antichità greca e romana.
    Le cosiddette statue viventi, molto suggestive, sono impropriamente annoverate tra le forme di mimo. La natura di questa pratica di intrattenimento é più prossima ai tableaux vivant, per l'assenza di sequenze d'azioni a fine narrativo (fossero anche non sense). I riposizionamenti periodici (con pagamento di monetina) delle statue viventi e i cenni minimali, non possono dirsi sequenze narrative e quindi l'efficacia di questa forma é basata solo sulla presenza. Quando invece la statua vivente accede alla sintassi dei movimenti per strutturare un racconto d'azione sequenziale allora diviene mimo. L'immobilità presentativa di per sè non é arte mimica.



    Il mimo greco
    La pantomima era una farsa popolaresca dei dori (vedi note sotto) di Sicilia rielaborata artisticamente da Sofrone di Siracusa (vedi note sotto) (V secolo a. C.), per poi trasformarsi presso i romani in una rappresentazione buffonesca nella quale l'attore poteva anche recitare senza la maschera e in cui le parti femminili, contrariamente alla consuetudine teatrale antica, potevano essere sostenute da donne.



    Il mimo latino
    La più antica attestazione di un mimo latino risale indietro almeno al III-II secolo a. C. e riguarda la figura di Protogene (vedi note sotto) citato da un'epigrafe latina (vedi note sotto) da Preturo/Amiternum (vedi note sotto), contenente un epitaffio (vedi note sotto) in forma metrica.

    Il mimo fu nobilitato nel I secolo a. C. ad opera di Publilio Siro (vedi note sotto) e Decimo Laberio (vedi note sotto), diventando una scena dialogata, ricca di ironia, realismo, comicità e satira.



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    NOTE

    Tableaux Vivant: quadri viventi, ovvero con modelli che altro non sono che persone adeguatamente vestite con costumi appositi a seconda del tema trattato. E' una forma d'arte spesso usata anche in ambito teatrale. Durante l'esposizione, i soggetti non parlano o non si muovono.
    Questo metodo sposa le forme d'arte della pittura e della fotografia, non a caso é fonte di interesse anche per alcuni fotografi moderni.

    Etienne Decroux: (Parigi, 19 luglio 1898 - Boulogne-Billancourt, 12 marzo 1991) é stato un attore teatrale e mimo francese. Fondatore della più importante scuola di mimo del mondo occidentale, é considerato il padre del mimo moderno.
    La sua formazione teatrale ebbe inizio presso l'école du Vieux-Colombier a Parigi, sotto la direzione di Jacques Copeau. Orientato politicamente, iniziò l'attività teatrale con un gruppo dell'estrema sinistra anarchica. Divenne poi allievo di Charles Dullin. Lavorò in teatro sotto la direzione di Antonin Artaud e Louis Jouvet, nel cinema recitò in alcuni film diretti da Marcel Carné e Jacques Prevért. Furono allievi di Decroux tutti i più famosi attori della scuola di mimo francese: Jacques Lecoq, Jean-Louis Barrault e Marcel Marceau.
    L'importanza di Decroux nella storia del teatro, oltre alla sua attività di insegnante e fondatore di una scuola, é legata al fatto di avere elaborato una grammatica corporale dell'attore, trascritta nel trattato Il mimo corporale drammatico. E' un imponente edificio teorico che codifica un meccanismo e un sistema di movimenti, sequenze e metodi di apprendimento, una sorta di "alfabeto" con cui qualsiasi movimento espressivo può essere scomposto, descritto ordinatamente e riprodotto sulla scena.
    Fu docente presso il Piccolo Teatro di Milano, chiamato dal regista teatrale Giorgio Strehler, e all'Actor's Studio di New York.

    Dori: (il termine viene tradotto in combattenti con la lancia) furono una stirpe della Grecia antica, di origine indioeuropea. Da alcuni non sono considerati una stirpe ellenica, ma essi fecero del loro dio eponimo Doro un figlio (il quarto) di Elleno, il capostipite degli Elleni. Le genti doriche, rappresentanti dell'ultima ondata delle tribù che da nord e da est invasero la penisola e le isole greche, abitavano originariamente la regione danubiana per poi passare nella valle del Vardar. Penetrarono in Grecia parte attraverso l'Epiro e l'Illiria e parte attraverso la Macedonia Occidentale e la Tessaglia. Raggiunsero il Peloponneso mescolandosi agli abitanti di Micene e Tirinto, conquistandole gradualmente. Nella tradizione antica questa migrazione é rappresentata dalla leggenda del ritorno degli Eraclidi. Secondo la testimonianza di Erodoto e Tucidide i discendenti di Eracle verso il 1200 a.C. si sarebbero spinti nel Peloponneso, in Laconia e nella Messenia. Alcuni studiosi hanno individuato nel racconto mitologico una prova della cosiddetta invasione dorica, ultima responsabile della decadenza della civiltà micenea. Per tre secoli, a partire dal 1100 a.C. circa, la Grecia attraversò un periodo di assestamento, chiamato dagli storici "Medioevo ellenico", caratterizzato da una commistione dei tratti peculiari della precedente cultura micenea e delle innovazioni doriche, quali l'introduzione dell'uso del ferro, dell'incenerazione dei morti e della costruzione dei primi templi. Alcune città doriche, Corinto e Megara in particolare, presero parte al grande movimento colonizzatore che a partire dall'VIII sec. a.C. si sviluppò in tutto il bacino del Mediterraneo. Colonie doriche furono fondate in Asia Minore, a Cipro, in Africa settentrionale e in Italia (Magna Grecia e Sicilia). Fra queste ultime va segnalata Siracusa, fondata da Corinto, che a sua volta fondò Ancona (il cui epiteto é appunto "la città dorica") ed Adria. Sparta fondò Taranto nella penisola italica. La stessa Taranto, con Agrigento e Siracusa in Sicilia, furono le più popolose e ricche città greche d'Italia prima della conquista romana.

    Sofrone di Siracusa: (V secolo a.C.) é uno scrittore e mimo greco antico vissuto attorno al 430 a.C.
    Fu autore di poesia e dialoghi in prosa in dialetto dorico, contenente opere satiriche e serie dalla vita quotidiana della Sicilia Greca. Scrisse in pitiche con un linguaggio popolare, pieno di proverbi. Platone dice di lui che fu introdotto ad Atene cominciando ad usare dialoghi. La sua opera ebbe inoltre una certa influenza su quella del poeta Teocrito, che s'ispirò a lui per il tema di alcuni mimi. Suo figlio, anch'egli famoso autore di mimi, era Senarco, di cui si hanno pochissime notizie.

    Protogene: (Grecia ? - Amiternum, 160 a.C. ?) fu un mimo latino di condizione servile, fiorito all'incirca tra il 210 e il 160 a.C., o forse in un'epoca ancora anteriore. Il suo nome, traslitterazione di Primogenito, ne rivela l'origine greca. Schiavo del cittadino romano Clulio, Protogene é ricordato infatti proprio per aver svolto, con successo di pubblico. l'attività di "attore teatrale" (mimo secondo la terminologia del teatro latino). Qualunque datazione si accetti, rimane comunque il più antico mimo che la memoria epigrafica dell'antico mondo latino ci tramandi. A menzionarlo é un'iscrizione sepolcrale latina, un epitaffio da ritenersi, nonostante qualche irregolarità, sicuramente in forma metrica.

    Epigrafe latina: (dal greco scrivere sopra) é la scienza che studia tutti i documenti iscritti in lingua latina su supporti di vario tipo (pietra, metallo, materiale fittile ecc., ma nche materiale deperibile come legno, tessuti, cuoio, ecc.), che ci sono pervenuti as partire dal VII-VI sec. a.C. fino alla caduta dell'Impero Romano. L'epigrafia latina comprende anche l'epigrafia cristiana.
    I Romani distinguevano tra testo scritto, denominato titulus, e supporto, per il quale non vi é un'unica definizione, ma per il quale é comunemente usato il generico tabula.

    Preturo: é una frazione del comune de L'Aquila, nell'omonima provincia. Nel paese é sito il piccolo Aeroporto dei Parchi.
    Comune autonomo fino al 1927, quando fu accorporato dall'attuale comune che all'epoca era denominato Aquila degli Abbruzzi. Dopo il terremoto del 6 aprile 2009, l'aeroporto e la zona circostante sono diventati un punto chiave per l'attività di protezione civile. L'aeroporto é stato ristrutturato in occasione del G8 tenutosi a L'Aquila mercoledì 8 luglio 2009.

    Amiternum: era un'antica città italica fondata dai Sabini, le cui rovine sorgono oggi a poca distanza da L'Aquila. Il suo nome deriva dal fiume, l'Aterno, che l'attraversava anche se originariamente la città era collocata più a nord, sul colle di S. Vittorino, e solo in seguito si spostò nella piana sottostante dove oggi é situata un'importante area archeologica. Altre importanti testimonianze, tra cui una villa d'epoca romana, sono state rinvenute recentemente nell'area circostante, nei pressi di Coppito e Pizzoli.
    La città ha dato i natali ad uno dei maggiori storici romani, Sallustio, ed é stata sede di diocesi insieme alle vicine città di Forcona e Pitinum. Pur essendo sopravvissuta alla caduta dell'Impero Romano, Amiternum visse un periodo di grande decadenza fino a scomparire completamente nel X secolo.

    Epitaffio: con questo termine (dal greco ciò che sta sopra al sepolcro) s'intende un'iscrizione funebre, il cui scopo é onorare e ricordare il defunto. Generalmente, pur non sempre, si tratta di uno o pù versi di una poesia: molti poeti hanno infatti composto il proprio epitaffio. Un buon epitaffio deve avere sempre qualcosa che resti impresso o faccia pensare: un espediente abbastanza diffuso é "parlare" direttamente a chi legge, dando un avviso sul significato della mortalità. Alcuni epitaffi enumerano i grandi risultati ottenuti (un politico o un militare di carriera nominerà, per esempio, il numero degli anni di servizio al Paese).
    Per epitaffio si intendeva, in tutta probabilità, l'orazione funebre pubblica che durante i secoli della Grecia antica si teneva ad Atene in onore dei soldati caduti. Nell'antica Roma, si confuse con la laudatio funebris, pronunciata da un figlio o da un parente del morto. Per estensione, si sarebbe poi dato tale nome alla semplice iscrizione tombale.

    Publilio Siro: (in latino Publilius Syrus) é stato uno srittore e drammaturgo romano, assieme a Decimo Laberio il più noto autore di mimi della Letteratura latina. Quanto alla vita, ci sono state tramandate, come del resto in altri casi, poche informazioni: probabilmente originario dell'Antiochia, fu prima schiavo poi liberto; visse nel I sec. a.C. a Roma, negli anni che videro la Repubblica diventare un principato, fu contemporaneo di Cesare, Ottaviano, Marco Antonio, Cicerone e ancora di Virgilio e Orazio; fu quello uno dei periodi più fiorenti della Letteratura latina. Della sua produzione rimangono una raccolta di aforismi e citazioni, le Sententiae, e i titoli di due opere: Murmurco (Il Brontolone) e Putatores (i Potatori).

    Decimo Laberio: (in latino Decimus Laberius, 106 a.C. - 43 a.C.) é stato uno scrittore e drammaturgo romano, forse il più noto autore di mimi della Letteratura latina dopo Publilio Siro, suo contemporaneo. Orazio, vissuto anch'egli nel I sec. a.C., ne parla colmandolo di lodi. Non sappiamo se la considerazione della sua opera ebbe un calo nel corso dei secoli, né quanto effettivamente avesse pesato ai suoi tempi: tuttavia, l'interessamento di Cesare nei suoi confronti lascia supporre che godesse di grande fama. Aulo Gellio, vissuto all'epoca degli Antonini, invece, nelle Noctes Atticae lo accusa di stravaganza per l'uso singolare dei vocaboli latini che faceva, in particolare per i suoi neologismi. Si dice che le donne recitarono per la prima volta a Roma nei suoi mimi. Ci sono pervenute poche notizie riguardo la sua vita: sappiamo la data di nascita e di morte grazie a S. Girolamo, il quale però visse a tre secoli di distanza. Le fonti ci dicono, inoltre, che era un eques, cioé che faceva parte della classe dei Cavalieri, all'epoca di particolare peso nella vita politica della Repubblica, dalla quale proveniva Marco Licinio Crasso, uno dei triumviri. Doveva quindi avere alle spalle una buona preparazione culturale.
    Delle sue opere si conoscono 43 titoli, dei quali ricordiamo Fullo (Il lavandaio), Salinator (Il commerciante di sale) e Virgo (La vergine). Tuttavia ci sono pervenuti solo circa 150 versi di sua creazione, dai quali traspare uno stile caratterizzato dalla potente espressività scaturita dai neologismi. Macrobio, autore del V sec., nei Saturnalia riporta che nel 45 a.C. prese parte alle rappresentazioni in onore della vittoria di Cesare a Tapso contro l'esercito pompeiano guidato da Giuba, ultimo re della Nubidia unita, Metello Scipione, Marco Petreio e Catone Uticense. Pare che decise d'iscriversi su esortazione dello stesso Cesare, come anche il suo rivale in questa sfida, il già citato Publilio Siro. Laberio mise in scena un mimo del dictator e forse proprio per questo la palma del migliore andò al suo rivale Publilio Siro.
     
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  2. FuLlMoOn_DeAtH
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    Ti ringrazio tantissimo per questo topic, è davvero ben dettagliato, mi è stato molto utile, grazie :arigato:

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    Vorrei aggiungere una piccola curiosità: un mimo molto famoso dell'Ottocento è il francese Jean-Gaspard Deburau (nome d'arte Baptiste, cognome spesso scritto erroneamente Debureau), noto specialmente per la sua interpretazione di Pierrot. Con Deburau, Pierrot assunse un carattere molto più forte e dinamico, che il mimo trasmetteva attraverso le sue capacità espressive e le sue doti ginniche e interpretative insolite. (Wikipedia). Questa figura la possiamo trovare nel film del 1945 di Marcel Carné "Amanti perduti" (in originale Les enfants du paradis, come al solito il titolo italiano non rende affatto giustizia all'originale :grr:). E' un film che consiglio davvero, anche se narra di vicende amorose è più un'interessante spaccato della vita teatrale di quel periodo, è davvero bello vedere le interpretazioni di Deburau, la prima volta che vidi una pantomima fu proprio in questo film l'anno scorso :cici: Nel film troviamo anche un altro grande attore di quegli anni, Fréderic Lemaître. Spero che questa informazione possa essere utile o comunque che possa suscitare interesse e curiosità :bye:

    Edited by FuLlMoOn_DeAtH - 24/2/2013, 04:37
     
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1 replies since 21/7/2011, 16:35   2888 views
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