C'è un tempo per ogni cosa

"Migliori pers. IC" a "L'ora del té" contest - 10 Capitoli

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    CAPITOLO 1


    C'è un tempo per ogni cosa. Un tempo per soffrire, un tempo per odiare ma anche un tempo... per amare.

    - Ha fatto questo? - il tono basso, velato di perplessità.
    - Così mi è stato riferito, Signore - pacato e deciso quello dell'interlocutore.
    Un sospiro basso ad accompagnare il flebile silenzio che seguì quella conferma prima che con un lieve gesto della mano congedasse il fidato collaboratore.
    Una ruga di preoccupazione si aggiunse a quelle dell'età, raggrinzendo la fronte spaziosa dell'uomo, mentre osservava il cielo ove il sole pareva divertirsi a giocare con le nuvole, spostate dal vento, e maculare il panorama di chiaro scuri come i pensieri che gli attraversavano ora la mente. A disturbare la sua meditazione il suono insistente del telefono. Sapeva già chi era e sapeva già perfettamente che sarebbe stata una conversazione spiacevole. Con un lampo determinato nello sguardo raddrizzò il busto, appoggiandosi con maggior autorità allo schienale della comoda poltrona. Prima avrebbe sistemato la questione più imminente poi si sarebbe occupato anche del resto.

    Un sole bizzoso illuminava le strade caotiche del traffico di Tokyo. Centinaia e centinaia di impiegati che, come un fiume umano, emergevano dai tunnel della metropolitana confluendo, in modo paradossalmente ordinato, nei vari uffici del cuore pulsante dell'economia della città. Tra questi anche lui, appena sceso dalla comoda berlina aziendale, con la ventiquattr'ore al seguito e quell'incedere sicuro e determinato mentre molte teste si chinavano ossequiose al suo passaggio. Con un lieve cenno del capo rispose al saluto di chi aveva osato occupare il suo stesso ascensore finchè, solo, giunse all'ultimo piano. Il suo passo attenuato dalla soffice mouquet che rivestiva il pavimento, raggiunse rapidamente la scrivania della sua segretaria che già lo attendeva in piedi.
    - Buon giorno, Sig. Hayami - disse prontamente Mizuki affrettandosi a seguirlo nell'ufficio. Le era bastata una sola occhiata al suo viso per intuire che dietro quell'apparenza glaciale era irritato. Oramai poteva dire di conoscerlo piuttosto bene.
    - Buon giorno, Mizuki - fu la risposta educata ma distaccata dell'uomo mentre, con un gesto dettato dalla frustrazione, depositava un po' energicamente la ventiquattr'ore sulla scrivania per poi slacciarsi la cravatta e aprire il bottone del colletto della camicia, si sentiva soffocare. La donna sospettava di conoscere le ragioni del suo malumore. Era da venti minuti che il centralino sembrava impazzito. La notizia dell'incidente occorso a Yu Sakurakoji sembrava l'argomento del giorno seguito dal tam tam: che ne sarebbe stato della Rappresentazione di Prova? Questo costituiva un vantaggio per il gruppo di Onodera o meno? Inoltre circolavano dei rumors al riguardo della presenza a bordo dell'Astoria del Presidente della Daito e di una delle candidate alla Dea Scarlatta. Decisamente molto di cui spettegolare. Pure se Mizuki si domandava come fossero finiti il Sig. Hayami e Maya Kitajjima sulla stessa nave si guardò bene dal chiederlo. Con un lieve cenno della mano, Masumi la autorizzò di fatto ad aggiornarlo sulla situazione.
    - Sig. Hayami ho provveduto a cancellare tutti gli appuntamenti per oggi, come mi è stato richiesto da suo padre, e a spostarli per la giornata di domani e venerdì. Abbiamo poi il problema della stampa che continua a fare pressioni per avere dichiarazioni ufficiali al riguardo dell'incidente che ha visto coinvolto il giovane Sakurakoji - iniziò a interloquire la donna.
    Masumi storse le labbra in chiaro cenno di disappunto. Rammentava ancora l'ordine paterno quella mattina, prima che uscisse di casa.
    - Ho già avvisato la tua Segretaria di annullare tutti i tuoi appuntamenti per il pomeriggio. Ho preso l'abitudine di trattare gli affari all'ora del tè e tu oggi hai affari da discutere con me, vedi di non tardare -.
    Con tutta probabilità o voleva discutere delle ripercussioni riguardo i diritti della Dea Scarlatta legate all'incidente del ragazzo oppure Shiori o la famiglia Takamiya avevano fatto pressioni perchè intercedesse a rimettere in riga il figlio recalcitrante dopo l'episodio del giorno precedente. Rendendosi conto che Mizuki attendeva paziente disposizioni si affrettò a dire.
    - Per gli appuntamenti aggiorneremo l'agenda definitivamente più tardi, vediamo di risolvere prima le questioni più urgenti. Tanto per cominciare tenga a freno la curiosità della stampa sulle condizioni di Sakurakoji, non ho ancora deciso come procedere al riguardo. Prima preferisco parlare con il ragazzo, appena sarà possibile, in ospedale. Pertanto per ora nessun comunicato ufficiale. Qualora uscisse sui giornali qualche pettegolezzo al riguardo della mia presenza sull'Astoria insieme a Maya Kitajima la risposta ufficiale è che si è trattato di una serata d'affari legata ai diritti della Dea Scarlatta rimasta, per ora, in sospeso e dia la stessa disposione al Sig. Kuronuma. Dobbiamo, eventualmente, fare dichiarazioni identiche. Mi faccia poi avere una lista di attori che possano eventualmente sostituire Sakurakoji, il contratto stipulato tra la Daito e il gruppo Takamiya e una tazza di caffè. Un ultima cosa, non voglio essere disturbato pertanto filtri ogni telefonata, non ci sono per nessuno salvo che sia il Sig. Kuronuma o l'ospedale, in quel caso mi passi immediatamente la comunicazione -.
    Mizuki annuì mentre prendeva rapidamente nota delle disposizioni.
    - A proposito dei Takamiya, la Sig.na Shiori ha già chiamato due volte cercando di mettersi in contatto con lei. Cosa devo dirle se richiama? - chiese in tono professionale la donna.
    Quella domanda gli fece provare un vago senso di disagio. A dire il vero non aveva ben deciso come affrontare la questione con lei.
    - Dille che sono impegnato e mi scuso ma non posso dedicarle del tempo oggi, la richiamerò io appena possibile - si limitò a dire in tono piatto.
    Mizuki annuì prima di suggerire in tono pacato - Desidera che le mando il solito mazzo di fiori a titolo di scuse? -
    Masumi fece un lieve cenno distratto d'assenso con la mano mentre accendeva il computer.
    - Ah, a proposito. Sa per caso se alla Sig.na Shiori non piacciono le rose scarlatte? - si sincerò Mizuki, rammentando una scena alla quale aveva assistito qualche tempo prima.
    - Come? - chiese spiazzato l'uomo, cercando lo sguardo della segretaria - Francamente non ne ho idea. Perchè me lo chiede? -
    Che diamine stava passando per la testa della segretaria? Le rose scarlatte erano sempre e solo state destinate a Maya, come se lei non lo sapesse.
    Mizuki si sistemò gli occhiali prima di decidersi a rivelare quel dettaglio che l'aveva lasciata perplessa e sul quale aveva riflettuto a lungo senza darsi una spiegazione.
    - Qualche giorno fa mi è capitato di vedere la Sig.na Takamiya distruggere delle rose scarlatte, mi è sembrato un comportamento insolito fatto salvo che per qualche ragione non odi quel tipo di fiore o forse chi le può avere inviate -. Il tono era pacato ma velato di una certa diffidenza.
    Masumi restò a guardare la segretaria con un'espressione sconcertata dipinta sul volto. Rose fatte a pezzi? Non aveva senso. All'improvviso ricordò un episodio accaduto una sera, quando si era offerto di regalare a Shiori dei fiori, prima di un rientro da una serata, ma rifiutandosi di farle omaggio di rose scarlatte.Possibile che fosse quella la ragione? Comunque fosse, era irrilevante.
    - Beh, in questo caso eviti quel tipo di rose. C'è altro? - disse in tono distaccato. Stava perdendo tempo, aveva altro a cui pensare che i gusti floreali di Shiori adesso.
    - A dire il vero sì. Due giorni fa, quando ho tenuto compagnia alla Sig.na Takamiya ho trovato questa sul sedile posteriore della sua vettura - disse la donna porgendogli una busta all'interno della quale capeggiava una foto di Maya, in abiti di scena, strappata. Sorpreso Masumi rimase per un attimo con la foto tra le mani. Che diamine ci faceva una foto di Maya nella macchina dei Takamiya? Preoccupato, ma non volendolo dare a vedere, si limitò a congedare la propria segretaria con un - Me ne occupo io, può andare -.
    Mizuki annuì brevemente prima di esclissarsi. Rimasto solo Masumi ignorò il lampeggiante cursore sul monitor per riflettere su quella strana serie di coincidenze che in sole 48 ore aveva sconvolto le sua vita preordinata ed incolore. Shori era consapevole, o quanto meno aveva dei sospetti, dei sentimenti che lui provava verso Maya. La donna aveva infatti palesato un comportamento chiaramente dettato dalla gelosia e dall'insicurezza di una donna innamorata, ne era consapevole. Emblematici al riguardo la foto strappata, la menzogna riguardo la sera dell'aggressione e per ultimo quell'assegno. In fondo, per quanto irritato, non poteva biasimarla ora se, irretita dalla galanteria che si era sforzato di mostrarle, credeva di essere innamorata di lui e si riteneva legittimata a difendere il "suo" compagno con i mezzi che aveva a disposizione. Il solo pensare a se stesso in quei termini "compagno" lo faceva rabbrividire. Ci aveva provato sul serio a far funzionare quel fidanzamento forzato ma doveva essere onesto con se stesso, già da tempo nutriva dubbi al riguardo di poterlo portare sino al suo naturale epilogo, ovvero il matrimonio adesso meno che mai. Non dopo quanto successo sulla nave con Maya, e l'acquisita consapevolezza che la "sua" adorata ragazzina corrispondeva i suoi sentimenti, anche se ancora come un bocciolo in fiore. Ora l'unico suo desiderio era tornare libero da qualsiasi vincolo e aspettare il momento e i tempi giusti per poter stare con lei. Non avrebbe più mentito al suo cuore. Il solo ricordo di quanto era successo sul ponte della nave lo faceva fremere. Maya, la sua ragazzina, che candidamente accettava di andare a Izu per parlare, da soli. L'abbraccio quasi disperato della giovane al molo, quando lo aveva inseguito apposta pregandolo di aspettarla. Dannazione, l'aspettava da anni, qualche mese in più che differenza avrebbe fatto? L'avrebbe aspettata anche all'inferno se questo alla fine l'avesse portato ad averla... completamente sua. Riflettendoci aspettarla non era il problema, semmai il problema era risolvere quell'ingarbugliato casino in cui era andato a cacciarsi accettando quel dannato matrimonio combinato con Shiori. La consapevolezza di voler annullare il fidanzamento cozzava con la realtà delle difficoltà intrinseche in primo luogo di far mandar giù al padre e ai Takamiya quella decisione e in primis come affrontare la questione con Shiori stessa. Con un sospiro considerò che non sarebbe stato facile chiudere con lei. Senza contare che i tentativi, seppur maldestri, di Shiori per tenerlo lontano da Maya lo preoccupavano.Con un sospiro esasperato si alzò in piedi e si mise innanzi all'ampia vetrata a fissare … il nulla. In mezzo a tutto quel rompicapo sentimentale si infilava anche l'incidente di Sakurakoji che costituiva un triplice problema. In primis rischiava di mandare a farsi benedire le possibilità di Maya di competere equamente per la Dea Scarlatta, in secondo luogo mandava in crisi i suoi piani per i diritti della rappresentazione stessa e non ultimo stimava quel ragazzo, sapeva da Kuronuma quanto avvesse dedicato alla preparazione di quel personaggio, di Isshin. Non lo avrebbe sostituito, se proprio non fosse stato necessario. Maya aveva bisogno dell'Isshin di Sakurakoji e lui avrebbe fatto in modo che lei potesse recitare accanto al suo partner ideale. Doveva fare qualche telefonata per valutare le possibilità. Quelle elucubrazioni vennero alfine interrotte da un discreto bussare alla porta. Poteva essere solo Mizuki con quanto gli aveva chiesto di procurargli.
    - Avanti - disse risoluto, tornando a sedersi dietro la scrivania. Era ora di mettersi al lavoro.

    Kid's Studio
    - Kitajima la piantiamo di avere la testa tra le nuvole? Gradirei ti degnassi di prestare attenzione alle prove - sbottò Kuronuma esasperato. Con Maya Kitajima in quei giorni provare era peggio che una tortura. O assumeva l'espressione di un'anima in pena o, come ora, aveva la capacità di concentrazione di un girino. Di questo passo non avrebbero mai messo in piedi uno spettacolo degno di questo nome.
    Maya sobbalzò arrossendo. Il fatto è che non riusciva a recitare con il cuore diviso in due dalla preoccupazione per Sakurakoji, il suo Isshin sul palco, e il ricordo di quello che era successo sul ponte della nave, ancora non credeva a quello che lei e il Sig. Hayami si erano detti. Una parte di lei si sentiva in colpa verso Yu e l'altra gridava di gioia perchè Hayami ricambiava i suoi sentimenti, ne era sicura, e aveva promesso di aspettarla. Si sentiva così vile a pensare ad Hayami mentre Sakurakoji giaceva in un letto d'ospedale.
    - Chiedo scusa. Io... non riesco a trovare la concentrazione - farfugliò contrita.
    Kuronuma era preoccupato quanto lei, senza Sakurakoji avrebbero dovuto imbastire lo spettacolo con un sostituto che ovviamente non aveva la preparazione e la conoscenza alle spalle del personaggio. Aveva sentito pochi minuti prima il Sig. Hayami, preoccupato per le ripercussioni, ma questi lo aveva placato dicendo che avrebbe aspettato il referto del medico e parlato prima con il ragazzo, forse non era necessario sostituirlo, forse si poteva trovare un'altra soluzione. Ok, se perdeva la testa lui che era il registra il resto del gruppo sarebbe andato alla deriva.
    - Kitajima, siamo tutti preoccupati per Sakurakoji ma abbiamo uno spettacolo da portare avanti - provò a scrollarla, ma osservando i suoi occhi colmi di lacrime trattenute si convinse che non era il caso. Meglio lasciarla andare a trovarlo all'ospedale, sinceratasi di persona che non era moribondo in fin di vita forse si sarebbe calmata un po'.
    Fu in quel momento che un inserviente si avvicinò ai due recando una missiva urgente per Maya.
    - Grazie - disse perplessa la ragazza, rigirando il biglietto dalla carta patinata. Che fosse del Sig. Masumi? Aveva così tanto bisogo di vederlo adesso, si sentiva così confusa.
    - Di che si tratta? - chiese Kuronuma incuriosito.
    Maya rilesse un paio di volte il contenuto del messaggio senza riuscire a capacitarsene.
    - Non capisco. Qui c'è scritto che il Sig. Eisuke Hayami invita le candidate alla Dea Scarlatta a prendere il tè presso Villa Hayami questa sera alle cinque" disse dopo un attimo, l'espressione chiaramente sorpresa dipinta sul viso.
    - Come? - il regista era sorpreso quanto lei. - Sei certa che dica Eisuke e non Masumi Hayami? - chiese poi grattandosi perplesso la testa.
    Maya fece un cenno di diniego mostrando il biglietto all'uomo che pur trovando strana la cosa congetturò che forse c'era nell'aria la proposta di rimandare la rappresentazione per consentire a Sakurakoji di riprendersi dai postumi dell'incidente o forse non ci azzeccava niente e voleva solo incontrare le due candidate.
    - Ho saputo che era presente alla rappresentazione di prova nella Valle dei Susini - si decise a dire dopo qualche istante - Non è un mistero per nessuno che la Dea Scarlatta sia il maggior interesse di Eisuke Hayami, forse vorrà fare una proposta ad entrambe in previsione dell'imminente assegnazione del ruolo e dei relativi diritti - si limitò a constatare.
    - Io non ci vado - disse prontamente Maya, ripresasi dalla sorpresa. Sarebbe stato fare un torto enorme alla Sig.ra Tsukikage.
    - Non agire d'impulso Kitajima. In questo ambiente e meglio non farsi nemici. Senza contare che potrei anche sbagliarmi e magari si tratti di un'incontro informale per chiedere a te e Ayumi se siete disposte a far slittare la Rappresentazione di Prova in virtù dell'incidente di Sakurakoji. Ad andare a Villa Hayami a sentire cosa ha da proporti non ci rimetti niente, rifiutare l'invito potrebbe essere invece controproducente - sentenziò Kuronuma per poi allontanarsi.
    Fu quell'ultima considerazione che la convinse ad accettare, se poteva essere un modo per aiutare Yu avrebbe sopportato la vista di Eisuke Hayami. Una cosa positiva c'era in quella faccenda, in quello strano invito, finalmente avrebbe visto in faccia il patrigno di Masumi e colui che aveva tanto recato sofferenza alla sua sensei.

    - continua -
     
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    CAPITOLO 2


    Come aveva disposto Eisuke Hayami, Maya si fece trovare pronta alle 16.40 davanti all'ingresso, un'autista inviato da Villa Hayami sarebbe passato infatti a prelevarla dalla sala prove. Per l'ennesima volta si domandò di cosa volesse parlarle. Aveva cercato di rintracciare Ayumi per sentire se lei aveva qualche informazione in più ma le era stato risposto che la Sig.na Himekawa non era raggiungibile al telefono al momento. In quel mentre una berlina nera accostò al marciapiede ed un autista in inpeccabile livrea blu le si avvicinò.
    - La Sig.na Kitajima?" - chiese in tono gentile e lievemente interrogativo.
    Maya annuì brevemente, imbarazzata, per poi accomodarsi sul sedile posteriore della vettura.
    Durante il tragitto la sfiorò l'idea che in casa potesse esserci anche Masumi e all'idea fremette di aspettativa ma ripensandoci, alle 17.00 di un giorno lavorativo, l'unico posto dove poteva trovarsi Masumi era il suo ufficio alla Daito o dentro qualche teatro per presenziare a delle prove o lanci pubblicitari di qualche nuova produzione. Con un sospiro ripensò, per l'ennesima volta, a quanto era accaduto a bordo della nave ma soprattutto sul molo. Aveva difficoltà a capire sino in fondo il Sig. Hayami, era una persona complessa ed ogni volta che pensava di avere compreso il suo carattere un suo atteggiamento o una sua frase mandavano a farsi benedire tutte le sue certezze ma quell'inaspettato invito a Izu l'aveva riempita di gioia, proprio perchè le era parso che lui la invitasse a vedere oltre la maschera, lui voleva mostrarle il vero Masumi. Questa prospettiva l'aveva alla fine spinta a gettarsi tra le sue braccia e confidargli, ora arrossiva al pensiero della propria audacia, che non era ancora abbastanza matura per il suo ambiente ma di aspettarla, pur nel terrore di avere frainteso tutto per l'ennesima volta, ma lui... lui aveva risposto al suo abbraccio con altrettanto trasporto. Le sembrava un sogno. "Ti aspetterò, tu abbi fiducia in me" quelle parole le ronzavano nella testa come una litania dolce di cui non si sarebbe mai stancata. Quella era gioia ma c'era anche il dolore. L'incidente occorso a Yu la faceva sentire in colpa, già era difficile l'idea di dovergli restituire il ciondolo e mandare in frantumi le sue speranze di un futuro con lei, ora, dopo quello che era successo con quale animo poteva dirgli che non poteva amarlo? No, non poteva. Avrebbe dovuto aspettare. Sì, avrebbe aspettato che si riprendesse. ^Oh, Sakurakoji, mi dispiace così tanto^ pensò asciugandosi una lacrima furtiva. Era confusa Maya da molteplici sentimenti turbinanti nel suo cuore. Le sue preoccupazioni sentimentali vennero comunque bruscamente interrotte quando l'auto giunse in vista della Villa. Beh, non è che fosse la prima volta che ci metteva piede, a dire il vero, ma l'idea di affrontare il vecchio Hayami le suscitava qualche preoccupazione. Chissà che tipo era. Sicuramente un uomo arcigno e scostante. Senza fare commenti si lasciò accompagnare sino alla porta dove venne accolta dal freddo e composto inchino di un impomatato maggiordomo.
    - Sig.na, prego si accomodi da questa parte - disse quest'ultimo facendole cenno di seguirlo lungo il corridoio di ingresso, che come rammentava era ricercato e lussuoso, in qualche modo opprimente, per poi fermarsi innanzi ad una doppia porta in legno, sulla sinistra, diligentemente aperta per metà. Con un lieve cenno di ringraziamento Maya prese un bel respiro ed entrò nell'ampio salotto aspettandosi di tutto tranne quello che effettivamente le si presentò innanzi.

    Eisuke Hayami, comodamente seduto sulla sua sedia a rotelle, con la luce del sole che gli accarezzava le spalle e gettava la sua ombra nel centro della stanza, osservò divertito il volto della giovane diventare bianco come la neve, mentre gli occhi neri si dilatavano per l'evidente sorpresa, per poi imporporarsi di vergogna e forse rabbia mentre balbettava confusa.
    - Lei... lei... non è possibile - portandosi una mano alla bocca mentre realizzava pienamente che il simpatico vecchietto, che in diverse occasioni aveva incontrato in città e durante le prove della Dea Scarlatta, altri non era che ... il padre di Masumi.
    - La prego, si accomodi Sig.na - disse a quel punto Eisuke facendole cenno verso una delle due poltrone poste innanzi a lui.
    Maya avrebbe voluto andarsene immediatamente. Si sentiva scombussolata e presa in giro. Per tutto quel tempo aveva ignorato la vera identita di quel signore che aveva, istintivamente, trovato così simpatico mentre lui sapeva bene con chi aveva a che fare. L'aveva presa in giro per tutto il tempo.
    - Mi ha mentito - lo accusò senza mezzi termini, arrabbiata.
    Eisuke si lasciò sfuggire una risata gutturale sinceramente compiaciuta. Gradiva alquanto il modo diretto di fare della giovane. Fresca, ingenua e briosa quanto schietta e franca. Fin troppo per l'ambiente in cui voleva primeggiare.
    - Questo non è esatto. Ho semplicemente omesso di dirle il mio nome - puntualizzò dopo un attimo indicando nuovamente la poltrona.
    Maya trasalì a quell'affermazione, a ben pensarci non aveva torto. Lei infatti non conosceva il suo nome. Non sapendo bene come comportarsi alla fine assecondò l'invito e si sedette mantenendo una postura rigida, come se fosse pronta a balzare in piedi ad ogni istante mentre il suo cervello tornava a funzionare e razionava che Ayumi non c'era. Ma allora....
    Eisuke annuì brevemente a quella domanda inespressa.
    - In realtà non ho mai invitato la Sig.na Himekawa. Mi perdoni per il piccolo inganno ma in quanto allieva della Sig.ra Tsukikage ero certo che se l'avessi invitata direttamente non avrebbe mai accettato - le spiegò in tono pratico. Sapeva di avere il pieno controllo della situazione ma era curioso di vedere come avrebbe reagito la giovane.
    Maya incassò l'affermazione dell'uomo chinando bruscamente il capo a fissarsi la punta delle scarpe. Uffa, l'aveva detto che non doveva accettare quello stupido invito.
    - Visto che ci sono cascata in pieno, posso almeno sapere perchè ci teneva tanto ad incontrarmi qui, invece di fingere di incontrami per caso da qualche parte, magari per prendere un parfait insieme? - sbottò alla fine esasperata. Quell'uomo si stava divertendo troppo e a sue spese e la cosa la infastidiva alquanto.
    ^ Brava ^ considerò mentalmente il vecchio Hayami. Parti all'attacco per non giocare in difesa. Non male come reazione.
    - Ho saputo dell'incidente occorso al suo partner. Un vero peccato, spero si riprenda presto - interloquì l'uomo facendola arrossire. Cosa voleva dirle ora? Che visto che aveva perso il partner era meglio che si togliesse di torno e rinunciasse alla Dea Scarlatta? Non poteva essere così meschino... oppure sì.
    - Ancora non mi ha detto perchè mi ha fatto venire - ribattè comunque decisa.
    In quel momento si avvertì il rumore di un'auto sportiva che entrava nel vialetto e lo stridere dei pneumatici alla brusca frenata.
    Eisuke sorrise debolmente prima di rispondere alla domanda della giovane.
    - Tra qualche istante le sarà tutto chiaro -.
    Maya lo fissò interdetta mentre avvertiva dei passi nell'ingresso e la voce inconfondibile di Masumi le giunse alle orecchie.

    - Dov'è mio padre? - chiese non appena messo piede in casa e aver lasciato il soprabito al maggiordomo.
    - In salotto, Signore -.
    Con passo deciso Masumi si avviò nella direzione indicata. Prima si levava il sasso dalla scarpa meglio era. Con decisione scostò il battente semi chiuso ed entrò di slancio nella stanza salvo bloccarsi di botto alla vista del padre comodamente seduto con quel piglio da regnante assiso sul trono, l'aria sorniona e compiaciuta, e Maya Kitajima ritta in piedi in mezzo alla stanza, con l'espressione più confusa e intimidita che gli avesse mai visto sul volto. Che diamine stava succedendo?
    - Maya? - chiese tramortito dalla sorpresa. Cosa diamine ci faceva lì?
    - Sig. Hayami - balbettò la giovane al colmo della confusione. ^ La prego, mi dica cosa sta succedendo ^ pensò tra sè lanciandogli uno sguardo implorante.
    Mentre i due si osservavano, evidentemente spiazzati e confusi, Eisuke Hayami si sistemò più comodamente sulla poltrona. Era curioso di vedere come ne sarebbe venuto fuori il figlio.

    Un silenzio carico di tensione era calato nella stanza. Era come se tutto si fosse cristallizzato in un fragilissimo equilibrio. Masumi cercò immediatamente di riacquistare il sangue freddo che di solito lo contraddistingueva. Di tutto quello che aveva immaginato volesse discutere suo padre l'ultima cosa che si sarebbe mai sognato era di trovarsi ad avere a che fare con Maya in persona. Che diamine aveva in mente Eisuke? Non poteva continuare a restare lì fermo come un palo, in mezzo alla stanza. Doveva reagire. Mai dare troppi vantaggi a suo padre questo l'aveva imparato, a proprie spese, nella lunga convivenza avuta in quegli anni.
    Mentre Maya si domandava cosa dire o fare giunse, inaspettata, la risata divertita di Masumi mentre si rivolgeva al padre con una frase non priva di ironia.
    - Così era la Sig.na Maya Kitajima l'affare urgente di cui volevi parlarmi - prima di tirare fuori dal taschino interno della giacca un portasigarette dorato ed estrarne una con fare disinvolto, portandosela alle labbra.
    Maya trasalì sia per la risata improvvisa, che aveva prodotto in lei lo stesso effetto detonante di una bomba, sia perchè la frase di Masumi lasciava chiaramente intendere che questi era all'oscuro dell'invito fattole dal padre. Che cosa doveva fare adesso? Come comportarsi? In suo aiuto giunse Masumi, come sempre, quando la invitò con cortesia a risedersi mentre prendeva posto accanto a lei nell'unica poltrona rimasta libera. Obbediente la ragazza lo assecondò percependo una strana tensione nell'aria. Avrebbe voluto potersela squagliare immediatamente da quella stanza e da quella Villa. Non aveva idea di cosa avesse in mente il più vecchio degli Hayami ma era certa del fatto che non sarebbe stato niente di piacevole.
    Eisuke annuì brevemente, compiaciuto. Sì. Masumi aveva appreso bene l'arte della dissimulazione. Non per niente lo aveva "indottrinato" a dovere per sostituirlo alla guida della Daito. Con calma tirò fuori, chissà da dove, un campanellino d'argento con il quale attirò l'attenzione del maggiordomo ordinando di servire il tè.
    Quando i tre rimasero nuovamente soli Eisuke si degnò di rispondere al figlio.
    - Non proprio Masumi, in realtà volevo discutere con voi due di queste - disse poi piazzando sul tavolino che li separava una mazzetta di foto che ritraevano Maya e Masumi a bordo dell'Astoria allo stesso tavolo a cena, intenti a ballare, i due sul ponte della nave, la Sig.na Shiori portata via in barella. Fortuna che non c'erano foto del suo abbraccio sconsiderato pensò Maya.
    La giovane arrossì vistosamente. Ecco, come aveva temuto giravano dei pettegolezzi su di loro. Non era preoccupata per lei ma, dalla reazione del Sig. Hayami, era preoccupata per Masumi in fondo quello fidanzato era lui. Quest'ultimo inarcò un sopracciglio, accendendo la sigaretta con fare indolente, mentre il maggiordomo entrava nella stanza e lasciava sul tavolo, accanto alle foto, un vassoio con dolcetti, teiera e tre tazze prima di eclissarsi in silenzio.
    Dietro all'apparenza distaccata Masumi ribolliva, chi diamine aveva scattato quelle foto? Non certo la stampa, o quel mattino sarebbero già state pubblicate su tutti i rotocalchi del paese. No, o suo padre o probabilmente i Takamiya lo spiavano. Comunque fosse doveva restare calmo.
    - Non vedo dove sia il problema - disse tranquillamente osservando il padre dritto negli occhi. Avvertiva a pelle il vivido imbarazzo di Maya ma non poteva scoprirsi davanti ad Eisuke e pertanto doveva tenere un atteggiamento neutro, indifferente e opportunista, come nel suo stile.
    Maya sussultò lievemente a quell'affermazione, come faceva il Sig. Hayami ad essere così calmo?
    - Masumi non prendere in giro la mia intelligenza. Uno scandalo in questo momento per la Sig.na Kitajima lo ammetto potrebbe tornare comodo per tagliarla fuori dalla corsa alla Dea Scarlatta, del resto è già per metà fuori considerato lo sventurato incidente occorso al suo partner, ma tu hai degli obblighi verso la tua fidanzata e verso i Takamiya e se queste foto fossero finite alla stampa sarebbero risultate altamente compromettenti - disse in tono tagliente, sfidando il figlio a negare l'evidenza dei fatti.
    Maya rimase a fissare i due a bocca aperta, attonita. La Dea Scarlatta, uno scandalo creato ad arte per metterla fuori gioco? Spaventata fece per balzare in piedi pronta a ribattere ma la mano di Masumi, sulla sua spalla, la bloccò. Gli occhi neri accesi di risentimento e rabbia la giovane si volse a guardarlo scontrandosi con due iridi di ghiaccio in fondo alle quali lesse però un muto richiamo. Cosa gli aveva detto Masumi prima di abbandonare la nave e poi sul molo? ^Qualunque cosa accada in questi giorni, qualunque cosa io dica o faccia promettimi che ti fiderai di me, Maya^. Rammentò anche come determinata gli aveva risposto di sì, che si sarebbe fidata di lui.
    Masumi sapeva che ora Maya era confusa e preoccupata. Dannazione, avrebbe dovuto essere più prudente, non immaginava di essere spiato, o forse era perchè seguivano lei? Se ne sarebbe sincerato ma ora era prioritario proteggerla, come sempre.
    - La Sig.na Kitajima si è limitata ad accettare di conversare, con me, di affari riguardo alla possibilità di un Contratto in esclusiva con la Daito qualora fosse lei la designata per il ruolo della Dea Scarlatta e gentilmente si è prestata a recitare per me, suo maldestro partner lo riconosco, una parte delle battute di Akoya. Se ci vedi qualcosa di compromettente sono più abile a recitare di quanto pensassi - iniziò a dire versandosi una tazza di tè mentre faceva altrettanto con la tazza di Maya e del padre, nell'ordine - Questo sarà quello che verrà detto alla stampa qualora le foto in tuo possesso finissero inavvertitamente - calcò sull'ultima parola di proposito - nelle loro mani. Per quanto riguarda la Sig.na Takamiya ha avuto un lieve malessere passeggero legato ai postumi di una recente indisposizione - proseguì imperterrito sfidando con lo sguardo il padre ad osare ribattere.
    Eisuke considerò che Masumi doveva avere già studiato le dovute contromisure per evitare problemi, restava il fatto che i Takamiya erano rimasti alquanto infastiditi dall'accaduto ma Masumi non aveva finito infatti, mentre si portava indolentemente la tazza alle labbra, concluse in tono tagliente.
    - Se ti preoccupa la famiglia Takamiya trovo sia, invece, da biasimare e decisamente sconveniente che la Sig.na Shiori, la mia fidanzata, abbia pensato bene di offrire un assegno da 100 milioni di yen alla Sig.na Kitajima per non avere più alcun contatto con me e la Daito, la qual cosa creerebbe non pochi problemi all'opportunità di potermi occupare dell'eventuale messa in scena dello spettacolo oltre alla possibilità di ottenere i diritti di rappresentazione del dramma al quale tieni tanto, padre. Come vedi stavo solo facendo gli interessi della Compagnia -.
    Eisuke Hayami incassò, sorpreso, la controffensiva del figlio. Decisamente la mossa di Shiori era stata quanto mai inopportuna e gli forniva un ottima merce di scambio per placare le rimostranze dei nuovi soci in affari. Il matrimonio con i Takamiya e la fusione con la loro società erano importanti, non solo per la Daito ma per l'impero Hayami stesso, ma la Dea Scarlatta aveva da sempre per lui una priorità assoluta. Ciò nonostante Masumi riguardo la crociera stava mentendo, il suo interesse per Maya Kitajima e il suo desiderio di proteggerla da un possibile scandalo erano più che palesi e questo costituiva un ostacolo. Avrebbe usato la sua influenza affinchè la stampa non ricevesse mai quelle foto, non voleva bruciarsi ll'opportunità di tenere una "porta aperta" al contratto in esclusiva per la Dea Scarlatta con la ragazza, ma avrebbe messo il figlio con le spalle al muro giocandosi il jolly che teneva nascosto nella manica. Giusto per evitargli ulteriori colpi di testa.
    - Riguardo la crociera è come ha detto mio figlio, Sig.na Kitajima? - chiese guardingo per sincerarsi che la giovane fosse malleabile al riguardo.
    Maya non sapeva cosa pensare. Era scioccata da quanto era uscito dalle labbra di Masumi, per come aveva descritto l'accaduto era come se avesse per tutto il tempo gestito un "affare" eppure lei sapeva che le cose erano andate diversamente. Si sentiva come un battello nel mare in balia della tempesta, i giochi sottili dei due Hayami erano decisamente oltre la sua portata. Lei era una persona semplice e tutti questi intrighi non facevano per lei. Essendosi ripromessa di fidarsi di Masumi si limitò ad annuire arrossendo, meglio evitare di dire parole a sproposito.
    Masumi serrò la mascella, per fortuna Maya aveva capito che era meglio assecondarlo ma la condiscendenza del padre non gli piaceva affatto. Aveva qualcosa in mente, ne era certo. Evitò, tuttavia, di interferire oltre e lasciò Maya libera di reagire come preferiva alle untuose pubbliche relazioni che ora sicuramente suo padre avrebbe tessuto.
    - Sono lieto che lei tenga in considerazione l'opportunità eventuale di firmare un contratto in eslcusiva con noi, tengo moltissimo ad entrare in possesso della Dea Scarlatta e la prego di scusare il poco tatto dimostrato poco fa, spero comprenda che sono preoccupato per le eventuali ripercussioni sulla vita privata di mio figlio - interloqui infatti Eisuke mellifluo, con un sorriso condiscendente al quale Maya rispose con un altro lieve cenno del capo. Dopo avere aspettato per un istante l'eventuale intervento di Masumi decise che era giunto il momento di dire la sua su quella faccenda.
    - Posso capirlo, ma gradirei non essere messa di mezzo alle vostre questioni familiari in questo modo. Sig. Hayami non mi piace essere ingannata, se vorrà ancora parlare con me la prego di dirmi da subito le ragioni del suo invito così da consentirmi di poter rifiutare - disse educatamente ma con fermezza, ci teneva a sottolinere quel punto.
    Eiuske annuì brevemente in senso di approvazione.
    - Ha perfettamente ragione. La ringrazio ancora per avere accettato il mio invito è stato un vivido piacere incontrarla e mi auguro di cuore che il giovane Sakurakoji possa riprendersi in tempo per la rappresentazione dimostrativa e le dò la mia parola, Sig.na Kitajima, nessun ulteriore inganno. Mi rendo conto di averle rubato anche troppo tempo e non voglio abusare oltre della sua cortesia - disse infine in tono gentile, troppo gentile considerò Masumi.
    Maya tuttavia non vi diede peso, con quella frase di fatto Eisuke Hayami le offriva la possibilità di andarsene ed era pronta ad accettarla all'istante.
    - Con permesso - disse infatti mentre si alzava in piedi e con un profondo e imbarazzato inchino salutava entrambi. Come dal nulla si materializzò l'autista che l'aveva prelevata dai Kid's Studios pronto a riaccompagnarla. Cercò un'ultima volta lo sguardo di Masumi ma questi si limitò a salutarla con un lieve cenno del capo.
    ^Sig. Masumi^ pensò la giovane rattristata. Avrebbe voluto poter parlare subito con lui di tutto, della nave di quell'invito estortole dal Sig. Eisuke ma sapeva che doveva attendere. Chinando il capo seguì l'autista e i due uomini si ritrovarono da soli a fronteggiarsi con lo sguardo.

    - continua -
     
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    CAPITOLO 3


    Masumi era chiaramente furibondo. Avrebbe dovuto sincerarsi con Maya su "come" il padre l'avesse tratta in inganno, le sue parole al riguardo erano rivelatorie, ma ora il problema era un altro. Era stanco di essere manipolato da lui. Anche se Maya era andata via il duello tra i due non era affatto finito.
    - Hai intenzione di mandare a monte i miei piani per ottenere i diritti di rappresentazione? Se è così dillo subito - sbottò balzando in piedi. Doveva affrontarlo apertamente, non perdersi in giri di parole.
    Eisuke ignorò l'invettiva del giovane. Masumi era diventato abile a controllarsi, a dribblare i discorsi pericolosi per evitare di impantanarsi nelle sabbie mobili ma un dato di fatto non cambiava, non gli avrebbe permesso di mettere a repentaglio la fusione con i Takamyia, aveva investito troppo al riguardo.
    Ignorando la sua sfuriata, con indolenza, si limitò a dire - Affatto, Masumi. Tu in compenso da stasera smetterai di mandare rose scarlatte a quella ragazza e dedicherai le dovute attenzioni alla Sig.na Shiori o prenderò provvedimenti personalmente al riguardo - gelando il sangue nelle vene al figlio.
    - Cosa? - ribattè quest'ultimo stordito, prima di proseguire con un secco - Non so di cosa tu stia parlando - dettato più dall'istinto che per altro. Masumi, infatti, si sentiva come se all'improvviso la terra gli fosse venuta a mancare sotto i piedi. Suo padre sapeva delle rose scarlatte? Da quanto?
    - Non provare a negare, sono sette anni che le fai da devoto e misterioso donatore. Fintanto che si trattava di qualche rosa e qualche spesa extra ho sorvolato ma ora questa tua mania sta andando oltre e rischia di compromettere la fusione con l'azienda dei Takamiya. Vedi di troncare questa faccenda Masumi e questo non è un suggerimento ma un ordine - detto questo Eisuke spinse la sedia a rotelle verso la porta di servizio sulla destra allonanandosi e lasciando il figlio, solo, in mezzo alla stanza.
    ^ Maledizione, padre. Non te la darò vinta ^ medito furioso Masumi mentre il costoso servizio da tè volava a terra frantumandosi in mille pezzi.

    La vettura correva veloce sulla strada semi deserta arrampicandosi agile lungo le tortuose curve che porvano alla sommità del promontorio. I fanali ad illuminare un paesaggio reso spettrale dalle fronde degli alberi che oscuravano il cielo impedendo ai raggi della luna di giungere sino al suolo. Masumi era seriamente preoccupato. Quando era uscito da Villa Hayami aveva subito messo mano al cellulare per contattare Hijiri. Doveva cercare di capire come diamine avesse fatto il padre a scoprire il suo segreto. A sconcertarlo però l'affermazione altrettanto preoccupata di Hijiri.
    - Sig. Hayami temo che non si tratti di una minaccia a vuoto. Un paio di giorni fa la Sig.na Kitajima ha ricevuto l'album delle foto che le aveva mandato fatto a pezzi e una rosa scarlatta dove l'ammiratore le diceva che "era molto deluso e non l'avrebbe più sostenuta" -.
    - Come diamine ha fatto a procurarsi quell'album? - aveva sbottato sentendo un brivido gelido percorrergli la schiena. - Raggiungimi immediatamente a Izu - aveva ordinato poi perentorio.
    Con una brusca frenata Masumi arrestò il veicolo innanzi alla Villa notando la presenza dell'auto di Hijiri semi-nascosta, a fanali spenti, al delimitare dell'area antistante la casa. Con un gesto brusco spense i fanali e il motore e scese dall'auto, meno di trenta secondi ed entrambi entravano nella villa. Senza dire una parola si diressero immediatamente nello studio di Masumi e qui l'uomo si sincerò che l'album era scomparso così come il diploma della ragazza.
    - Che cosa intende fare adesso, Sig. Masumi? - chiese Hijiri preoccupato quanto il principale. Non pensava che il Presidente Hayami potesse agire in quel modo, era spiazzato egli stesso.
    Masumi, tolta la cravatta e gettatala di malo modo sul divano, si mise a camminare avanti indietro innervosito. Stava totalmente perdendo il controllo della situazione.
    ^ Calma, Masumi. Devi ragionare ^ si ripeteva respirando a fondo.
    - Quando ha ricevuto la rosa e le foto strappate Maya? - chiese cercando di recuperare pezzi importanti del puzzle che gli era scoppiato tra le mani e di cui ignorava persino la forma da ricostruire.
    Hijiri gli riferì quello che aveva scoperto, ovvero che era successo il giorno stesso dell'aggressione davanti alla Daito e di come, il giorno seguente la stessa Maya gli avesse detto di riferire al Donatore di Rose che lei si fidava di lui. Da quel che aveva saputo alla disperazione del giorno precedente era seguita la ferrea convinzione che fosse stato qualcun'altro ad inviarle quelle foto e non il suo ammiratore.
    Masumi ascoltò in silenzio il resoconto dettagliato di Hijiri mentre il suo cervello ricollegava gli strani eventi accorsi in quei due giorni.
    - Aspetta un attimo. Hai detto che le sono arrivate il giorno dell'aggressione? - chiese all'improvviso come se avesse rilevato una coincidenza importante.
    - Sì Sig. Masumi -.
    - Questo esclude mio padre - sentenziò dopo un attimo - La sua minaccia è scattata solo stasera, e dopo le foto della crociera sull'Astoria... - proseguì ragionando ad alta voce.
    - Crociera? - chiese Hijiri con la sensazione di avere perso una parte importante del discorso.
    - E' una lunga storia. Ti avevo chiamato più che altro per vedere di sistemare le conseguenze della medesima, ma ora mi preme più scoprire chi, oltre a mio padre, sa che sono l'Ammiratore di Maya e abbia potuto penetrare qui con la consapevolezza di trovare cose che Maya mi aveva mandato -.
    - Beh, se esclude suo padre, bisogna considerare chi ha accesso a questa Villa e può averci passato abbastanza tempo da poter curiosare intorno alla ricerca di prove - iniziò a ragionare Hijiri meditando sul fatto che a parte lui, solo i custodi e la Sig.na Shiori avevano accesso alla Villa.
    - Shiori - sussurrò all'improvviso Masumi, togliendo dalla tasca della giacca la busta con la foto strappata di Maya. Dannazione, non solo suo padre ma anche Shiori sapeva. Ecco da dove nasceva la sua gelosia. Allo sconcerto si sostituì la rabbia. Indipendentemente dalle ragioni che l'avevano spinta a farlo era furioso, era come se qualcuno avesse invaso nel più profondo la sua privacy, il suo lato più nascosto. Come se lo avessero derubato di qualcosa.
    Hijiri osservò per un istante l'uomo in silenzo prima di dire in tono sommesso.
    - Crede che la Sig.na Takamiya possa avere fatto una cosa simile? -
    Masumi alzò di scatto la testa a cercare lo sguardo del collaboratore in cui poneva la massima fiducia.
    - Ne sono quasi sicuro. Debbo però esserne certo al cento per cento. Devi trovare il modo di scoprire se è stata qui di recente, in mia assenza. Contatta i custodi - ordinò brusco.
    - Sarà fatto, Sig. Masumi e con il Sig. Hayami come intendete procedere? -.
    Già, due gatte da pelare. La situazione stava diventando decisamente spinosa. Rimaneva il fatto che non sapeva come il padre fosse al corrente di tutto. Shoiri poteva avere trovato accidentalmente l'album alla Villa ma il padre non vi aveva accesso. Non era in quel modo che lo aveva scoperto.
    - Per prima cosa devo capire esattamente cosa sà, chi glielo ha detto e da quanto. Evidentemente qualcuno mi sta spiando da tempo - considerò cercando di ragionare a mente lucida.
    Hijiri annuì brevemente prima di dire in tono sinceramente riconosciente.
    - Sono felice che non abbia pensato possa essere stato io, Sig. Masumi -.
    Masumi si volse di scatto a guardare in volto il ragazzo. L'idea che potesse essere stato lui a riferire a suo padre che era il Donatore di Rose non lo aveva neanche lontanamente sfiorato. Se non fosse stato certo della sua lealtà non lo avrebbe mai coinvolto con Maya. Tra loro due c'era un rapporto di reciproca fiducia che andava oltre quello tra capo e subordinato. E' vero che la lealtà di Hijiri andava alla Daito, ma fuori da ciò che riguardava strettamente la società e gli affari sapeva di avere in lui un amico sincero. In fondo Hijiri non aveva potuto coltivare amicizie vere, data la sua precaria posizione di "uomo ombra", così come non aveva mai potuto fare lui, in un certo qual modo erano cresciuti insieme.
    - Non ho mai preso in considerazione una simile eventualità Hijiri, cio nonostante la tua affermazione mi porta a considerare che ti sto mettendo in una posizione difficile. Finchè mio padre era estraeo alla cosa non si poneva per te un problema di lealtà verso di lui, ora tutto rischia di diventare "scomodo" per te - si ritrovò a considerare, provando un profondo senso di disagio. L'idea di dover rinunciare all'aiuto di Hijiri, in un momento così delicato, lo preoccupava alquanto.
    Hijiri scosse lievemente la testa.
    - Non dovete preoccuparvi per me. Il Presidente Hayami ha ordinato a voi di smettere di inviare le rose non a me di smettere di essere un vostro collaboratore - rispose con semplicità.
    Masumi però non era del tutto convinto. Perciò decise di andare al nocciolo della questione.
    - Hijiri, quello che sto per dirtii va al di là del rappporto professionale. Ho bisogno che tu mi risponda con franchezza, non te ne vorrò. Tra me e Maya è successo qualcosa durante la crociera - nel dirlo inconsapevolmente arrossì, stentava ancora a crederci eppure non aveva sognato di questo era certo - che mi ha convinto a mettere fine al fidanzamento con Shiori. Mio padre lo ha intuito ed è per questo che è arrivato alla minaccia. Questa volta, per proteggere Maya, per me stesso potrei essere costretto a chiederti di fare qualcosa che vada contro di lui, lo comprendi? - chiese Masumi serio.
    Il ragazzo lo fissò per un attimo confuso in volto. Voleva rompere il fidanzamento? Solo una consapevolezza avrebbe portato il Sig. Masumi a prendere una simile scelta. Quella di essere ricambiato dalla ragazza. Quella scoperta non poteva che renderlo sinceramente felice per lui ma in quel modo l'uomo si sarebbe infilato in un ginepraio, guai in vista si profilavano all'orizzonte e non solo con il padre, anche e soprattutto con la famiglia Takamiya. Si ora capiva cosa voleva dirgli. Se decideva di aiutarlo doveva dargli la sua fedeltà completa e totale, solo a lui, e dimenticare il debito che sentiva di avere nei confronti del Sig. Eisuke. Gli aveva confidato, in un altra occasione, di essere pronto a dare la vita che aveva già perso una volta per lui se glielo avesse chiesto... che fare ora? Ripensò per un attimo a Maya, così fresca e solare che per tutti quegli anni era dipesa da lui, il suo tramite con il Donatore di Rose, e la sofferenza silenziosa dell'uomo che aveva di fronte per tutto quel tempo. Quante volte lo aveva spinto a rivelarsi alla ragazza? Ora che potevano avere una scelta, una possibilità poteva forse tirarsi indietro? Forse quello che aveva scoperto, autonomamente, nei confronti degli affari del gruppo Takamiya poteva tornare utile senza innescare guerre in famiglia, considerò.
    "Sig. Masumi non è detto che sia necessario mettersi contro suo padre, si potrebbe cercare di portarlo a pensare che lo scioglimento del matrimonio sia la cosa più opportuna per la Daito. A tal proposito, mi perdoni, ho iniziato a prendere autonomamente informazioni sui fondi che i Takamiya hanno investito nell'accordo siglato con la Daito e ci sono passaggi di denaro, attraverso società di fatto, che mi lasciano perplesso. Si potrebbe indagare in tal senso, sono certo che se il Sig. Hayami considerasse la Sig.na Kitajima un affare migliore per la Daito rispetto alla Sig.na Takamiya invece di ostacolarla l'aiuterebbe - propose con pacatezza.
    Masumi considerò l'affermazione di Hijiri. Forse non aveva torto e forse si poteva "spingere" la sorte in quella direzione, con un aiutino esterno. Masumi comprese che Hijiri sarebbe rimasto al suo fianco, lo avrebbe aiutato fino in fondo ma non si sentiva di forzarlo ad agire contro Eisuke, aveva un altro mezzo per "forzare" la mano al padre. Era ora di riprendere i contatti con il suo passato. Per un attimo lo sfiorò il dubbio di stare per imbarcarsi in una crociata inutile ma subito gli tornarono alla mente le parole di Maya.
    ^ Mio Isshin ... verrò anche io da sola ... mi aspetti Sig. Hayami la prego! ^. Dannazione no! Non avrebbe rinunciato a lei. Non adesso che sapeva di essere corrisposto. Eisuke Hayami lo aveva cresciuto per dominare gli altri, bene gli avrebbe mostrato quanto bene aveva appreso la lezione. Con risolutezza levò lo sguardo verso il suo fidato collaboratore. Ora solo fredda lucidità nelle iridi azzurre dell'uomo.
    - Hijiri. Per prima cosa devo pensare a proteggere Maya. Se è stata Shori a mandarle quei fiori e il biglietto è determinata e chiaramente guidata dal desiderio di mettere fuori causa una rivale. Dato chi ha alle spalle potrebbe diventare pericolosa. Di Shiori mi occupo io tu contatta Maya e dille che per il momento, il Donatore di Rose, non le invierà altri fiori o messaggi diretti ma che la seguirà sempre, prima vuole scoprire chi si è fatto passare per lui. Dille anche che la prega di continuare a fidarsi di lui e non dubitare mai del suo sostegno e di contare solo esclusivamente sui messaggi che arriveranno da te e nessun'altro e di riferirti ogni cosa le sembri strana. In questo modo tengo a bada mio padre che si riterrà soddisfatto e guadagnamo tempo per studiare delle contromosse - disse portandosi innanzi all'ampia porta finestra, che dava sul mare.
    Hijiri annuì prontamente.
    - In secondo luogo, voglio che continui ad indagare sulla fonte degli investimenti Takamiya, con molta discrezione come hai fatto fin'ora. In particolare cerca di risalire a chi si nasconde dietro le società di fatto, spulcia tra i bilanci, metti il naso ove necessario ma trovami qualcosa di concreto da poter usare come "arma" -.
    - Come ordinate. Riguardo la Crociera sull'Astoria posso domandarle cosa è successo? - chiese semplicemente Hijiri.
    Masumi si accigliò per un istante prima di rispondere in tono pacato.
    - Mio padre è in possesso di alcune foto diciamo compromettenti per Maya ma dubito che intenda usarle, visto che metterebbe al contempo alla berlina la Sig.na Shiori se le rendesse pubbliche .-.
    - Compromettenti? - chiese il giovane interdetto.
    Masumi si passò una mano tra i capelli, con un gesto stanco.
    - La Crociera era stata organizzata da Shiori, ma lei è rimasta a terra bloccata nel traffico e invece a bordo è salita Maya perchè la cercava, voleva restituirle un assegno. E' una storia complicata Hijiri. Per farla breve, una volta bloccati a bordo abbiamo avuto modo di parlare e chiarirci su molti punti. Non so come diamine se le sia procurate ma mio padre ha delle foto di me e Maya sulla nave mentre ceniamo, balliamo e ...- lasciò la frase in sospeso, non si sentiva di parlarne per ora neanche con Hijiri di quell'abbraccio - In più c'è la foto di Shiori che è svenuta sul pontile. Se inviasse quella alla stampa mi metterebbe nei guai. Sai cosa ipotizzerebbero subito i giornali scandalistici? - chiese in tono diventato aspro e sarcastico.
    Hijiri annuì.
    - Che la Sig.na Takamiya è forse in "stato interessante" - rispose poi in tono pacato.
    - Esatto. Al momento non credo che mio padre intenda dare alla stampa quelle foto, non ci guadagnerebbe niente ma sono un arma contro di me. Vedi di scoprire come se l'è procurate, devo sapere chi è che mi spia se lui o i Takamiya-.
    - Non si preoccupi. Lo scoprirò - fu la risoluta risposta del ragazzo.
    - Bene, ora mostrami i dati relativi le prove delle due compagnie e il referto medico di Sakurakoji. Devo trovare soluzione anche a questo problema -.
    Ventiminuti dopo i due lasciavano la Villa, prendendo direzioni diverse. Ciascuno con obiettivi e indagini da perseguire e portare a termine. Ora che aveva deciso di seguire il cuore... non sarebbe più tornato indietro.

    A chilometri di distanza Maya era rincasata con la testa piena di domande. Alla fine non era riuscita bene a capire perchè il Sig. Eisuke Hayami avesse voluto che anche lei fosse presente a quella discussione avuta con il figlio. Aveva la sgradevole impressione di essere una pedina in un gioco di forza tra i due. Quanto avrebbe voluto poter parlare subito con il Sig. Masumi e chiarire tutto. Ma perchè capitavano tutte a lei? Si domandò sconfortata. Senza contare che il pensiero di essere stata ingannata per tutto quel tempo... insomma lei aveva creduto sinceramente a quel signore simpatico che le aveva pure dato suggerimenti su come affrontare le prove per la Dea Scarlatta. Ora l'idea che fosse stato tutto un subdolo calcolo di Eisuke Hayami la faceva infuriare.
    Rei si era accorta che la giovane era alquanto agitata ma aveva supposto che fosse dovuto alla preoccupazione per Sakurakoji e per le ripercussioni del medesimo sul futuro della sua Dea Scarlatta pertanto non se l'era sentita di insistere dinnanizi all'ostinato - No, tutto apposto. Sono solo stanca - dietro la quale si era trincerata l'amica.
    Quella notte Maya fece fatica a prendere sonno. Tanti, troppi pensieri a vorticarle nella testa e presto... giunse l'alba.

    - continua -
     
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    CAPITOLO 4


    Shiori passeggiava nervosamente nell'anticamera dell'ufficio presidenziale della Daito. Era dal giorno precedente che tentava di parlare con Masumi. Doveva trovare il modo di chiarire subito la questione dell'assegno. Accidenti, non avrebbe mai pensato che quella sventata ragazzina avesse il coraggio di rifiutare una simile somma e per lo più di dirlo direttamente a lui. Quanto la odiava! Senza contare i pettegolezzi che circolavano. Certo, niente di scandaloso, era stato fatto passare tutto come un incontro d'affari ma lei sapeva che qualcosa su quella nave era successo. Temeva che lui avesse scoperto la sua menzogna al riguardo della sera dell'aggressione. L'ansia la pervadeva, se così fosse stato tutto spiegava la gelida cortesia che le aveva rivolto, a lei, come se fosse una perfetta estranea.
    Mizuki, dietro le spesse lenti degli occhiali, studiava l'atteggiamento nervoso della donna.
    - Sig.na Mizuki, non è ancora possibile parlare con il Sig. Masumi? - chiese nuovamente la donna, avvicinandola. Mizuki controllò per l'ennesima volta il telefono posto sulla scrivania. La linea 1 si liberò proprio in quell'istante
    - Un momento solo - disse in tono cortese, sollevando il ricevitore.
    - Sig. Hayami, mi perdoni c'è qui la Sig.na Takamya per lei - riferì poi in tono professionale. Dopo una breve pausa rispose prontamente.
    - Subito - mettendo fine alla comunicazione.
    Shiori, sempre più nervosa, attese con impazienza di scoprire cosa significava quel "subito".
    - Sig.na, prego. Il Presidente la sta aspettando - disse Mizuki a quel punto notando il lieve sospiro di sollievo della donna.

    Shiori entrò nell'ufficio dopo avere bussato discretamente. Lo vide in fondo alla stanza, accanto al mobile bar, intento a riempire due bicchieri. Non era ben certa di come iniziare il discorso, molto sarebbe dipeso dall'atteggiamento di lui.
    - Acqua con seltz ti va bene? - chiese Masumi senza voltarsi.
    Un po' spiazzata la donna si limitò a dire - Sì, grazie - non sapendo bene cosa fare.
    - Sono lieto di vedere che ti sei ripresa dal malore di due giorni fa - disse Masumi voltandosi a guardarla, tendendole il bicchiere.
    Shoiri rimase a fissarlo attonita. Il tono era stato cortese ma formale e gli occhi erano freddi e distanti. Era come se stesse mettendo una sottile barriera tra loro due, lo sentiva.
    - Masumi, io... - iniziò a dire.
    - Sì? - chiese di rimando l'uomo, appoggiandosi con indolenza alla scrivania, mentre le faceva cenno di accomodarsi sulla poltrona.
    No, decisamente non era così che aveva immaginato di parlare con lui in quei due lunghissimi giorni. Doveva cambiare atteggiamento, ne era consapevole. Era meglio scusarsi, era chiaro che lui fosse adirato, doveva placarlo. Chissà cosa gli aveva detto quella dannata mocciosa.
    - Io volevo scusarmi per quella faccenda dell'assegno. Ti prego lascia che ti spieghi. L'ho fatto per te - disse in tono accorato. L'unica reazione dell'uomo fu l'inarcarsi di un sopracciglio mentre l'espressione restava imperturbabile.
    - Per me? - chiese poi in tono piatto.
    Vagamente incoraggiata dal fatto che fosse disposto ad ascoltarla Shiori proseguì in tono sofferto.
    - Sì. Dopo l'aggressione dell'altra notte io... ho avuto paura per te. Tu sei stato ferito per proteggerla, io ho pensato che se riuscivo ad allontanarla da te ti avrei messo al sicuro da quei malviventi - mentre una lacrima iniziava a scorrerle sul viso pallido.
    Masumi la fissò interdetto prima di chiederle in tono meno freddo.
    - Fammi capire, hai creduto che quei tizi l'altra sera ce l'avessero con lei? -.
    Shiori annuì brevemente, cercando il fazzoletto nella borsetta. Masumi prese il proprio dalla tasca interna della giacca e glielo porse studiano ogni dettaglio, ogni fugace espressione che attraversava il volto della donna.
    - Quindi tu hai offerto 100 milioni di yen a Maya Kitajima perchè mi stesse lontano pensando che in questo modo non avrei più corso rischi? - proseguì per lei, tornando ad appoggiarsi alla scrivania.
    - Sì. Lo so che ho sbagliato e che può apparirti meschino. So anche che così ho messo un ostacolo tra te e i diritti per la Dea Scarlatta alla quale tieni così tanto ma, cerca di capirmi, io.... ero preoccupata. Ho avuto davvero paura che potessero ucciderti, volevo solo proteggerti - proseguì tra un singhiozzo e l'altro la donna.
    Masumi la osservò per qualche istante dubbioso.
    ^Non fossi certo che le ragioni sono altre, che è esclusivamente con Maya che ce l'hai, potrei anche cascarci Shiori.^ pensò preoccupato ^Ti stai rivelando molto diversa da come ti avevo creduta. Menti, sapendo di farlo. A questo punto con tutta probabilità anche la faccenda dell'anello e del vestito da sposa sono state architettate da te per screditare Maya. Questo implica che dovrò stare doppiamente attento d'ora in avanti. In parte sono responsabile di questa assurda situazione, lo riconosco, avrei dovuto troncare prima che tutto venisse formalizzato e prima ti innamorazzi ma, ora, il fatto che tu ti accanisca su Maya mi toglie gran parte degli scrupoli che avevo di ferirti^ considerò mentalmente. Ora sapeva come doveva comportarsi. Ora aveva capito.
    - Su adesso calmati - disse in tono gentile, avvicinandosi a lei. - Comprendo le tue intenzioni e mi lusinga la tua preoccupazione ma avresti dovuto parlarne con me, non agire di testa tua. A maggior ragione se temevi che ci fosse pericolo. Ti avrei spiegato che sono io l'obiettivo di quei delinquenti e che la questione è legata al lavoro ma che comunque sono state prese le dovute misure di sicurezza. Devi stare tranquilla -.
    A quelle parole Shiori si alzò in piedi, rassicurata dal fatto che Masumi ora sembrava meno scostante. Lui le sorrise lievemente, prima di tornare serio e soggiungere in tono velatamente preoccupato.
    - Tu non ti rendi conto delle implicazioni del tuo gesto. Non capisci che, in qualità di mia fidanzata, dare una simile somma di denaro ad un'attrice o comunque qualcuno dell'ambiante dello spettacolo equivale ad un tentativo di corruzione? Avresti potuto finire nei guai e farci finire anche me-.
    Shiori sbiancò in volto a quell'affermazione. Accidenti quando aveva fatto dare quell'assegno a Maya Kitajima non aveva minimamente preso in considerazione quella possibilità.
    Masumi registrò mentalmente che l'aveva spiazzata. Così non ci aveva pensato. Altro dettaglio da tenere presente.
    - La prossima volta ti consiglio di parlarmi dei tuoi dubbi e delle tue paure. Non voglio che rischi di metterti nei guai per me. - concluse poi in tono gentile e rassicurante.
    Shiori annuì brevemente. Che si fosse sbagliata e si fosse alterato principalmente per quella ragione? Non aveva immaginato che agli occhi del regista e del resto della cast potesse risultare sconveniente il suo gesto, aveva solo pensato ad un modo per togliersi di torno la ragazza.
    - Sei ancora arrabbiato? - chiese titubante.
    Masumi le concesse uno di quei sorrisi gentili e cordiali atti allo scopo di rassicurarla, attingendo al suo più classico repertorio.
    - No. Per fortuna ho avuto modo, per l'intera serata, di discutere debitamente con la Sig.na Kitajima e strappando l'assegno in sua presenza ho chiaramente lasciato intendere che si è trattato di un malinteso che non si ripeterà, ed ora che so le ragioni che ti hanno spinto a fare questa sciocchezza non ho motivo per essere ancora in collera ma che non si ripeta più. E' stato un incidente spiacevole da risolvere -.
    Shiori annuì. Era certa che non gli era spiaciuto affatto trascorrere la serata a rabbonire Kitajima ma non era prudente sollevare obiezioni sul suo di comportamento. Le aveva creduto, questo era quello che contava. Doveva essere più prudente in futuro. Masumi non era uno stupido e se commetteva un'altra ingenuità avrebbe potuto capire tutto e le cose potevano complicarsi non poco.
    - Certo. Scusami ancora - disse in tono contrito abbracciandolo.
    Masumi non fece niente per impedirglielo, ricambiando anche se con scarso entusiamo. Dentro, di fatto, si sentiva ribollire di indignazione ma doveva fare buon viso a cattivo gioco. Dopo qualche istante, non resistendo oltre, l'allontanò gentilmente da sè.
    - Ora devo chiederti scusa ma ho diverso lavoro da fare. Come saprai il partner di scena di Maya Kitajima ha avuto un incidente e ci sono diverse decisioni da prendere riguardo lo spettacolo. Poichè si tratta di un attore della Daito tocca a me preoccuparmi della cosa - disse poi in tono pratico e Shiori comprese che per quel giorno non avrebbe avuto altro da lui.
    - Certo. Pensi che potremo vederci questa sera? - chiese semplicemente. Non era il momento di forzargli la mano.
    Masumi considerò che quella sera aveva intenzione di incontrare qualcun altro ma non voleva insospettirla o contrariarla perciò rispose tranquillamente - Temo di no ma cercherò di ritagliare un paio d'ore per domani all'ora di pranzo se per te va bene -.
    Non le andava benissimo ma era meglio di niente così con un sorriso radioso gli rispose - Certamente - prima di uscire dalla stanza.
    Rimasto solo Masumi si sedette sulla poltrona dietro la scrivania. Gli occhi azzurri freddi e calcolatori. Per il momento aveva bloccato le manovre di Shiori, era certo che non avrebbe fatto nulla nell'immediato, avrebbe rischiato di scoprirsi troppo. Ora era tempo di recarsi all'ospedale. Doveva sincerarsi di come stava Sakurakoji poi sarebbe andato ad un appuntamento importante.

    - Ospedale -
    La penombra regnava nella stanza, con le tende tirate e le tapparelle chiuse per metà. Il suono ritmico della pompa infusionale a fare da contraltare al silenzio della stanza. Lentamente, il giovane disteso tra le bianche coltri, riprese conoscenza.
    Quando aprì gli occhi impiegò qualche istante a mettere a fuoco le immagini poi la riconobbe. La chioma castana che si mescolava con il bianco della coperta, mentre la testa poggiava sui gomiti al capezzale del letto. Doveva essersi addormentata nel vegliarlo, considerò con un moto di tenerezza.
    - Maya - riuscì a chiamarla. Aveva dolore un po' ovunque..
    Riscossa dal suono della sua voce la giovane alzò di scatto la testa, con un'espressione buffa di sorpresa dipinta sul volto stanco.
    - Sakurakoji - disse mentre il visino s'imporporava. - Oh, Sakurakoji, come ti senti? - chiese dopo un attimo del tutto sveglia.
    Il ragazzo ci mise qualche istante a capire dove si trovava ma era tutto così confuso nella sua testa.
    - Cosa è successo? - chiese con voce flebile.
    - Hai avuto un incidente con la moto mentre tornavi alla sala prove - disse la giovane. - Dovevo tornare con te, magari non sarebbe successo - balbettò poi mentre una lacrima silente le bagnava il volto.
    Incidente? All'improvviso, ben più dolorosa delle ferite, la stilettata che lo colpì al cuore quando rammentò l'accaduto. Dell'indicendente non ricordava praticamente niente ma di quello che aveva visto al molo ricordava dolorosamente anche troppo.
    - Maya perchè sei venuta qui? - le chiese in tono brusco. Non avrebbe voluto esserlo ma il mondo per lui era come se improvvisamente avesse preso a girare al contrario, niente aveva un senso. Maya odiava il Sig. Hayami perchè allora quell'abbraccio tra i due? Che diamine ci faceva adesso lì in lacrime quando prima lo aveva allontanato da sè?
    La giovane fisso il volto ferito del ragazzo confusa. Che razza di domande faceva? Era lì perchè era preoccupata per lui.
    - Ero preoccupata. Il dottore dice che te la caverai e ti rimetterai completamente ma dovrai stare a riposo assoluto per un paio di mesi. Io... mi dispiace così tanto Sakurakoji - balbettò la giovane iniziando a piangere.
    Yu la fissò confuso. Come due mesi. Provò ad alzare un braccio per sfiorarle, istintivamente una guancia ad asciugare quelle lacrime. Nonostante tutto gli faceva male vederla piangere ma i tubicini della flebo gli limitavano i movimenti, fu in quel preciso momento che nella stanza entrò Masumi Hayami.

    Una stilla di gelosia allo stato puro pervase l'animo di Masumi alla vista dei due ragazzi, delle lacrime di Maya e del palese gesto tentato dal giovane ma subitamente si diede dell'idiota.
    - Come ti senti, Sakurakoji? - chiese in tono discorsivo avvicinandosi ai due notando lo sguardo sorpreso e preoccupato di Maya posarsi su di lui e un'ombra profonda attraversare le iridi del giovane.
    - A quanto pare ne avrò per un bel po' - disse il ragazzo, per spezzare il silenzio imbarazzato che era seguito a quella domanda. Era stato cieco, cieco per mesi. Com'era possibile non accorgersi del modo con il quale Maya guardava il Sig. Hayami? Solo ora se ne rendeva conto. Maya era stata onesta con lui, era stato lui a volersi illudere di avere speranza. Con un gesto dettato dall'orgoglio ferito volse lo sguardo verso la finestra, non voleva mostrare il suo dolore.
    - Sakurakoji... - mormorò dispiaciuta la giovane, non potendo comprendere.
    - Ti prego, Maya. Sono stanco. Vorrei restare da solo - disse il ragazzo voltando di scatto la testa, ignorando Masumi, e puntando uno sguardo addolorato ma severo sul volto della giovane.
    Masumi fissò in silenzio entrambi per qualche istante poi decise di intervenire.
    - Maya, il Sig. Kuronuma ti stava cercando. Devi tornare in sala prove - il tono era calmo e colloquiale.
    - Ma io... - provò a ribattere la ragazza.
    - Si vai alle prove Maya. Devi interpretare la Dea Scarlatta no? - ribatte il ragazzo in tono piatto.
    Maya non capiva, perchè Yu la trattava in quel modo? Confusa cercò lo sguardo di Masumi. Con un lieve cenno quest'ultimo le fece capire che era meglio se si allontanava. Anche se dispiaciuta la giovane annuì.
    - Va bene. Tornerò a trovarti più tardi - disse in tono soffocato prima di passare accanto a Masumi e, dopo un'ultimo fugace sguardo al giovane disteso sul letto, uscire dalla porta lasciandoli soli.
    Quando fu certo che Maya fosse lontana, Masumi si avvicinò al letto deciso a capire le ragioni del malcelato livore del ragazzo. Forse era spaventato all'idea di perdere il ruolo.
    - Il medico dice che non potrai provare per almeno due mesi, è perchè devi rinunciare ad Isshin che te la prendi con Maya? - chiese con determinazione. Non era tipo da inutili giri di parole quando non era necessario.
    Sakurkoji sussultò a quell'attacco diretto.
    - Come diamine fa a guardarsi ogni giorno in uno specchio? - chiese risentito, non aveva paura di affrontare il potente Presidente della Daito Art Production tanto non gli era rimasto più nulla da perdere.
    Masumi inarcò un sopracciglio. C'era qualcosa di strano nel comportamento del ragazzo.
    - Non capico a cosa tu ti riferisca - sondò pertanto con fare distaccato, prendendo posto sulla sedia che fino a poco prima aveva ospitato Maya.
    Il giovane inghiottì un amaro boccone prima di sputargli in faccia il suo disappunto.
    - Sta per sposarsi con un'altra e intanto circuisce Maya per avere la Dea Scarlatta. Quanto è canduto in basso Sig. Hayami -.
    Masumi sussultò come colpito da uno schiaffo in pieno viso. C'era un'unica ragione per una simile accusa. Sakurakoji li aveva visti. Inventare scuse improbabili era fuori discussione. Tanto valeva giocare a carte scoperte.
    - Ammetto di non essere uno stinco di santo, e di avere spesso usato ogni mezzo per ottenere i miei scopi, ma non sto giocando con Maya - disse con semplicità consegnandosi senza remore al giudizio del ragazzo.
    - Mi perdoni ma faccio fatica a crederlo. Non le permetterò di farle del male - ribattè duramente il giovane. Nonostante fosse ferito da quella scoperta le voleva troppo bene. L'amore non è qualcosa che si può spegnere a comando.
    Masumi sorrise, un sorriso stanco e tirato.
    - Quando troverai l'altra metà della tua anima, solo in quel momento ti renderai conto di quanto sei stato solo fino ad allora - ripetè in tono pacato, notando il subitaneo sussulto del ragazzo. Sapevano entrambi a cosa si stava riferendo.
    - Shiori è la donna scelta per me da mio padre, per il prestigio degli Hayami, Maya è la donna che ha scelto il mio cuore, l'altra metà della mia anima. Non pretendo che tu possa capire, Sakurakoji. Conosco quanto te i morsi della gelosia. Per ogni istante che tu passi sul palco con lei, nel suo mondo dell'arcobaleno, io ti invidio - disse con estrema sincerità rendendosi conto di averlo sorpreso.
    - Lei mi invidia? - chiese confuso il giovane, quella confessione non se l'era aspettata.
    - Io non posso fare molto per Maya e per il suo sogno di interpretare la Dea Scarlatta. Le ho dato tutto il sostegno che ho potuto in questi anni, spesso e volentieri anche in modo maldestro. Ho fatto in modo, dopo Lande Dimenticate, di orchestrare le selezioni del cast in modo che tu potessi lavorare ancora con lei perchè hai talento e perchè sei il suo partner ideale. Sul palco vi completate a vicenda. Nessuno può essere il suo Isshin meglio di te. Io posso esserlo nella vita ma non sempre nella vita si può avere ciò che si vuole, sul palco tutto è più semplice - proseguì Masumi, alzandosi in piedi e dando le spalle al giovane. Quasi parlasse a se stesso.
    - Lei mi ha fatto avere il ruolo di Isshin? - chiese il giovane sgomento.
    - Lo avresti avuto in ogni caso, ma volevo essere certo che venissi inserito nel cast di Kuronuma, insieme a Maya. So che volendole bene avresti avuto cura di lei quando io non potevo -.
    Sbagliava o c'era sofferenza nel tono della sua voce?. Sakurakoji non lo riconosceva. Era come se avesse gettato la maschera. Sicuramente non si sarebbe esposto con lui in quel modo se non fosse convinto che, avendo a cuore il bene di Maya, non avrebbe usato quella conversazione contro di lui. Era così scontato? Così prevedibile? Chiuse gli occhi per riflettere un istante prima di decidersi a parlare.
    - Che cosa pensa di fare adesso? Lei è pur sempre un uomo impegnato. Maya ha diritto ad essere felice e non a dover vivere nell'ombra - obiettò alla fine il giovane. Avrebbe voluto essere furioso con lui invece non ci riusciva, forse perchè in fondo capiva la sofferenza di Hayami perchè per certi versi era simile alla sua.
    - Non lo so. Questo è un problema che affronterò in un secondo momento. Ora quello che mi interessa è la felicità di Maya e lei non può essere felice se tu stai disteso in un letto d'ospedale a compiangerti. Dimmi che non rinuncerai ad Isshin e troverò il modo di far rimandare la rappresentazione di prova, così che tu possa avere il tempo di recuperare - sentenziò Masumi cercado il suo sguardo confuso.
    - Lei mi sta usando - disse Sakurakoji voltando il capo, afflitto.
    Masumi tornò a sedersi al suo fianco e gli posò una mano sulla spalla sincerandosi di avere la sua attenzione.
    - Forse è così ma in fondo tutti ci usiamo un po'. Hai lottato per mesi per comprendere Isshin, il suo animo. So da Kuronuma che hai studiato presso uno scultore per comprendere meglio il ruolo, che hai provato ad immergerti nella natura per capire il senso della storia e dell'animo di Isshin. Non voglio toglierti quel ruolo Sakurakoji. E' vero è per Maya perchè lei non accetterebbe mai al suo fianco un altro attore al tuo posto. Non ti rendi conto di quanto bene ti voglia quella ragazza? Non ti ama come vorresti, ma sei la persona più cara che ha. Non lasciarla sola su quel palco Sakurakoji. Ti prego! Per lei e per te stesso. Non vorrai lasciare quel ruolo ad Akame? -.
    Sakurakoji chiuse gli occhi frastornato. Cosa doveva fare, cosa? Sarebbe stato in grado di recitare il ruolo dell'innamorato di Akoya sapendo che il cuore di Maya non sarebbe mai stato suo? Chissà forse quella prova, quella consapevolezza, gli avrebbe permesso di andare oltre, di diventare Isshin. Forse la sofferenza era necessaria per comprendere l'animo del personaggio. Forse...
    - Posso pensarci su? - chiese alla fine, stremato. Era stanco, e non solo fisicamente.
    Masumi comprese che non poteva pretendere di più da lui in quel frangente. Gli stava chiedendo un grosso sacrificio e ne era consapevole.
    - Certo ma non posso darti troppo tempo. Ho la stampa che mi alita sul collo e poi devo sapere se fare pressione per cambiare la data della rappresentazione o meno. Se non mi riuscisse la manovra, ogni giorno perso, è un giorno in meno di prove per il cast di Kuronuma - si limitò a rispondere pratico.
    - Entro domani le farò sapere, Sig. Hayami -.
    - D'accordo. Ora riposati. E' stata una lunga giornata - disse l'uomo prima di alzarsi e lasciarlo finalmente solo.

    - continua -
     
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    CAPITOLO 5


    - Kid's Studio -
    Kuronuma non ne voleva sapere di considerare l'incidente come una battuta d'arresto alla preparazione dello spettacolo e continuava a sbraitare che avrebbero trovato una soluzione. In ogni caso c'erano tutti gli altri attori e lo spettacolo non si fa con un solo attore in scena, almeno non la Dea Scarlatta. Maya, tuttavia, aveva il cuore oppresso da mille dubbi. Che senso aveva provare se il suo Isshin era bloccato in un letto d'ospedale? Le faceva male pensare alla reazione di Sakurakoji. Era così deluso e arrabbiato che aveva finito con il prendersela pure con lei. Non era giusto. Tuttavia provò a considerare come si sarebbe sentita al suo posto, se fosse stata lei stesa su quel letto con il rischio di dire addio alla Dea Scarlatta. Povero Yu! L'unica nota positiva, se tale poteva considerarla in quel trambusto, era che alla fine la stampa non aveva detto nulla di quello che era successo a bordo della nave, a quanto pareva le dichiarazioni che aveva predisposto l'ufficio stampa della Daito erano state sufficienti a placare la curiosità dei giornalisti. Se solo avesse potuto parlare con il Sig. Hayami, aveva tante cose da chiedergli a cominciare da com'era andata a finire tra lui e il pratrigno due sere prima ma rammentava quello che lui le aveva detto. ^Per un po' non ci vedremo^. Doveva avere fiducia e aspettare. Tornando al presente si mise ad osservare i compagni, che stavano provando la scena dei fantasisti viaggiatori al villaggio, scena che non la vedeva presente.
    Kuronuma l'avvicinò ordiandole deciso - Anche se non sei coinvolta, Maya, io voglio che tu assista alla scena come lo farebbe Akoya. Con lo stesso spirito -.
    - Sì- rispose prontamente, sforzandosi di rammentare le sensazioni di Akoya, i suoi pensieri. Come avrebbe reagito la giovane se avesse sentito cosa gli abitanti del villaggio dicevano di lei ai forestieri? Akoya non avrebbe prestato loro attenzione, lei avrebbe ascoltato la natura non il vuoto chiacchiericcio della gente. Sì, poteva farcela. Lentamente entrò nei panni di Akoya, pur fuori dalla scena, lei la stava "vivendo". Ad un tratto si sentì mettere una mano sulla spalla. Immersa nell'interpretazione la giovane si volse con uno sguardo ingenuo e spensierato tanto che la persona che aveva cercato di richiamare la sua attenzione rimase per un attimo spiazzata.
    - Emh, Maya - le disse titubante.
    La giovane non rispose e si limitò a guardare il nuovo arrivato con ingenua curiosità, senza dismettere la maschera di Akoya. cosa che venne subito notata da Kuronuma e che ritenne molto interessante.
    - Maya, c'è una telefonata per te. - disse l'inserviente perplesso.
    Una telefonata pensò la giovane? All'istante la maschera di Akoya abbandonò il suo viso e tornò ad essere se stessa. Kuronuma se ne accorse. Accidenti a quell'interruzione ma possibile che non si potesse mai provare in santa pace?
    - Mi scusi - balbettò contrita la giovane prima di andare nell'ingresso, dove si trovavano i telefoni, mentre il regista le sbraitava dietro un - Vedi di darti una mossa - alquanto inferocito.
    - Pronto? - disse sollevando la cornetta del telefono.
    - Ciao Maya, sono Ayumi -.
    Per poco non la lasciò cadere a terra. Ayumi? Era da tanto che non si sentivano.
    - Ciao Ayumi - riuscì a dire dopo qualche istante. Un momento, forse le avevano riferito che l'aveva cercata e lei ora si limitava a restituirle la telefonata.
    - Ho saputo dell'incidente occorso a Sakurakoji, era di questo che volevi parlarmi? - chiese all'altro capo del filo la bionda attrice.
    A dire il vero non era quella la ragione ma non aveva senso ora spiegarglielo.
    - Emh! Sì. Ho pensato che volessi avere notizie - disse pertanto cercando di essere convincente.
    Un breve silenzio seguì le sue parole.
    - Ho sentito dire che sarà costretto ad uno stop di due mesi, è vero? - chiese poi Ayumi in tono inquisitorio.
    Maya ancora non voleva crederci, eppure quello era il verdetto dei medici.
    - Purtroppo temo di sì. Ha riportato contusioni e lacerazioni varie ma soprattuto la frattura della gamba - spiegò poi, rammentando come Yu e Ayumi avessero spesso recitato insieme per la Compagnia Ondine, era naturale che la giovane si sincerasse sulle sue condizioni.
    - Mi dispiace, è un brutto colpo per lui. Sai con chi verrà sostituito? - si informò tuttavia la rivale, lasciandola un po' perplessa. Le sembrava ... fredda.
    - A dire il vero no. Se che il Sig. Hayami sta ancora valutando la situazione e non è stato deciso nulla - rispose cincischiando con il filo del telefono, c'era qualcosa in quella telefonata che la metteva a disagio anche se non sapeva il perchè.
    - Capisco. Senti, ora devo andare. Per favore fammi sapere, se non ci sono io lascia pure detto di riferire a mia madre, cosa è stato deciso al riguardo - disse dopo un attimo Ayumi con uno strano tono nella voce. Sembrava distratta. Maya rimase un po' interdetta ma le promise che l'avrebbe tenuta al corrente. Dopo un paio di frasi di commiato la chiamata ebbe termine e Maya tornò alle prove.

    - Che cosa ti ha detto? - chiese Utako alla figlia, appena la vide posare il telefono.
    - Che non è niente di grave, per fortuna, ma con tutta probabilità saranno costretti a sostituirlo perchè ne avrà per due mesi - disse in tono atono. - Se Maya perdesse Sakurakoji, a questo punto delle prove, la nostra lotta sarebbe impari. Un altro non farebbe mai in tempo a studiare la parte in così poco tempo - considerò poi, parlando più a se stessa che alla madre.
    - Cos'hai in mente Ayumi? - chiese la donna, raggiungendola.
    - Per ora niente ma stavo riflettendo che se decidessero di spostare la Rappresentazione di qualche mese tornerebbe anche a mio vantaggio. Avrei modo di curarmi e al contempo potrei, senza handicap, mettere a frutto tutto quello che ho imparato in queste settimane. Allo stesso modo Maya potrebbe giocare ad armi pari con me. Non voglio la Dea Scarlatta in questo modo - disse in tono risoluto.
    Utako era sempre più sorpresa dalla figlia, dalla forza d'animo e dall'abnegazione che stava mettendo per ottenere quel ruolo.
    - Non credo che Onodera sarà concorde con la posticipazione della data - si limitò a constatare.
    - Questo è vero, però la decisione spetterà all'Associazione Nazionale e non ad Onodera. Ora voglio riprendere gli esercizi, daccapo - concluse pacificamente, mentre la madre annuiva.

    - Narita - Aeroporto Internazionale di Tokyo -
    Il volo da Atlanta era atterrato da circa venti minuti, osservando con fare distaccato i vari passeggeri che uscivano dalla dogana Hijiri controllò per l'ennesima volta la fotografia che Masumi gli aveva lasciato. Alla fine lo intravvide tra la folla. Alto, folti capelli neri un po' ribelli, fisico asciutto e portamento altero, si corrispondeva. Accertandosi, per l'ennesima volta, che nessuno lo stesse osservando o lo avesse seguito si avvicinò all'uomo togliendosi gli occhiali chiedendo cortesemente - Com'è il tempo ad Atlanta, Sig. Ishikawa? - mentre questi lo studiava per un istante serio in volto prima di rispondere in tono vagamente divertito.
    - Lei deve essere il collaboratore di Masumi. Corrisponde alla descrizione. Direi piovoso, spero che la permanenza a Tokyo si riveli più interessante -.
    Hijiri annuì brevemente, prima di fargli cenno di seguirlo.
    - Il Sig. Masumi si scusa ma è stato trattenuto e non ha potuto venire a prenderla di persona. Mi ha pregato di accompagnarla all'appartamento che è stato disposto per la sua permanenza. L'attende lì- si affrettò a spiegare mentre, uscendo dal terminal, raggiungevano la berlina nel pacheggio.
    - Nessun problema - rispose il nuovo arrivato sedendosi in macchina mentre studiava le luci della città.
    Circa mezz'ora dopo i due giunsero a destinazione, in un quartiere residenziale piuttosto tranquillo. Il palazzo aveva l'aria elegante ma allo stesso tempo anonima, in stile occidentale sembrava costruito più che altro per la comodità, in mezzo a tutti gli altri similari che come un alveare anonimo si distribuivano equamente lungo la via. Hijiri fermò la macchina e, dopo aver preso il bagaglio dell'uomo, lo precedette all'interno dell'edificio. Giunti al terzo piano inserì la chiave nella serratura, aprendo la porta, prima di lasciar accomodare il Sig. Ishikawa all'interno. Le luci erano accese e il lieve aroma di una sigaretta giunse loro alle nari.
    Un sorriso increspò le labbra cesellate dell'uomo.
    - Masumi, non hai ancora smesso di intasarti di catrame i polmoni? - disse poi in tono divertito mentre avanzava a stringere con calore la mano che questi gli tendeva.
    Hayami si schermì con una lieve alzata di spalle.
    - Ogni tanto ci provo, ma lo stress non aiuta. Bene arrivato Ken - interloquì serafico per poi dire con calma ad Hijiri, che attendeva in silenzio in mezzo al corridoio - Grazie Hijiri, per ora è tutto. Ci vediamo domani -.
    Il giovane annuì brevemente con la testa prima di lasciare il mazzo di chiavi sul mobile dell'ingresso e allontanarsi con discrezione.
    - Allora, Masumi, cosa bolle in pentola? Sono rimasto alquanto sorpreso quando la mia segretaria mi ha riferito il tuo messaggio. Era da parecchio che non ci sentivamo - disse Ken, mentre si accomodava sul divano e accettava il bicchiere di whisky che gli tendeva.
    - In effetti l'ultima volta che ci siamo sentiti stavi sommerso nella neve mentre litigavi con le autorità locali per ottenere il consenso di trivellare al largo di Anchorage - disse sorridendo Masumi.
    - Sì, in effetti si è trattato di una "fredda" trattativa. Avanti sputa il rospo. Non penso che tu mi abbia fatto attraversare l'oceano in volo per fare quattro chiacchiere - sentenziò alla fine Ken osservando, con i suoi occhi castani, lo sguardo improvvisamente serio e teso di Masumi.
    - Hai ragione. Ho un problema da risolvere e temo che da solo non riuiscirò a venirne fuori. C'è di mezzo Eisuke Hayami e la famiglia Takamiya, ovvero l'impero Takatsu - esordì alzandosi in piedi.
    - Che ha combinato questa volta il tuo pseudo patrigno? - chiese Ken in tono spiccio. Non era mai stato tipo da indorati e untuosi discorsi, era per i modi diretti.
    - Mi sono innamorato Ken, con la I maiuscola e se sapessi di chi, conoscendoti, ti metteresti a ridere. -.
    - Se per questo mi viene voglia di ribaltarmi dalle risate alla sola idea di te innamorato. Hai preso per caso una botta in testa? - ribattè Ken tra il serio e il faceto.
    Conoscendolo Masumi non se la prese. Ken era dissacrante all'inverosimile.
    - Prego, ribaltati pure. Il problema però non è quello. Ho pensato che fosse un amore non corrisposto così ho commesso l'errore madornale di cedere alle pressioni di Eisuke e di accettare un matrimonio combinato con la nipote di Takamiya. Il fidanzamento ufficiale è stato annunciato da tempo e il matrimonio dovrebbe avere luogo tra poche settimane - concluse poi in tono piatto.
    - Ah! Bel casino, ma com'è che ho l'impressione che il meglio debba ancora arrivare? - interloquì Ken facendosi serio.
    Masumi prese un lungo respiro prima di rispondere.
    - Da pochi giorni ho scoperto che la ragazza ricambia i miei sentimenti. Vorrei mandare al diavolo il matrimonio ma ovviamente siglati già gli accordi prematimoniali, di semi-fusione tra la Takatsu e le imprese Hayami, sono con il cappio al collo. Mio padre è stato chiaro. Se provo a spezzare il fidanzamento se la prenderà con la ragazza e temo ripercussioni simili anche da parte dei Takamiya -.
    Un lungo fischio fu la risposta di Ken, a sottolineare che era veramente nei casini.
    - Posso sapere chi è questa perla che ti ha rubato il cuore? - chiese dopo un attimo, alzandosi in piedi e raggiungendolo.
    - Una ragazza che ha undici anni meno di me, lontana anni luce dal mio mondo, lei è un'attrice ma di quelle con l'anima che non accettano compromessi neanche quando è in gioco la loro felicità. All'apparenza può apparire una come tante, insignificante, per niente decorativa ma ha il fuoco dentro, una passione spontanea e genuina. Non ha mai paura di dirmi in faccia quello che pensa di me, con lei mi sento ... vivo -.
    Il tono di Masumi era carico di dolcezza e ammirazione, con Ken non aveva ragione di nascondere i suoi reali sentimenti.
    Ken divenne serio. Conosceva l'arida corazza dietro alla quale era vissuto per anni Masumi, quella corazza che aveva eretto per riuscire a difendersi dal mondo che Eisuke Hayami gli aveva costruito intorno e che rischiava altrimenti di schiacciare il troppo sensibile ragazzino che aveva incontrato all'epoca delle scuole medie per la prima volta, doveva essere una persona veramente speciale quella ragazza per essere riuscita a fare breccia in essa.
    - Amico mio, certo che sei un maestro nell'incasinarti la vita. Avresti dovuto toglierti dalla famiglia Hayami quando ne hai avuto la possibilità, anni fa, dopo la morte di tua madre ma so che il desiderio di vendicarti ti ha portato a rifiutare la nostra mano tesa. Gli altri un po' se la sono presa ma io no, lo sai o non sarei qui adesso. Forse ho capito perchè mi hai cercato. Vuoi trovare una contro proposta di capitali per allettare Eisuke e convincerlo che anche senza l'accordo con i Takamya la sua compagnia non avrà danni, è così? - disse in tono pratico, prevedendo la mossa che aveva in mente il cugino.
    - Sì, in parte ma non sarebbe sufficiente, lo conosco. Devo rendergli impossibile rifiutare la mia offerta così da costringerlo a non opporsi all'annullamento del matrimonio. Ho studiato un modo per non coinvolgerti direttamente con gli Hayami, ho un piano alternativo per fare affluire i fondi in altro modo, fuori dalla sua portata. Quello di cui ho bisogno è solo sapere se tu sei disposto a metterti in società con me -. il tono di Masumi era professionale, cinico e determinato.
    - Una società insieme? Di che tipo scusa? Io mi occupo di pozzi petroliferi e tu di produzioni teatrali e del mondo dello spettacolo -. Ken doveva ammetterlo, pur conoscendolo da anni, la sua idea lo trovava spiazzato.
    Masumi sorrise lievemente mentre si avvicinava al tavolo sul quale aveva lasciato la ventiquattr'ore e ne estraeva un fascicolo cartaceo piuttosto voluminoso.
    - Qui trovi tutti i dettagli e la proposta di massima del contratto. L'avevo già imbastita tempo fa, per sottrarre a mio padre i diritti di rappresentazione della Dea Scarlatta, ma le mie priorità al momento sono cambiate. Prenditi il tempo che ti serve per decidere. Non devi rispondermi adesso. Valuta tutti i pro e i contro. Se decidi di non voler rischiare lo capirò. Non sei obbligato ad accettare, ovviamente -.
    Masumi a dire il vero non aveva altri possibili soci in vista, pensava di avere più tempo per spostare lentamente i fondi che gli occorrevano da alcune società satellite, ma il tempo ora gli remava contro per questo si era risolto a rivolgersi a Ken.
    - D'accordo. Darò un'occhiata alle cifre e alla bozza. Tuttavia ti avverto non prendo la cosa alla leggera. Prima di prendere qualsiasi decisione voglio avere modo di vedere quello in cui potrei trovarmi ad investire, compresa la perla di ragazza che ti ha fatto capitolare - fu la calma risposta dell'uomo, mentre posava sul tavolino l'incartamento.
    Masumi annuì brevemente.
    - Dammi un po' di tempo. Ho il sospetto che i Takamyia mi abbiamo messo qualcuno alle costole e non voglio compromettere te o Maya con manovre avventate - disse però in tono deciso.
    Ken inarcò un sopracciglio sorpreso.
    - Sono arrivati a questo punto? Non ti invidio affatto - disse poi con un tono vagamente preoccupato nella voce.
    Masumi gli mise una mano sulla spalla, in modo fraterno, prendendo poi il soprabito e la ventiquattr'ore. Era ora di tornare a casa, per non accendere sospetti nel padre.
    - Non preoccuparti. Ci ho fatto l'abitudine. Ci sentiamo domani. Per qualsiasi cosa non chiedere di me direttamente, rivolgiti a Hijiri. Il suo numero lo trovi nella documentazione. E' il modo più sicuro per organizzare incontri tranquilli -. precisò in modo pratico.
    Ken annuì restituendo la stretta, com'erano abituati a fare ai tempi del College.
    - Quasi quasi mi fai paura - disse poi scoppiando a ridere, imitato da Masumi che pochi istanti dopo se ne andò lasciandolo da solo con la mezza bottiglia di whisky e il contratto sul tavolo come compagnia.

    A chilometri di distanza, in un'altra residenza dai connotati più orientali, una donna osservava pensosa l'articolo di un quotidiano di spettacolo mentre sorseggiava, con grazia e fare distaccato, una tazza di té verde.
    - Che cosa ne pensa, Sig.ra Tsukikage? L'incidente occorso a Sakurakoji potrebbe essere un grosso problema per Maya - considerò Genzo rientrando nella stanza, sedendolesi di fronte.
    - In franchezza, Genzo, le esternazioni di Onodera sulla "vittoria già in tasca" non mi interessano. Maya può trovare la sua Dea Scarlatta anche senza un Isshin, il problema si presenterebbe solo all'atto della messa in scena dello spettacolo, perchè ne risentirebbe l'armonia dell'insieme se avesse un partner diverso - disse la donna in tono calmo a pratico, posando il giornale e guardando dritto innanzi a se, oltre la finestra che dava sul giardino, come se da lì aspettasse una risposta.
    - Già - disse l'uomo annuendo brevemente. - Se la Daito premesse per sostituire l'attore proponendone uno non all'altezza potrebbe complicare ancora di più le cose - considerò poi in tono calmo.
    Chigusa annuì, in effetti affiancare a Maya un attore non sufficientemente esperto l'avrebbe messa sicuramente più in difficoltà che l'aspettare la ripresa di Sakurakoji. Si prospettava un periodo difficile per la giovane, un altro ostacolo da superare. Dopo quello che era successo tra il Sig. Masumi e Maya proprio in quella residenza, pochi giorni prima, dove Maya aveva lasciato chiaramente intendere che mai avrebbe accettato un Contratto d'Esclusiva l'uomo si ritrovava ora in mano una pericolosa "arma" da usare contro di lei. Toglierle il partner, con la scusa dell'incidente, per metterla chiaramente in difficoltà. Strano che non lo avesse ancora fatto, a dire il vero.
    - Staremo a vedere - sentenziò prima di alzarsi e dire - Sono stanca, vado a riposarmi. Grazie del tè, Genzo -.
    L'uomo chinò leggermente il capo mentra osservava la donna allontanarsi. Chissà cosa regnava nel cuore della Sig.ra Tsukikage quando si chiudeva in quei riservati silenzi.

    - continua -
     
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    CAPITOLO 6


    Un vociare sommesso accompagnò l'uscita degli attori dal Kid's Studios, la sera era calata da tempo e i lampioni lungo la strada illuminavano il passo lungo la via principale.
    - Ci vediamo domani, Kitajima - disse Tobe passandole accanto. Con un cenno d'assenso la giovane si incamminò verso la fermata della metropolitana. Le faceva uno stranissimo effetto non vedere la moto di Sakurakoji parcheggiata all'altro lato della strada. Si sarebbe fermata a prendere qualcosa da portagli in ospedale e poi sarebbe passata a fargli visita prima di rientrare a casa. Era talmente persa in quelle riflessioni che quasi urlò di spavento quando all'improvviso si trovò davanti ... Hijiri.
    - Mi perdoni, Maya. Non volevo spaventarla - disse prontamente il giovane in tono di scusa.
    Maya, con il cuore che le era balzato in gola, annuì brevemente mentre si affrettava a seguire il giovane nel piccolo vicolo laterale. Rammentava come lui avesse sempre l'abitudine di comparire all'improvviso e sempre con fare circospetto, in alcune circostanze quasi facendola sorridere per tutta quella "segretezza".
    L'uomo, ignaro dei pensieri della giovane, lanciò un paio di occhiate furtive sia al vicolo che alla strada principale per accertarsi che nessuno avesse notato la sua presenza.
    - Maya sono venuto a recarle un importante messaggio da parte del suo Ammiratore - iniziò a dire a quel punto, abbassando lo sguardo sul volto incuriosito della ragazza.
    ^ Il Sig. Hayami^ pensò con il cuore in tumulto la giovane notando in quel momento che Hijiri non recava nè pacchi nè mazzi di rose.
    - Un messaggio? - chiese confusa.
    - Sì. Le manda a dire che per un po' di tempo non potrà inviarle fiori o regali ma che il suo apprezzamento e la sua stima nei suoi confronti sono assolutamente immutati e che continuerà a seguire i suoi progressi ed attende con ansia di vedere la sua Dea Scarlatta - spiegò Hijiri notando gli occhi della giovane sgranarsi per la sorpresa.
    Perchè il Sig. Hayami non voleva più mandarle le rose? Non capiva. La cosa la preoccupava e turbava al contempo. Un lampo di dolore e tristezza attraversò le sue iridi scure e Hijiri lo notò.
    - Maya, il suo ammiratore è preoccupato. E' venuto a conoscenza dello spiacevole episodio occorso al riguardo del falso biglietto che lei ha ricevuto. La prega di avere fiducia in lui, per questo le manda a dire che per ora non le invierà nulla proprio perchè non vuole che lei abbia a soffrire per stupidi scherzi. Io continuerò ad essere il suo contatto con lui, qualsiasi cosa gli voglia fare sapere faccia affidamento su di me, come sempre, e si fidi solo dei messaggi che io le porterò, di nessun'altro. Se dovesse capitare nuovamente qualcosa di strano, imputabile al suo ammiratore, la prego di avvertirmi me ne occuperò personalmente - le spiegò in tono calmo, posandole una mano sulla spalla come a volerla rassicurare.
    Maya non si rese neanche conto di avere gli occhi colmi di lacrime. Quello che le stava dicendo il Sig. Hijiri era la conferma che le foto strappate erano arrivate da parte di qualcun'altro ma ormai su questo lei non aveva più alcun dubbio. Tuttavia se per lei si era trattato di uno scherzo di cattivo gusto per il Sig. Masumi invece la questione doveva essere più seria. Forse aveva a che fare anche con lo strano invito a Villa Hayami. Non le importava se le rose non arrivavano più ciò che le importava erano le parole di Hijiri. Poteva contare su di lui come sempre. Per un attimo considerò l'opportunità di confessargli tutto. Di dire all'uomo che conosceva l'identità dell'Ammiratore ma forse questo non era il momento adatto.
    - Ho... ho capito. Per favore gli dica che... io credo in lui e non mi importa se non arriveranno le rose....mi basta sapere che lui crede in me - balbettò alla fine, mentre una lacrima solitaria le solcava il visino arrossato dall'emozione.
    Hijiri si intenerì innanzi a quella esternazione emotiva. Ora che il Sig. Masumi gli aveva rivelato che la giovane ricambiava i suoi sentimenti riusciva a vedere la verità per quello che era. I pezzi del puzzle, almeno per lui, avevano preso la giusta collocazione. Non c'era altra spiegazione all'atteggiamento della ragazza che nonostante tutto credeva nell'amico misterioso e guarda caso dopo avere visto il Sig. Masumi.
    - Maya, mi dica la verità, lei ha scoperto l'identità del suo Ammiratore, non è così? - chiese in tono basso e dolce.
    La giovane sobbalzò come se l'avesse punta un'ape. Poi arrossì violentemente abbassando la testa prima di sussurrare - Sì - e prima che lui potesse aggiungere qualcosa proseguì velocemente, alzando il viso a guardarlo - La prego, però, non glielo dica -.
    Hijiri comprese che era un compito che non spettava a lui. La giovane e il Sig. Masumi dovevano trovare il modo di confidarsi a vicenda, con totale franchezza e chiarezza, e senza intrusione di terze persone per quanto in buona fede. Una cosa però poteva fare, visto che ora conoscieva la realtà dei fatti, avrebbe potuto consigliare in modo più... appropriato le mosse del suo principale.
    - D'accordo. Non gli dirò niente. Accadranno molte cose nei prossimi giorni Maya, potrebbero anche sembrarle inconprensibili, la prego solo... non dimentichi mai di fidarsi del suo Ammiratore - si limitò a dire con fermezza. Maya annuì e si profuse in uno dei suoi goffissimi inchini di ringraziamento che gli strappò un lieve sorriso.
    - Ora devo andare. Ci sentiremo presto - e detto ciò si allontanò lungo il vicolo sino a scomparire alla vista.
    Maya sentiva improvvisamente il cuore più leggero. Ora che il Sig. Hijiri sapeva, la lontananza dal Sig. Hayami era più accettabile perchè il legame era diventato più .. speciale.

    Mezz'ora dopo Maya raggiunse l'ospedale, l'orario di visita era iniziato da poco ma c'era mezzo cast in fila per fare un saluto al ragazzo. Maya aveva sperato di poter parlare con calma con Sakurakoji ma ciò non era chiaramente possibile. Un po' impacciata si fece avanti posando, sul tavolino accanto al letto, il sacchettino con i dolcetti di riso che aveva preso lungo la strada.
    - Come ti senti? - chiese un po' titubante, con le mani dietro la schiena, come se fosse la prima volta che si rivolgevano la parola.
    Sakurakoji studiò il suo visino imbarazzato, vide la preoccupazione negli occhi di lei e si rammentò il dialogo avuto con il Sig. Hayami. Era sconcertato che potesse esserci un legame tra i due ma i suoi occhi avevano visto anche troppo bene cosa era accaduto poche ore prima al molo. L'aveva persa? Forse, ad essere onesto con se stesso, non l'aveva mai avuta veramente. Avrebbe fatto molto meglio ad allontanarsi da lei, dalla Daito, da tutto e andare a leccarsi le ferite reali e dell'anima da qualche parte ma Hayami su una cosa aveva ragione, nonostante tutto, lui le voleva ancora bene e non sarebbe scappato, non questa volta.
    - Come se fossi finito sotto un camion - ribattè con una smorfia che fece sorridere i presenti.
    - E' colpa mia, scusami tanto. Se io fossi venuta con te.... - iniziò a dire la giovane contrita.
    - No. La colpa è solo mia che non ho visto uno stupido semaforo rosso - le disse con gentilezza. Fosse stato un tremendo egoista l'avrebbe fatta sentire in colpa per settimane per averlo ferito così nel profondo tuttavia poteva avere tanti difetti ma quello non gli apparteneva.
    - Io ti aspetterò, Sakurakoji. Preparerò la mia Akoya in questi due mesi ma ti aspetterò, non voglio che tu venga sostituito, non è giusto - disse la giovane in tono accorato.
    ^Maya^ pensò il giovane ^Perchè fai così? Non capisci che mi fai stare male? No, non puoi capirlo perchè tu sei così. Ingenua e cristallina in tutto quello che fai. Perchè non ho mai voluto capire? Solo vederti mi fa stare male, Maya. Come posso essere Isshin sul palco quando avrei voluto esserlo per te nella vita?^. Si sentiva dilaniato da sentimenti contrastanti, un misto di rancore e di comprensione per i sentimenti di lei per tutto ciò che era stato e per quello che mai sarebbe divenuto. Con un gemito sommesso chiuse gli occhi mentre una fitta alla testa gli mozzava il respiro. Era a pezzi, in tutti i sensi. Notando la tensione sul suo volto pallido a quel punto un'infermiera intimò a tutti i visitatori di lasciare la stanza, il ragazzo era ancora molto provato e doveva riposare. Senza obiettare i presenti acconsentirono immediatamente. Maya gli lanciò ancora uno sguardo desolato, non sapeva cosa fare. A quegli occhi velati di tristezza Sakurakoji non seppe resistere. Fu in quell'istante che decise. Se ne sarebbe pentito cento volte, lo sapeva, ma con un lieve sorriso le disse semplicemente - Vai Maya, non preoccuparti per me, presto starò bene -.
    La giovane annuì brevemente, più tranquilla, prima di uscire dalla stanza.
    Il mattino seguente una telefonata di Sakurakoji raggiungeva il Presidente della Daito, era il momento di .. agire.

    A tempo di record Masumi aveva organizzato un'incontro "informale" presso la tenuta ove risiedeva la Sig.ra Tsukikage alla presenza della medesima, dei due registi, di Utako Himekawa che aveva insistito per rappresentare la figlia e del Presidente dell'Associazione Nazionale per lo spettacolo. Puntando sul fatto che, in parte, concausa della problematica era una pecca nell'organizzazione a monte da parte dell'Associazione Nazionale per lo Spettacolo, in quanto non aveva previsto nei cast dei "sostituti" per i personaggi principali, era riuscito a portare il Presidente della medesima a votare a favore del posticipo della rappresentazione di tre mesi e di conseguenza aveva di fatto indotto la Sig.ra Tsukikage, che all'Associazione si era appoggiata, ad acconsentire a sua volta. Di per sè quei due voti erano già sufficienti, condiserato poi che anche Utako Himekawa si era detta favorevole al rinvio la decisione fu presa quasi all'unanimità. Di fatto ad uscire scontento dalla riunione fu solo Onodera.
    La Sig.ra Tsukikage aveva assistito al tutto con un crescente sconcerto. Si era sbagliata, Hayami non intendeva ostacolare Maya, di tutte le opzioni che poteva caldeggiare si era abilmente battuto per quella che andava a favore della ragazza. La cosa la lasciava sinceramente sopresa. Sembrava quasi volere che la giovane ottenesse la Dea Scarlatta, ma perchè?
    Prima che l'uomo lasciasse la casa aveva voluto affrontare la questione direttamente con lui.
    - Che cosa sta macchinando questa volta, Sig. Masumi? - gli aveva chiesto diretta.
    Lo aveva visto sostenere il suo sguardo senza battere ciglio e rispondere con estrema tranquillità.
    - Yu Sakurakoji è un attore della Compagnia Ondine, della Daito. Tra i candidati sostituti nessuno appartiene alla Daito, ho semplicemente fatto gli interessi della Compagnia -.
    ^Ah, sicuramente faceva gli interessi della Compagnia ma esattamente... quali?^ si domandò la donna.
    - Al solito non dice quello che realmente pensa. Suppongo dovrò tenermi la curiosità - aveva risposto alla fine, in tono pacato.
    L'uomo le aveva concesso un lieve sorriso prima di congedarsi.
    La giornata lavorativa di Masumi era comunque lungi dall'essere conclusa. In primo luogo era tornato in ufficio per dare disposizioni a Misuki di organizzare, per il mattino seguente, una conferenza stampa con la quale sarebbe stato dato l'annuncio ufficiale, poi era uscito per incontrarsi con Hijiri. Doveva fare il punto della situazione riguardo le indagini che questi stava conducento per suo conto. Per depistare gli eventuali "angeli custodi" propinatigli dal padre o dai Takamya aveva cambiato la macchina, lasciandola in un autolavaggio automatico, salendo su un furgoncino anonimo guidato dal fedele collaboratore ed ora stava controllando con attenzione gli incartamenti che il giovane si era premunito di fornirgli.
    - Questi tabulati sono interessanti Hijiri, ma non sono ancora sufficienti. Mi serve qualcosa di più compromettente. Possibile che l'Impero Takatsu non abbia falle? - sospirò appoggiando la testa contro il sedile. Aveva sperato in ben altre informazioni.
    Hijiri, intento nella guida, cercò di tranquillizzarlo. Le sue indagini erano solo all'inizio.
    - Non penso, Sig. Masumi. E' vero, quanto ho scoperto non è molto ma sono solo i rapporti preliminari di cui le avevo parlato, sto conducendo un'indagine più approfondita, solo che mi occorre un po' di tempo, è una situazione ingarbugliata e complessa. Comunque entro un paio di giorni dovrei avere i risultati del controllo incrociato sull'ultima società prestanome della lista. Mi sono concentrato su quella perchè ha il maggior giro di capitali cosa che mi ha insospettito da subito. - spiegò pragmatico, vedendolo annuire.
    - Avvertimi appena avrai quelle informazioni. Cambiando argomento. Novità riguardo mio padre? Sei riuscito a scoprire come è venuto a conoscenza di tutto? - chiese Masumi, dopo un attimo.
    - Sì, Sig. Masumi. Credo che abbia iniziato ad avere sospetti da quando ha fatto quel giro di capitali, dal conto aziendale, per nascondere l'uscita di denaro per la ricostruzione della Sala Ugetsu. Infatti è stato proprio per lo spettacolo "Lande dimenticate", se non ricordo male, che il Presidente ha iniziato a prendere contatti con Maya. Ah, dimenticavo. Ho riferito il suo messaggio alla Sig.na Kitajima. Ha detto che non ha importanza se non arriveranno le rose, le basta sapere di avere il suo sostegno -.
    Masumi sospirò nuovamente. Era stato dannatamente maldestro. In quel momento aveva pensato solo al modo per permettere a Maya di concorrere ancora per il Premio al Festival delle Arti.
    ^Maya troverò il modo, te lo prometto troverò il modo^ pensò determinato, tornando a studiare la fila di numeri del Bilancio Consutivo di una delle società satellite di Hong Kong, non notando lo sguardo comprensivo di Hijiri.
    - Notizie da parte di Ken? - chiese poi, lanciando uno sguardo distratto all'insegna al neon che capeggiava al lato della strada, mentra il furgone sostava ad uno stop.
    - Sì, l'ho sentito questa mattina. Il Sig. Ishikawa ha detto che trova l'offerta molto allettante, sta facendo una serie di controlli a sua volta per verificare che l'eventuale investimento di denaro non rappresenti un problema per la stabilità economica della sua attività principale. A tal proposito mi ha chiesto se posso fargli avere gli ultimi bilanci della compagnia, è un problema? -.
    Masumi sorrise quasi divertito. Ken era smaliziato negli affari almeno quanto lui.
    - No, nessun problema, ma solo i consuntivi, non fornirgli i previsionali e digli che al riguardo del Budjet quinquennale se ne può discutere insieme a cena, non questa sera però - rispose in tono pratico, dando uno sguardo rapido all'orologio. Quella sera aveva una cena di lavoro con... suo padre.
    - Come desidera - rispose Hijiri e notando il gesto dell'uomo svoltò a sinistra tornando verso l'autolavaggio.
    Prima che i due si lasciassero Masumi si sincerò ancora su una cosa.
    - Sei riuscito a scoprire chi è entrato alla Villa di Izu? - chiese riponendo i documenti nella ventiquattr'ore.
    Hijiri annuì.
    - Sì, Sig. Masumi. Aveva ragione. La custode mi ha confidato che la Sig.na Takamyia si è presentata a chiedere la chiave pregandola di non riferirle niente perchè intendeva farle una sorpresa -.
    Masumi contrasse visibilmente la mascella. A dire il vero aveva sperato caldamente di essersi sbagliato, anche dopo la conversazione avuta con Shiori in ufficio una parte di lui aveva sperato di essere in errore, ma errore non c'era stato.
    - Grazie, Hijiri. Ti raccomando Maya - disse in tono conciso, preparandosi a scendere.
    - Non si preoccupi. Un'ultima cosa, volevo riferirle che secondo i miei informatori non è il Sig. Eisuke a farla pedinare ma la famiglia Takamiya. Pare che la cosa sia iniziata da quando sono arrivate le prime minacce da parte della Yakuza per il nuovo gruppo musicale acquisito della Daito. Probabilmente sono preoccupati per la sua incolumità e per quella della Sig.na Shiori - riferì ancora.
    Masumi annuì brevemente. In effetti la crociera sull'Astoria era stata organizzata da Shiori che quegli uomini fossero a bordo della nave diventava decisamente, ora, plausibile.
    - Ottimo lavoro. Adesso vai. Chiamami appena hai notizie da Ken o sul gruppo Takatsu - concluse poi scendendo dal furgone, allontanandosi rapidamente verso la propria macchina, era ora di rientrare a casa.

    - Villa Hayami - poco dopo.
    - Buona sera, Sig. Hayami. Suo padre la sta attendendo in sala da pranzo - disse la cameriera che gli aveva aperto, con un leggero inchino. Masumi fece una smorfia divertita. Certo che lo stava aspettando, con tutti i tirapiedi che aveva alla Daito, come infiltrati, sicuramente sapeva già che la rappresentazione di prova sarebbe stata rinviata, o meglio aveva fatto in modo che ne fosse già a conoscenza.
    - Grazie - rispose in tono asciutto avviandosi verso l'antro del leone.
    - Si può sapere che diamine stai combinando, Masumi? - fu la gelida accoglienza che ricevette. Esattamente quello che si era aspettato.
    Eisuke sedeva rigido sulla sua inseparabile sedia a rotelle, davanti ad una tavola sobriamente imbandita, il camino acceso a riscaldare l'ambiente quasi fosse un comodo focolare domestico e non il terreno dell'ennesima battaglia tra i due.
    - A cosa ti riferisci, padre? - chiese mostrando sorpresa mentre, toltosi la giacca, si sedeva esattamente all'altro capo del tavolo.
    - Perchè hai insistito per rimandare la data della Rappresentazione Dimostrativa? - chiese inquisitorio Eisuke, facendo cenno alla cameriera che poteva servire la cena.
    - Se proprio vuoi saperlo in primo luogo perchè Sakurakoji è un'attore della Daito, mentre nessuno dei papabili sostituti lo era, considerato che di fatto ho investito tempo e denaro per fare in modo che fosse assegnato al cast di Kuronuma proprio per questo scopo mi è sembrata l'unica decisione da prendere - iniziò a spiegare in tono discorsivo, sapeva che lo aveva sorpreso - In secondo luogo, al di là dei diritti di rappresentazione, alla fine conterà anche il ruolo del regista e di Isshin per la messa in scena dello spettacolo, non solo della Dea, e pertanto sarebbe un'ottima pubblicità se alla fine i personaggi principali e il regista risultassero appartenere alla Compagnia Ondine - concluse poi con praticità prima di gustare un delizioso antipasto a base di pesce e riso.
    Eisuke considerò che il figlio stava decisamente architettando qualcosa. Possibile che facesse parte del piano per ottenere la Dea Scarlatta? Se si era mosso per infiltrare Sakurakoji nel cast di Kuronuma una ragione sicuramente c'era e con tutta probabilità era sempre per quella ragazzina. Conoscendolo era certo che non avrebbe osato opporsi al suo ordine di troncare con quella Kitajima, non era nella posizione di farlo, ma altrettanto sapeva che quella mossa era il suo modo, sottile, di rendergli la pariglia. Considerò se fosse il caso di provocarlo per scoprire se la sua impressione fosse corretta ma sospettò che tirare la corda sarebbe stato controproducente così lasciò cadere l'argomento.
    - Capisco - disse alla fine, iniziando a cenare a sua volta, per poi deviare il discorso sulle questioni d'affari legate alla giornata che volgeva al termine. Masumi non si fece trarre in inganno. ^So che pensi che sia per Maya ma l'istinto ti suggerisce di non mettermi alla corda più di quanto hai già fatto. Questa tua temporanea passività gioca a mio favore. Mi basta che Ken si convinca dell'affare e ti ritroverai ad avere altre gatte da pelare, padre, che quattro rose inviate ad un'attrice^ considerò infatti sapendo bene che lo scontro vero era solo rimandato.

    - Kid's Studio -
    L'amosfera, alla sala prove, quella sera era pregna di rinnovato ottimismo. Quando Kuronuma era tornato dalla riunione aveva immediatamente informato gli attori della bella notizia. Sakurakoji non sarebbe stato sostituito e ancor meglio veniva concesso un rinvio sulla data della rappresentazione così, anche se avrebbe faticato un po' e riprendere il ritmo, non ci sarebbero stati grossi problemi nel proseguire le prove per lo spettacolo. Semplicemente si sarebbero concentrati, come accade nelle riprese per il cinema, sulle scene dove non era necessaria la presenza di Isshin fintanto che il ragazzo non fosse stato in grado di riunirsi al gruppo. Maya era felice, perchè non aveva perso il suo partner e perchè, soprattutto, Yu avrebbe ancora potuto battersi alla pari con Akame per quel ruolo. La consapevolezza che fosse tutto opera del Sig. Hayami, questo Kuronuma l'aveva lasciato intendere chiaramente, le dava una doppia gioia. Ora toccava a lei trovare la Dea Scarlatta. Doveva trovare quella maturità che ancora le mancava per rendere completa la sua interpretazione. Forse, considerò, era un bene che il Sig. Hayami non le mandasse più le rose scarlatte. Contava troppo su di esse, doveva iniziare a contare solo su se stessa e non solo per la recitazione ma anche per la vita o non sarebbe mai stata in grado di sostenere un ruolo affianco al Sig. Hayami in società. Una consapevolezza che aveva acquisito durante la crociera e che ora doveva trasformare in una realtà.

    - continua -
     
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    CAPITOLO 7


    Erano trascorse due settimane e tutto procedeva, all'apparenza, nell'assoluta normalità ma sotto la cenere del quotidiano ciascuno di loro trovava lentamente la propria via. I fili dei loro destini si intrecciavano e dipanavano come se le antiche parche greche realmente stessero tessendo la loro vita ma inconsciamente tutti loro erano protesi a cambiare il destino, a non cedere ad esso ma di piegarlo ai propri desideri.

    Anche se la Rappresentazione di Prova era stata rinviata i due cast non avevano smesso un solo istante di provare, anzi avevano attinto nuova energia per rendere ancora migliore l'affiatamento e la resa dello spettacolo. Con la scusa della necessità di prove in mezzo alla natura, lontano da sguardi indiscreti, Utako Himekawa aveva condotto la figlia in una clinica privata dove era stata sottoposta all'intervento ed ora attendeva impaziente il decorso della convalescenza per poter tornare a recitare con il resto del cast e completare la conoscenza di Akoya e della sua Dea Scarlatta. Si sentiva forte Ayumi, forte di quanto la temporanea cecità le aveva permesso di scoprire in se stessa, la conoscenza dell'animo della Dea da unire all'apparenza di una recitazione che altrimenti, pur se perfetta, sarebbe stata sterile. Ora doveva, appena ripresasi completamente, trovare l'affiatamento con Akame per dare vita ad uno spettacolo indimenticabile.
    Se Ayumi era sempre più vicina a comprendere l'animo della Dea, Maya aveva maturato la consapevolezza del "cuore" della Dea, la sua "forma" perchè la Dea era già dentro di lei, quello che doveva fare era l'ultimo passo, il più difficile.Quello che gli avrebbe consentito di rendere "viva" e "immortale" la scena climax della rappresentazione. La sentiva in sè ma non era ancora in grado di renderla visibile all'esterno. Il suo limite era stato sempre quello dell'apparenza, non dell'intensità. Doveva abbattere quell'ultima barriera e la "sua" Dea Scarlatta sarebbe diventata "reale".
    Non solo le due ragazze avanzavano nel loro percorso. Sakurakoji era stato dimesso dall'ospedale con l'ordine categorico di non affaticarsi troppo ma questo non gli aveva impedito di riprendere in mano il copione e di calarsi in uno studio più meditativo, dinamico proprio con quella gamba rotta non gli riusciva, del proprio personaggio. Sapeva che Kuronuma stava mettendo alla frusta tutti gli altri, in sala prove. Per aiutare Maya a focalizzare le scene in cui avrebbe dovuto essere presente Isshin si era sostituito a lui, non senza far ridere mezzo cast sotto i baffi. Difficile immaginare Kuronuma scendere dallo scranno del regista per interpretare l'innamorato di Akoya eppure pareva bastare la sua presenza, copione alla mano, a consentire alla giovane di recitare. Chissà, forse le riusciva perchè al posto del regista immaginava ci fosse il Sig. Hayami. Ogni volta che pensava questo Yu sentiva una fitta al petto e senza quasi rendersene conto penetrava sempre più a fondo la conoscenza del cuore di Isshin, del suo modo di amare Akoya, la sua anima gemella. Un amore pieno di tristezza, dolore, senso di vuoto, una ricerca senza tregua dell'altra parte di sè. L'amare oltre la morte perchè non solo il corpo di Akoya era oggetto del suo amore, no lui andava oltre amava la sua anima. Akame forse era più esperto di lui ma non aveva ferite lacere nell'animo così recenti come le sue. Se il suo avversario aveva una vita come attore e come uomo come esperienza a cui attintegere lui aveva il suo cuore, un cuore che ora conosceva il tormento di Isshin. Forse la sua interpretazione non sarebbe stata stilisticamente impeccabile ma avrebbe dato vita ad un "nuovo" Isshin, quello giusto per l'Akoya di Maya.

    In quelle due settimane Masumi aveva presenziato a sei cocktail di presentazione per altrettante produzioni, tre cene di lavoro e un meeting, il tutto con sempre al fianco Shiori, perfetta come un'orchidea, una decorazione all'occhiello della Daito da esibire nelle serate importanti. Con tristezza si rese conto che c'era stato un tempo in qui quell'idea l'aveva anche trovata sensata. Dopo la rigida e formale conversazione avvenuta nel suo ufficio aveva cercato di non alimentare, in alcun modo, la gelosia di Shori. Si era tenuto ben lontano dal Kid's Studio e le aveva dedicato un po' del suo tempo, rubandolo quà a là agli intrighi che nel frattempo tesseva per mettere in scacco sia lei che il padre. A tratti si detestava, non amava l'idea di farla soffrire e di strumentalizzarla in quel modo ma d'altro canto non poteva perdonarle il male recato a Maya. In cuor suo sperava, giunto il momento di giocare a carte scoperte, di riuscire a troncare senza che nessuno dovesse soffrirne più del necessario.
    - Masumi, qualcosa non va? - fu riportato al presente dalla sua voce delicata.
    - Eh? No. Perdonami, sono solo stanco - si schermì senza sottrarsi al suo sguado preoccupato..
    ^Masumi cos'è quell'ombra che ogni tanto sorprendo nel tuo sguardo? E' per lei vero? Dimenticala, non fa per te, come puoi non capirlo?^ pensò la donna, provando una fitta di gelosia. E' vero in quel periodo Masumi era stato più presente ma lo sentiva ugualmente distante. Cosa doveva fare per togliere quella ragazzina dal suo cuore, cosa? Non poteva più attaccare lei direttamente perchè si sarebbe esposta troppo, era con lui che doveva cambiare atteggiamento. Doveva essegli più vicina e concigliante, cercando di ricoprire al meglio il ruolo di sua compagna nelle occasioni ufficiali e cercare di "avvicinarlo" nel privato.
    - Posso fare qualcosa per te? - chiese dolcemente, nascondendo dietro uno sguardo carico di sollecitudine le intime insicurezze.
    ^Lasciarmi libero^ pensò amaramente l'uomo ma non poteva ancora palesare quella richiesta.
    Non ne poteva più di stare in mezzo a quella gente. Un ricevimento voluto dai Takamyia al quale era stato, di fatto, costretto ad andare. In quel momento avrebbe voluto essere a decine di chilometri di distanza ad ascoltare la risacca sul bagnasciuga, respirare l'umida aria salmastra e poter abbassare la maschera, per qualche minuto, per essere solo se stesso. Come era usueto fare da giorni, cercò di creare un'altra crepa nel muro ostinato delle convinzioni della fidanzata sfruttando la situazione, di reale insofferenza, a suo vantaggio.
    - Sai, in questo momento pagherei oro per poter tornare a casa e stendermi sul letto per una lunga e rigenerante dormita. Sono giorni che sono sotto pressione - il tono era stanco e quasi strascicato.
    Shiori lo guardò sospresa per un attimo. Doveva essere sua cura aiutarlo in quel frangente, se lo era appena ripromesso. Riflettè per un istante sul da farsi....ma certo, avrebbero potuto allontanarsi, suo nonno non se la sarebbe presa. Gli avrebbe parlato e spiegato la situazione.
    - Aspettami qui, vado ad avvertire mio nonno - disse con convinzione e stava già per allontanarsi quando lui la fermò prendendole delicatamente un braccio. La donna gli rivolse uno sguardo interrogativo.
    Masumi scosse lievemente il capo mentre gli occhi azzurri si riaccendevano di fredda determinazione.
    - Questa non è una festa Shiori, anche se ai tuoi occhi può sembrarlo. Non sono venuto per divertirmi e non mi hanno invitato con questo scopo. Sono qui per ragioni di lavoro, non posso andarmene. Guardati bene intorno, mi stanno presentando ai potenziali futuri soci o clienti. Gli affari per gli Hayami e i Takamya vengono prima di tutto, non dimenticarlo mai - le spiegò poi in tono asciutto mentre si stampava sul viso un sorriso cortese notando l'attenzione, loro rivolta, da uno degli invitati e si metteva a discorrere affabilmente con il medesimo. Shiori rimase in silenzio ad osservarlo per qualche minuto. Che cosa aveva voluto lasciarle intendere con quella frase? Che era gentile con lei perchè gli era stato chiesto? Perchè era un lavoro? Non era la prima volta in quei giorni che faceva simili allusioni, che in un primo tempo aveva visto come una piccola "lezione" impartitale a seguito del famigerato assegno e delle implicite conseguenze che avrebbe potuto avere, ma adesso era stato decisamente più esplicito. ^Guardarmi attorno, Masumi?^ pensò disorientata, seguendo suo malgrado quel suggerimento. All'improvviso vide le persone presenti nella sala non più come conoscenti o ospiti, studiando con maggior attenzione suo nonno si rese conto che Masumi aveva ragione. Lo stavano mettendo in vetrina, il nuovo acquisto dell'Imperto Takatsu. Era per questo che non riusciva ad amarla? Perchè si sentiva usato? Tremando a quella consapevolezza lo raggiunse e si aggrappò al suo braccio prima di sussurrargli, non appena rimansero un attimo soli - Mi spiace tanto, Masumi... - mentre perlacee lacrime inumidivano il suo sguardo.
    L'uomo le sfiorò la mano con delicatezza. Un altro piccolo passo era stato fatto. Ora doveva procedere con molta attenzione. Doveva fare in modo che lei si rendesse conto di essersi innamorata di un'illusione, di quanto entrambi fossero pedine in una partita a scacchi ben più grande, era difficile ma non impossibile se giocava bene le sue carte. Aveva ancora alcune settimane per portare avantil il suo piano, che era anche l'unico che gli avrebbe permesso di tenere Maya fuori dai giochi.
    Quando quella sera, circa tre ore dopo, riuscì a ritirarsi nella sua stanza alla Villa, Masumi riaccese il cellulare e controllò i messaggi nella segreteria. Uno era di Hijiri.
    - Sig. Masumi, buone notizie. Il Sig. Ishikawa ha detto che accetta la proposta. Sarà di ritorno tra un paio di giorni, il tempo di sistemare le pratiche necessarie in sede. La terrò informata sull'ora del suo arrivo -.
    Masumi ispirò profondamente sdraiandosi sul letto, con un braccio a schermare gli occhi abbagliati dalle troppe luci del costoso lampadario d'epoca. ^Grazie, Ken^ pensò con sincerità.

    Iniziava a fare fresco di sera. Maya si avvolse meglio nel giubbotto arancione rabbrividendo, mentre lasciava la stazione e si avviava lungo il marciapiede verso casa. Si era sforzata, in quei giorni di silenzio da parte del Sig. Hayami, di non lasciarsi prendere dalla gelosia o dai dubbi, ogni volta che vedeva sui quotidiani e sui giornali di gossip le immagini di lui con la fidanzata al seguito, ma un discorso era pensare di non essere gelosi l'altro era ... riuscirci. Lui le mancava, anche una semplice parola sarebbe bastata, l'intravvederlo da qualche parte, il sentire la sua voce invece erano trascorse più di tre settimane dall'ultima volta che lo aveva visto, per pochi istanti, all'ospedale. Che avesse frainteso tutto? No, lui l'aveva invitata a Izu e le aveva predetto che non si sarebbero potuti vedere per un po' di tempo, era solo la sua impazienza a farle provare quello struggimento. Le venne da sorridere quando le sovvenne il ricordo della recita in "Cime Tempestose". "La sua Cathrine è stata molto passionale ma non dava il sapore di un amore vero, sembrava un bambino che fa i capricci per un giocattolo". A quel tempo si era risentita per quell'affermazione ma con il senno di poi si rese conto che aveva ragione. L'amore, quello vero con la A maiuscola non era un capriccio era qualcosa che andava al di là di tutto, delle sue stesse paure e insicurezze, lui era una parte di lei e lo sarebbe sempre stato. All'improvviso una macchina grigia accostò al marciapiede, di fianco a lei. Aveva i vetri oscurati, per un attimo fu presa dalla paura. A quell'ora la strada era semi deserta. Indecisa sul da farsi fece per tornare indietro, verso la stazione, quando il vetro del sedile del passeggiero si abbassò.
    - Non avere paura, Maya. Sono io. Per favore sali -.
    Il timore lasciò immediatamente il posto alla gioia. Era Masumi, quella voce l'avrebbe riconosciuta ovunque. Chinandosi a dare un'occhiata all'interno dell'abitacolo lo intravvide. Senza pensarci su due volte salì in macchina notando come fosse serio in volto e controllasse con insistenza lo specchietto retrovisore prima di ingranare la marcia e ripartire.
    - Scusami, non volevo spaventarti - le disse poi in tono gentile mentre svoltava a sinistra immettendosi in una strada piuttosto trafficata.
    Maya non sapeva bene cosa dire o fare. Improvvisamente la timidezza l'aveva assalita. La sua vicinanza la inebriava e la imbarazzava al tempo stesso.
    - No... - bisbigliò confusa.
    Masumi registrò quel timido monosillabo provando un impeto di tenerezza.
    - Prima di riaccompagnarti a casa facciamo un giro in macchina, ti va? Ho bisogno di parlare con te - le spiegò poi voltandosi a guardarla, mentre la macchina sostava in fila ad un semaforo.
    - Sì, Sig. Hayami - rispose prontamente la giovane, gli occhi scuri che scintillavano emozionati. Aveva voglia anche lei di parlare con lui, di tante cose, anche se non sapeva bene da dove cominciare.
    Masumi si lasciò sfuggire un breve sorriso. Prima della crociera non sarebbe mai salita in macchina con lui e tanto meno avrebbe accettato di fare un giro come se niente fosse.
    - La mia domanda potrebbe apparirti strana ma, ti prego, rispondimi sinceramente. Avevi già visto prima mio padre? - chiese poi in tono serio, guardando fisso davanti a sè.
    Maya rimase un po' sospresa ma si affrettò a rispondere.
    - Sì, tre volte solo che non sapevo che si trattesse del Sig. Eiuske Hayami, non mi ha mai detto il suo nome. E' stato molto scorretto da parte sua - concluse ancora risentita. Masumi scoppio a ridere, una risata priva d'allegria, lasciandola ancor più sconcertata.
    - Nel vocabolario di mio padre la parola "correttezza" non esiste. Con quale pretesto ti ha convinto ad accettare di recarti in visita da lui? - chiese poi in tono pacato.
    Maya aveva immaginato che avrebbero parlato d'altro, non che l'argomento di conversazione sarebbe stato Eisuke Hayami, anche se un po' delusa si limitò a rispondere.
    - Mi era stato detto che erano state invitate le due candidate alla Dea Scarlatta. Pensavo che ci fosse anche Ayumi, altrimenti non ci sarei andata -.
    Masumi serrò con maggior forza il volante. Subdolo come al solito Eisuke. Senza preavviso svoltò sulla destra infilandosi in un parcheggio, spegnendo le luci e voltandosi a guardarla. Gli occhi azzurri che si intravvedevano a mala pena nella penombra creata dai lampioni del piazzale.
    - Se ti chiedessi di venire ad Izu con me, adesso, cosa mi risponderesti? - le chiese poi a bruciapelo, in tono gentile e pacato, disorientandola completamente.
    Maya lo fissò ad occhi sgranati. Come ad Izu? Adesso, quella sera? Aveva paura e al contempo era attratta dall'idea.Cosa rispondergli? Il suo viso si imporporò di imbarazzo. Masumi sapeva di averla presa in contropiede, probabilmente con quella richiesta l'aveva anche spaventata ma aveva bisogno di conoscere la sua risposta, era importante per lui.
    - Non sei obbligata, Maya. Puoi tranquillamente dire di no - le disse con un sorriso tirato, era stato troppo brusco ovvio che avrebbe rifiutato, idiota.
    Maya considerò che forse voleva parlarle in privato, non chiusi in una macchina, con calma. Chissà magari aveva intenzione di dirle che era lui il Donatore di Rose. Forse voleva parlare di quell'abbraccio al molo e di tutte le cose non dette che erano rimaste in sospeso tra di loro.
    - Emh! Sig. Hayami, va bene però prima dovrei avvertire Rei. Mi aspetta per cena - rispose alla fine, facendosi coraggio. Voleva stare sola con lui, lo voleva da tempo.
    Masumi la fissò sorpreso mentre un senso di calore crescente gli riempiva il petto. Senza quasi rendersene conto la sua mano si levò a sfiorare la guancia della giovane, scostandole una ciocca di capelli dal viso. La vide sussultare per un attimo ed arrossire, candidamente, ancora di più. ^Sig. Hayami!^.
    - Scusa se sono stato brusco ma avevo bisogno di sentirtelo dire. Dopo la discesa dall'Astoria non abbiamo più avuto modo di parlare e temevo avessi cambiato idea - le spiegò, allontanando la mano dal suo viso, temendo di non riuscire a controllarsi e concedendole di vedere solo il suo profilo.
    Maya si rese conto che in qualche modo il Sig. Hayami era insicuro. Era una scoperta sconcertante.
    - No, non ho cambiato idea, Sig. Hayami - si limitò a precisare in tono più fermo e deciso.
    Masumi sorrise di nuovo, questa volta un sorriso che arrivò ad illuminargli gli occhi di una luce calda che raramente gli aveva visto, mentre tornava a guardarla. Il cuore di Maya mancò un battito, lo amava così tanto. Il tempo parve fermarsi per un istante, i loro sguardi incatenati l'uno all'altro. Se avesse provato a baciarla lei non si sarebbe tirata indietro. Questa consapevolezza colpì Masumi facendolo fremere intimamente. Non era andato a cercarla per quello, tuttavia, anche se quella consapevolezza lo rendeva felice nel profondo. Doveva essere razionale.
    - Ascolta, ad Izu andremo un'altra volta. Ci sono molte cose che dobbiamo chiarire, di cui parlare ma non è questo nè il tempo nè il modo giusto - le spiegò dolcemente, compiaciuto della lieve sfumatura di delusione che aveva attraversato il suo sguardo.
    - Va bene - si limitò a dire la giovane abbassando gli occhi.
    - Maya, mio padre vuole ad ogni costo la Dea Scarlatta e mi ha ordinato di distruggere te e la Sig.ra Tsukikage se non gli cederete i diritti. ...-.
    - Che cosa? - sbottò la giovane scioccata rialzando la testa di scatto.
    Masumi le mise le mani sulle spalle per incoraggiarla. Sapeva di averla spaventata.
    - Non temere, non glielo permetterò. Poichè la Sig.ra Tsukikage non si fida di me, però, sarò costretto ad agire in modo poco ortodosso. Nei prossimi giorni accadranno cose che potrebbero farti arrabbiare o ferirti, fidati di me qualunque cosa io faccia perchè ti giuro che è finalizzata a proteggere te e la tua sensei. Ho bisogno che tu credi in me se no tutto quello che sto per fare non ha alcun senso - le spiego in tono pratico e deciso.
    Maya rimase a fissarlo ammutolita. Ecco che lui ritornava l'uomo distante, quasi inavvicinabile che aveva conosciuto anni addietro. Il freddo uomo d'affari, però lei sapeva che quello era solo un aspetto del suo carattere, ora aveva imparato a conoscerlo un po' ed accettarlo.
    - La sensei? Non la Sig.ra Tsukikage. La prego, Sig. Hayami... - balbettò tuttaiva inquieta, considerando il significato di quell'avvertimento.
    Masumi aumentò la stretta sulle sue spalle per infonderle la sua stessa determinazione.
    - Non le accadrà niente, te lo prometto. Fidati di me - le disse semplicemente, dispiaciuto nel vedere le lacrime inumidirle gli occhi scuri.
    Con un sospiro affranto Maya annuì brevemente.
    - Brava. Ora ti riaccompagno a casa e mi raccomando, non farne parola con nessuno neanche con lei - soggiunse poi in tono pratico, accendendo il motore e reimmettendosi nel traffico serale.
    Maya aveva il cuore in tumulto. Ora cominciava a capire anche le parole del Sig. Hijiri ^Maya, il suo ammiratore è preoccupato^. Chissà forse tutto era successo quella sera del tè a Villa Hayami, quando lei se n'era andata lasciandoli da soli. Forse era stato proprio il Sig. Eisuke a mandarle l'album con le foto strappate se così era anche il Sig. Masumi si trovava in una delicata situazione. Con il cuore oppresso si volse ad osservare il suo profilo maschio, aveva promesso che si sarebbe fidata di lui e lo avrebbe fatto, anche se i giorni a venire avessero messo a dura prova quella promessa, lei non avrebbe smesso di credere in lui.
    Pochi minuti dopo la vettura entrava nel quartiere ove la giovane risiedeva ma Masumi accostò la macchina un centinaio di metri prima dell'ingresso della casa.
    - E' più prudente se ti faccio scendere qui - le spiegò. Maya intuì che per qualche strana ragione il Sig. Hayami era preoccupato di farsi vedere con lei. In effetti le aveva impedito di restare al molo anche al ritorno dalla crociera. ^Vai via Maya, non voglio che tu rimanga coinvolta in questo^ le aveva detto. Stava cercando di proteggerla, anche il quel momento. Con questa consapevolezza nel cuore la giovane annuì, con la mano sulla maniglia della portiera, pronta a scendere.
    Aveva l'aria così confusa Maya che gli si strinse il cuore. Non poteva lasciarla andare in quel modo, doveva rassicurarla. Guidato dall'istinto le posò delicatamente una mano sulla spalla a trattenerla. Quando lei si volse a guardarlo si chinò leggermente verso il suo viso e le poso un delicato bacio sulla fronte, una lievissima carezza.
    - Vai - le sussurrò poi in tono basso, mentre gli occhi azzurri si posavano su di lei con dolcezza. Vedere il suo sguardo sorpreso e sentire le sue esili braccia attorno al collo fu un tutt'uno. La giovane si era gettata di slancio verso di lui, cogliendolo di sorpresa, mentre sussurrava tra le lacrime - Io credo in lei, Sig. Masumi - prima di staccarsi da lui imbarazzata e scendere rapidamente dalla vettura, senza neanche chiudere la portiera, allontanandosi di corsa lungo il marciapiede.
    Masumi sorrise fra se, un po' frastornato riusciendo solo a mormorare un semplice - Maya - carico d'affetto. Quando la vide varcare la porta d'ingresso si decise ad allontanarsi. Doveva raggiungere Ken per definire i dettagli del piano. Ora aveva fretta di portarlo a termine, una dannata fretta.

    - continua -
     
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    CAPITOLO 8


    Il sole faceva capolino tra sbuffi di nuvole in una tranquilla giornata autunnale mentre le prime foglie ingiallite cadevano dagli alberi tapezzando i giardini. Di ritorno da una breve passeggiata la Sig.ra Tsukikage venne avvertita da Genzo che avevano visite.
    - Il Sig. Yamagishi? - chiese Chigusa perplessa mentre entrava in casa.
    Genzo annuì.
    - Sì, è insieme ad un signore che non conosco. Chiedono se potete riceverli? - spiego poi con calma.
    Era strana quella visita, considerò la donna, ciò non di meno non poteva esimersi dal ricevere l'uomo che la stava ospitando presso la sua seconda casa.
    - Arrivo subito - disse con decisione.

    Facendo scorrere il pannello della porta, Chigusa gettò uno sguardo alla stanza dove, seduti su dei comodi cuscini, l'attendevano il Sig.Yamagishi ed un uomo giovane di bell'aspetto, elegantemente vestito, con folti capelli neri.
    - Ah, ecco la Sig.ra Tsukikage - disse il Sig. Yamagishi notando il suo arrivo alzandosi in piedi, imitato dallo sconosciuto, proseguendo poi in tono formale - Sig.ra mi permetta di presentarle il Sig. Ishikawa -.
    - Lieta di fare la sua conoscenza, Sig. Ishikawa - disse la donna facendo cenno ai due di riaccomodarsi mentre lei prendeva posto a sua volta di fronte a loro.
    - Il piacere è mio Sig.ra - rispose Ken studiando il volto della donna, indubbiamente segnato dagli anni, dietro al quale si intravvedeva ancora la bellezza che aveva intravisto nelle fotografie e nei ritagli dell'epoca in cui calcava le scene di tutto il paese.
    - A cosa debbo l'onore di questa visita, Sig. Yamagishi? - chiese a quel punto la donna, consapevole della lunga occhiata di studio che l'uomo le aveva rivolto.
    - Vengo subito al punto Sig.ra Tsukikage. Questa visita è informale ma ha a che vedere con la messa in scena della Rappresentazione di Prova della Dea Scarlatta - spiego il Presidente dell'Associazione Nazionale per lo Spettacolo facendole provare un subitaneo campanello d'allarme.
    - Potrebbe essere più preciso? - chiese guardinga, senza staccare lo sguardo dallo sconosciuto che sostava, in silenzio, di fronte a lei.
    - Certamente. Come sappiamo entrambi si è rivolta all'Associazione, che io rappresento, per avere il sostegno e la cura necessarie alla messa in scena dei due spettacoli di prova e della Rappresentazione Definitiva della Dea Scarlatta. Come da sua disposizione sono stati presi accordi affinchè la produzione non venisse concessa a terze parti tuttavia il rinvio di tre mesi, se da un lato è stato necessario per garantire l'equità del confronto tra i due cast, ha però messo in difficoltà alcuni dei nostri sponsor - iniziò a spiegare Yamagishi.
    ^Masumi Hayami^ pensò immediatamente la donna. ^Ecco perchè si è battuto per ottenere il rinvio della data degli spettacoli^. La rabbia che provovava, sorda, in fondo al cuore, nessuno avrebbe potuto capirla. Perchè non la lasciavano in pace? Perchè sia lui che il padre non la smettevano di darle il tormento? Era stanca, veramente stanca di lottare contro di loro. Masumi Hayami era sempre un passo avanti a lei.
    Ken notò immediatamente il pallore della donna. Masumi l'aveva avvertito. La Sig.ra Tsukikage avrebbe preso malissimo la notizia e sicuramente avrebbe compreso la trappola, quello che contava e che non sospettasse di lui e del ruolo che aveva in quella faccenda. A suo vantaggio andava il fatto che non essendo dell'ambiente la donna sicuramente non lo conosceva.
    Con un gesto stanco della mano Chigusa chiese semplicemente - Questo che cosa significa, esattamente? -.
    - Sig.ra Tsukikage, quanto lei sono impaziente di vedere tornare sul palcoscenico l'opera perduta di Ichiren Osaki e le ho dato la mia parola che ciò sarebbe avvenuto. Mi sono mosso per trovare altri sponsor ed è per questo che oggi sono venuto qui con il Sig. Ishikawa - spiegò l'uomo con pacatezza.
    Chigusa rialzò la testa puntando nuovamente uno sguardo penetrante sul volto di Ken. Perchè quell'uomo voleva sponsorizzare lo spettacolo?
    - Sig. Yamagishi, permette? - disse quest'ultimo, intuendo che la donna a questo punto aveva più interesse che il discorso lo portasse avanti lui. L'anziano Presidente annuì.
    - Sig.ra Tsukikage, in tutta franchezza io non ho mai, prima d'ora, fatto investimenti nel settore dello spettacolo, in particolar modo del teatro, in effetti la mia attività prevalente è incentrata in una Compagnia Multinazionale impegnata nell'estrazione di petrolio e gas naturali - iniziò a dire, porgendole il biglietto da visita notando come la donna continuasse a studiarlo con attenzione - Ciò non di meno sono un uomo d'affari e tendo a diversificare i miei investimenti in denaro. Solitamente investo in opere d'arte e la Dea Scarlatta è indubbiamente un'opera teatrale di grandissimo valore. Il ritorno economico derivante dallo sfruttamento della medesima sarebbe indubbiamente considerevole. Non mi fraintenda, io non ho mire sui diritti di rappresentazione. Non occupandomi di teatro non saprei neanche come gestirli, quello lo lascio a chi è del settore - soggiunse accorgendosi del lampo irritato apparso nello sguardo della donna.
    - Ne è sicuro Sig. Ishikawa? Di un'opera come la Dea Scarlatta sono i diritti a dare la maggior entrata economica - ribattè immediatamente la Sig.ra Tsukikage, ignorando lo sguardo confuso del Sig. Yamagishi.
    Ken le concesse un sorriso franco, quella donna era esattamente come Masumi gliel'aveva descritta.
    - Quello che dice è valido per chi ambisce al prestigio come produttore, gliel'ho detto non è il mio ramo di competenza. Ovvio non sono un filantropo e pertanto non sono disposto a co-finanziare i tre spettacoli in programma senza un mio tornaconto, ho precisato che intendo fare un investimento. Quello che io le propongo è un accordo, un contratto, di natura meramente finanziaria, con un vincolo di esclusiva per un anno - espose in tono pacato.
    Lesse negli occhi della donna il dubbio ma non forzò la mano, doveva essere lei a chiedergli di darle ulteriori spiegazioni. Un silenzioso, e invisibie, braccio di ferro ebbe luogo tra i due fino a quando la necessità di avere risposta non spinse la Sig.ra Tsukikage a chiedere.
    - Che genere di contratto? -.
    Ken si rilassò lievemente, forse era riuscito ad aggirare la sua diffidenza, comunque non era il caso di abbassare la guardia.
    - Un contratto di tipo manageriale in esclusiva della durata di un anno, vincolato non alla "persona" ma ai "diritti di rappresentazione". In questo modo chiunque erediti la Dea Scarlatta, detto in parole povere, sarà vincolato con me dal suddetto contratto e per le condizioni previste. In sostanza, per un anno intero io mi occuperò della gestione dei contatti con la stampa, eventuali sponsor pubblicitari e soprattutto di tutto l'aspetto finanziario-organizzativo con la casa di produzione scelta e la susseguente programmazione della tournée, in cambio di questa prestazione avrò il 35% delle entrate derivanti dai dirtti di rappresentazione e delle entrate degli eventuali contratti pubblicitari. Allo scadere dell'anno il contratto automaticamente decadrà, nessuna clausola di tacito rinnovo sarà contemplata, ovviamente sarà possibile discutere un nuovo contratto di partnership con nuove condizioni tra le parti altrimenti, come si suol dire, amici come prima -.
    La Sig.ra Tsukikage soppesò la proposta dell'uomo. In quel modo dava ad Ayumi o Maya il fardello di ritrovarsi vincolate per un anno con un manager sconosciuto, per altro totalmente inesperto nel settore e c'era sempre il rischio che finisse con il cedere alle lusinghe di Masumi Hayami e della Daito.
    - Mi dica cosa la lascia perplessa, Sig.ra Tsukikage. Cercherò di fugare i suoi dubbi - propose Ken, rendendosi conto che la donna era reticente.
    - E' stato molto franco nel dirmi di non avere alcuna esperienza in ambito di teatro. Sarò altrettanto franca con lei. Questo potrebbe comportare un grosso rischio per l'attrice che erediterà la Dea - disse Chigusa, parlando chiaro.
    - Sig.ra, non sono esperto del settore ma so riconoscere un contratto vantaggioso da una fregatura o non gestirei una multinazionale con uffici anche negli Stati Uniti. Non amo buttare i soldi dalla finestra, ho già a disposizione un valido consulente esperto del settore e nella fattispece mi sono già debitamente documentato sulle varie case di produzione del paese con tanto di rendiconti finanziari e bilanci alla mano - rispose in tono serafico, aprendo la ventiquattr'ore e mostrando una pila di documenti relativi a quanto stava dichiarando, compreso un incartamento sulla Daito Art Production.
    La Sig.ra Tsukikage rimase, inutile negarlo, sorpresa. Quell'uomo evidentemente non amava parlare a vanvera.
    - Giusto per curiosità, visto che ha detto di essersi documentato, a quale casa di produzione pensa di affidarsi per la tournée? - chiese tuttavia con un lieve sorriso sulle labbra.
    ^Eccola la fatidica domanda!^ pensò Ken.
    - Ho sentito dire che non vede di buon occhio la Daito Art Production. Se la cosa la fa sentire più tranquilla può chiedere di inserire nel contratto la clausola che vieta il ricorso alla medesima, l'avverto che dai dati in mio possesso non sarebbe saggio visto considerato che è tra le tre più solide e consolidate del paese e potrebbe garantire un'ottima forma pubblicitaria ma nessuno mi vieta di ricorrere ad una produzione straniera, in fondo ho molti contatti con l'estero e i soldi fanno gola a tutti - si limitò a dire. Ora non aveva altre carte da giocarsi, c'era da sperare che Masumi avesse ragione e la donna, vistasi ormai alle strette e con l'acqua alla gola, accettasse di firmare il contratto.
    Chiugusa abbassò il capo, si sentiva stanca e sconfitta. Non le piaceva l'idea di accettare quella proposta ma di fatto il Sig. Yamagishi era stato chiaro, non avevano altri finanziatori. Chi si sarebbe, in Giappone, opposto ora alla Daito?.
    - Se inserirà quella clausola firmerò il contratto in quanto detentrice dei diritti della Dea Scarlatta - soggiunse alla fine in tono stanco. Da quando aveva conosciuto gli Hayami non era più stata padrona, in realtà, della sua vita. Quell'uomo, con tutti i soldi che aveva, forse avrebbe potuto costituire una giusta protezione per Maya se avesse assegnato a lei la Dea. Forse.
    - Affare fatto - confermò Ken mentre un senso di comprensione per la sofferenza di quella donna lo pervase. Con calma vennero presi gli accordi per la firma del contratto e per il successivo annuncio alla stampa.

    Sia Maya che Ayumi erano state convocate dalla Sig.ra Tsukikage il giorno seguente per essere messe al corrente della decisione che era stata costretta a prendere e perchè potessero incontrare Ishikawa.
    - So di avervi messo in difficoltà ma c'era necessità di ottenere un nuovo sponsor e non ho avuto altra scelta - disse in tono dispiaciuto alle due ragazze.
    Maya si era subito sincerata che la Sig.ra stesse bene, aveva sempre timore che notizie come quella potessero aggravare le sue condizioni di salute e si era affrettata a rassicurarla che non doveva preoccuparsi per lei. Stessa cosa di fatto aveva detto Ayumi, gli occhiali da sole a proteggere gli occhi a scopo precauzionale, giustificati con una congiuntivite. Ayumi infatti non si era formalizzata più di tanto per quell'aspetto legato all'eredità della Dea Scarlatta. A lei interessava il ruolo, ottenerlo, quello che veniva dopo era un surplus. Si era poi rivolta direttamente all'uomo che aveva di fronte dicendo in tono misurato.
    - Se sarò io ad ottenere i diritti di rappresentazione confido di poter avere un buon rapporto di lavoro con lei, Sig. Ishikawa - osservandolo con attenzione e riflettendo sul fatto che a questo punto ambiva ad incontrarlo spesso in futuro, in quanto "Dea Scarlatta".
    Ken aveva stretto cordialmente la mano che la giovane attrice gli aveva teso rispondendo che ne era certo poi aveva osservato con sincera curiosità il volto solare e un po' intimidito di Maya Kitajima. C'era d'uscire di matto. Quella era la ragazza che aveva fatto perdere la testa a Masumi? Beh, decisamente era lontana anni luce dal prototipo perfetto di futura moglie del Presidente della Daito Art Production. Rammentò come Masumi lo avesse messo in guardia che a priva vista poteva sembrare anonima ma che "aveva il fuoco dentro".
    - Spero che ci possa essere un proficuo rapporto di lavoro anche con lei Sig.na Kitajima - aveva detto in tono cordiale, rivolgendole la parola per primo. Un po' sorpreso la vide profondersi in un ossequioso inchino prima di dire in tono serio e lievemente imbarazzato.
    - Sì Sig. Ishikawa. L'avverto subito che non sono molto brava con le pubbliche relazioni qundi mi sa che le darò qualche problema ma, se sarò io ad ereditare la Dea Scarlatta, le prometto che cercherò di seguire i suoi consigli di manager -.
    La Sig.ra Tsukikage aveva levato lo sguardo al cielo come a significare che Maya non sarebbe mai cambiata, Ayumi aveva celato un sorriso divertito mentre Ken le aveva risposto serio.
    - Lo terrò presente, Sig.na Kitajima -.
    A quel punto la Sig.ra Tsukikage aveva ritenuto corretto che le due ragazze mostrassero parte del frutto del loro lavoro, in quelle settimane, al Sig. Ishikawa così chiese loro di recitare la scena del risveglio dello spirito del susino millenario. Un po' sorprese le due ragazze accolsero la richiesta. Senza la scenografia non era facile rendere il personaggio. Entrambe sospettarono che la sensei in realtà le stesse mettendo alla prova e nessuna delle due aveva intenzione di fallire.
    La prima fu Ayumi. Per poter rendere l'interpretazione fu costretta a togliere gli occhiali ma la penombra della stanza riduceva il fastidio che le derivava dalla luce del sole. Maya rilevò subito come l'armonia che aveva riscontrato in lei nella Valle dei Susini si fosse ora fusa con un'intensità recitativa pressochè perfetta. Per un attimo ebbe paura della rivale ma rammentò a se stessa che lei aveva la "sua" Dea Scarlatta. La Sig.ra Tsukikage approvò l'esibizione di Ayumi congratulandosi con lei per gli enormi progressi fatti, ciò nonostante la redarguiì che mancava ancora qualcosa, era ancora troppo eterea. Doveva sondare ancora più in profondita il mistero della Dea. Ken era rimasto abbagliato dalla grazia della giovane attrice e da profano l'aveva seguita con attenzione crescente, catturato dalla leggerezza e morbidezza dei suoi gesti. Ora toccava a Maya. La giovane ricercò quella sensazione di "annullamento dell'io" che aveva sperimentato nella Valle dei Susini, non era facile ritrovarla lì, in quella stanza, ma poteva riuscirci. Per un paio di minuti nulla si mosse nella stanza, Maya sembrava essere diventata un tutt'uno con la parete alla quale si era appoggiata e poi lento, struggente, il risveglio della Dea, meno sinuoso e aggraziato di quello di Ayumi ma altrettanto affascinante e incantevole. La mimica di Maya era più essenziale ma ciò non ne sminuiva la grazia. Due interpretazioni diverse eppure entrambe potenti e dotate di forte attrattiva. La Sig.ra Tsukikage confermò che anche Maya aveva fatto molti progressi ma doveva trovare più fluidità nei movimenti, doveva approfondire la "forma". Ken, decisamente impresionato da quella brevissima esibizione, iniziò a riconsiderare l'idea di seguire più spesso le rappresentazioni teatrali. Masumi aveva ragione, quella ragazza aveva qualcosa di speciale anche se non avrebbe saputo definire esattamente ... cosa.
    Quando le due giovani si erano allontanate dalla casa della sensei Maya si era arrovellata il cervello per ore rammentando le parole del Sig. Masumi ^Sarò costretto ad agire in modo poco ortodosso^ domandandosi se quell'uomo, il Sig. Ishikawa, non lavorasse per lui. In cuor suo sperò che quel contratto fosse la "mossa" che Masumi le aveva preannunciato anche se non riusciva ad essere del tutto tranquilla. Avrebbe voluto confidarsi con la Sig.ra Tsukikage ma aveva promesso di non parlrne neanche con lei senza contare che ora, se veramente quell'uomo lavorava per il Sig. Hayami, la Sig.ra Tsukikage avrebbe anche potuto arrabbiarsi con lei per averle taciuto tutto. Accidenti era indecisa sul da farsi. Forse poteva chiedere informazioni al Sig. Hijiri ma non sapeva esattamente che ruolo avesse come impiegato del Sig. Masumi, rischiava di creare solo dei guai.
    ^Sig.ra Tsukikage, mi perdoni. Mi scusi tanto, l'ho fatto per il suo bene^ pensò angustiata. Finchè il Sig. Masumi non si fosse fatto vivo non avrebbe saputo come stavano realmente le cose poteva solo, come lui le aveva chiesto, fidarsi di lui.

    Eisuke Hayami stava attendendo con impazienza il notiziario delle sei, le questioni politiche quanto i resoconti economici lo interessavano sempre ma non era per quello che era in fremente attesa quella sera.A interessarlo era stato l'annuncio, da parte dell'Associazione Nazionale dello Spettacolo, di una conferenza stampa convocata per dare importanti notizie al riguardo della messa in scena della Dea Scarlatta. Quel mattino, quando la notizia aveva fatto il giro dell'ambiente teatrale, aveva immediatamente chiamato Masumi alla Daito per chiedergli che cosa stava succedendo. Questi gli aveva risposto che non ne aveva idea e che stava facendo un giro di telefonate per scoprire qualcosa. Circa un'ora dopo lo aveva richiamato dicendogli che stando alle informazioni che aveva si trattava dell'annuncio ufficiale al riguardo degli sponsor dello spettacolo. Sarà ma lui non si sentiva tranquillo. Ogni volta che si parlava della Dea Scarlatta fremeva nel rammentare che ancora non era riuscito ad entrarne in possesso. Non appena sul video comparve l'immagine del Presidente Yamagishi e della Sig.ra Tsukikage ordinò alla cameriera di alzare il volume.
    - Signori, Vi ringrazio per essere venuti oggi a questa conferenza stampa - esordì l'anziano Presidente - Non mi dilungherò nei convenevoli giungendo subito al dunque. Siamo qui per annunciare che un nuovo sponsor si è unito a quelli preesistenti consentendoci di poter garantire una produzione degna del valore del capolavoro creato da Ichiren Osaki in totale autonomia e senza fare ricorso, come ci siamo sempre prefissati, alle produzioni tradizionali ma ancor di più che con lo sponsor stesso la Sig.ra Tsukikage ha siglato un accordo di partnership legato ai Diritti di Rappresentazione della Dea Scarlatta, da lei detenuti e che ha già annunciato di lasciare in eredità a l'attrice che otterrà definitivamente il ruolo tra Ayumi Himekawa e Maya Kirajima -.
    - Che cosa? - urlò Eisuke cercando di alzarsi in piedi preda di un doloroso sconcerto.
    - La Sig.ra Tsukikage stessa vi spiegherà i dettagli - preseguiva intanto Yamagishi cedendo la parola alla donna.
    - Buona sera. Confermo che ho siglato questa mattina un contratto di esclusiva con uno sponsor che si farà carico non solo della Rappresentazione di Prova ma che avrà l'esclusiva anche della tournée successiva con l'attrice designata e per la durata di un anno intero gestirà gli interessi della detentrice dei diritti di rappresentazione. Permettemi di presentarvi il Sig. Ken Ishikawa della Ishikawa Petrol Oil ....-
    Eisuke Hayami non stava neanche più ascoltando.
    - Il telefono - sbraitò rosso in volto per l'indignazione. Che cosa stava succedendo?

    Nel cuore pulsante degli affari di Tokyo, nell'ufficio presidenziale della Daito, Masumi osservava con un sorriso divertito la medesima conferenza stampa. Immaginava già l'attacco di bile di cui doveva essere vittima il padre in quel momento. Ken era stato magistralmente perfetto nell'orchestrare l'affare con la Sig.ra Tsukikage, ora toccava a lui.
    Il telefono squillò in quell'istante. Sapeva già chi lo stava cercando. Con un gesto indolente sollevò la cornetta.
    - Sì? -
    - Sig. Hayami, suo padre sulla linea 1 - disse semplicemente Mizuki.
    - Me lo passi -
    Il tempo che la comunicazione venisse trasferita e la voce tonante del padre gli giunse alle orecchie.
    - L'annuncio di uno sponsor; Masumi? Che diamine stai combinando. Ti rendi conto che ora ha paralizzato i diritti di rappresentazione almeno per un anno? Avevi detto di avere la situazione sotto controllo... - iniziò a protestare vibratamente Eisuke mentre Masumi osservava ancora lo schermo e le immagini della conferenza stampa sempre più compiaciuto facendo cenno a Mizuki, che era apparsa sulla porta, di entrare e di chiedere il battente.
    - Calmati padre, o ti sale la pressione. Sai che non ti fa bene - disse alla fine in tono pacato, spegnendo con il telecomando il televisore.
    - Piantala di dire scemenze, Masumi. Esigo che tu trovi il modo di levare di torno quello sponsor, immediatamente -.
    Il tono di Eisuke era alterato e perentorio. Quando si parlava di Dea Scarlatta perdeva la proverbiale calma.
    - Se mi lasciassi parlare, padre, ti potrei rispondere che ho già preso le dovute contromisure. Tutto procede secondo i miei piani. Ora debbo sistemare ancora alcune cose qui in ufficio, non appena torno a casa ti spiegherò tutto nel dettaglio - disse in tono calmo e condiscendente.
    Dall'altro capo del filo seguì un lungo silenzio. Poi, in tono più calmo, Eisuke si limitò a dire.
    - Mi auguro per te che le contromisure siano più che efficaci, perchè la piega che ha preso la faccenda non mi piace affatto. Vedi di non tardare - prima di sbattere giù la cornetta.
    Masumi si lasciò sfuggire un sorriso cinico. ^Ti piacerà ancora di meno quando scoprirai che ti ho incastrato^ pensò ironicamente prima di rivolgere l'attenzione alla segretaria che, per tutto il tempo, era rimasta ad osservarlo in silenzio.
    - Per ora non rilasciamo nessuna dichiarazione in merito. Debbo prima parlare con mio padre. Se Onodera mi cerca gli dica che sono impegnato in una riunione importante. Ah, rimandi anche il mio appuntamento con la Sig.na Shiori di stasera, spieghi pure che si tratta di un problema d'affari legato alla conferenza stampa al riguardo della Dea Scarlatta e che la contatterò io appena possibile - la istruì prima di prendere il sopprabito dalla poltrona, la ventiquattr'ore e avviarsi verso la porta seguito a ruota dalla donna.
    - Sarà fatto, Sig. Hayami. Se posso chiedere, qual è la contromossa che ha studiato? - interloquì quest'ultima mentre si fermavano davanti alla sua scrivania.
    Masumi sorrise lievemente.
    - Presto lo scoprirà, Mizuki - fu la risposta sibiliina che le concesse prima di entrare in ascensore. La donna scosse la testa, perplessa. Decisamente il Sig. Hayami aveva in mente qualcosa e per una volta non aveva la più pallida idea di... cosa!

    - continua -
     
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    CAPITOLO 9



    - Tenuta Takamiya -
    - Capisco. La ringrazio per avermi avvertita, Sig.na Mizuki -.
    Shiori depose il ricevitore con un senso d'ansia crescente, come un presentimento. La Dea Scarlatta, sapeva quanto Masumi e suo padre tenessero a quello spettacolo, era come un'ossessione per loro. ^Gli affari vengono prima di tutto^ le aveva detto solo qualche sera prima. Perchè ora quella frase la spaventava così tanto?

    - Villa Hayami -
    Il crepuscolo era già calato ad ammantare la città e le luci del piano terra erano tutte accese. Parcheggiando la macchina davanti alla depandance Masumi si preparò mentalmente al confronto con il padre. Dopo anni di attesa poteva prendersi la sua rivalsa su Eisuke ma, per il bene di Maya e per il suo futuro, non avrebbe affondato il coltello fino in fondo. Era più imperante liberarsi, in modo indolore, dei vincoli con i Takamiya. Non appena messo piede nell'ingresso di casa si imbattè nel maggiordomo che, senza mezzi termini, lo invitò a raggiungere immediatamente il padre in salotto.
    ^Quanta fretta, neanche il tempo di cambiarmi mi concedi?^ pensò quasi divertito. In un altro frangente si sarebbe risentito alquanto per quella prevaricazione di ogni sua necessità ma in quel momento non gli importava.
    - Capisco. Lo raggiungo subito - rispose in tono distaccato entrando in quel salotto che qualche settimana prima aveva dato inizio a tutto.
    Eisuke era seduto sulla solita poltrona, il cipiglio altero e l'incarnato cinereo, segno evidente della sua tensione e frustrazione. L'attesa, durata due ore, per il suo rientro doveva averlo disturbato alquanto.
    - Scusa il ritardo - disse con fare indifferente, andando verso il mobile bar e preparandosi un drink.
    Eisuke studiò l'atteggiamento del tutto tranquillo e rilassato del figlio con palese fastidio. Era il caso che si decidesse a rivelargli il piano che aveva in mente, era stufo di giocare a rimpiattino.
    - Allora, si può sapere come pensi di sistemare la questione? Ho fatto un giro di telefonate pure io, Masumi, e quel tizio, quell'Ishikawa, non è l'ultimo arrivato. La Sig.ra Tsukikage si è rivolta ad un pezzo grosso con notevolli capitali alle spalle. Persino il sostegno dei Takamiya potrebbe non essere un deterrente sufficiente ad ammorbidirlo - sbottò Eisuke non appena il figlio si accomodò sulla poltrona di fronte a lui.
    Masumi centellinò il contenuto ambrato del bicchiere per qualche istante poi si decise a rispondere.
    - Non ho alcun bisogno di ammorbidire il Sig. Ishikawa. E' vero che la Sig.ra Tsukikage ha firmato il contratto con lui ma ignora che io e Ishikawa siamo in società e che pertanto quel contratto la vincola anche con me e non solo lei ma anche l'erede della Dea Scarlatta e per ben un anno -.
    Eisuke osservò per un attimo il figlio a bocca aperta. Che il cielo lo fulminasse, Masumi era decisamente diabolico. A quella consapevolezza sbottò in una sonora risata.
    - Perchè diamine mi hai fatto stare in ansia per tutto questo tempo, potevi dirmelo direttamente al telefono - disse poi tornando serio.
    - Semplice, perchè io e te dobbiamo ora discutere ... d'affari -.
    Il tono di Masumi era pericolosamente calmo. Eisuke aguzzò immediatamente lo sguardo.
    - Di cosa stai parlando? - chiese confuso.
    - Circa un mese fa, in questa stanza, tu mi ha ordinato, è il termine preciso, di smettere di continuare a ,come dire, sostenere Maya Kitajima in quanto l'affare Takamiya ti stava particolarmente a cuore - esordì Masumi in tono sempre calmo e pacato.
    - Che diavolo c'entra questa storia? -.
    Il tono di Eisuke si era fatto guardingo e quasi minaccioso.
    - Un attimo di pazienza, padre, e tutto ti sarà chiaro - fu la risposta altrettanto dura di Masumi. - In questi anni ho fatto sempre tutto per la Daito Art Production, ho sempre seguito alla lettera tutti i dettami e gli ordini che mi impartivi sulla gestione degli affari degli Hayami, sono arrivato ad accettare che tu mi combinassi un matrimonio che non volevo e tutt'ora non voglio con Shiori Takamiya, ho annulato me stesso per troppo tempo padre. Ora sono stanco ed ho deciso di fare di testa mia, ecco che cosa significa -.
    Eisuke si agitò sulla poltrona preoccupato. Masumi non lo avrebbe affrontato direttamente senza avere della buone carte da giocare.
    - Non intenderai mandare a monte la fusione con i Takamiya per quella ragazzina? Non te lo permetterò e lo sai. Non è necessario che tu sia innamorato di Shiori perchè il matrimonio funzioni - sbottò esasperato.
    Un lampo freddo, quasi spietato, attraversò le iridi azzurre di Masumi.
    - Oh, lo so anche troppo bene. Ho visto il tuo con mia madre - ribattè gelido.
    Il patrigno lo guardò sconcertato per un istante, non gli si era mai rivoltato contro in quel modo.
    - Esattamente che cosa hai intenzione di fare - sondò preoccupato.
    - Rilassati, non ho intenzione di mandarti in rovina, anche se per lungo tempo ho accarezzato l'idea. Voglio solo che tu, e tu solo, ti esponga per scindere l'accordo con i Takamiya e di conseguenza mandi a monte il matrimonio con la Sig.na Shiori -.
    Eisuke reagì a quella imposizione con una sonora risata.
    - Non sei assolutamente nella posizione di impormi niente, Masumi. Tutto quello che sei lo devi a me, basterebbe una mia parola per ridurti al nulla o meglio usare le foto di te e Kitajima sull'Astoria - sentenziò in tono duro.
    - Non ne sarei così sicuro, padre. Quando hai controllato le uscite di cassa per la ristrutturazione della Sala Ugetsu avresti fatto meglio a controllare anche le migrazioni finanziarie dalle società satellite ma, dall'espressione del tuo volto, ne deduco che non lo hai fatto - disse Masumi in tono compiaciuto. - Con quei fondi, unitamente all'accordo in società con il Sig. Ishikawa, che come hai già rilevato possiede ingenti capitali ed investimenti prevalentemente all'estero tanto da essere fuori dalla tua portata e dei Takamiya, ho messo su una Casa di Produzione parallela alla Daito Art Production che, guarda caso, avrà l'esclusiva della Dea Scarlatta e l'entrata del 35% dei diritti di rappresentazione per un anno intero. Senza contare che, indipendentemente del fatto che si tratti di Ayumi Himekawa o di Maya Kitajima, l'accordo prevede che in ogni caso la Daito Art Production sia esclusa dalle trattative di produzione teatrale dell'opera. Quindi, padre, l'unico modo che tu hai di poter vedere rappresentata la Dea Scarlatta in uno dei teatri Daito è che io decida di ricorrere ad uno di essi. Riguardo le foto sai che è una minaccia vana, non danneggerebbero solo lei ma anche il sottoscritto trascianando la Daito in uno scandalo e facendo saltare egualmente il matrimonio e la fusione - spiegò in tono freddo e cinico in modo che il padre comprendesse bene e sino in fondo la portata della trappola che gli aveva teso.
    - Non te la farò passare liscia. Posso anche aspettare un anno e sopportare che sia tu a gestire per quel periodo le rappresentazioni e poi te la porterò via. Tu sposerai la nipote di Takamiya e questo è quanto - ribattè in tono duro Eisuke alzandosi faticosamente in piedi, sostenendosi con il bastone.
    Masumi non si mosse dalla poltrona e si limitò a dire serafico.
    - Sarai costretto a cedere, questa volta, perchè non sarò io a fare marcia indietro. Riflettici padre la Daito e il gruppo Hayami non perderanno niente, anche senza fusione con i Takamiya. Ishikawa ha investito nella mia società secondaria ma dipende da me se i capitali che lui investirà saranno solo miei o se verranno inglobati nelle attività delle imprese Hayami. Tutto quello che chiedo è di essere lasciato libero da un matrimonio che non voglio, di sposarmi solo quando e con chi andrà bene a me e che stai lontano da Maya Kitajima. Non ti ostacolerò nella messa in scena della Dea Scarlatta. Non verrà prodotta direttamente dalla Daito è vero, almeno per un anno poi dipenderà dagli accordi che verranno presi con Ayumi o Maya, ma la tournée sarebbe ospitata dai teatri Daito per tutto il paese con il relativo ritorno d'immagine. Se ti ostini invece a non volermi dare retta sono disposto a rinunciare al cognome Hayami pur di far saltare la fusione con i Takamiya e il matrimonio e tu perderai anche i fondi che potrebbero invece entrare dal nuovo socio Ishikawa. Per completezza d'informazione ho già provveduto a fare registrare allo stato civile unitamente al cognome Hayami quello di mia madre, sai sono previdente, ed il contratto con Ishikawa l'ho siglato usando entrambi i cognomi e pertanto resterà valido, anche se non sarò più un Hayami, così come la Casa di Produzione, come vedi qui l'unico a rimetterci saresti tu -.
    Eisuke impallidì visibilmente, lo aveva allevato perchè diventasse un Hayami e lui gli si rivoltava contro come una serpe in seno. In un barlume di auto-ironia considerò che aveva fatto realmente di lui un perfetto Hayami.
    - Tutto per poter sposare quella Maya Kitajima - disse alla fine, con un sospiro rassegnato, tornando a sedersi.
    Masumi sorrise lievemente.
    - Perchè, padre, tu cosa non hai fatto per Chigusa Tsukikage? - chiese con una vena di comprensione nella voce.
    Eisuke chiuse per un attimo gli occhi. Già, cosa non aveva fatto?
    - D'accordo, Masumi. Non è il caso che rinunci al nome, hai dimostrato fin troppo bene che sai come trattare un buon affare. Sei certo che Ishikawa non ci darà problemi? - chiese poi in tono rassegnato.
    - Fidati, non ce ne saranno e neanche con la Sig.ra Tsukikage. Ho in mente di proporle qualcosa che sicuramente ammorbidirà la sua intransigenza nei nostri confronti, ma devi lasciarmi carta bianca, e che al contempo ci frutterà altro denaro - lo rassicurò con fermezza.
    Eisuke annuì, ormai in quel frangente non aveva più voce in capitolo. Masumi non minacciava a vuoto. Se era riuscito a crearsi una società esterna al gruppo Hayami non ci avrebbe messo cinque minuti a piantarlo in asso rinunciando al nome. A quel punto considerò che forse gli conveniva tifare per Maya Kitajima nella corsa alla Dea Scarlatta. A ben vedere nel caso che Masumi fosse riuscito ad impalmarla i Diritti di Rappresentazione sarebbero a quel punto entrati direttamente a far parte del patrimonio degli Hayami, decisamente un ottimo affare.
    - Adesso levati dai piedi, devo risolvere la questione con i Takamiya e non sarà una cosa piacevole - borbottò poi considerando che doveva recuperare le forze per affrontare quella faccenda spinosa. Masumi, inaspettatamente, scoppiò a ridere, una risata franca e liberatoria. Da quanto non gli capitava di vedere il figlio così? Sorpreso si rese conto.. da sempre.
    - Non fingerti preoccupato, padre. Quello che ho imparato sul mondo degli affari l'ho appreso da te. Sono sicuro che alla fine il vecchio Takamiya si convincerà che l'idea dell'annullamento del fidanzamento l'ha avuta lui. Comunque - soggiunse poi raggiungendo la ventiquattr'ore che aveva posato vicino al mobile bar - questi documenti potrebbero tornarti utili se dovessero opporre resistenza o tirassero in ballo la foto di Shiori sul molo - spiegò estraendo un fascicolo piuttosto corposo con i bilanci, passaggi finaziari, rendiconti fiscali del gruppo Takatsu tutto materiale scovato dal fido Hijiri.
    Eisuke si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto suo malgrado.
    - Preparato nei minimi dettagli. Sì decisamente sei mio figlio - disse poi in tono quasi ammirato lasciando Masumi sinceramente sorpreso.
    - Al vecchio penso io, a te tocca ammorbidire la botta dell'annullamento alla Sig.na Shiori. Mi sa che il compito più facile ce l'ho io - concluse poi il vecchio Hayami prima di allontanarsi.
    Masumi considerò che, in fondo, suo padre aveva ragione. Ora gli rimaneva Shiori, la viariabile più complessa del problema.

    - Un paio di giorni dopo... -
    Shiori avvertì un sordo dolore al petto mentre il suo mondo perfetto andava in frantumi.
    - Non capisco nonno, cosa significa che devo dimenticarmi del Sig. Masumi? - chiese scioccata osservando il volto severo dell'avo che le faceva cenno di sedersi, preoccupato dal suo improvviso pallore.
    - Shiori, cara, mi spiace ma ho avuto una lunga riunione d'affari con Eisuke Hayami. Pare essere venuto a conoscenza di alcuni gravi falsi di bilancio di almeno tre consociate del gruppo, di cui ovvio non ero a conoscenza, e in ragione del rischio di inglobare le grane fiscali dei nostro gruppo ha deciso di rescindere l'accordo preliminare di fusione e anche il coinvolgimento del figlio con la nostra famiglia è stato ritenuto, a questo punto, fuori luogo. Il fidanzamento verrà annullato, non ho scelta è la condizione che ha posto per non richiedere i danni, e pertanto passare al fisco gli incartamenti che ci metterebbero seriamente nei guai, e accettare una risoluzione consensuale del contratto - il tono dell'uomo era grave ma anche fermo.
    ^Gli affari vengono prima di tutto^ quella frase di Masumi tornò a ronzarle nelle orecchie, impietosa. Ecco cosa aveva voluto dirle, che lui sapesse già cosa aveva in mente il padre? Che in qualche modo l'avesse voluta mettere in guardia?
    - No. Non è possibile. La data delle nozze è già stata fissata, io amo il Sig. Masumi, non potete considerare il mio matrimonio un affare - riuscì a dire in tono quasi isterico, scattando repentinamente in piedi tanto da provare una lieve vertigine che decise, proditoriamente, di ignorare.
    - Shiori io non posso rischiare una indagine fiscale che metterebbe in ginocchio il gruppo, facendone crollare le quotazioni in borsa, perchè tu ti sei invaghita del giovane Hayami - ribattè tuttavia, in tono secco il vecchio Takamiya, per poi riprendere in tono più coprensivo - Mi rendo conto che per te è un duro colpo ma non posso fare altrimenti, il matrimonio è sempre stato parte integrante di un accordo d'affari -.
    Shiori si sentì svuotata dentro. Affari, affari... iniziava ad odiare con tutta se stessa quella parola.
    - Ne parlerò con il Sig. Masumi. Non posso accettarlo, lui trovera una soluzione - disse facendosi forza.
    Lo sguardo rassegnato sul volto del nonno stava a significare che non avrebbe ottenuto niente ma lei non volle dargli credito.

    Masumi osservava le stelle dalla terrazza della villa di Izu. Era stato avvertito da Mizuki che Shiori stava arrivando, il momento del confronto tra loro due era alla fine giunto. Doveva muoversi con fermezza ma cercando di non ferirla. Doveva assolutamente evitare che Shiori sospettasse che c'era lui dietro alla decisione presa dal padre di scindere il contratto matrimoniale. Quando sentì suonare il campanello chiuse per un istante gli occhi rammentando a se stesso che ora stava lottando per Maya, per se stesso e in fondo, ne fosse consapevole o meno, per la stessa Shiori. Con passo deciso andò ad aprire. C'era il vento quella sera, aria fredda che penetrava i vestiti e faceva rabbrividire. Il volto pallido di Shiori, al chiarore della luna, i lunghi capelli a danzare selvaggi intorno al suo viso e gli occhi colmi di lacrime. La fine dei suoi sogni era riflessi in essi.
    - Vieni, entra - le disse semplicemente facendosi da parte.
    Shiori sembrava un fiore di serra, bello e fragile, quasi spaesata in mezzo alla sala illuminata.
    - Masumi... - iniziò a dire chiaramente sconvolta.
    - Mi spiace che tu ne sia venuta a conoscenza in questo modo. Avevo pregato mio padre di darmi il tempo di parlartene in privato - disse in tono gentile - Ti prego, siediti - proseguì poi temendo che potesse essere colta da uno svenimento, era talmente pallida da preoccuparlo.
    La donna acconsentì e si accomodò sul divano mentre Masumi le porgeva un bicchiere d'acqua. Con un paio di respiri profondi cercò di calmarsi.
    - Sapevi delle sue intenzioni già dalla festa, vero? - lo accusò poi, appena ripreso il controllo. Era arrabbiata, frastornata e ferita e non sapeva in quale ordine questi sentimenti prevalessero nel suo animo. Il volto di Masumi si rabbuiò mentre le si sedeva accanto.
    - Avevo qualche sospetto. Ho cercato di metterti in guardia. Sapevo che erano state sollevate delle perplessità, mio padre è un tipo sospettoso e stava facendo delle indagini accurate, non è stato d'aiuto neanche il tuo assegno a Maya Kitajima in quanto lo ha notevolmente contrariato per le possibili conseguenze di cui abbiamo già discusso e soprattutto per le ripercussioni sulla Dea Scarlatta. Per Eisuke Hayami gli affari vengono prima di tutto - disse in tono pacato approfittando di quella mossa falsa della donna che poteva palesare di avere scoperto. La vide trasalire.
    ^L'assegno? Mi stai dicendo che sto pagando tutto questo per quel solo errore?^ pensò sgomenta la donna. Si sentì opprimere dalla consapevolezza che aveva sottovalutato l'importanza che per gli Hayami aveva quella dannata Dea Scarlatta, come rimediare ora?.
    - Masumi, ti ho spiegato che l'ho fatto per te. Non può essere solo per quello. Ti prego, la data è già fissata. Io ti amo, noi ci amiamo dovrà pure contare qualcosa - ribattè in tono concitato cercando di convincerlo a non rinunciare a tutto.
    L'uomo a quel punto si alzò in piedi e si allontanò di qualche passo facendo scorrere la mano tra i folti capelli biondi con aria sofferta.
    - No, ovviamente non è per solo per quello, la faccenda delle gravi irregolarità fiscali è stata fatale. Shiori mi rendo conto solo ora di avere commesso un gravissimo errore con te e mi scuso per questo anche se non servirà a lenire il tuo dolore - si sforzò di spiegare con calma. Era palese che lei quella faccenda non riusciva a comprenderla. Vedeva solo l'aspetto dal suo punto di vista. Come farle capire?
    - Errore? - domandò Shiori con gli occhi dilatati dalla confusione. Di cosa stava parlando adesso?
    - Ascoltami, il nostro è sempre stato un "matrimonio combinato" e come tale io sono sempre stato consapevole che se mio padre o tuo nonno avessero cambiato idea sulla fusione finanziaria tutto sarebbe andato a monte. Quando mi sono reso conto che prendevi troppo sul serio il nostro rapporto ho provato a metterti in guardia, cercando di tenerti un po' a distanza e mettendo sempre le riunioni d'affari prima di te. I sentimenti, in un matrimonio combinato, non contano. Questa è la dura verità. Consapevole dei rischi io ho avuto cura di non lasciarmi coinvolgere troppo ma nessuno a quanto pare ha preparato te a fare la stessa cosa e ora è troppo tardi e di questo sono sinceramente addolorato, non mi piace vederti soffrire - la donna lo guardò sgomenta.
    - Vuoi dire che la tua gentilezza nei miei confronti era studiata, che non sei mai stato sincero con me mentre io mi fidavo di te? - chiese ferita nel profondo, mentre lacrime copiose inondavano ormai il suo viso.
    La consapevolezza che in parte le accuse di Shiori fossero fondate gli rese il compito più difficile, ma non era stato sempre così c'erano stati momenti in cui l'aveva realmente sentita vicina.
    - No. Non fraintendermi, non mi è mai costato essere gentile con te Shiori perchè sei una persona sensibile e che ha saputo vedere oltre la facciata dell'uomo d'affari in me, e di questo ti sono grato. In più di un'occasione hai dimostrato di capire i miei comportamenti anche quando avresti potuto giudicarmi freddo e cinico ma io sono un uomo complesso Shiori, e tu in realtà non mi conosci che superficialmente. Ami una parte di me, la sola che ho avuto cura di mostrarti ma io sono ben altro - iniziò a dire salvo essere interrotto dalla rabbiosa replica della donna.
    - No, non è vero. Io ti amo per quello che sei, sii onesto almeno adesso, sei tu che sei invaghito di quella ragazzina, quella Maya Kitajima. Cos'ha lei che io non ho? Sono certa che se al mio posto ci fosse lei tu andresti anche contro tuo padre - gli urlò contro non curandosi più di nascondere la gelosia per quella ragazza, del resto lo stava perdendo perchè continuare a mentire, non avrebbe avuto senso.
    Masumi scosse la testa.
    - Continui a non capire - mormorò in tono basso e dispiaciuto prima di proseguire dicendo - Rammenti che un giorno mi hai chiesto perchè nelle foto da ragazzo non sorridevo mai? - chiese poi in tono pacato vedendola trasalire, confusa.
    - E adesso questo cosa c'entra? - chiese in tono perplesso.
    - E' da quando ho l'età di quindici anni che mio padre mi educa a mettere gli affari, gli interessi della famiglia, prima dei sentimenti. Il diploma andava conseguito a pieni voti per il prestigio degli Hayami. Vincere una competizione ippica portava il nome Hayami in alto, altro prestigio. Convogliare a nozze con la pupilla dell'"imperatore" Takamiya voleva dire denaro e prestigio per gli Hayami e la Daito Art Production quindi un affare delicato da gestire. Tenere lontane madre e figlia, che si cercano da anni, perchè la pubblicità che se ne può ricavare al momento giusto farà guadagnare denaro e prestigio alla Daito è necessario, salvo poi mandare fiori a quella ragazza perchè la madre è morta per causa tua, anche questo è il prezzo da pagare per essere un Hayami. L'ho resa orfana a quindici anni Shiori, se veramente sei convinta di conoscermi dovresti sapere che la proteggerò per tutta la vita a qualsiasi costo, anche da te - concluse poi, calcando sull'ultima parte.
    Shiori lo fissò turbata dalla fredda compostezza di quella confessione rendendosi conto che mai come ora lui le rivelava il suo "vero" volto. C'era nascosta tanta sofferenza e solitudine dietro a quelle parole da sentirsene soppraffatti. Per la prima volta lo vedeva aperto, franco ed onesto fino in fondo con lei. Senza remore le stava confessando l'invio delle rose scarlatte a Maya Kitajima, che realmente la ragione di tutto quell'interesse di Masumi verso la ragazza fosse legato al senso di colpa per essere stato concausa della morte di sua madre? Dal tono ferito e sofferto sembrava proprio fosse così e anche se così non fosse stato ora, finalmente lo comprendeva, non aveva più importanza perchè non aveva più armi da giocarsi con un uomo che non l'aveva mai amata ma solo, al massimo, stimata. Ormai persino suo nonno le era contro e per cosa? Per salvaguardare gli interessi dell'azienda di famiglia, ora il prezzo del prestigio dei Takamiya, ironia,... lo pagava lei.
    - A chi verrà imputata la responsabilità dell'a rottura del nostro fidanzamento? - chiese a quel punto sconfitta, rendendosi conto che l'avere attaccato la ragazza era stata la sua condanna in tutti i sensi.
    - Non preoccuparti, verrà affrontato direttamente nelle dichiarazioni riguardo alla risoluzione consensuale del contratto e sarà fatto in modo da non recarti danno. Entrambi ne usciremo senza strascichi, farò in modo che la stampa non abbia di che spettegolare. E' mio dovere farlo per proteggerti da qualsivoglia scandalo - spiegò Masumi, il tono fermo rendendosi conto che alla fine aveva piegato la sua resistenza.
    Shiori annuì. L'unica cosa che le restava da fare era uscire di scena a testa alta, con dignità. Si era abbassata anche troppo per elemosinare un amore che lui non aveva mai provato, ora le era chiaro.
    - Questo allora è un addio. Non intendo più vederti e sono certa che tu comprenda il perchè. Quello che ti auguro è di non dover mai rimpiangere la scelta di obbedire a tuo padre per l'ennesima volta - disse solo, con una punta di cinismo nella voce prima di avviarsi verso la porta.
    Masumi abbassò il capo, annuendo. Che vivesse pure con quella convinzione se ciò implicava essersi liberato di lei. Quello che era certo, non avrebbe mai rimpianto di avere... disobbedito a suo padre, ma Shiori questo non lo avrebbe mai saputo.

    La notizia della risoluzione degli accordi di fusione tra il gruppo Takatsu e il gruppo Hayami fece tremare gli affari in borsa e sollevò un polverone di pettegolezzi nel settore. Riguardo Ishikawa, invece Masumi aveva insistito con Eisuke per lasciargli gestire la cosa personalmente ed Eisuke aveva acconsentito, anche perchè a dire il vero era il solo Masumi ad avere espliciti rapporti d'affari con Ishikawa. Questa mossa sarebbe stata resa pubblica a tempo debito e comunque non prima che Masumi avesse parlato personalmente con la Sig.ra Tsukikage. Mizuki ebbe il suo bel da fare, in ogni caso, a stare dietro a tutte le richieste di informazioni da parte sia della stampa che degli addetti del settore finchè, nel giro di un paio di settimane, la situazione non si stabilizzò. Del fidanzamento annullato, per paradosso, non si interessò quasi nessuno se non le riviste di gossip abilmente messe a tacere da una conferenza stampa organizzata appositamente da Masumi per spiegare come alla decisione fossero pervenuti di comune accordo sia lui che la Sig.na Takamiya. Al dil à della questione meramente finanziaria tra le famiglie i due si erano trovati a convenire che le tensioni derivanti dagli eccessivi impegni di lui, che sfociavano sempre più in liti, non avevano fatto altro che minare il rapporto e la risoluzione del contratto aveva di fatto sollevato entrambi da un vincolo che inziavano a considerare sempre più scomodo. L'ufficio stampa dei Takamiya aveva poi rilasciato uno scarna dichiarazione della Sig.ra Shiori che di fatto confermava quanto dichiarato da Masumi.
    Maya aveva appreso la notizia a casa di Sakurakoji. Il ragazzo a breve avrebbe avuto l'autorizzazione a riprendere l'attività teatrale, anche se a piccole dosi, e Maya lo stava aiutando a riprendere il ritmo recitativo alternandosi con il regista e Tobe. Stavano chiacchierando del più e del meno, con il televisore acceso, quando la notizia venne data al telegiornale. Maya incredula rimase a fissare lo schermo dove una foto di Masumi e di Shiori accompagnava la scritta "L'imminente matrimonio tra il Presidente della Daito Arto Production e l'erede della famiglia Takamiya è stato annullato" mentre il giornalista raccontava come si erano svolti gli eventi.
    - Sig. Hayami ... - sussurrò soltanto, mentre le lacrime le inumidivano gli occhi. Non riusciva a crederci. Il Sig. Hayami non avrebbe più sposato la Sig.na Shiori. Quella consapevolezza si faceva strada lentamente in lei. Il suo cuore tremava, perchè ora non ci sarebbe più stata la fidanzata a dividerli anche se non era ben certa di quello che sarebbe accaduto in futuro, ora sapeva che poteva esserci veramente una possibilità per loro.
    Sakurakoji, al suo fianco, notò la vivida emozione che animava la ragazza e un sorriso triste si delineò sulle sue labbra. Così Hayami era tornato un uomo libero. Ora aveva veramente perso. ^Spero che almeno tu possa essere felice, Maya^ pensò, nonostante tutto, con sincerità. Al momento per lui era ancora impossibile, era ancora maledettamente presto.

    - continua -

    ***

    CAPITOLO 10


    Aveva lasciato passare circa un mese, perchè le acque si calmassero e la stampa del settore smettesse di interessarsi della sua vita privata, era stato difficile ma necessario pazientare ancora. Stava fremendo, non vedeva l'ora di poter incontrare nuovamente Maya, di chiarirsi con lei ma prima doveva ancora affrontare la Sig.ra Tsukikage. Per questa ragione ora si trovava, insieme a Ken, nel salotto della villa di Yamagishi innanzi al volto pallido e tirato della donna che, ovviamente, aveva capito di essere caduta in trappola non appena li aveva visti insieme. Doveva cercare di essere molto attento con lei, non voleva causarle un nuovo attacco.
    - Buon giorno, Sig.ra Tsukikage - disse in tono controllato notando la smorfia contrariata della donna. - So che lei il Sig. Ishikawa vi conoscete già - proseguì sempre nello stesso tono indicando Ken che sostava fermo al suo fianco. Quella era la parte che Ken odiava di più di tutta la faccenda. Sotto lo sguardo irato della donna, Masumi lo sapeva, suo cugino si sentiva un verme.
    - Il giorno era buono prima che arrivasse lei, Masumi - disse duramente Chigusa, pur facendo cenno ai due di accomodarsi.
    Masumi non fece una piega a quell'aperta manisfestazione di insofferenza nei suoi riguardi e Ken rimase in silenzio, come d'accordo avrebbe lasciato gestire la cosa direttamente a lui.
    - Prima che venga fraintesa la mia presenza qui, al fianco del nuovo sponsor della Dea Scarlatta, la prego signora di lasciarmi parlare, se possibile mettendo da parte i pregiudizi che da anni nutre nei confronti della mia persona. E' importante - iniziò a dire in tono calmo e pacato.
    La Sig.ra Tsukikage si sentiva stanchissima ancor prima di iniziare il dialogo. Con un lieve e forzato cenno della mano lasciò intendere che lo avrebbe ascoltato, tanto non le era rimasto altro da fare ne era consapevole. Masumi si rilassò.
    - Signora Tsukikage non ho mai fatto mistero di voler mettere in scena, personalmente, la Dea Scarlatta. Il Sig. Ishikawa non l'ha ingannata. Il detentore del contratto in esclusiva è lui, io ho semplicemente una prelazione per la produzione degli spettacoli della Tournée e non attraverso la Daito ma con una compagnia nuova che ho appositamente creato per la messa in scena della Dea Scarlatta. Mio padre è tagliato fuori dall'accordo. Il massimo che può ottenere è che io mi appoggi a qualche teatro Daito niente di più. - precisò, calcando sull'ultima parte, porgendo alla Sig.ra Tsukikage la copia del contratto e un biglietto da visita ove capeggiava come logo la figura stilizzata di un ramo di susino in fiore e la scritta "Scarlet Art Production - società di produzione teatrale" -
    Confusa Chigusa levò lo sguardo a studiare il volto dei due uomini, non per conto della Daito?
    - Non capisco - disse alla fine la sensei, decisamente spiazzata.
    - Sig.ra Tsukikage so che le sarà difficile credermi, ma le assicuro che non sono mai stato onesto con lei come ora. La mia priorità riguardo la Dea Scarlatta è mutata nel corso degli anni. Ora non ambisco più a detenere i diritti di rappresentazione, mi basta poter mettere in scena lo spettacolo, poter riportare sul palco la "vera" Dea Scarlatta. Per questo non ho interferito con la scelta dell'attrice ed ho fatto sempre in modo che entrambe le candidate avessero pari opportunità. In questo modo, per altro, che sia Ayumi Himekawa o Maya Kitajima a vincere per almeno un anno ho tolto all'erede di dosso la pressione di mio padre, sono certo che con l'aiuto di Ishikawa essa avrà, inoltre, modo di imparare a gestire l'onere che accompagna quel ruolo - concluse facendo un cenno verso Ken che si limitò a confermare con il capo.
    Stranamente Chigusa, alla luce di quelle spiegazioni, non avvertiva più un reale senso di sconfitta tanto che riuscì a considerare l'aspetto ironico della situazione.
    - Così ha giocato suo padre - constatò infatti con un mezzo sorriso.
    - Almeno per ora, in effetti l'ha presa con una certa sportività - rispose Masumi sorridendo a sua volta rendendosi conto che la donna aveva incassato abbastanza bene lo smacco subito.
    All'idea di Eisuke Hayami messo in scacco dal figlio la Signora Tsukikage si lasciò andare in una sincera risata.
    - Avrei voluto assistere alla scena - disse alla fine, tornando seria. Masumi sogghignò al ricordo del lungo diverbio avuto con il padre.
    - Non ne dubito. In ogni caso oggi non sono qui solo per metterla al corrente delle implicazioni del contratto che ha firmato con il Sig. Ishikawa. Siamo venuti, entrambi, per proporle un affare che spero sinceramente vorrà valutare, non tema non è obbligata ad accettarlo - soggiunse poi tornando serio.
    - A questo punto mi sa che non ci perdo niente ad ascoltarla - disse la donna anche se dubitava che una proposta di Masumi Hayami potesse in qualche modo interessarla.
    - Avremmo a cuore di creare una mostra itinerante, che girerà per tutto il Giappone al seguito delle rappresentazioni della tournée, dedicata interamente alle opere ed al genio di Ichiren Osaki, per rendere omaggio al creatore di quest'opera straordinaria. Sono sicuro che, con il suo aiuto, sarebbe possibile allestire qualcosa di speciale e che rispecchi realmente lo "spirito" e l'amore per il teatro di Osaki - spiegò in tono pratico Masumi, iniziando a "vendere" il prodotto com'era usueto fare.
    - Una mostra dedicata ad Ichiren? - chiese Chigusa colta totalmente in contropiede mentre un lampo di spontaneo interesse le illuminava lo sguardo.
    - Sì signora. Le ho detto che investo sempre sull'arte e da quello che mi è stato detto dal Sig. Hayami, se allestita come si deve, sarebbe un omaggio notevole e attirerebbe sicuramente il consenso di molti che non hanno avuto modo di fruire del genio creativo del maestro Osaki - si intromise Ken a quel punto, rendendosi conto che era il momento di dare man forte a Masumi.
    - Dove sta la trappola? - chiese la donna in tono diffidente scatenando l'ilarità di Masumi.
    - Giuro, nessuna trappola questa volta. A lei spetterebbe il ruolo di consulente sovra partes, Ken si farebbe carico della parte finanziaria ed io mi occuperei di tutta la parte burocratica e dell'allestimento nelle mostre del paese. Il tutto organizzato dalla Scarlet Production. Una compagnia nuova ha bisogno di farsi le ossa e un nome, io ne trarrei vantaggio dal ritorno d'immagine e lei potrebbe dare, dopo tutti questi anni, un giusto riconoscimento al suo maestro - il tono saudente, rendendosi conto di avere aperto uno spiraglio nel riserbo della donna.
    Alla fine, dopo una trattativa durata più di un'ora Chiugusa si era convinta ad accettare la proposta. Quando lasciarono la casa, Masumi, si allontanò con la netta sensazione che ci sarebbe voluto del tempo perchè la Sig.ra Tsukikage smettesse di vederlo con legittimo sospetto ma si poteva dire che almeno l'ascia di guerra era stata sotterrata. Ora poteva realmente pensare solo a Maya.

    - Izu - sabato mattina -
    Il cielo era terso, come non accadeva da qualche giorno, neanche una nuvola all'orizzonte. Nonostante i caldi raggi del sole faceva freddo, ormai l'autunno era inoltrato, i capelli mossi dall'aria assaporò l'odore salmastro che sospinto dalla brezza gli giungeva alle nari e seguì il volo delicato di un gabbiano. Le mani a serrare la balaustra di legno del balcone attendeva, con un misto di ansia e aspettativa , l'arrivo di Maya. Quando il mattino precedente aveva confessato ad Hijiri di avere intenzione di invitare la giovane alla Villa lui gli aveva suggerito di non tergiversare oltre, di rivelare alla ragazza la sua identità di Donatore delle Rose Scarlatte.
    - Si riveli per quello che è, l'Ammiratore Segreto, è il momento giusto Sig. Masumi. Non può instaurare un qualsivoglia rapporto con Maya se non sarà sincero con lei sino in fondo - aveva detto il ragazzo in tono convinto.
    Per questo era nervoso, sapeva che Hijiri aveva ragione, che non poteva più nascondersi ma al contempo temeva la reazione della ragazza. Doveva trovare il modo giusto per rivelarle la verità senza rischiare di ferirla o essere frainteso.

    Rei aveva osservato perplessa l'evidente agitazione di cui era preda Maya che saltellava frenetica in giro per casa tirando fuori da cassetti ed armadi ogni sorta di vestito, maglietta e borsa che le capitasse a tiro continuando a mugugnare - Questo non va bene e neanche questo... -.
    - Maya, si può sapere cosa sta succedendo? - aveva chiesto alla fine spazientita e vagamente preoccupata.
    La ragazza si era bloccata di botto in mezzo alla stanza, gli occhioni scuri confusi, prima di dirle lasciandola basita - Emh, mi daresti una mano? Non so cosa mettermi. Vedi oggi è una giornata speciale, conoscerò il mio Ammiratore Misterioso - la voce carica di emozione.
    Rei aveva impiegato qualche istante a riprendersi dallo shock di quella notizia. Niente di sorprendente se Maya era così agitata ma era certa che dietro a tutta quella confusione la giovane provasse una gioia immensa, sapeva da quanto tempo ambiva ad incontrare il suo misterioso benefattore per non parlare di tutta la parte che ignorava. Maya avrebbe voluto indossare quello della crociera sull'Astoria ma era troppo leggero, si sarebbe beccata un gran bel raffreddore così, con praticità, Rei l'aveva aiutata a rimettere in ordine magliette, felpe, vestiti e le aveva proposto di indossare uno degli abiti che il suo ammiratore le aveva regalato, cercando tra i diversi uno adatto alla stagione. Si era così optato per una un combinazione tra il vestito che l'Ammiratore le aveva regalato dopo Lande Dimenticate, un tubino mini-gonna di viscosa bianco e lilla corredato dal cappotto in tinta, da abbinare con le scarpe, la borsa e la paroure che il Sig. Hayami le aveva regalato. Maya aveva acconsentito con entusiasmo, Rei non poteva sapere che in realtà erano tutti regali del Sig. Hayami.
    La giovane, era giunta ad Izu da sola. Masumi aveva spiegato che era più prudente, troppi pettegolezzi intorno alla sua persona erano stati consumati in quelle settimane, voleva evitare che qualche giornalista troppo curioso potesse mettersi di mezzo, avrebbe mandato una macchina ad attenderla al molo per condurla sino alla villa.
    Mentre la macchina si innerpicava sulla strada tutta a curve che conduceva al promontorio Maya si rese conto di essere ansiosa. Non riusciva neanche ad ammirare il panorama, era tutta protesa verso il momento in cui avrebbe rivisto il Sig. Masumi consapevole che questa volta sarebbero stati realmente da soli. Cosa si sarebbero detti? Qualunque cosa fosse accaduta lei ormai aveva preso la decisione di dirgli che sapeva tutto, non ce la faceva più ad aspettare. In quel momento l'autista svoltò a sinistra e tra gli alberi si materializzò la costruzione. Un delizioso chalet in legno e mattone rosso circodato da piante e marittimi. Prendendo un profondo respiro, appena la macchina si fermò davanti ai gradini d'ingresso, ringraziò l'autista e scese dalla vettura che subito si allontanò. Ferma sul primo gradino gettò uno sguardo intorno beandosi della pace di quel luogo notando, pargheggiata poco distante, la porche grigia di Masumi alla cui vista il suo cuore prese a battere a mille. Un attimo di indecisione le fece tremare le gambe. No, non poteva avere paura, non adesso. Facendosi coraggio si avvicinò alla porta e suonò...

    Il trillo del campanello lo fece sobbalzare. Era arrivata. Si sentiva impacciato ed imbranato come un liceale al primo appuntamento. Con un gesto dello mano si diede mentalmente dell'idiota, come non sapesse trattare con una donna... anche se questa era la sua ragazzina preferita. Con passo deciso andò ad aprire. Per un istante entrambi restarono a fissarsi negli occhi l'uno sorpreso e l'altro smarrito. Maya era semplicemente deliziosa, notò subito che indossava la paroure che gli aveva regalato durante la crociera e ne fu compiaciuto, i capelli raccolti nello stesso modo di quella sera e gli occhi neri che lo fissavano smarritii e carichi d'emozione. Cielo, quanto l'amava.
    - Benvenuta, Maya - le disse per spezzare la tensione che aleggiava nell'aria, facendosi da parte per farla accomodare.
    - Grazie, Sig. Hayami - la vocina intimidita di Maya avrebbe intenerito chiunque. Nonostante l'evidente imbarazzo Maya accolse immediatamente l'invito e lui si divertì a vederla studiare l'arredamento del piccolo ingresso guidandola poi sino allo studio.
    - Che ne pensi? - chiese dopo un attimo, nel tentativo di metterla a suo agio. Sapeva che per lei era stato tutto sommato un passo difficile quello di accettare di raggiungerlo in quel luogo.
    Maya aveva osservato incuriosita l'interno della casa, la prima impressione che ne ebbe era l'esigenza di informalità, niente di opprimente e ostentatamente lussuoso come invece era Villa Hayami. I mobili, le supellettili erano sicuramente di pregiata fattura ma avevano l'aria di essere stati scelti per la loro comodità non per manifestare opulenza. Osservando Masumi si ritrovò a riflettere che anche il suo abbigliamento, pur se elegante e sobrio, era informale. Con quel maglione d'angora testa di moro, pantaloni beige e la camicia color crema dal colletto slacciato era semplicemente stupendo. Tutto in quella villa dava un'immagine diversa di lui rispetto a quella alla quale era sempre stata abituata. Quello era l'altro Masumi? Rendendosi conto che lui stava ancora attendendo una risposta si affretto a dire convinta.
    - Mi piace -.
    - Ne sono lieto - disse Masumi sorridendole - Purtroppo la temperatura oggi si è abbassata. Ho acceso il camino appena arrivato ma ci vorrà ancora un po' perchè l'ambiente si riscaldi completamente - le spiegò accennando alle fiamme scoppiettanti che spandevano calore tutt'intorno - Mentre aspettiamo ti va di fare una passeggiata? - chiese poi in tono gentile. La vide mordersi nervosamente le labbra. Sembrava quasi spaventata.
    - Maya, non hai ragione di essere così nervosa - le disse mentre si avvicinava alla porta finestra, che dava verso il balcone, per mettere un po' di spazio tra loro due e lasciarle il tempo di ambientarsi - Quando vorrai andartene ti basterà dirlo e farò venire l'autista a prenderti - concluse poi voltandosi a guardarla.
    ^Stupida^ si redarguì mentalmente la giovane, stava rischiando di rovinare tutto. Decidendo di seguire solo l'istinto e il cuore gli disse di slancio.
    - No, no. Sig. Hayami. E' solo che, ecco... ho aspettato per così tanto tempo di poter parlare con lei, di venire a vedere il luogo dove lei riesce a tornare ad essere se stesso, il mare, la spiaggia che ora ho paura di dire o fare la cosa sbagliata - trovò il coraggio di dire sentendosi immediatamente più leggera, come se un peso che la opprimeva le fosse appena stato tolto dal petto.
    Gli occhi azzurri di Masumi si dilatarono sorpresi a quella candida confessione. Un sorriso gentile si delineò sul suo volto maschio.
    - Ti confesso che lo stesso timore lo provo anch'io, Maya - la rassicurò, sorprendendola, facendole cenno di avvicinarsi mentre prendeva il giubbotto di renna che sostava sulla poltrona e lo indossava - è normale. Non siamo abituati a dialogare senza discutere noi due - concluse poi scoppiando a ridere mentre usciva sulla grande terrazza.
    Maya per un attimo rimase in silenzio ad ascoltare il suono di quella risata così genuina e priva di inonia o cinismo per poi seguirlo all'esterno e dire a sua volta - Ha ragione. Solitamente urliamo, o almeno lo faccio io - il tono mortificato e dispiaciuto mentre la brezza marina le scompigliava i capelli.
    - Emh. Sig. Hayami, posso chiederle una cosa? - disse poi, ripromettendosi di lasciargi il tempo di rispondere.
    Masumi si era appoggiato alla balaustra dell'ampia terrazza, dando le spalle al mare ed osservava la ragazza con un vago senso di beatitudine nell'animo. Poteva chiedergli quello che voleva, gli avrebbe risposto senza remora, erano lì per quello.
    - Certo -
    - Il Sig, Ishikawa lavora per lei? - chiese tutto d'un fiato, sperando di non farlo arrabbiare, ma era da giorni che quel dubbio la tormentava.
    Masumi avevo immaginato che potesse essere tirato in ballo quell'argomento quindi non rimase spiazzato dalla domanda. Sorridendole apertamente le rispose.
    - A dire il vero è mio cugino, da parte di madre. Siamo in società e mio padre non ha niente a che vedere con lui. Ti avevo promesso che avrei protetto te e la sensei da Eisuke, quello è stato l'unico modo che sono riuscito ad escogitare - confessò con un alzata di spalle - e prima che ti preoccupi per la Sig.ra Tsukikage, e la sua reazione, io e Ken le abbiamo già parlato e anzi abbiamo siglato un ulteriore impegno per la creazione di una mostra itinerante dedicata ad Ichiren Osaki. Quindi, puoi stare tranquilla -.
    Maya lo fissò sospresa. Non riusciva a capire come potesse gestire gli affari con quella quasi spudorata praticità e al contempo essere così gentile e sensibile con lei. Con tutta probabilità in quache modo anche lui sapeva indossare una maschera per il lavoro che faceva. Si sentiva tuttavia sollevata nel sapere che la Sig.ra Tsukikgae era al corrente di tutto, le era sinceramente spiaciuto tacerle i suoi sospetti.
    - Grazie - disse con semplicità. Una parola che esprimeva tante cose e Masumi lo comprese. Per alleggerire l'atmosfera questi cambiò argomento.
    - Su, vieni. Ho promesso che ti avrei mostrato la spiaggia. Per la tana dei granchi dovremo rimandare ad un'altra occasione, oggi fa troppo freddo, non si farebbero vedere in ogni caso - disse Masumi in tono discorsivo. Avevano tutta la giornata per chiarirsi ora era importante che Maya si sentisse completamente a suo agio.
    Maya annuì immediatamente. Con cautela lo seguì lungo quella che sembrava un'interminabile scalinata che portava verso la spiaggia. Masumi faceva strada, davanti a lei, mentre la brezza scompigliava loro i capelli. ^Com'è bello Sig. Masumi^ pensò la giovane, sfruttando il fatto che le dava le spalle per osservarlo in tutta libertà.
    - Ecco ci siamo - le disse ad un certo punto lui fermandosi. Maya lo vide voltarsi per metà ed indicarle il panorama.
    - Oltre non possiamo andare, la pioggia di questi giorni ha fatto qualche danno, e inoltre non hai le scarpe adatte per passeggiare sulla sabbia - le spiegò notando la sua perplessità. Comprendendo Maya annuì e seguendo il suggerrimento lasciò scorrere lo sguardo tutto intorno osservando un paesaggio da sogno. Sopra la loro testa il promontorio roccioso e, a picco sul mare, la terrazza della villa. I gabbiani volteggiavano tutto intorno e stridevano mentre all'orizzonte si intravvedeva una nave che solcava silente il mare e il sole screziava di scintille infuocate le lievi increspature delle onde. Con sincero entusiasmo negli occhi Maya si volse a cercare Masumi rimanendo paralizzata quando si trovò a fissare, a meno di venti centimetri di distanza, i suoi penetranti occhi azzurri. L'uomo infatti era risalito fino a sostare un gradino più in basso della giovane, ove si era beato della visione delle emozioni che si altalenavano sul suo volto espressivo. Poter condividere le proprie emozioni con qualcuno che comprendeva quella parte della sua anima era un'esperienza alla quale non avrebbe più rinunciato, pensò.
    - Sig. Hayami - sussurrò con un filo di voce Maya. Si sentiva sprofondare nell'oceano di quello sguardo. Un mare altrettanto affascinante e profondo di quello dove volteggiavano i gabbiani.
    - Scusami - lo sentì dire in tono sommesso e roco - ma non resisto più - mentre lo vedeva chinarsi verso di lei e sentiva le sue labbra posarsi sulle proprie.
    Gli occhi dilatati dallo stupore la giovane riuscì solo a pensare disorientata che poteva essere solo un sogno. Quelle labbra tiepide, il suo respiro caldo ad accarezzarle il viso in contrasto con la fredda brezza che li circondava. Quante volte aveva desiderato poterlo baciare? Ora stava accadendo sul serio e il suo cuore rischiava di scoppiarle nel petto per la gioia. Una lacrima di commozione le rotolò lungo la guancia. Masumi, che aveva portato una mano a sfiorarle il viso, se ne accorse e preoccupato interruppe quell'intimo contatto osservando ferito gli occhi umidi della giovane.
    - Maya - mormorò sinceramente costernato - Perchè piangi? Perdonami, non avrei dovuto - disse con il cuore oppresso da quel rifiuto.
    - No, no - gridò Maya, sentendolo allontanarsi. Accidenti aveva frainteso tutto. Con impeto gli gettò le braccia al collo, rischiando di farlo cadere all'indietro tanto che fu costretto ad aggrapparsi al corrimano con forza mentre con l'altro braccio le cingeva la vita sorreggendola.
    - Maya? - domandò preso in contro piede da quella reazione.
    - Piango perchè sono felice, Sig. Masumi. Io l'amo, l'amo da così tanto tempo, e l'amerei anche se lei non fosse il mio ammiratore misterioso - disse di getto la giovane, non controllando più le lacrime che ora scendevano copiose a bagnarle il viso.
    - Cosa? Tu sapevi? - chiese frastornato Masumi, colto totalmente in contropiede da quell'accorata ed ingenua confessione mentre istintivamente la stringeva protettivo al suo petto sentendola tremare.
    - Da dopo "Lande Dimenticate", il foulard azzurro è stato usato solo la sera della prima - gli spiegò, vedendolo impallidire tanto che si affrettò ad aggiungere, temendo che pensasse il suo fosse un sentimento di mera gratitudine - ma l'amavo già da prima solo che non me n'ero resa conto. Ho iniziato a capire che era importante per me quando si è fidanzato con la Sig.na Shiori. So che non sono elegante come lei, so che sotto molti aspetti sono ancora immatura come le dissi al ritorno dalla crociera, ma le prometto che non le sarò in alcun modo d'ostacolo Sig. Masumi ...- disse di getto la giovane che ormai era come un fiume in piena. Rotto gli argini della paura voleva solo rendere partecipe l'uomo di tutte le emozioni che la pervadevano.
    - La prego, Sig. Masumi. Mi creda. Non è per riconoscenza, io l'amo con tutta me stessa, la prego... - disse aggrappandosi al bavero del giubbotto come se fosse un salvagente che potesse salvarla dalla marea di emozioni che la stava travolgendo.
    - Ti credo, Maya. Ti credo - si sentì dire Masumi, ancora sconcertato. Come poteva non credere a quell'accorata confessione? Se solo pensava a quanto tempo aveva perso nella convinzione di essere rifiuitato si sarebbe dato delle mazzate sulla testa da solo. Rendendosi conto che lei, a sua volta, andava rassicurata le disse in tono appassionato - Ti amo anch'io, da tanto di quel tempo che avevo perso la speranza. Non ho mai amato Shiori. Mai. Ho amato solo e sempre te - baciandole la fronte, con dolcezza, mentre le carezzeva la schiena per calmarla.
    A quelle parole la giovane cercò la riprova della sincerità nei suoi occhi. Quello che vi lesse fu amore incondizionato. Timidamente levò una mano ad accarezzargli i serici capelli biondi.
    - Davvero? - chiese ancora dubbiosa, aveva così sofferto all'idea di lui con un'altra donna che ora faceva fatica a credere a quell'assoluta felicità.
    - Sì, Maya - la rassicurò lui con un sorriso che le scaldò il cuore. Quando le sue labbra si mossero a cercare quelle della regazza non ci fu più ombra di reticenza in lei che con l'ardore del suo giovane cuore rispose a quel bacio con tutto il candore e la passione di una ragazza che sa amare dal profondo dell'anima.

    Sarebbe rimasto a baciarla per ore, pensò Masumi, mentre la stringeva possessivo contro il proprio petto e sfiorava il suo volto arrossato, per il freddo e l'emozione, con piccoli baci. Se restavano ancora li fuori si sarebbero congelati. Con dolcezza le disse in tono sommesso.
    - Forse è meglio se rientriamo. Staremo sicuramente più al caldo davanti al camino -.
    Anche se a malincuore Maya si slacciò dall'abbraccio annuendo mentre lentamente, mano nella mano, risalivano la scalinata. Non appena chiusa la porta a vetri alle loro spalle il tepore della stanza li avvolse come una coperta, dando loro un immediato sollievo. Masumi prese un paio di cuscini dal divanetto d'angolo e li mise in terra, davanti al camino.
    - Vieni, Maya. Siediti qui, ti scalderai prima - le disse con premura mentre l'aiutava a togliersi il cappotto, notando che indossava uno dei vestiti che gli aveva regalato. Un sorriso gli increspò le labbra quando lo riconobbe. Glielo aveva mandato poco tempo dopo la prima di "Lande Dimenticate". Era cambiata da allora Maya. Ora era una donna. Docilmente la giovane si accoccolò accanto al fuoco mentre Masumi si allontanava un attimo.
    - Torno subito con qualcosa di caldo - le aveva detto, sparendo dietro una porta.
    Maya si sentiva leggera come se volasse su di una nuvola. Con un dito sfiorò le labbra leggermente gonfie per i baci che si erano scambiati. Il cuore le palpitava in petto per la felicità. Era quella la sensazione che dava l'amore corrisposto? Ancora stentava a crederci. Per tanto tempo aveva confuso i sentimenti di Akoya con i propri, intravisto in Isshin il volto di Masumi. Solo ora realizzava che Akoya e Isshin vivevano nel mondo colorato e magico dell'arcobaleno, sul palcoscenico. Ne comprendeva la profondità dei sentimenti ma lei era reale, Masumi era reale e quella gioia era così tangibile da farla quasi stare male per la sua intensità. All'improvviso una solitaria e stupenda rosa scarlatta apparve innanzi al suo sguardo. Sorpresa si girò a cercare il volto di Masumi che, silenziosamente, era giunto al suo fianco.
    - Sai, mi ero ripromesso di confessartelo oggi. Per questo l'avevo preparata - disse con un sorriso ironico, rammentando che alla fine era stata lei a smascherarlo.
    Con un sorriso radioso Maya la prese dalle sue mani aspirandone il profumo delicato mentre Masumi si spostava e prendeva posto accanto a lei, mettendo sul pavimento un vassoio con due tazze di cioccolato fumante.
    - Guardami Maya - le disse poi in tono deciso.
    La giovane, un po' perplessa si volse verso di lui.
    - Questa rosa rappresenta i miei sentimenti per te - le disse semplicemente. Maya studiò il suo sguardo profondo dove poteva vedere riflesso, come in uno specchio, il suo stesso amore. Le stesse parole che aveva pronunciato lei nella Valle Scarlatta quando gli aveva donato il ramo del susino in fiore. Quando fu certo che Maya avesse compreso il senso della sua frase Masumi aggiunse con dolcezza - e non importa se questa rosa appassirà come i susini in fiore, perchè le rose dentro il mio cuore non appassiranno mai -.
    Maya gli accarezzò il viso e si limitò a dire.
    - Lo so, Masumi, vale anche per me - trovando il coraggio, per la prima volta, di dargli del tu.
    Consapevole che Maya non era pronta per vivere completamente il loro appena fiorito amore, Masumi si limitò a passare il resto del tempo con lei, quel giorno, a condividere ricordi e confidenze, qualche bacio rubato tra una parola e l'altra finchè il sole non calò oltre l'orizzonte marino e non la fece riaccompagnare a casa. C'era tempo per il resto. Come le aveva promesso al molo, qualche settimana prima, l'aveva aspettata per sette lunghi anni aspettare ancora un po' non era più un così grande sacrificio anche perchè, ora ne era consapevole, loro erano due anime che non avrebbero più potuto essere divise.

    - FINE -
     
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  10. bausettete
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    Ohhh, che meraviglia!!!Grazie.E' stupenda questa storia.Il personaggio di Masumi è delineato alla perfezione e la competenza delle parti tecniche perfezionano il tutto.Finalmente insieme...magari fosse davvero così.Grazie, Fede :languo:
     
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    CITAZIONE (bausettete @ 10/6/2011, 10:33) 
    Ohhh, che meraviglia!!!Grazie.E' stupenda questa storia.Il personaggio di Masumi è delineato alla perfezione e la competenza delle parti tecniche perfezionano il tutto.Finalmente insieme...magari fosse davvero così.Grazie, Fede :languo:

    Grazie a te! In primis per averla letta e commentata e poi sono contenta che ti sia piaciuta, specie questo Masumi...hehe!!!
     
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  12. beppin79
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    :emoz: Mi piace!!! brava! Davvero il lieto fine che tutte noi vorremmo leggere!! ( magari la cozza potesse arrendersi subito come hai scritto tu!!!)Ancora i miei complimenti!! :bara:
     
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    CITAZIONE (beppin79 @ 13/6/2011, 16:27) 
    :emoz: Mi piace!!! brava! Davvero il lieto fine che tutte noi vorremmo leggere!! ( magari la cozza potesse arrendersi subito come hai scritto tu!!!)Ancora i miei complimenti!! :bara:

    :ave: Grazie! Sono contenta che la mia ff ti sia piaciuta. Eh, putroppo dubito si arrenda così facilmente, anche se nella mia ff si è trovata contro sia Eisuke che la stessa famiglia Takamiya e quindi tagliata fuori. Volevo risparmiarle lo sclero che invece le ha rifilato la Miuchi...hehe!!!
     
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  14. alessiuccia
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    Beeeellla!:-)l'ho letta tutta d'un fiato, non riuscivo a smettere!E' così dolce Masumino nostro...beata Maya...beata lei!!
     
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    CITAZIONE (alessiuccia @ 23/6/2011, 15:48) 
    Beeeellla!:-)l'ho letta tutta d'un fiato, non riuscivo a smettere!E' così dolce Masumino nostro...beata Maya...beata lei!!

    Mi scuso per il ritardo mostruoso con il quale rispondo ma non avevo proprio notato la recensione. Grazie, sono contenta che la storia ti sia piaciuta. :man:
     
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43 replies since 6/3/2011, 18:35   9801 views
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