*Il Grande Sogno di Maya - ガラスの仮面 - Glass no Kamen  - Glass Mask - Manga, Anime, Drama

Votes taken by Aresian

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    CITAZIONE (Stregatto Astratto @ 11/6/2016, 00:54)
    Bella!!! io voglio il seguito! :sudo:

    Ehehe, in effetti me lo hanno già richiesto in diverse il problema è che al momento non scrivo di Garasu no Kamen quindi, salvo ispirazione dovuta a improvvisa uscita del vol. 50, dubito arriverà.

    CITAZIONE (Ce Nedra @ 11/6/2016, 02:14)
    Alura, riletta dopo anni... mi posso quotare?... Allora mi ripeto : BRAVA_A!!!! splendidaaaa!

    Ri... grazie xd.

    CITAZIONE (Wenny Lea @ 13/6/2016, 08:13)
    Bellissima...
    Mi piace questa storia :languo:

    Ti ringrazio molto sia per averla letta che commentata e sono lieta ti sia piaciuta.

    A dirla tutta doveva essere completamente diversa, nel senso che l'idea di Masumi e di un temporale è legata a tutt'altra fanfiction che forse, prima o poi, potrei anche decidermi a scrivere.
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    Grazie Merumo, come sempre.
    Io sono ogni giorno più convinta che lei abbia in mente un finale tragico e ora non sappia come sistemarla con la pressione delle fans e forse, di scorta, dell'editore.
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    Grazie sempre il super lavoro Merumo. Che non ci siano nuove non mi sorprende. Ormai sono preda del pessimismo cosmico, secondo me nell'intervista ha detto proprio come stanno le cose. Le frega solo della Dea Scarlatta, la storia d'amore tra Maya e Masumi è un contorno (come ora Hamill e Ayumi) per arrivare a capire il cuore della Dea e basta. E anche se, per mero colpo di testa, ci donerà un lieto fine lo farà liquidando la cosa con due o tre tavole niente di che.
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    In primis grazie Merumo e Arlaune per il prezioso lavoro. Mi si concretizza sempre più uno spettro che da tempo cercavo di allontanare.
    E' noto a tutte/i che la Miuchi iniziò a scrivere la storia per una folgorante passione per il teatro e di conseguenza che le prema di più la rappresentazione non ci piove (ha sempre messo cura nei volumetti delle rappresentazioni vedasi tutto il tempo dedicato a "Le Due Regine"). Ora vi rendo partecipi del mio "spettro". Dell'amore impossibile tra Chigusa e Ichiren ormai sappiamo abbastanza ma è un "ricordo" che affiora ogni tanto nei pensieri della sensei. Temo che Maya e Masumi siano semplicemente lo "strumento" che la Miuchi usa per rendere attuale e vera la Dea Scarlatta ma se tanto mi dà tanto questo è un dramma tragico senza lieto fine. Potrebbe solo consegnarci l'erede della Dea ma non il completamento dell'amore tra i due. Il ché, onestamente, mi fa passare la voglia di continuare a leggere la storia. Quindi lascerà in sospeso sino alla fine ma al "lieto" non ci spero più. Anche perché se Maya deve "crescere" campa cavallo che l'erba cresce molto prima. :trist:
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    Qualcuno si offende se dico che penso siamo arrivati oltre la frutta? Ma non ha ancora finito di raschiare il barile di trovate pseudo contentino e si decide a darci il finale del Manga punto e basta? :isteric:

    Ok, mi ripiglio. Non so, ma ho avuto verosimilmente le allucinazioni perchè l'immagine di Masumi vestito da agente di polizia mi pareva di averla già vista da qualche parte e in non da adesso. Boh! :dubb:
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    Raga occhio!!!!! Chiedo a Merumo e Ale-chan di verificare ma su S-BOOK è tornato il Volumetto n. 50 con data di uscita 26 aprile 2013.

    Lascio il link
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    Grazie Merumo!!! Boh, io me ne sto buona e tranquilla, a esultare o deprimermi ho sempre tempo. :grr:
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    Tantissimi auguri anche da parte mia Kezia! :auguri: :bara: e da parte sua in entrambe le versioni...hihi!!! :masumi: :man:
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    Grandeeeeeeeeee. Merumo grazie infinite della news. :ave:
    Dunque, allora la mia supposizione era giusta, forse, ovvero che non pubblicava perchè aveva da risistemare i capitoli betsuhana con il nuovo corso dato nel Volumetto 49. Quindi nel 50 potrebbe esserci qualcosa che non ha usato nel 49 più una parte inedita e quest'ultima mi mette in ansia e speranza al contempo. Azz... aspettare due mesi per saperlo sarà lunga. Speriamo valga la pena. :isteric: :emoz:
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    Wowwww stupenda tavola Maruskina! Scelta dei colori e la dinamica del movimento mi piacciono molto. Per non parlare del soggetto...hehe!!! :languo:
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    Titolo: "Il mio Natale sei tu."

    Autore: Aresian

    Protagonisti: Masumi e Maya

    Breve Descrizione: Romantica - La Fanfiction parte dal presupposto che Maya e Masumi stiano insieme da circa un mese e che questo sia il loro primo Natale da "coppia".

    Numero di Capitoli: Unico

    Contiene Spoiler:

    Contenuti Erotici: No



    Sono due ore che litigo con la tastiera del computer scrollando pagine su pagine di tabulati e grafici. Verso fine anno è sempre tempo di bilanci e non solo contabili, quelli nel dettaglio li avrò solo nei prossimi mesi. La mancata fusione con l'impero dei Takamiya ha lasciato il segno, ma mettere le mani sulla Dea Scarlatta ha risollevato le finanze che sarebbero, altrimenti, cadute in un drastico baratro rosso. Con un sospiro, un po' stanco, porto indietro la testa flettendo il collo, i muscoli sono indolenziti dalla prolungata immobilità. Con piccoli movimenti del capo cerco di allentare la tensione, tutto sommato è meno peggio di quello che pensavo. Ce la caveremo, e dal prossimo anno potremo ripartire in positivo. Distolgo lo sguardo dal monitor per riposare gli occhi un attimo mentre con la sinistra raccolgo un fascicolo che mi sta particolarmente a cuore. Quel progetto verrà portato a termine con tutti i crismi del caso, nulla dovrà andare storto è un appunto che ho inciso non solo nella mente, ma nel cuore. Mentre medito su questo un lieve bussare alla porta annuncia l'arrivo di Mizuki.
    “Avanti” dico in tono deciso, porterà altri tabulati da studiare e qualche lettera da firmare, come al solito, penso osservando la figura slanciata e sicura della mia assistente mentre si avvicina alla scrivania di rovere, dal piano in vetro temperato, per posare ciò che aspettavo ma invero ha da dirmi qualcosa, lo deduco dal modo con il quale mi rivolge lo sguardo. Un mio lieve cenno del capo e lei inizia a parlare, ormai sono anni che collaboriamo e abbiamo imparato a comunicare più con i gesti che con le parole.
    ”Mi scusi ma ci sarebbe da definire ancora qualche dettaglio, mi riferisco ai “presenti” natalizi per i partner e la clientela più fidata. Ho provveduto agli omaggi abituali seguendo nel dettaglio le sue istruzioni ma è rimasto un regalo del quale dovrebbe occuparsi personalmente, se posso permettermi” la sento esordire con quel suo tono pacato e professionale. Inarco per un attimo un sopracciglio mentre studio gli oggetti che mi mostra approvando per ciascuno di essi con un cenno della mano. E' da anni che per tradizione omaggiamo staff e partner con ricercate agende di pelle serigrafate in oro o argento, accompagnate da raffinate stilografiche a tema, e Mizuki ha seguito alla lettera le mie istruzioni. Anche i bouquets floreali sono sicuramente in linea con lo stile Daito Production, mi sorprenderei del contrario. Quello che non capisco, tuttavia, è il suo riferimento al regalo personale.
    “Non è giornata di indovinelli, Mizuki. Sia più chiara a quale regalo fa riferimento?” chiedo pertanto, un po' contrariato, pronto a rimettermi al lavoro quando ciò che esce dalle sue labbra mi gela sul posto, non me lo aspettavo.
    Un sorriso lieve, e saputo, è comparso sul volto della mia segretaria mentre seraficamente mi risponde.
    “E' il primo Natale che trascorre con Maya, Sig. Masumi. Non pensa sia il caso che del regalo, questa volta, se ne occupi direttamente lei?”.
    Sgrano gli occhi sgomento, voltando di scatto la testa. *Maya* penso, mentre quel semplice nome ha il potere di riscaldarmi il cuore e trascinarmi fuori da me stesso, da quell'ufficio, e catapultarmi con la mente e l'anima alla ricerca dell'altra parte di me. Mi rendo conto, all'improvviso, di essere arrossito come un liceale al primo appuntamento e la cosa mi irrita enormemente. Schiarendomi la voce, con un leggero colpo di tosse imbarazzato lo riconosco, torno a fissare lo sguardo falsamente imperturbabile di Mizuki. A volte vorrei che non fosse così dannatamente perspicace e ficcanaso.
    “Non me se sono scordato, me ne occuperò nei prossimi giorni” bofonchio per chiudere in fretta l'argomento salvo sbiancare in volto alla risata divertita della donna che mi ricorda, con non-chalance “Meglio che si sbrighi allora, qualora se ne fosse scordato oggi è il ventiquattro dicembre” prima di profondersi in un inchino e dileguarsi oltre la porta lasciandomi solo.
    *La Vigilia di Natale?* Penso attonito. Stasera dobbiamo incontrarci ed io non ho uno straccio di regalo da portarle. Improvvisamente sono assalito dall'ansia. Sei il solito maldestro Masumi, anche adesso avrei la tentazione di chiedere a Mizuki di trarmi d'impaccio ma ha ragione, questa volta spetta a me. Maledizione, è il primo Natale che trascorreremo insieme, la prima occasione anche per festeggiare il primo mese insieme anche se in realtà in questo lasso di tempo non abbiamo avuto realmente tempo per noi. Che fare? Non ho la più pallida idea di cosa si possa regalare ad una donna, o cielo non sono così imbranato ma Maya è ...così speciale che un gioiello la sminuirebbe. Lei è già un gioiello perfetto e preziosissimo, nulla reggerebbe il confronto. Un mazzo di fiori sarebbe di una banalità ridicola. Che cosa diamine potrei regalarle allora? Una cena raffinata? No, non è da lei e poi già mi ha chiesto di festeggiare in casa, con semplicità. Ma poi Masumi come pensi a Natale di cavartela con un regalo che puoi farle tutto l'anno? Deve essere qualcosa di significativo, di speciale, il punto è che sei un imbranato patentato al riguardo. Mi gratto la testa nervoso mentre mi alzo in piedi a guardare fuori dall'ampia vetrata, il mio pensatoio preferito. Il mio sguardo si perde sul multicolore dedalo di strade che da quell'altezza si riesce a intravvedere tra i palazzi più bassi. Il cielo è plumbeo, e forse nevicherà, manco mi sono accorto dell'atmosfera che aleggia nell'aria. Eh, già, come potrei. Non mi sono mai lasciato trascinare da niente che non fosse il lavoro, solo Maya sa tirarmi fuori dal guscio. Il ricordo di quel pomeriggio ad Izu mi assale portandomi un'ondata di calore misto a desiderio. La “mia” Maya, finalmente posso dirlo a discapito di tutto e di tutti. Ma che ci sto a fare ancora qui in ufficio? Scosso da quelle sensazioni e pensieri osservo l'orologio da polso.
    “Non c'è tempo, maledizione. Devo darmi una mossa” borbotto spegnendo con gesto brusco il computer mentre con la mancina raccolgo il cappotto fiondandomi fuori dall'ufficio. Con falcata ampia e nervosa percorro il corridoio fermandomi, per un breve istante, alla scrivania di Mizuki che mi osserva con quello sguardo saputo celato dietro le lenti.
    “Esco, annulli tutti i miei appuntamenti della giornata, può darsi che torni in ufficio più tardi se così non fosse ci vediamo al ricevimento della Daito di domani sera” dico in tono fermo e di comando, il solito che uso sempre ma so già che lei ha smascherato tutti i miei piani anzi mi ha sicuramente prevenuto.
    “Già fatto, li ho spostati alla prossima settimana” risponde infatti tranquilla e per un attimo mi domando se devo scalarle lo stipendio per quella sua dannata mai di impicciarsi della mia vita privata o farle un monumento perché, insieme ad Hijiri, mi ha fatto per anni da coscienza. Decido che è meglio lasciare perdere e mi infilo, in silenzio, nell'ascensore. Di fatto dove sto andando non lo so manco io ma sicuramente al più rinomato centro commerciale di Tokyo troverò qualcosa che fa al caso mio.

    Profumo di cioccolato caldo si spande nell'aria mentre le risate di Mina e Sayaka mi scaldano il cuore. Com'è bello essere così pienamente felici. A volte ho talmente paura che sia un sogno dal quale, drammaticamente, dovrò svegliarmi che mi do' dei pizzicotti sul braccio sino a lasciarmi i lividi ma così non è. La vita mi ha portato via molte cose, non ultima gli affetti più cari tra malintesi e tragiche fatalità, ma mi ha anche donato molto e la cosa più grande è quell'uomo che per così tanto tempo ho odiato senza realizzare che, in fondo, odio e amore sono realmente due facce della stessa medaglia. Sono stata cieca per lungo tempo ma per fortuna ora mi sento pienamente felice. Il mio cuore è colmo di gioia all'idea che questa sera ci rivedremo, che potremo stare insieme come non accade da Izu. Il rossore, al ricordo, mi imporpora le gote mentre con aria totalmente assente, del resto è tipicamente mio distrarmi per un nonnulla, guardo le luminarie dalla vetrata del bar.
    “Sempre con la testa tra le nuvole Maya, a cosa stavi pensando adesso?” mi chiede Mina riportandomi al presente.
    “Uhm, eh. Ecco...” oddio non sono sicura di voler dire esattamente a “cosa” stavo pensando e neanche a chi ma il rossore che mi incendia il viso mi sa che è più eloquente di mille parole. La risata divertita di Rei un po' mi offende, tanto che metto su un broncio ben poco femminile, mentre la sento dire.
    “Sicuramente sta pensando a LUI” calcando di proposito sul pronome personale, palesando impliciti sottintesi. Vorrei quasi picchiarla, quando ci si mette sa davvero essere esasperante.
    “Insomma, la volete smettere?” provo a dire con un tono che vuole essere perentorio ma esce, con mio vivido disappunto, debole e impacciato dalle mie labbra. All'ennesimo scoppio di risa rispondo come sempre, in fondo è questa la mia natura più vera, con una linguaccia da scolaretta impertinente prima di scoppiare a ridere a mia volta, sono troppo felice per poter restare arrabbiata con qualcuno per più di due secondi.
    “A parte gli scherzi, che cosa gli hai comprato Maya? Su dai, a noi puoi dirlo” chiede in quel momento Rei ed io mi ritrovo a fissarla con la bocca aperta, il cucchiaino a mezz'aria e gli occhi dilatati dalla confusione. Regalo? Panico allo stato puro mi assale. Ma come ho fatto, non gli ho comprato niente e stasera verrà a festeggiare il Natale da me. Preda della frenesia improvvisa balzo in piedi, urtando in tal modo contro il bordo del tavolo facendo traballare pericolosamente le tazzine ivi posate. La mano destra alla bocca fisso attonita le mie amiche.
    “Santo cielo, me ne sono scordata. Con le prove per la rappresentazione mi sono totalmente dimenticata del regalo” balbetto mentre loro, che dovrebbero essermi amiche ma alle volte sanno essere veramente perfide, ridono ancora più forte. Alla fine è Rei, evidentemente per pietà verso di me, che mi invita a sedermi e a parlarne con calma.
    “Tranquilla Maya c'è ancora tempo. Qui attorno è pieno di negozi è sufficiente che decidi cosa comprare” prova a suggerire ed io lo so che ha ragione ma il problema è che non ho la più pallida idea del regalo da fare. Cosa si può regalare ad un uomo come Masumi abituato ad avere, di fatto, tutto?
    Trascorre una buona mezzora di suggerimenti più disparati. Da una cravatta a dei gemelli per lo smoking proposti da Mina all'accendino proposto da Rei visto che è noto come il Presidente della Daito sia un fumatore incallito. Uff, come si vede che non lo conoscono bene, sta pure cercando di smettere di fumare figuriamoci se penso di regalargli un accendino. Scuotendo il capo, facendo oscillare i miei lunghi capelli castani, scarto immediatamente l'idea. Anche i gemelli non fanno per me. Io, cioé, insomma non so che gusti possa avere al riguardo e mi sembra un oggetto così … freddo, sì privo di calore tanto che scarto anche quello. Niente da fare sono punto e a capo. Quando pensavo che fosse il donatore di rose, cielo che imbarazzo a pensarci ora, gli ho regalato un plaid una banalissima coperta per tenerlo caldo. Sconsolata abbasso le spalle in segno di resa, sono proprio una frana.
    “Andiamo, animo Maya. Facciamo così, noi ora ce ne andiamo e ti lasciamo da sola così puoi riflettere con calma” mi dice Rei gettandomi nello sconforto totale, fantastico se mi lasciano in balia di me stessa compirò un mezzo disastro, come al solito. Il mio sguardo supplichevole potrebbe sgelare il più freddo iceberg ma non smuove di un millimetro la mia più cara amica.
    “Pensa solo a questo. A Masumi non importerà del regalo, importerà il fatto che viene da te. Qualsiasi cosa andrà bene. Siamo a Natale, in questo periodo ci si regala qualcosa che riscaldi il cuore, che abbia un significato particolare, qualcosa che possa pur se semplice dire ciò che provi per lui. Pensa a questo e sono sicura che troverai esattamente quello che cerchi”.
    La guardo sbattendo le palpebre, confusa, per un attimo prima di annuire brevemente mentre le vedo andare alla cassa, pagare ed uscire dal locale lasciandomi, di fatto, sola.
    *Qualcosa di speciale, non importa cosa ma purché abbia un significato* penso mentre mi giro a fissare la strada ingombra di passanti e festoni colorati. Forse ho un'idea, è più simbolica che altro ma so che lui capirà. Forse. Con maggior animo mi alzo in piedi e pago il conto a mia volta tuffandomi nella folla, in fondo è pieno di negozi magari guardando le vetrine troverò qualcosa che ritengo adatto all'occasione.

    Masumi Hayami alle prese con lo shopping in un centro commerciale. La notorietà è un'arma a doppio taglio. Mi sento un perfetto idiota mentre sto qui a parlare con una commessa che mi guarda come se fossi un marziano mentre sento gli occhi della gente “perforarmi” la schiena. Al diavolo, che c'è di strano non è pensabile che il Presidente della Daito Art Production possa fare acquisti in un negozio come un comune mortale? Il disagio che provo non mi piace e pertanto ricorro alla solito, latente, cinismo che per tutti questi anni mi ha accompagnato come un fedelissimo custode. Con cortesia affettata liquido il rossore della tipa per arrivare al sodo. Sono entrato in quella boutique sperando che fossero le esperte venditrici a sapermi indirizzare nell'acquisto ma mi rendo conto, dopo dieci minuti, che l'unica cosa che interessa loro è quella di appiopparmi l'abito o la borsa con il maggior numero di zeri sul cartellino. Mi viene da ridere, tutto sommato le hanno istruite bene potrei quasi prenderle nel mio staff. Alla fine lascio il negozio con un pugno di mosche in mano e con l'orologio che segna, inclemente, lo scorrere del tempo. Sono già stato in quel luogo altre volte, per lavoro a dire il vero, visto che ospita un nostro cinema multisala al terzo piano ma non mi sono mai soffermato “realmente” a considerare tutto ciò che mi circondava. Nell'ampio giardino interno ci sono donne con bambini in carrozzina con ai loro piedi decine di sacchetti multicolore dall'unico tema dominante: il rosso ed oro con la scritta “Merry Christmas” retaggio dell'occidentale consumismo che ormai ha freneticamente preso piede anche nel nostro paese. Sto per accendermi una sigaretta quando mi rammento all'istante il disappunto di Maya al riguardo. Invero sta cercando di farmi perdere il vizio, ignorando che a fomentarlo con il continuo e perpetuo stress, per anni, è stata proprio lei. Scuoto il capo con ironia mentre ripongo il pacchetto nel taschino interno del cappotto.
    *Datti una mossa Masumi, devi trovare un regalo entro sera* e sia mai che manco ad un obiettivo che mi sono prefisso. Serrando la mascella mi avvio lungo il corridoio centrale, alle cui ali si dipanano diversi altri percorsi dai nomi più fantasiosi e tutto è un'esaltazione di luci, di stelle e abeti addobbati, persino la musica che esce dagli altoparlanti è stridente, in un primo tempo, alle mie orecchie. Non riconosco Tokyo oggi. La folla che si accalca davanti alle vetrine mi palesa che non sono l'unico frettoloso ritardatario. Passo davanti ad un negozio di scarpe ma scarto l'idea. E' Mizuki quella che conosce tutto su di lei, misure comprese. Potrei tirare fuori il cellulare e darle uno squillo ma scarto subito l'eventualità. Per carità, ci manca solo quello. Il negozio successivo è una rifornitissima libreria, chi lo sa forse è il regalo giusto per lei. Entro dentro, con passo un po' incerto, poco convinto. Gli scaffali sono ingombri di libri dall'ultimo bestseller ai saggi di filosofia e ovunque c'è un scintillare di festoni e vischio. Forse un bel libro sul teatro potrebbe piacerle penso districandomi tra la calca per raggiungere la sezione artistica ma alla fine mi arrendo all'evidenza che non ha niente di speciale. Un regalo che fa un amico non un compagno, non è da me. Quello è il punto, sto cercando nel modo sbagliato. Sgrano gli occhi mentre acquisisco questa nuova consapevolezza. Sono sempre stato talmente abituato, per opportunismo, a cercare di soddisfare le aspettative degli altri da non aver mai pensato a cosa realmente interessasse a me. Non sento il Natale, non lo capisco, e questo ha un ché di triste. Sono sicuro che Maya invece sarà immersa in quest'atmosfera che in me invece scorre sulla pelle come brezza indifferente. Come può un uomo che ha perso l'infanzia nell'odio e nel risentimento di un cuore creduto arido e distante comprendere un'atmosfera giocosa, allegra e carica di desiderio di comunanza? In quel momento una voce mi distrae dai miei poco edificanti pensieri. Un po' confuso mi volto alla mia destra ma vedo il nulla salvo comprendere che devo abbassare lo sguardo su un ragazzino che mi arriva a malapena ai fianchi.
    “Mi scusi signore, per favore può prendermi quel libro marrone sullo scaffale? Quello grosso” mi chiede con voce esitante ma speranzosa. Attonito dirigo lo sguardo nella direzione indicata e comprendo perché abbia scelto me. Il libro tanto desiderato è posto proprio sullo scaffale più alto. Con un mezzo sorriso acconsento, senza il minimo sforzo, chinandomi poi per consegnarglielo.
    “Tieni, è per te?” gli chiedo giusto per spezzare lo strano imbarazzo che mi ha colto. Lo vedo negare con decisione prima di chinare il capo in un profondo inchino che tanto mi ricorda la “mia” ragazzina.
    “No, è per mia mamma. So che le piace tanto, è da mesi che metto da parte la paghetta per poterglielo regalare. Grazie mille signore” dice spiazzandomi con la sua ingenua semplicità. In un istante sono altrove, ad un Natale di tanti anni fa che avevo chiuso nei meandri del cuore e della memoria. A quella mancia del giardiniere custodita per mesi per quella sciarpa calda che regalai alla donna che sacrificò se stessa per me e per il mio futuro. *Madre* riesco a pensare con una fitta di dolore in mezzo al petto.
    “Si sente bene, signore?” mi sento chiedere dal ragazzino e in tal modo torno al presente.
    “Sì. Tutto bene. Vieni, ti accompagno alla cassa qui dentro si soffoca” rispondo ed è vero, in parte per il ricordo che mi ha assalito ed in parte per la calca mi ritrovo a disagio. Io in realtà non ho fatto acquisti, potrei uscire facilmente, ma improvvisamente voglio essere certo che lui abbia i soldi sufficienti per il suo prezioso regalo. Un po' come se tramite lui potessi farne uno anch'io al ricordo del mio passato. Quando esco dalla libreria ho in cuore qualcosa di diverso. Quel bambino ha fatto riemergere in me il ragazzino che sono stato e l'ansia con la quale attendevo questa festa per poter dimostrare con qualcosa che avevo creato, o che mi ero guadagnato, il mio affetto per lei. Ecco cosa mi manca. Lo “spirito” del Natale che pervade un fanciullo, lo stesso che sicuramente pervade l'animo folletto di Maya, della rosa perfetta che io amo. Finalmente ora so cosa cercare.

    *Che meraviglia!* penso estasiata, mentre gli occhi scuri scintillano riflettendo il blu, rosso, oro e argento delle luci che ricoprono la volta dell'atrio principale che sto percorrendo. L'atmosfera del Natale mi è sempre piaciuta perché mi permette di fantasticare e sognare un po', con tutti i suoi colori e i suoi significati inespressi, quasi quanto l'arcobaleno che vivo sul palcoscenico. Sono due cose diverse, lo so, ma è ciò che si “respira” che mi piace tanto. Con il cuore leggero iniziò a curiosare tra le vetrine dei vari negozi, per altro cosa non del tutto semplice visto che la mia non stratosferica statura mi impedisce spesso di intravvedere nella massa.
    “Permesso” ripeto in tono più alto mentre cerco di raggiungere la vetrata di una boutique per uomo intravvedendo completi di raffinata eleganza, giacca pantalone, pensando che tutti sarebbero perfetti se indossati da Masumi ma tanto so già che non è quello che voglio comprare. Cerco di farmi largo tra la gente per poter raggiungere il reparto pelletteria e dare un'occhiata ai portafogli. Regalo banale ma almeno è qualcosa sul quale posso andare sul sicuro, visto che basta possa contenere carte di credito e yen e poi per uomo non dovrebbero essercene di così tanti tipi da confondermi... Dieci minuti dopo fisso perplessa un campionario talmente variegato da domandarmi se non abbia sbagliato reparto eppure sono effettivamente articoli da uomo.
    “Santo cielo” bisbiglio super confusa commettendo l'errore di chiedere un consiglio. Appena mi scappa, nella mia esasperante ingenuità, di dire che è per un uomo che di fatto ha tutto partono dal presupposto che ho un sacco di soldi da spendere, per fortuna che quanto meno non sono spendacciona e il buon senso mi porta a uscire dal negozio a gambe levate. A questo punto, però, non so proprio cosa comprare. Come un'automa salgo sulla scala mobile mentre cerco di riordinare le idee, mai le avessi avute chiare, accidenti.
    *E adesso cosa posso regalarti?* penso sconfortata. Uffa, tutto perché ho atteso l'ultimo momento e ora preda dell'affanno non so come arrangiarmi. Cosa può piacere a Masumi? Sì, perché a questo punto mi viene in mente solo questo ma nonostante lo conosca da più di otto anni debbo ammettere, a malincuore, con me stessa che so veramente molto poco di lui. Oh, beh! Sì, insomma ora stiamo insieme ma un mese solo non colma tutto, ci vuole tempo. Mi porto nervosamente un dito alla bocca, mordicchiandolo, mentre arrivo al piano superiore e finisco dritta davanti al grosso pannello con la planimetria dell'intero edificio e la locazione dei vari negozi. Mentre rimango lì davanti, impalata, e totalmente indecisa sul da farsi il mio occhio distratto cade su un nome che accende, da qualche parte, un ricordo che penso di dover fare mio perché importante.
    “Ma certo!” esultò, all'improvviso, ad alta voce arrossendo immediatamente quando mi accorgo, in tal modo, di avere attirato l'attenzione di qualche passante. Chinando il capo mortificata mi allontano di qualche passo nella direzione indicata dalla piantina. Non dovrebbe essere difficile raggiungere la mia meta, o meglio non lo sarebbe se non mi chiamassi Maya Kitajima e se l'imbranataggine non fosse il mio secondo mestiere. Voltando il capo a destra e sinistra cerco di orientarmi, eppure ero convinta di avere preso la direzione giusta. Per mia fortuna mi imbatto in un “Babbo Natale” che distribuisce dolcetti, sicuramente uno dei dipendenti del centro, al quale rivolgo con tutto il mio candore una semplice domanda.
    “Mi scusi Babbo Natale, mi sa indicare gentilmente la strada per l' Eye's Stars?”.
    Nonostante la barba bianca posticcia è palese che si tratta di un ragazzo giovane che con un'espressione un po' perplessa mi indica di voltarmi. Mamma che figura, c'ero davanti e non me n'ero accorta. Fortuna che Rei e Mina non sono qui o mi sentire dire il classico “Sei sempre la solita”. Al colmo dell'imbarazzo ringrazio e mi avventurò dentro il negozio. Da subito sono sommersa di articoli di ogni genere: libri specializzati, lenti focali, telescopi di tutte le dimensioni e soprattutto cartellini dei prezzi con troppi zeri per le mie tasche. Sto per lasciarmi prendere dalla disperazione quando l'anziano proprietario mi avvicina e con un sorriso gentile mi chiede cosa sto cercando.
    “Ecco. A dire il vero non lo so bene nemmeno io” balbetto sinceramente confusa. Sono andata lì perché è un posto dove si trova di tutto sulle stelle e so quanto Masumi sia esperto e interessato al riguardo, però io al contrario sono ignorante del tutto in materia. Quel poco che so è perché me lo ha insegnato lui.
    “Volevo fare un regalo ad una persona che ama tanto le stelle, sa gli piace vederle in montagna ma quando non può in un planetario. Ne abbiamo visitato uno molto bello però non ha mai tempo di andarci” inizio a dire con spontaneità, sperando che anche questo signore non tenti di rimbambirmi con suggerimenti che mi confonderanno ancora di più. Il sorriso gentile sul suo volto non è mutato mentre mi fa cenno di seguirlo.
    “Potrei suggerirle la scelta di un telescopio amatoriale ma detto in franchezza qui a Tokyo servono a poco, e vado contro il mio interesse a dirlo visto che li vendo” esordisce mentre gli occhi castani si illuminano per un istante di autoironia. Quest'uomo istintivamente mi piace, sento che non cercherà di propinarmi qualsiasi oggetto a portata di tiro ma solo qualcosa che realmente possa tornarmi utile. Rammento le parole di Masumi riguardo le “luci della città” che impediscono la vista delle stelle e con tutte le luminarie che ci sono in questi giorni di festa sarebbe ancora più impossibile. Con un cenno del capo annuisco sperando che possa suggerirmi dell'altro e in effetti ha in mente qualcosa di speciale.
    “Questo” mi dice indicandomi uno strano oggetto sferico grosso quanto un centro tavola “E' un piccolo planetario da casa. Le consente di proiettare sul soffitto della stanza la volta celeste e con molteplici filtri si possono vedere sino a 120.000 stelle” mi spiega poi illustrandomelo. Wow, Quello che cercavo, sarebbe perfetto se non avesse uno zero di troppo. Accidenti costa di meno portare tutta la compagnia al planetario che comprare quel solo oggetto. La mia delusione deve trasparire dal volto e dallo sguardo perché mi pone con delicatezza una mano sulla spalla dicendomi “Ci tiene tanto a questo regalo vero? Facciamo così, questo non è l'unico modello. Ne ho un altro che è vero ne mostra qualcuna di meno ma funziona allo stesso identico modo e soprattutto non costa troppo” mi suggerisce ridando animo al mio entusiasmo.
    “Oh, sì. La ringrazio” esplodo con spontaneità. Ci mette una decina di minuti a spiegarmi come funziona e altrettanti a confezionare il pacco ma non ha importanza. Esco da quel negozio con il regalo stretto al petto, ora non mi resta che preparare tutto per la serata che mi aspetta. Al solo pensiero il mio cuore prende a fare le capriole.
    *Chissà se alla fine piacerà a Masumi* penso mentre canticchio, senza rendermene conto, una versione un po' psichedelica della tradizionale “Jingle Bells” emergendo all'esterno dell'enorme edificio notando i fiocchi di neve che cadono giù dal cielo.
    *Che bello, la neve* penso mentre mi muovo felice tra la folla che si pone in disciplinata fila all'accesso della metropolitana.

    “D'accordo non sarà questo il regalo che farò a Maya ma creerà un minimo di atmosfera” mi dico mentre esco da un negozio con una busta contenente alcune candele rosse attorniate da vischio. Invero l'idea mi è balenata in testa vedendo l'articolo tra le mani di una coppietta di ragazzi che si dà agli acquisti sfrenati. Ho deciso che per Maya voglio qualcosa di speciale, che possa restarle accanto quando io, per impegni di lavoro, non potrò. Odio il pensiero di stare lontano da lei ma sono consapevole che i prossimi mesi saranno cruciali per la sua carriera ed io dovrò occuparmi di tutto con lo scrupolo metodico di sempre. Eccomi arrivato, mi sento un po' ridicolo a fare un acquisto del genere, lo ammetto, ma in fondo so che è una cosa che avrei tanto voluto avere da piccolo e che mi è sempre stata negata. Se devo lasciarmi trasportare da quello “spirito”, come ho deciso, non posso agire altrimenti. Ora sono immobile, come un palo della luce un po' troppo alto e appariscente in mezzo ad un nugolo di ragazzini con il naso incollato al vetro dell'esposizione. Arrossisco lievemente, non è da me ma ultimamente mi accade fin troppo spesso. Dall'altra parte ad osservarci, più o meno incuriositi, ci sono tanti cuccioli di cani e gatti infiocchettati a festa. Per un attimo una sorta di istinto animalista, che non sapevo di possedere, si ribella in me ma alla fine penso che tutto è consumismo e io per primo ho fatto dell'apparenza un mestiere. So che voglio regalarle un cucciolo ma onestamente non so se un cane o un gatto e soprattutto, ora che ho deciso, sono preso dal timore che lei ne sia allergica e in tal caso il mio più che un dono sarebbe un flop madornale. Così rimango lì immobile ad osservare quei musetti, seri e buffi al contempo, per un buon quarto d'ora. Il più goffo di tutti, curioso ma un po' maldestro, è un gattino bianco rossiccio dagli occhi azzurri che tenta, ostinato, di arrampicarsi sulla liscia superficie verticale del vetro con l'unico risultato di ricadere sempre all'indietro. A tratti ricorda me, cocciuto anche contro l'evidenza e nella sua piccola goffaggine anche la mia “ragazzina”. Lo so che dovrei smettere di pensare a Maya in questi termini, se lo sapesse si arrabbierebbe molto, ma non posso farci niente. Per quanto abbia scoperto in lei, ormai, la donna in fiore è stata e sempre sarà la mia chibi-chan. Mi abbasso all'altezza della gabbietta e riesco a vedere meglio il batuffolo di pelo. Mi fa tenerezza ed è sorprendente che, dopo anni di totale atonia sentimentale, io sia capace di provare qualcosa di simile e tutto grazie a lei. Il piccolo smette di agitarsi e si mette a fissarmi ed io vedo l'espressione del mio viso riflessa sul vetro. Un sorriso, che non sapevo d'avere, illumina i miei tratti. Non c'è dubbio mi sa che ho fatto la mia scelta.
    “D'accordo piccolo, mi raccomando non farmi fare brutta figura stasera” gli dico sornione mentre intuisco, più che sentire, il suo miagolio prima di entrare nel negozio per concludere l'acquisto.
    Con uno sguardo nervoso all'orologio raggiungo il trafficato parcheggio con più pacchi di quanto mai mi ricordi di averne tenuti in mano, trasportino del gatto compreso. Sento che è spaventato e cerco di rassicurarlo tanto che in macchina accendo subito il riscaldamento. Appena uscito all'aperto mi accorgo, non troppo sorpreso, che candidi fiocchi di neve cadono dal cielo. Accendo la radio, più che altro per tenere occupato lui con la musica, qualunque stazione ascolti ci sono canti natalizi persino un gruppo che ho sotto contratto con una strenna rock che non ricordavo fosse compresa nel CD in uscita. Sorrido a me stesso.
    “Masumi sei vissuto fuori dal mondo per troppo tempo” mi dico ed è la pura e semplice verità. La neve, l'ho sempre trovata pura e mi è sempre piaciuta. Mentre sono fermo al semaforo ricordo quella sera in cui io e Maya passeggiammo insieme sotto lo stesso ombrello e pensavo che non avrei mai avuto una chance con lei. Sono passati più di due anni ma per fortuna... mi sbagliavo. Un salto in albergo giusto per una doccia e cambiarmi e poi finalmente staremo insieme.

    Guardo Rei un po' dubbiosa.
    “E se non gli piacesse?” le chiedo per quella che presumo sia la milionesima volta. Sì, forse ho anche perso il conto considerando l'espressione esasperata sul suo viso.
    “Maya la vuoi smettere? Mi stai facendo diventare matta” la sento dire mentre depone sul tavolo, per l'occasione ricoperto da una tovaglia rossa sgargiante, le ultime stoviglie. Certo è ceramica comune, niente da cinque stelle, ma questa è la mia quotidianità e Masumi ha deciso di condividerla con me così come io sto imparando a conoscere il “suo” mondo. Mi sono di nuovo persa in fantasie, tanto che è Rei a darmi la sveglia.
    “Non stare lì impalata, come tuo solito, va a prepararti. Io qui ho finito, metto il cappotto e raggiungo gli altri e ricordati di togliere il tacchino dal forno” mi dice a quel punto colei che dovrebbe essere la mia migliore amica facendomi sobbalzare. O cielo, solo ora mi accorgo che sono ancora con l'asciugamano trai capelli e la tuta da ginnastica. Che disastro che sono.
    “Volo” gridò mentre sparisco nella mia camera in preda alla frenesia, lasciandola a scuotere la testa mentre si domanda se mai mi ricorderò del timer del forno. In effetti è facile che me lo scordi dato che la mia mente è ora concentrata su cosa mettermi. Da quando mi creo questo problema? Beh, da quando ho scoperto che non voglio mai farlo sfigurare a causa mia.

    Quella che era iniziata come una lieve nevicata ha assunto i contorni di una mini bufera tanto che sono costretto ad andare piano per evitare di andare a stamparmi contro qualche guard rail o un palo della luce, non sarebbe proprio il caso. Non è la prima volta che sono ospite della casa che Maya, ancora, condivide con l'amica di sempre ma faccio tutt'ora fatica a sentirmi a mio agio. Ho sempre l'impressione di essere una sorta di intruso accettato solo per via di lei, perché non si può negare qualcosa a Maya e tutto sommato non sono il solo a pensarlo. Per fortuna questa sera saremo soli, una delicatezza dei suoi amici che non posso che riconoscere e apprezzare. In fondo ho di fatto, per una sera, sfrattato Rei dalle sue quattro mura. Quella ragazza ha sempre un impatto positivo su Maya e sono lieto dell'affetto che le dimostra, privo di calcolo e pertanto merce ancor più rara. Storco la bocca in un sorriso un po' cinico. Ci sono ricascato, valuto sempre le persone sul piano dell'utilità e non è il massimo ma evidentemente sotto certi punti di vista non cambierò mai. Ci siamo, il quartiere è tranquillo come al solito, in questa zona della città le luminarie non si sprecano troppo anche se festoni alle porte si intravvedono anche qui. Mi volto verso il sedile del passeggero osservando il trasportino. Ho pensato in queste ultime due ore come risolvere il problema di mantenere intatta la tradizione ma al contempo non ibernare, lasciandolo in macchina, il mio regalo ed alla fine ho deciso per una via di mezzo, un espediente invero un po' teatrale.
    “Su vieni, piccolo. E' ora che tu vada in scena” gli dico, come se realmente potesse capirmi, sono davvero impazzito. Scendo dalla vettura e sulla coltre ovattata avanzo sino ai gradini a veranda che conducono all'ingresso. Sento il profumo di cibo speziato che filtra dalle fessure. In quanto a coibentazione quell'appartamento non sta messo molto bene. Piantala Masumi, non sei giunto fin qui per fare le pulci al padrone di casa, lascia in naftalina per le prossime ore l'uomo d'affari e rammenta che sei qui per LEI. Prendo un profondo respiro.
    “Ora fa il bravo, non miagolare o mandi all'aria il mio piano” catechizzo serio la palletta di pelo che tengo celata sotto il cappotto, stretta nella mano. Non so se abbia capito o semplicemente sia spaventato da quella novità, tant'è che tace. Bene è ora di bussare alla porta e sperare che ad aprire sia lei. Rei dovrebbe essersene già andata via da un pezzo ma vuoi mai che la sfiga che mi ha perseguitato per anni mi insegua anche questa sera?

    “Accidenti, è in ritardo” bofonchio guardando l'orologio a muro. Nell'angolo accanto alla televisione c'è uno di quegli alberelli sintetici cosparso di addobbi fatti con la carta colorata, qualche nastro e allegre lucine multicolore. I regali che ho ricevuto fin'ora sono sul pavimento mentre quello per Masumi ho deciso di scartarlo per provare a fargli una sorpresa diversa. Già, ma lui dov'è? Ogni cinque minuti guardo fuori dalla finestra, non è che con quella nevicata non riuscirà a venire vero? Il suono improvviso del campanello mi fa sobbalzare mentre urlo un “Vado io” che potrebbe assordare chiunque, me in primis, e soprattutto del tutto inutile visto che in casa sono da sola ma vabbé. Mi catapulto letteralmente alla porta e spalanco il battente, facendo entrare così un piccolo mulinello di neve e un fiotto di aria gelida ma non mi importa minimamente perché lui è lì e il mio cuore parte a mille mentre riesco a mormorare solo uno stupidissimo “Ciao”.
    Il sorriso che si apre sul suo viso mi riscalda l'anima. Come ho potuto pensare di odiarlo? Forse sono sempre stata attratta da lui fin dall'inizio infatti non saprei spiegarmi perché, anche quando credevo di detestarlo, finivo sempre con il cercarlo e stavo veramente male quando mi opponeva il suo cinismo d'affarista senza scrupoli. Sto qui, come una statua di sale, a fissarlo e sicuramente avrò pure un sorriso beato ed ebete al contempo stampato sulle labbra.
    “Ciao, Maya. Mi fai entrare?” lo sento dire dopo qualche istante con quella voce suadente, sì perché la sua voce è come velluto che sfiora delicato la pelle. Arrossendo un po' per il lieve appunto, e soprattutto per la sua vista, mi faccio da parte lasciandolo passare chiudendo poi la porta alle nostre spalle.
    “Scusa, è che ero preoccupata. Sei in ritardo e non è da te” cerco di giustificarmi mentre lo invito ad accomodarsi nel soggiorno cercando, al contempo, con la mano il telecomando del piccolo planetario che ho mimetizzato, in qualche modo, in mezzo ad un festone a centro tavola.
    “Ho trovato più traffico a causa della neve, niente di che” lo sento dire ma sono troppo presa dalle mie “manovre” per accorgermi che non ha ancora levato il cappotto, stranamente solo poggiato sulle spalle, fino a quando non sento, a corollario della sua risposta, il suono allegro di un campanellino. Con il telecomando nascosto, in modo un po' maldestro, dietro la schiena mi giro a fissarlo.
    “Hai sentito anche tu quel suono?” chiedo mentre mi domando da dove possa provenire. Il suo annuire divertito e la luce calda che attraversa l'iride azzurra del suo sguardo mi incuriosiscono. Solo all'ultimo noto che ha spostato il tessuto del costoso cappotto per mostrare cosa cela racchiuso nella mano.
    Oddio! Un batuffolo di pelo arancione e bianco che mi fissa curioso con i suoi occhi azzurri, a rivaleggiare con quelli dell'uomo che me lo presenta, mentre il sonaglino che ha al collo tintinna nuovamente.
    “Masumi?!” esclamo allibita e al colmo della gioia andandogli incontro.
    “E' per te, Maya. Scusa se non attendo la mezzanotte ma rischiava di congelare se lo lasciavo in macchina. Buon Natale” mi dice con dolcezza, anche se c'è un lampo ansioso nel suo sguardo forse ha paura che non mi piaccia. Oh, Masumi come potrei non adorarlo? Mi salgono le lacrime agli occhi, nessuno ha mai pensato di farmi un simile regalo. Nella smania di prendere il gattino tra le mani lascio cadere il telecomando che, vuoi per sfiga o forse tempismo eccezionale, casca sul pulsante d'accensione e sopra di noi compare all'improvviso la beltà immensa della volta celeste.
    “Ops. Sono mortificata, scusa ho rovinato tutto” mi affretto a dire mentre raccolgo da terra il telecomando e spengo il proiettore. “Mi spiace tanto, avevo organizzato le cose per farti una sorpresa ma, al solito, non ci sono riuscita” mi stringo nelle spalle, ormai il danno è fatto fortuna che almeno il tacchino, quello, mi sono ricordata di spegnerlo a tempo debito o saremmo costretti ad uscire per la cena. Il miao un po' irritato del nuovo inquilino di casa riporta la mia attenzione su di lui mentre lo prendo tra le braccia, com'è morbido e caldo. Con un gesto spontaneo chino la guancia a sfiorare il pelo setoso ricevendo in cambio un delizioso concerto di fusa. Mi viene, incredibilmente, da piangere anche se non so bene perché.

    Sorrido sentendo la sua voce cristallina gridare e per un attimo temo che Rei sia realmente ancora in casa ma non avvertendo risposta intuisco che così non è. Quando si spalanca la porta la vedo fasciata in un vestito di lanetta che mette in risalto il suo fisico esile ma armonioso con un ché di sensuale che mi lascia un po' spiazzato. Quel rosso fuoco sicuramente non è una sua idea, tanto meno il velo di trucco, ma di Mizuki prima e Rei dopo. Non è tipo da colori appariscenti Maya anche se ammetto che non mi spiace. La vedo fissarmi con quei suoi occhioni neri così espressivi e leggervi ora amore incondizionato è qualcosa che mi fa riconciliare con la vita ogni giorno di più. Le rivolgo la parola per spezzare un attimo la strana tensione del silenzio che si è creato, anche perché temo che il piccolo che tengo in mano possa iniziare a dimenarsi da un momento all'altro, e lei subito si affretta a farmi accomodare. L'arredamento dell'abitazione non è certo paragonabile al lusso al quale sono abituato ma è il calore che permea quelle quattro pareti che fa la differenza. La vedo rovistare un po' agitata sul tavolo e raccogliere un oggetto che però non riesco ad identificare.
    *Strano, mi sembra nervosa* penso immediatamente cercando di capirne la ragione. Ah, ecco forse era in pensiero per il mio ritardo. Mi affretto a rassicurarla quando la palla di pelo si agita nella mia mano facendo oscillare in modo rumoroso il sonaglino attaccato al nastro rosso. Accidenti. Beh, non è che mi ha completamente mandato a monte la sorpresa, posso ancora uscirmene con la mia azione teatrale, del resto è un ambiente che respiro ogni giorno una volta tanto esserne il protagonista non fa male. Il timore di avere sbagliato in quella scelta scema immediatamente davanti alla reazione spontanea di lei. Maya non sa mentire, è genuina in ogni suo gesto e pensiero e anche per questo l'amo. Mentre le porgo, lieto, il mio regalo accade qualcosa di anomalo. L'oggetto che aveva nascosto tra le mani cade e improvvisamente una strana proiezione illumina il soffitto anche se, con il chiarore della luce, non riesco ad identificare chiaramente di cosa si tratti. La mia chibi-chan è comunque svelta a spegnere tutto scusandosi per la sua goffaggine. Quando accosta il viso al pelo fulvo del gatto mi rendo conto che è per celare le lacrime.
    “Maya...” le dico semplicemente accostandomi a lei, con una mano salgo a sollevarle dolcemente il mento per poterla guardare negli occhi. “Cosa doveva sorprendermi?” le chiedo con dolcezza. “Se vuoi esco e torno dentro un'altra volta” sdrammatizzo poi prendendola dolcemente in giro e vedo subito quel piccolo lampo ribelle. In otto anni ho appreso anche fin troppo bene come farla reagire. Mi chino a sfiorarle le labbra con un bacio mentre il gatto, tra noi due, emette un miagolio di protesta. La sento sospirare quando lentamente si allontana da me.
    “Chiudi gli occhi” mi dice ed io sono ben lieto di assecondarla. Pochi istanti e sento il click dell'interruttore, mentre le palpebre abbassate rilevano il cambio di luce ora infatti la stanza è al buio. Poco dopo avverto uno strano ronzio mentre lei, prendendomi la mano, mi sussurra dolcemente “Ora puoi aprirli”. Con un sorriso condiscendente acconsento ma non sono pronto a ciò che il mio sguardo coglie. Sopra di noi ruotano, lentamente, le costellazioni circumpolari e boreali tanto che Markab di Pegaso mi sembra di poterla raggiungere semplicemente allungando la mano. Il mio viso, non me ne rendo conto, tradisce tutto lo stupore per quel piccolo miracolo che mi cattura e affascina da sempre: il firmamento e la sua immensità.
    “Ti piace?” la sento sussurrare timidamente.
    “Come?” riesco solo a chiedere, sforzandomi di abbassare lo sguardo e staccarlo da quella visione. L'emozione che permea la mia voce è un'eloquente risposta e riesco a intuire il suo sospiro di sollievo. Infatti è decisamente più allegra quando si profonde in una spiegazione.
    “Ecco, vedi. Non sapevo cosa regalarti. Siccome so che hai una grande passione per le stelle sono andata in un negozio dove avevano di tutto ed ho scoperto che esistevano dei, come si chiamano, insomma proiettori di stelle da casa. Non hai mai tempo di andare dove mi hai portata quel giorno così invece puoi usarlo anche in ufficio se vuoi fare una pausa....” era partita a ruota libera e quando faceva così era difficile arrestare il suo entusiasmo. Quello che, tuttavia, lei ignorava era come quel dono acquisisse per me un significato ancor più profondo. Le stelle erano sì la mia passione ma anche la mia via di fuga da una vita che non mi piaceva, non avevo bisogno di loro se avevo Maya insieme a me ma a modo suo anche lei aveva cercato di regalarmi qualcosa che mi ricordasse la sua presenza con un solo click.
    “Ti amo” le dico con sincerità profonda come gli abissi del mare. Bastano quei due vocaboli a bloccare il suo fiume di parole. “Rammenti là , nella Valle dei Susini, quella notte stellata cosa ti dissi? Che il mio desiderio era irrealizzabile”. Pronuncio quelle parole con solennità mentre le tolgo dalle mani il gattino posandolo, con delicatezza, sul pavimento che esplori placido la casa io voglio poter abbracciare la donna che amo liberamente. Quando mi rialzo le poso una mano alla vita attirandola a me. Le sue piccole mani sfiorano subito il bavero della mia giacca mentre solleva la testa per potermi vedere negli occhi.
    “Si” la sento mormorare.
    A quel punto mi chino ad unire ancora le mie labbra alle sue, questa volta con passione, quella che troppo spesso ero stato costretto a reprimere e che solo un mese prima avevo potuto lasciar andare cogliendo il fiore della sua purezza. La sua risposta, pur se dapprima un po' intimidita, non si fa attendere e le sue dolci braccia si cingono intorno al mio collo mentre si stringe a me, cedevole come il fusto di un giglio che si piega alla forza del vento. Quando sono costretto a prendere fiato, e pertanto ad interrompere il bacio, le sussurro sfiorandole le guance arrossate. “Mi sbagliavo. Il mio desiderio … sei tu”. Vedo il luccichio delle lacrime che ora le inumidiscono i grandi occhi profondi, so di averla resa felice con quell'affermazione perché spazza via altri dubbi e incomprensioni rimaste ancora aleggianti tra di noi. La sento abbracciarmi con tutta la forza del suo amore e posare il capo, dolcemente, sul mio petto. Ho voglia di lei e non è solo una reazione fisica è un bisogno ancestrale, che trascende la razionalità. E' la mia anima che invoca la sua. Con un gesto fluido mi libero dal suo abbraccio solo per poterla prendere, dolcemente, tra le braccia mentre cerco il suo “Sì” nelle iridi che troppo spesso hanno mostrato dolore.

    *Perchè mi prendi sempre in giro?* penso un po' infastidita ma è chiaro che in realtà vuol darmi l'opportunità di rimediare al pasticcio che io stessa ho creato. Così di fatto lo obbligo a chiudere gli occhi mentre spengo la luce e riavvio il modellino di Planetario domestico e questa volta l'effetto ottico è talmente sorprendente che per un attimo io stessa rimango incantata ad ammirarlo prima di ricordarmi che lui attende in pacato silenzio. Quando gli dico che può guardare il cuore mi si ferma in petto prima di ripartire in sconclusionato galoppo. Ho solo il coraggio di chiedergli se il regalo gli piace. Quando mi chiede stordito il “come” realizzo che ho fatto centro. Felice mi lascio andare in non so nemmeno io quale discorso, uno di quelli logorroici in qui ogni tanto mi perdo mentre mi beo dell'espressione cangiante sul suo volto. Un viso privo di maschere solcato da tante emozioni che si affastellano l'una sull'altra la cui predominante è: commozione. Mi sento sciogliere quando mi dice semplicemente quel “Ti amo”.
    *Oh, Masumi non sai quanto ti amo io. Non posso pensare di poter vivere senza l'altra parte della mia anima, senza te* penso mentre si volta verso di me e mi sottrae il felino dalle braccia. Un po' confusa lo osservo posarlo a terra e tornare a cercare il mio sguardo. Che gioia sentire la sua calda mano attorno al mio corpo. Estasiata mi aggrappo al bavero della sua giacca mentre aspetto ansiosa quella spiegazione che, sento d'istinto, sarà vitale per noi due e per consolidare ciò che piano piano, mattone su mattone, stiamo provando a costruire. Con gioia mista a desiderio accolgo il suo bacio profondo, fiero e possessivo che mi ha stordito e conquistato quella lunga notte ad Izu. Tuttavia è il realizzare che il suo desiderio più grande, quello che mai si sarebbe avverato, ero io che mi colma il cuore estinguendo antiche ferite. Rammento bene come prima di lasciare il paese dei Susini io stessa avessi espresso il desiderio che quello del mio amore non andasse perduto ed ora so che già da allora le nostre anime avevano pregato il cielo e la Dea le aveva, alfine, ascoltate. L'emozione mi sale agli occhi come pioggia di rugiada e, stringendo forte il tessuto costoso della giacca, lo abbraccio con foga posando poi il capo sul suo ampio petto. Non dice niente, ma il suo silenzio è eloquente poiché sono le nostre anime a parlare per noi. Chiudo gli occhi offrendogli le labbra, è la mia resa prima della felicità completa.

    Il tempo scorre mentre la neve candida continua a scendere dal cielo. Zampine gioiose tentano di afferrare puntini luminosi sospesi in un cielo nero dipinto tra il lampadario e gli scaffali alti della cucina. Sparsi intorno, sul pavimento, giacciono disordinatamente i nostri abiti: una candida camicia, dei collant e una cinta da uomo. I nostri sussurri nella quiete ovattata della notte si spandono quando ci fondiamo l'uno nell'altra tra tiepidi sospiri ed io riesco solo a mormorare dolcemente “Buon Natale, Masumi” strappandogli il può sensuale dei sorrisi.

    Il suo gesto d'abbandono mi affascina mentre il sangue inizia a scorrere prepotente nelle vene. Con delicatezza l'adagio sul divano prima di iniziare ad esplorare il suo corpo ormai maturo e sensuale. Con lentezza esasperante scopro ogni centimetro della sua pelle mentre i nostri vestiti finiscono sul tappeto e molto presto anche l'unico testimone indiscreto ha troppo da fare per curarsi di noi e della nostra felicità. Quando, dolcemente, lei sussurra al mio orecchio quelle parole non posso fare a meno di sorridere mentre penso con sincerità assoluta *Non sbagli Maya, il mio Natale sei tu*.

    FINE
  12. .
    Grazie mille Merumo per la news, anche se pessima... ahi noi!!! Comunque me l'aspettavo. Non so perchè ci vedo una logica (starò diventando macchiavellica quanto la Miuchi? :dubb: )

    Visto come ha "stravolto" nel vol. 49 quanto pubblicato non ha al momento senso logico seguire quel percorso. Mi spiego meglio, aveva una serie di capitoli pubblicati su betsuhana ma molto l'ha modificato nella pubblicazione ufficiale, non vorrei che ora non sappia come barcamenarsi con i capitoli nuovi se in testa ha già cambiato rotta. Potrebbe anche essere, per assurdo, che faccia prima uscire il vol. 50 creando un certo "ordine" con i capitoli e poi riprenda la pubblicazione su rivista. Non so, ok sarà l'ora e probabilmente sto sclerando di mio. :aal:
  13. .

    Titolo: "BLACKOUT"

    Autore: Aresian

    Protagonisti: Maya e Masumi

    Breve Descrizione: Romantica

    Numero di Capitoli: 1

    Contiene Spoiler: No

    Contenuti Erotici: No



    Premessa: Se quella sera Shiori non fosse andata a cercarlo in ufficio, se non ci fosse stata nessuna aggressione, solo un temporale di fine estate, come sarebbe andata a finire tra Maya e Masumi soli e senza interruzioni?

    Un lampo squarciò il cielo, cupo e greve, seguito dal roboante borbottio del tuono. Masumi sussultò sorpreso era talmente concentrato sulle scartoffie che ingombravano la scrivania che non si era reso conto nè dell'orario, oramai erano quasi le 23.00, nè dell'addensarsi delle nubi che già da un paio d'ore avevano presagito che presto all'afa della giornata sarebbe seguito un rinfrescante, quanto rumoroso, temporale. Con un gesto stanco si passò la mano sugli occhi, stropicciandoli, forse era ora di riporre i documenti nella ventiquattr'ore e di tornarsene a casa. Stava giusto spegnendo il computer quando un lieve bussare alla porta attirò la sua attenzione. Doveva essere il guardiano notturno.
    "Avanti" disse in tono piatto vedendo entrare l'uomo in uniforme grigia seguito a ruota da una figuretta che non tardò a riconoscere.
    "Mi perdoni, Sig. Hayami ma giù in portineria è arrivata questa ragazza dicendo che aveva urgente bisogno di parlare con lei. Le ho spiegato che era impossibile ma è stata talmente insistente e visto che lei era ancora in ufficio... " inizio a dire con palese imbarazzo l'uomo.
    Masumi sollevò una mano a mettere rapidamente fine ai suoi affannati tentativi di scuse.
    "Lasci perdere, conosco molto bene la Sig.na Kitajima e so quanto possa essere insistente quando ci si mette. Va bene così, me ne occupo io ora. Può andare" disse poi in tono che voleva sostenuto, ignorando il lampo di disappunto apparso nello sguardo della giovane. Quando il guardiano notturno, con un breve inchino, si eclissò lasciandoli soli Masumi ostentò una certa fredda indifferenza limitandosi a chiederle.
    "Che diamine ci fai qui a quest'ora della notte, ragazzina?" senza neanche guardarla in faccia, iniziando a smistare i documenti in alcune cassettine.
    Maya rabbrividì per l'accoglienza gelida e sprezzante che le aveva riservato. Era veramente adirato con lei, era palese, ma lei non aveva fatto niente di male ed era andata lì di proposito per parlare.
    "Io... ho bisogno di chiarirmi con lei, Sig. Hayami. C'è stato un malinteso, glielo giuro io non ho rubato l'anello della Sig.na Shiori..." iniziò a dire in tono dimesso, era difficile parlare con lui che bellamente la ignorava.
    "Oh, quindi l'anello si è materializzato nella tua borsetta per magia" disse ironicamente l'uomo lanciandole una breve occhiata di sbiego, prendendo la ventiquattrore e una cartelletta porta documenti avviandosi verso la porta, di fatto obbligandola a seguirlo.
    "No.. io... io non lo so come ci sia finito, Sig. Hayami. Forse è scivolato dentro quando la Sig.na Shori mi ha aiutato l'altro giorno al caffè, mi era caduta la borsetta e il contenuto si era sparpagliato sul pavimento e lei mi ha aiutato a rimettere dentro tutto, forse le si è sfilato in quel momento, no so" provò a congetturare con ansia "Insomma, Sig. Hayami deve almeno concedermi la possibilità di spiegarmi, io non ho fatto niente" sbottò alla fine notando come l'uomo, spenta la luce nell'ufficio e chiusa la porta alle proprie spalle si stesse avviando tranquillamente verso l'ascensore, lasciando la cartelletta sulla scrivania della segretaria. A quel tono tra l'arrabbiato e il disperato della giovane Masumi decise a smettere di mostrare aperta ostilità e, dopo aver premuto il pulsante di chiamata dell'ascensore, si appoggiò alla scrivania puntandole gli occhi azzurri dritto in faccia.
    "Così si sarebbe trattato di un puro caso" disse in tono piatto prima di sospirare debolmente "Senti, Maya, facciamola finita con questa storia. Ora siamo soli, faccia a faccia. Perchè sei arrivata a tanto, perchè prendertela con Shiori se ce l'hai con me? Se mi odi così tanto, come mi hai urlato in faccia dalla tua sensei pochi giorni fa, come fai sempre, risolviamola adesso. Dimmi quanto sono bieco ed egoista, quanto sono perfido e crudele e tutti gli epiteti che saltano per il tuo bel cervellino e finiamola qui una volta per tutte. Sono decisamente stanco" disse alla fine, e l'espressione del suo viso appariva veramente stanca e tirata. Maya ci rimase male, lui proprio non voleva crederle. Restarono in silenzio a fissarsi per qualche istante. Solo il ticchettio dell'orologio a muro, in fondo al corridoio, e il sordo rimbombo dei tuoni all'esterno a riempire il vuoto della distanza che tra loro sembrava sempre più incolmabile. Il campanello dell'ascensore, che si aprì al piano, li fece trasalire. Lo aveva perso anche come ammiratore, ormai non le rimaneva più niente a cui aggrapparsi in cui sperare. Serrando nervosamente le mani, a cinciscare il tessuto del leggero giubbottino che indossava, Maya si risolse a dire in tono contrito.
    "Non posso... non posso farlo. Io... non ho mai voluto fare del male a lei o alla sua fidanzata, io non sono quel tipo di persona, speravo tanto che lei ormai mi conoscesse da saperlo e credermi. Io... non voglio che lei mi odi perchè lei... lei è importante per me e ... io... " non ce la faceva, non riusciva a dire di più, non poteva. Sentiva il mondo crollarle addosso e non sapeva dove trovare riparo dal gelo che le pervadeva l'anima. Con un singhiozzo si precipitò all'interno dell'ascensore pigiando nervosamente il tasto per il "piano terra" ma le porte non si chiusero abbastanza rapidamente e Masumi riuscì ad entrare a sua volta nell'angusto spazio.

    "Adesso me lo spieghi, Maya. Che significa che "io sono importante per te"?" chiese in tono deciso sensa spostarsi, in modo che anche giunti al piano terra lei non potesse sgattaiolare fuori senza dargli risposta.
    La giovane si sentì sopraffatta dalle emozioni e dalla paura di avere detto una frase di troppo. Cosa poteva fare adesso? Pregò mentalmente che l'ascensore concludesse in fretta la sua corsa liberandola da una risposta che non aveva più il coraggio di dare ma questa volta il destino avrebbe giocato... una carta diversa per loro.
    All'improvviso l'ascensore si arrestò bruscamente facendo perdere ad entrambi l'equilibrio mentre la cabina piombava nell'oscurità totale. Un grido spaventato e sommesso sfuggì dalle labbra di Maya quando si ritrovò a sbattere con la schiena contro la parete della cabina mentre avvertiva il colorito commento dell'uomo che era stato costretto a puntellarsi con le braccia contro la parete stessa per non rovinarle addosso con tutto il suo peso.
    "Ti sei fatta male?" lo sentì chiedere in tono preoccupato. Ancora frastornata riuscì solo a mormorare un piccolo "No".
    "Bene. Tra qualche istante scatterà il sistema di illuminazione di emergenza, fino ad allora è meglio se non ci muoviamo" disse poi Masumi constatando che evidentemente l'ascensore si era bruscamente bloccato a causa di un blackout.
    Nell'assoluta oscurità Maya poteva solo intuire oltre che dal suono della sua voce anche dal respiro, che le sfiorava la fronte, che Masumi era immobile davanti a lei, molto vicino,
    "Che cosa è successo, Sig. Hayami?" chiese con una vocina confusa, non sapeva se era più preoccupata o imbarazzata dalla situazione che si era venuta a creare.
    "Temo che il temporale abbia fatto scattare un blocco nell'erogazione dell'energia elettrica nel palazzo e presumibilmente nell'intero quartiere" congetturò mantenendo un tono calmo. Conosceva il sistema di sicurezza predisposto per gli ascensori della Daito, pagava la loro constante manutenzione ogni sei mesi e anche profumatamente, non c'era di cui preoccuparsi.
    "E' noi siamo bloccati qui dentro?" chiese, nel buio, la voce di Maya con un tono tremulo che poteva lasciare intendere che fosse sull'orlo delle lacrime. Masumi si accigliò.
    "Soffri di claustrofobia?" le chiese in tono gentile, in quel caso sarebbe stato un problema per lei e decisamente la situazione sarebbe diventata più spinosa di quanto già non lo fosse.
    "No" la sentì balbettare. Un lieve sospiro di sollievo sfuggì dalle labbra dell'uomo distratto qualche istante dopo dal tremolio, seguito da un ronzio anomalo, della luce d'emergenza sopra le loro teste che alla fine si accese diffondendo un alone azzurrognolo all'interno della cabina illuminandola fiocamente. Fu così che i due si resero conto di essere più vicini di quello che pensavano. Solo una ventina di centimetri li separavano. Per un attimo rimasero, disorientati, a guardarsi negli occhi poi fu Masumi ad allontanarsi leggermente, per quanto l'esiguo spazio consentisse loro.
    "Cosa facciamo adesso?" chiese Maya dopo un attimo, dimentica delle ragioni che li avevano portati entrambi in quell'assurda situazione, preoccupata solo dal fatto che erano bloccati in una cabina sospesa nel nulla aggrappata solo a dei cavi d'acciaio.
    "Tanto per cominciare vediamo se qui dentro riesco ad avere campo con il cellulare" disse Masumi in tono pratico, tirando fuori un costoso smart-phone dal taschino interno della giacca. A quell'ora e di venerdì sera non c'era più nessuno nell'edificio, e la guardia notturna avrebbe impiegato un bel po' di tempo a capire che era rimasto bloccato in ascensore considerato che anche attivando l'allarme di sicuro non lo avrebbe sentito. No, l'unica soluzione era avvertire Hijiri avrebbe trovato lui il modo più rapido, tenendo conto anche della situazione all'esterno dell'edificio che lui poteva solo supporre, per risolvere il problema. Vagamente irritato constatò che c'era pochissimo campo, due sole tacche, aveva il fermo sospetto che appena avesse tentato una chiamata il collegamento sarebbe caduto in pochi istanti. Meglio provare con un sms, più facile che riuscisse ad inviarlo.
    Maya lo vide smanettare con il cell per qualche istante restando poi in attesa di una risposta. Passarono un paio di minuti in totale silenzio fino a quando lo smart-phone rimandò un insolito segnale che sembrava il suono di una sveglia. Incuriosita la giovane vide Masumi controllare il messaggio prima di riporre l'apparecchio nel taschino.
    "Tutto apposto. Ho avvertito un mio collaboratore. Dovremo avere un po' di pazienza. Il tempo che raggiunga il palazzo e possa accedere al comando del pannello manuale per provare a farci raggiungere il piano più vicino. Temo dovrai sopportare la mia presenza per ancora un'oretta circa" disse alla fine in tono leggermente ironico, per stemperare la tensione.
    "Beh, magari la corrente torna prima" disse a quel punto Maya, subito sulla difensiva, agendo di fatto come seguendo un riflesso incondizionato al tono di lui. Lo vide sorridere mentre incrociava le braccia sul petto con fare indifferente.
    "Non è così semplice. Questi ascensori sono progettati per poter essere sicuri anche in caso di sisma e pertanto allo scattare del blackout è scattato il sistema di emergenza che include oltre alla luce, che si è accesa sopra la nostra testa, anche l'entrata in funzione del freno di emergenza che tiene stabile e immobile la cabina senza farla oscillare nel vuoto. E' necessario disattivalo per far muovere di nuovo l'ascensore" le spiegò poi in tono pratico mentre il cellulare emetteva nuovamente quel suono singolare avvertendolo dell'arrivo di un nuovo sms. Era nuovamente Hijiri che, già in strada con l'auto per raggiungerli, lo avvertiva che c'era più traffico del previsto sicuramente a causa del fatto che la segnaletica semaforica era andata in tilt. Se non tornava la corrente che ridava circuito al sistema di ventilazione potevano avere qualche problema con l'ossigeno, gli consigliava pertanto di cercare di aprire il pannello d'emergenza sul tetto della cabina. La situazione si complicava. Non volendo allarmare Maya ma al contempo consapevole della necessità del suo aiuto, da solo non ci arrivava, si rivolse alla ragazza in tono tranquillo.
    "Ascolta. Mi hanno avvertito che dobbiamo fare una manovra noi da dentro la cabina, ho bisogno che mi dai una mano".
    Maya sgranò per un istante gli occhi confusa. C'era qualcosa che non andava? Il sistema di sicurezza dell'ascensore non era così efficiente come Masumi pensava? Il suo timore dovette trasparire dal suo sguardo o dall'espressione del viso perchè Masumi si affrettò a dirle.
    "Tranquilla, non rischiamo di precipitare nel vuoto, te l'ho detto. E' però utile se sappiamo a che punto dell'edificio siamo rimasti bloccati. Tutto qui. Ho bisogno di una mano semplicemente perchè io sarò anche alto ma non tanto da arrivare al soffitto della cabina ed aprire il pannello d'emergenza" le spiegò indicandole con un cenno del capo di guardare in alto mentre si levava la giacca e e la cravatta, che avrebbero potuto essere un intralcio, e restava con la camicia di seta grezza color ghiaccio. Maya, levando lo sguardo, notò che accanto alla luce di emergenza c'era una sorta di pannello che evidentemente fungeva da chiusura per un apertura abbastanza larga da contenere il passaggio di una persona di corporatura media.
    "Intende dire quello?" chiese indicandolo con una mano e al gesto d'assenso dell'uomo comprese. In effetti non ci sarebbe arrivato da solo. Lo vide tirare fuori un mazzo di chiavi dalla tasca della giacca e inserirne una nel nottolino posto sotto i pulsanti dell'ascensore girando verso destra e all'istante si avvertì il meccanismo di chiusura del pannello scattare.
    "Ok. Ora Maya scusami se la qual cosa può recarti un po' di imbarazzo ma, come si suol dire necessitate virtute, sono costretto a chiederti di salire sulle mie spalle, in questo modo non dovresti avere problemi a raggiungere e sollevare il pannello spostandolo poi di lato. A quel punto ti spiego cosa fare" disse voltandosi a guardarla mentre si chinava con un ginocchio a terra per aiutarla a montargli sulle spalle. Maya diventò più rossa di un pomodoro maturo rendendosi conto di cosa le stava chiedendo di fare.
    "Sta scherzando vero?" disse alla fine in tono concitato.
    Masumi non era meno a disagio di lei ma era consapevole che dovevano mettere da parte pudiche remore, Hijiri ci avrebbe messo parecchio ad arrivare e in ogni caso era una cosa necessaria.
    "Ti prometto che nessuno verrà mai a saperlo" provò a sdrammatizzare con una battuta anche se il suo sguardo serio e deciso fece chiaramente intendere alla ragazza che non era il momento per badare a certe sottigliezze.
    ^Salire sulle spalle del Sig. Hayami?^ pensò la giovane. ^Ma non sarò troppo pesante? Che figura, a cavalcioni sulle spalle del Presidente della Daito Art Production^.
    Nonostante quelle poco edificanti considerazioni Maya comprese che era meglio fare come le era stato chiesto, fortuna che indossava dei jeans o la situazione avrebbe potuto essere decisamente più imbarazzante.
    "Reggiti" disse Masumi posando le mani all'altezza dlle ginocchia della giovane per sorreggerla mentre si tirava su in posizione eretta sostando proprio sotto il pannello d'emergenza.
    "Emh, sta bene?" bofonchiò turbata Maya mentre l'imbarazzo di quella posizione si mescolava con un assurdo piacere a quel contatto. Di fatto, dopo la notte al Tempio era la prima volta che erano così vicini. Sentiva il calore delle sue spalle attraverso il tessuto dei jeans quasi bruciarla e la presa ferma e sicura delle sue mani sulle gambe, a sostenerla in equilibrio, le faceva provare pirccoli brividi lungo la schiena.
    "Tranquilla, Maya. Sei leggera come una piuma" le rispose in tono pacato, facendo un notevole sforzo su se stesso per ignorare il calore che emanava da lei concentrandosi sulle esigenze che li avevano portati a quell'assurda situazione "Riesci ad arrivare al pannello?" le chiese in tono fermo, serrando la mascella per controllarsi.
    Quel tono deciso la scosse. Alzando il capo Maya si accorse che c'era praticamente sotto.
    "Sì, Sig. Hayami. Cosa devo fare?" chiese prontamente.
    "Sospingilo verso l'alto e quando si sgancia spostalo di lato a destra" la istruì Masumi sentendola trafficare.
    Maya seguì i suoi suggerimenti, fortunatamente il pannello non oppose nessuna resistenza e fu facile spostarlo. Un fiotto di aria fresca le sfiorò il viso dandole sollievo. Non si era resa conto di essere così accaldata.
    "Molto bene. Ti riesce di sporgere oltre il varco la testa e vedere a che altezza ci troviamo? Intendo piano". Risolto il problema della ventilazione quella l'informazione importante da acquisire e fare avere ad Hijiri. Il palazzo Daito constava di 35 piani (N.d.A - Non conosco il numero esatto dei piani, sono andata a "naso" tenendo conto di alcune raffigurazioni del medesimo apparse sul Manga) sapergli dire esattamente dove fossero rimasti bloccati, se nel frattempo non tornava la corrente, era necessario o avrebbe perso decisamente un sacco di tempo a cercare di stabilirlo da solo.
    "Si posso sporgermi ma come faccio a capire a che piano siamo?" chiese Maya confusa.
    Masumi si girò fronte alla porta così che anche la giovane avesse la visuale corretta.
    "Le luci di emergenza dovrebbero essere accese anche lungo il pozzo, ce ne dovrebbero essere accanto ai numeri che indicano il piano, riesci a vedere quello sopra di noi?" la istruì sempre in tono calmo e pacato.
    Maya si sporse oltre l'apertura osservando incuriosita gli enormi cavi d'acciaio che sostenevano la cabina dell'ascensore, era buio ma il Sig. Hayami aveva detto il vero c'erano delle luci simili a quella della cabina sopra la sua testa. Fece un po' fatica a distinguere il numero perchè era parecchio lontano.
    "Emh! Sicuramente il primo numero è un due ma il secondo non riesco a capire bene se è un 5 o un 6" spiegò dopo un attimo.
    Masumi considerò che comunque era sufficiente come indicazione.
    "Perfetto, Maya. Ora abbassa la testa che ti rimetto a terra".
    "Non devo rimettere al suo posto il pannello?" chiese la ragazza dubbiosa.
    "No, meglio lasciarlo aperto così da consentire un ricambio dell'aria o tra poco oltre che caldo qui si farà fatica a respirare" le spiegò. Convinta e senza ulteriori obiezioni da porre la giovane si affrettò ad obbedire ma appena lo sentì abbassarsi ebbe l'impressione di perdere l'equilibrio e d'istinto posò le mani una sulla sua testa e una sulla scapola."Ops... mi scusi tanto" mormorò poi vergognosa mentre sentiva sotto le dita i morbidi e setosi capelli dell'uomo e la tensione dei suoi muscoli.
    Masumi per poco non rischiò di farla cadere, quel gesto inaspettato l'aveva preso in contro piede, ma fu lesto a mantenere l'equilibrio mentre posava il ginocchio a terra consentendole di scendere dalle sue spalle.
    "Nessun problema, Maya. Sei stata brava" la ricompensò quando si ritrovarono nuovamente l'uno di fronte all'altra, facendola arrossire lievemente. Doveva trovare qualcosa da fare e tenersi momentaneamente occupato, pensò immediatamente. il contatto con il corpo di lei era stato deleterio per i suoi nervi. Senza esitazione raccolse la giacca e il cellulare dal suo interno inviando a Hijiri un sms dove lo informava che dovevano trovarsi, approssimativamente, tra il 26° e 24° piano. Anche Maya approfittò di quei brevi istanti per ritrovare un po' di lucidità. Le prudevano le mani al ricordo dei capelli di lui tra le dita...
    "Emh e adesso?" chiese dopo un attimo, quando lo vide chinarsi a raccogliere la ventiquattr'ore, caduta a terra nel momento del blackout, e sistemarla contro la parete insieme a giacca e cravatta.
    "Aspettiamo" si limitò a dire Masumi, sedendosi con fare disinvolto sul pavimento, appoggiandosi con la schiena al pannello adiacente alle porte ed allungando, per quanto possibile, le lunghe gambe parallelamente alla parete destra lasciando in tal modo il centro e il lato sinistro della cabina alla giovane. Maya comprese che decisamente l'idea del Sig. Hayami di sedersi era la più comoda e saggia, visto che avrebbero dovuto aspettare ancora un bel po,' così lo imitò.
    Per qualche minuto restarono entrambi in silenzio, immersi nei propri pensieri. Maya considerò che con tutta probabilità lui era irritato da quel contrattempo anche se sembrava completamente a suo agio. Lei comunque a suo agio non lo era per niente. A parte il fatto che si sarebbe sentita molto più tranquilla quando quel dannato ascensore fosse giunto, delicatamente, al piano terra o meglio quando fosse uscita da quel trabiccolo infernale, ad aumentare il suo nervosismo con un misto di aspettativa e rimpianto era la presenza imponente e magnetica di lui. E adesso? Avrebbero passato la restante ora, o quanto accidenti mancava all'arrivo degli aiuti, a fissare il soffitto ed ignorarsi?
    Masumi studiò, senza darne l'impressione, il volto espressivo della giovane dove si alternavano ansia, confusione, imbarazzo e tristezza in un vorticoso susseguirsi di emozioni. Sicuramente era innervosita dall'accaduto e da quella situazione inusuale e poco piacevole, e sicuramente dopo quella sera avrebbe evitato gli ascensori per un po', ma aveva l'impressione che fosse la sua presenza a metterla ancora di più a disagio. Rammentando le ragioni che li avevano condotti lì, il dialogo avuto nel suo ufficio al riguardo dell'anello e la palese esigenza manifestata dalla ragazza di essere creduta decise di riprendere il discorso, questa volta mettendo da parte sarcasmo e cinismo.
    "Visto che per la nostra attuale situazione quello che si poteva fare è stato fatto che ne diresti di concludere il discorso che abbiamo lasciato a metà?" disse in tono calmo, vedendola sussultare.
    No, non era una buona idea, pensò immediatamente la giovane. Evitando il suo sguardo si affrettò infatti a rispondere "Non c'è niente da aggiungere" cercando di mantenere un tono sicuro e convincente.
    "Risposta diplomatica ma non soddisfacente" le rispose prontamente Masumi cozzando però contro un ostinato muro di silenzio. No, quell'approccio non funzionava.
    "Maya, Io non so te ma sono stanco delle nostre scaramucce" le disse dopo un attimo, cercando il suo sguardo. La vide sussultare e per un attimo voltare la testa nella sua direzione, chiaramente sorpresa dal tono conciliante che aveva usato ma continuò a restare in un ostinato silenzio.
    "L'incidente del vestito e dell'anello sono accaduti alcuni giorni fa, perchè proprio stasera hai deciso di venirmi a cercare per provare a chiarire l'accaduto?" le chiese in tono sempre pacato, facendole però capire che non le avrebbe permesso di schivare l'argomento.
    Maya si strinse, in un gesto istintivo di auto difesa, le ginocchia al petto appoggiando il mento su di esse, mentre i lunghi capelli castani cadevano in avanti celandole parzialmente il volto.
    "Quella sera mi sono resa conto che lei era furioso. Non l'avevo mai vista così arrabbiato. In quel momento non sapevo cosa fare o dire per farle capire che era tutto un malinteso, non mi avrebbe mai creduto. Siamo stati spesso in disaccordo ed è vero che spesso mi sono alterata e arrabbiata con lei ma non l'avevo mai vista reagire in quel modo. Io..." iniziò a dire, tentando di dare una spiegazione che suonasse plausibile, ai suoi occhi, per giustificare il suo comportamento senza che potesse capire i suoi reali sentimenti. Alzando per un attimo la testa, a cercare i suoi occhi azzurri attenti e vigili, concluse in un soffio "Mi sono accorta che l'idea che lei mi detestasse mi ... io... ecco mi feriva. Non voglio che lei sia arrabbiato con me Sig. Hayami. Mi dispiace, mi dispiace tanto per l'incidente occorso con la Sig.na Shiori ma le giuro che non l'ho fatto apposta".
    Masumi trasalì a quel tono così sommesso e sofferto. Ricordava perfettamente quanto fosse stato brusco e quasi violento, anche se solo verbalmente, con Maya quella sera. Non era stato per Shiori che aveva reagito in quel modo, a dire il vero, era stato perchè si era sentito profondamente deluso ed ingannato da lei che non avrebbe mai creduto capace di arrivare a tanto.
    "Non ti capisco. Se mi odi come può importarti o ferirti il mio giudizio su di te?" considerò dopo un attimo di riflessione.
    Gli occhi della giovane si sgranarono per la sorpresa. ^Come può chiedermi questo Sig. Hayami dopo che mi ha mandato quell'album con le mie foto strappate, come può?^. Il gelo calò nel suo animo mentre gli occhi si riempivano di lacrime silenziose.
    "Adesso perchè piangi?" le chiese ancora più confuso l'uomo, tendendo una mano sino a sfiorarle il braccio, rimanendo ferito nel vederla ritrarsi bruscamente e raggomitolarsi contro la parete opposta. Al diavolo. Capire Maya Kitajima era un'impresa che sicuramente andava oltre le sue capacità. Frustrato si avvicinò alla giovane scostandole con decisione le mani dal viso.
    "Sono stanco Maya di questi giochetti. Insomma vuoi dirmi cosa ti prende?" le chiese in tono deciso incatenando il suo sguardo sofferto al proprio freddo e determinato.
    ^Perchè questo dannato ascensore non riparte? Non ce la faccio più, non riesco più a fingere... Sig. Hayami^ pensò dolorosamente consapevole di essere giunta al punto di non ritorno. Non poteva fuggire a leccarsi le ferite, in silenzio, da qualche parte. Ora le era impossibile. Tanto valeva trovare il coraggio di dirgli la verità sul donatore di rose. Tanto ormai lo aveva perso.
    "La prego, mi fa male" sussurrò tra le lacrime, vedendolo sussultare ed avvertendo la presa sui suoi polsi farsi più leggera, quasi carezzevole.
    "Scusami" lo sentì dire in tono più pacato "Non volevo, però credo di avere il diritto ad avere una risposta. In fondo sei stata tu a venire a cercarmi" le rammentò dopo qualche istante.
    Masumi non sapeva più cosa pensare, non era da lei reagire in quel modo. Di solito gli inveiva contro invece da un po' di tempo non faceva altro che piangere.
    "Io... non è vero che la odio, Sig. Hayami, non più" iniziò a dire. Vide la perplessità nei suoi occhi azzurri, non poteva biasimarlo al riguardo visto che continuava a gridarglielo ogni volta che discutevano per mascherare i suoi veri sentimenti per lui.
    "Nel bene e nel male nella mia vita si sono tre persone che sono state importanti per me sia come individuo che come attrice. La Sig.ra Tsukikage, la mia sensei, alla quale devo quello che so fare su un palcoscenico e la possibilità di poter ora ancora lottare per la Dea Scarlatta ma non è l'unica. Senza il mio ammiratore che tanto mi ha incoraggiata in tutti questi anni, che sempre mi ha seguita dandomi la forza di superare anche i momenti più cupi e tristi, quando la speranza e la fiducia in me vacillavano e venivano meno, senza di lui non sarei arrivata a competere con Ayumi e... se sono arrivata a questo punto lo devo anche al Presidente della Daito Art Production che in un modo o nell'altro, anche quando non volevo e mi impuntavo, mi ha sempre indirizzato verso il percorso artistico che più mi avrebbe avvantaggiato nella corsa alla Dea Scarlatta" iniziò a dire in tono spento percependo a pelle la sua sorpresa per quelle parole, specie quelle che lo riguardavano. "Ci ho messo un po' ad accettarlo e capirlo ma alla fine ci sono arrivata, so che la sera della Prima di Isadora lo ha fatto apposta a provocarmi, che tutta la pubblicità e l'interesse che ne è seguito era voluto. Non ho mai compreso il perchè ma una cosa ho imparato a conoscere di lei, anche se spesso non la capisco, è che non fa mai niente per niente" proseguì in tono più calmo, mentre lui le lasciava definitivamente andare i polsi e le si sedeva di fianco, ascoltandola in silenzio. Così vicino eppure così inavvicinabile. Maya mandò giù quel boccone amaro da accettare. Aveva iniziato a parlare, ora non poteva più fermarsi quali ne fossero le conseguenze.
    "Ricorda che le promisi prima nella Valle dei Susini e poi quel giorno di pioggia sul cavalcavia che avrei dato vita ad una Dea Scarlatta "reale" che potesse piacerle?" sussurrò poi, dopo una breve esitazione.
    Lo vide annuire.
    "E' da allora che ho smesso di odiarla" disse con semplicità e Masumi poté leggere nei suoi occhi sinceri che non stava bluffando o recitando ma che quello che la giovane gli stava dicendo era la semplice verità. Masumi provò una strana forma di sollievo e di rimpianto al contempo. Era sinceramente sollevato all'idea che la giovane avesse smesso di odiarlo ma al contempo tutto ciò non faceva che acuire il rimpianto di non poter essere libero di essere se stesso con lei, il fatto che ormai fosse troppo tardi per tentare un approccio diverso da quello che aveva sempre tenuto nei suoi confronti suonava come un'amara sconfitta. Tutto, per paradosso, si complicava.
    Maya rimase in silenzio a studiare il suo volto, che strano era impallidito eppure avrebbe dovuto essere sollevato dalle sue parole, che avesse frainteso tutto per l'ennesima volta? Incapace di restare lì, fianco a fianco con lui come se niente fosse, scattò in piedi mettendo la distanza massima possibile mentre in tono sofferto gli concedeva l'ultima chance di dirle la verità.
    "Oggi sono venuta a cercarla perchè... dopo avere perso il mio ammiratore per sempre volevo almeno tentare di non perdere lei" disse tutto d'un fiato restando poi ad osservare, speranzosa, la sua reazione a quelle parole.
    Masumi, che aveva prudentemente evitato di imitare la giovane ed era rimasto seduto lasciandole lo spazio vitale che lei pareva avvertire il bisogno di procurarsi, impiegò qualche istante a registrare la portata della frase della giovane.
    ^Maya, cosa stai dicendo?^ si chiese attonito. Innervosito si alzò in piedi, evitando comunque di avvicinarla.
    "Come sarebbe a dire che hai perso per sempre il tuo ammiratore, non capisco" sondò decisamente confuso. D'accordo, con tutto il lavoro che aveva avuto in quel periodo era da qualche settimana che non le mandava rose ma non aveva mai certo palesato l'intento di non seguirla più.
    ^Ancora si trincera dietro quella maschera, Sig. Hayami. Ancora non ha il coraggio di rivelarsi per quello che è?^. Maya non sapeva se essere delusa, arrabbiata o semplicemente arrendersi all'evidenza che lui non si sarebbe mai fatto avanti. E va bene, avrebbe fatto lei l'ennesimo passo.
    "Oggi pomeriggio mi è stato recapitato al Kid's Studio un pacco accompagnato da una rosa scarlatta e un biglietto. Nel biglietto c'era scritto che avendo io profondamente deluso il mio ammiratore questi non sarebbe mai più venuto a vedere un mio spettacolo e a riprova dei suoi sentimenti mi ha mandato un mio vecchio regalo per lui, delle mie foto di scena, fatte a pezzi. Non sapevo cosa fare, così ho deciso di venire qui stasera per parlare con lei. Io..." ma perchè diamine non lo capiva? Perchè non si decideva a dirle la verità? Non ce la faceva più. Dannato ascensore che non ne voleva sapere di ripartire e dannate lacrime che ora le rigavano il viso copiose mentre, sconfitta, era incapace di trattenerle.
    Masumi si sentì come se gli avessero dato un pugno in pieno stomaco, gli mancava l'aria. Chi diamine aveva potuto fare uno scherzo simile a Maya? Lui non aveva mandato quel dannato biglietto e tanto meno la rosa e le foto. Sapeva da Kuronuma cosa rappresentasse l'Ammiratore delle Rose Scarlatte per Maya e poteva comprendere quanto dolore ora lei potesse provare in fondo al cuore nel sentirsi respinta, o se lo capiva. Che razza di situazione assurda. Lei che si sentiva respinta e odiata da colui il quale amava di un amore profondo e sincero di qualunque forma fosse e lui, che avrebbe dato la sua vita per lei, imprigionato da quel dannato ruolo che da quasi otto anni ormai si era tratteggiato dietro le quinte della sua preordinata esistenza da Hayami, non poteva rassicurarla. Al diavolo! Con un gesto dettato dal puro istinto la prese tra le braccia, ignorando il suo sussulto sorpreso, carezzandole dolcemente i capelli a placare i suoi singhiozzi che lo stavano ferendo come dardi acuminati lanciati dritti contro il cuore.
    "Calmati, Maya. Sono certo che chiunque ti abbia inviato quella rosa abbia voluto farti uno scherzo di cattivo gusto. L'hai già sperimentato in passato quanto nel mondo dello spettacolo possano esserci persone disposte a tutto, anche a biechi mezzucci, sono sicuro che il tuo Ammiratore non ti ha abbandonata, anzi che sia all'oscuro di tutto. Non hai fatto niente che possa indurlo ad un simile comportamento" le sussurrò tra i capelli nel tentativo di rassicurarla.
    Maya, stretta tra le sue braccia, il viso premuto contro il suo caldo torace dove sentiva battere forte e impetuoso il suo cuore, provò un profondo senso di completezza e calore.
    "Ne è certo, Sig. Hayami. Se si sbagliasse?" lo provocò consapevolmente. "Se dovessi perderlo io... lui è tutto per me, non potrei sopportarlo. So che sono ingenua, in fondo non ha mai neanche voluto mostrarsi a me, è sempre rimasto nell'ombra ma non posso cambiare ciò che provo per lui" iniziò a dire in un sussurro, lasciando che il suo cuore parlasse per lei.
    Masumi, disorientato dalla piega presa da quella conversazione, era come diviso in due. Una parte di lui voleva gridarle che era lui dannazione, il suo misterioso ammiratore, l'altra era terrorizzata dall'idea di farlo e di ferire irrimediabilmente entrambi. Lei però aveva detto di non odiarlo più, che in qualche modo era importante per lei forse... forse avrebbe potuto sopportare il peso della realtà. No, impossibile. L'avrebbe turbata e proprio ora che era necessario che lei fosse tranquilla per potersi dedicare al meglio alla Dea Scarlatta. Non era il tempo per farlo.
    "Maya, credo che se non ha mai voluto mostrarsi ci siano valide ragioni. Forse un giorno, chi lo sa, si paleserà ma penso che per il momento sia più giusto, se ci tieni a lui, rispettare questo suo desiderio di anonimato" le disse alla fine, in tono calmo che sperava sufficientemente convincente. La sentì irrigidirsi per un attimo prima di vederle sollevare il capo a cercare il suo sguardo. Gli occhi scuri che scintillavano ancora per le lacrime versate.
    ^Non è stato lei a mandare il biglietto, o non reagirebbe in questo modo, ora lo so per certo ma perchè non vuole dirmelo, perchè?^ pensò la giovane dilaniata tra il sollievo e il rimpianto.
    "Il fatto è che... io .... Io conosco già la sua identità, da tanto, e mi ferisce che lui continui a restare nascosto, Sig. Hayami" si decise alla fine a dire, buttando il cuore oltre l'ostacolo. Aveva rischiato il tutto per tutto ora non le restava che vedere come avrebbe reagito lui.
    Masumi era semplicemente... sconvolto. Maya sapeva? Non era possibile, chi diamine pensava che fosse il Donatore di Rose? Mica si era convinta che fosse Hijiri, lo sfiorò il sospetto tremendo, facendolo sprofondare nella più totale confusione. Cercando di raccogliere i cocci delle idee, che erano rotolate nella sua coscienza come tanti massi sconnessi di una frana, provò semplicemente a chiedere "Ed io lo conosco?" sforzandosi di apparire normale.
    Maya per un attimo ebbe dei dubbi, aveva retto talmente bene l'impatto di quella rivelazione che se non fosse stata più che certa della verità avrebbe potuto anche pensare che non fosse lui. Forse il Sig. Hayami aveva un talento teatrale nascosto.
    "Direi di sì, si tratta di lei" disse in tono sommesso ma deciso. Questa volta la maschera sul suo viso perfetto ed aristocratico si incrinò, avvertì il tremore nella mani che ancora la sostenevano per le spalle. Lo vide chiudere per un istante gli occhi e prendere un lungo e profondo respiro nel tentativo di controllarsi. Essere stato smascherato, era evidente, non era nei suoi piani.
    Otto lunghi anni di anonimato silente non lo avevano preparato allo shock di quella realtà e delle relative conseguenze, non aveva mai neanche lontanamente previsto, messo in conto, che Maya potesse scorprire la verità.
    "Da quanto lo sai?" chiese in tono piatto, tentando disperatamente di nascondere i sentimenti contrastanti che lo stavano dilaniando e prendendo tempo.
    Maya provò un irrazionale brivido di paura, forse avrebbe fatto meglio a stare zitta, non si era aspettata che lui reagisse in quel modo. Il volto maschio dell'uomo era tirato e pallido, sembrava quasi facesse fatica a respirare.
    "Dalla premiazione di "Lande dimenticate". Nel biglietto che mi ha mandato insieme ai fiori ha citato il Foulard Azzurro di Jane, è stato usato solo una volta di quel colore, la sera de tifone" gli disse dolcemente sperando di scuoterlo da quello stato di torpore.
    ^Da tutto questo tempo^" pensò Masumi allibito. Cosa dire, cosa fare? La ragione gli diceva di trovare una scusa plausibile per il suo comportamento e il cuore gli ordinava di lasciarsi andare, di rischiare e confessarle la verità aggrappandosi a quella spudorata convinzione propria di Kuronuma e Sakurakoji che lei fosse innamorata del Donatore di Rose. Lui si era sempre detto che questo fosse impossibile, come si può amare qualcuno che non ha volto e invece no, Maya sapeva dare un volto e un nome all'uomo che per anni l'aveva sostenuta nell'ombra, che fosse vero? No, impossibile, con tutta probabilità lei confondeva l'amore con la gratitudine, non doveva lasciarsi irretire da questo miraggio, però... Maledizione, la verità era che aveva una dannatissima paura, era un vile codardo ecco cos'era o non se ne sarebbe rimasto rintanato per tutti quegli anni a rodersi di gelosia ogni volta che un ragazzo l'avvicinava.
    Maya lo vide respirare a fondo e voltarsi di scatto, passandosi nervosamente una mano tra i folti capelli, sembrava volersi allontanare da lei.
    ^Sig. Hayami, che cosa le succede? Ho paura adesso, paura di averla persa sul serio. Non avrei dovuto dirle niente, che sciocca che sono stata^ pensò la giovane disperata ignara del travaglio interiore, della lotta tra razionalità e istinto che si stava consumando nell'animo dell'uomo.
    "So che sono solo una ragazzina ai suoi occhi e non so nemmeno le ragioni che l'anno spinta a sostenermi per tutti questi anni, mi perdoni se le ho recato così tanto disturbo. Mi rendo conto che ora che sta per sposarsi debbo essere diventata un peso per lei, con tutta probabilità la Sig.na Shiori non sarà d'accordo che lei mi mandi ancora quelle rose..." iniziò a dire in tono dimesso. Forse le parole usate o il tono, non avrebbe saputo dirlo, ma qualcosa lo scosse o meglio lo ferì tanto che reagì d'impulso.
    "Mi stai dicendo che non vuoi più che ti invii quelle rose?" le chiese in tono duro, tornando a guardarla in volto. Gli occhi azzurri incupiti da un'emozione alla quale la giovane non seppe dare un nome.
    "Sì.. no... io" balbettò confusa la giovane, presa in contro piede.
    "Maya, vuoi sapere perchè ti ho sempre incoraggiato nell'ombra, il perchè di quelle rose?" le chiese all'improvviso, facendola sobbalzare.
    Gli occhi della giovane si dilatarono per la sorpresa mentre si affrettava a dire "Sì, sì. Sig. Hayami" rimanendo in fremente attesa.
    "La prima volta fu un mero caso, un gesto impulsivo. La tua interpretazione, anche se grezza e prettamente istintiva, di Beth mi colpì. Un uomo nella mia posizione, un produttore, non può permettersi di ammirare apertamente il talento di un'attrice eppure sentivo il desiderio, in qualche modo, di farti sapere che mi avevi colpito così ho mandato quel mazzo di rose. Non avevo intenzione di diventare l'ammiratore di qualcuno, non era previsto ma mi resi conto che in qualche modo avevo condizionato la tua autostima quando scoprii, per caso, il segnalibro con il petalo essiccato. Avevi solo tredici anni e mi apprestavo a mettere al tappeto la tua sensei per ottenere la Dea Scarlatta, mi apprestavo a distruggere la tua carriera con essa. Mi hai fatto sentire vile, ridicolo io che non ho mai pensato a niente e a nessuno se non agli affari..." iniziò a dire in tono pacato, dandole il profilo mentre Maya ascoltava rapita la sua confessione, l'esternazione dei suoi sentimenti.
    "Se per il mio lavoro dovevo ostacolarti, al contempo non volevo che ti arrendessi. So che è un contro senso, ma io sono un continuo e perpetuo controsenso, ecco il perchè della rosa scarlatta. Quel particolare colore è dovuto ad un tentativo fallito, un innesto mal riuscito per creare una rosa blu. Quando ho iniziato ad ammirare il tuo talento mi sono reso conto che ero un errore, un tentativo fallito. Avrei dovuto essere lo spietato affarista che mio padre ha educato ma tu hai tirato fuori, a forza, da me dei sentimenti. Ammirazione per il tuo coraggio, per il tuo talento per la tua ostinazione. Piano piano mi sono lasciato coinvolgere fino a quando mi resi conto che mi eri diventata indispensabile ma nel frattempo il tuo odio e disprezzo per me erano incrementati in modo paritetico ed esponenziale, per questo ho sempre rifiutato di mostrami apertamente. La dicotomia di Hayami cattivo e Donatore buono era perfetta, un equilibrio che mi salvava in qualche modo da me stesso" le spiegò cercando il suo sguardo, sondando in esso per scoprire se quanto le stava confessando la urtava, turbava o peggio ancora se la ripugnava ma vedeva solo tristezza in quelle iridi che tanto amava.
    "Non ti ho mandato io quella rosa oggi, Maya. Non so chi sia stato anche se troverò il modo di scoprirlo te l'assicuro" le disse con un lieve sorriso.
    La giovane annuì brevemente.
    Maya si rese conto che in qualche modo il Sig. Hayami teneva particolarmente a lei, e non come ad un "prodotto", era stato chiaro in questo ma non poteva illudersi che fosse più che ammirazione per il suo talento e questa constatazione era la pietra tombale deposta sulle sue illusioni. Con le mani strette in grembo nello sforzo di controllare l'ondata di dolore che l'aveva pervasa si limitò a sussurrare.
    "Non ho mai pensato che lei fosse un errore, Sig. Hayami. Ho pensato tante cose di lei, in questi anni, ma mai questo. Le auguro di essere felice con la Sig.na Shiori, io... credo sia un'enorme fortuna poter vivere l'amore delle anime gemelle".
    Per un attimo la corrente elettrica diede un timido segnale di vita per ripiombarli nuovamente nel buio, questa volta era saltato anche il sistema di illuminazione di emergenza, accidenti.
    "Sig. Hayami" chiamò spaventata, il buio di quell'angusto ascensore cominciava a diventarle indigesto. Subito avvertì le braccia di lui raggiungerla e circondarla in modo spontaneo e rassicurante.
    "Non c'è ragione di allarmarsi, è possibile che il mio collaboratore stia cercando di riattivare il pannello e questo abbia fatto spegnere anche la luce di emergenza, tranquilla".
    La ragazza annuì, dandosi poi della stupida visto che nell'oscurità pressochè totale della cabina lui certo non poteva vederla.
    "Capisco" disse semplicemente.
    "Comunque ti sbagli, Maya. L'amore delle anime gemelle dà solo dolore non felicità" le rispose poi, tornando alla frase che le aveva sentito pronunciare pochi istanti prima.
    La sentì sussultare.
    "Perchè dice così? Non ama la Sig.na Shiori?" chiese d'impulso la giovane, salvo pentirsene immediatamente e tentare di rimediare con un goffo "Mi scusi tanto, non sono affari miei".
    Lo sentì sospirare mentre lasciava la presa sulle sue spalle tenendola per mano.
    "Shiori è una persona stupenda, perfetta come moglie per il presidente della Daito Art Production ma non è la donna adatta a Masumi l'uomo. La stimo ma non provo niente per lei, non posso visto che il mio cuore appartiene già ad un'altra che non posso avere" lo sentì dire in tono sofferto.
    Maya trasalì. Il Sig. Hayami amava un'altra donna non la Sig.na Shiori? Ma chi? Mica la segretaria la Sig.na Mizuki si domandò confusa.
    "Il suo desiderio che non si può realizzare?" chiese all'improvviso rammentando quella frase detta sotto il cielo stellato della Dea Scarlatta.
    Capì di avere indivinato quando sentì la stressa sulla sua mano accentuarsi brevemente.
    "E tu Maya, sei felice con Sakurakoji?" le chiese a bruciapelo, spiazzandola.
    "Io e Sakurakoji non stiamo insieme. E' un caro amico ma non è la mia anima gemella se non sul palcoscenico" disse dolcemente Maya e Masumi si rese conto che era sincera.
    "Sig. Hayami, so che sono impicciona e può non rispondermi ma la donna di cui è innamorato... ecco... lei lo sa?" cosa diamine le passava per la mente di fare quella domanda assurda. Probabilmente il fatto che fosse buio pesto e che non potesse vedere la sua espressone la rendeva ardita, pur sapendo che una volta usciti da quell'ascensore non avrebbe più avuto il coraggio di guardarlo in faccia.
    Capì di averlo fatto sorridere dal tono della sua voce. E ti pareva, chissà cosa doveva pensare di lei.
    "In effeti no, sono alquanto maldestro. Non ho mai avuto il coraggio di dichiararmi... fino ad ora" soggiunse lui alla fine con un tono che le fece partire il cuore al galoppo.
    "Come?" riuscì a bisbigliare la giovane.
    "Il donatore di rose è morto oggi, Maya. Comunque sia non potrò più mandartene tanto vale che lo faccio "morire" in bellezza" disse in tono deciso l'uomo prima di cercare, nel buio, le sue labbra morbine e fresche, sentendola sussultare per la sorpresa, annullando in quel bacio tutto se stesso, il passato, il presente e il suo futuro, in un istante di pura follia.
    Lampi di luce scintillarono nella mente della giovane, mentre acquisiva consapevolezza del suo bacio, delle mani di Masumi che scorrevano sulle sue spalle, sino a cingerla per la vita ed attirarla contro il suo solido e ampio torace. Era un sogno? Se lo era non voleva più svegliarsi. Non aveva più alcuna importanza la differenza d'età, la differenza sociale, il fatto che fuori dai cancelli di quell'edificio potesse esserci la sua fidanzata ad aspettarlo. L'unica cosa che contava era sentirlo, anche se per un esecrabile brevissimo istante "suo". D'istinto sollevò le braccia a cingergli il collo abbandonandosi completamente a lui.
    Avrebbe dovuto essere un fugace contatto, nella sua testa era convinto che lei si sarebbe subito tirata indietro e magari lo avrebbe pure schiaffeggiato invece non era andata così, Maya lo cercava, rispondeva con innocente ardore ai suoi baci. Con forza la serrò contro di sè, quasi a volersi fondere e diventare un tutt'uno con la giovane. La sentì gemere sommessamente mentre le sue delicate braccia gli cingevano il collo. Diamine doveva riprendere il controllo, era lui quello maturo non poteva reagire come un'avventato ragazzino o avrebbe finito con il provare a sedurla in quell'ascensore. Facendo violenza a se stesso l'allontanò da sè, mettendo fine a quel bacio ubriacante.
    "Tu sei la mia croce e delizia, Maya. Sei tu il mio sogno impossibile, sei la luce in una vita asettica e priva di sentimenti ma non era giusto che ti coinvolgessi in questa pazzia. Io sono il più vecchio dei due, io dovrei essere quello saggio. Restare nascosto dietro le quinte mi avrebbe permesso di esserti vicino seppur lontano. Mi dispiace, ora sai la verità, fino in fondo" le sussurrò alla fine, lasciandola andare.
    Maya, ancora frastornata dall'emozione violenta destata in lei da quel breve scambio di baci, fissò attonita il buio. Cosa stava dicendo? Era lei, lei l'anima gemella che lo faceva soffrire? Non osava neanche sperarlo, crederlo eppure non c'erano dubbi. Il cuore le batteva in petto colmo di felicità.
    "Sig. Hayami.... io! Ho pregato tanto che il suo desiderio si avverasse, perchè era anche il mio... " iniziò a dire, cercando di trovare le parole per esternare tutta la prorompente gioia che le colmava il cuore.
    "Ami un'illusione, Maya. Non posso permettermi di crederti. E' tutta colpa mia. Agendo nell'ombra ho alimentato il tuo confuso senso di gratitudine senza contare che sto per sposarmi con un altra. Sarebbe stato meglio se tu non avessi mai scoperto la mia identità di ammiratore, avresti continuato ad odiarmi e l'unico a soffrire sarei stato io... ora sono veramente obbligato a lasciarti andare, non avrei dovuto baciarti, ti chiedo perdono, ma non ho saputo resistere" le disse cercando di essere delicato, non voleva ferirla. Era meglio così, non doveva darle illusioni, o meglio non doveva illudere se stesso più di quanto non avesse già fatto. Maya confondeva l'amore con la gratitudine, ne era certo.
    Per un attimo Maya si sentì attraversare da un vento gelido, Masumi l'amava ma non riusciva a credere in lei. Forse riusciva anche a capirlo, del resto lei stessa non avrebbe mai pensato che lui potesse ricambiare lei piccola e insignificante ragazzina di provincia ma la Sig.ra Tsukikage le aveva detto che se era la sua anima gemella avrebbe provato i suoi stessi sconvolgenti sentimenti compresa la profonda paura. Ora comprendenva il senso delle sue parole, quella notte d'estate, avrebbe dovuto lottare per il suo amore, a quanto pareva doveva lottare anche contro di lui perchè per qualche arcano motivo si ostinava ancora a non crederci, forse si sentiva indegno o forse semplicemente aveva paura.
    "Quando la smetterà di trattarmi come se fossi una bambina? Guardi che sono cresciuta e so distinguere perfettamete tra gratitudine ed amore. Io so solo che senza di lei non posso vivere, sarebbe come rinunciare a respirare" ribattè in tono deciso mentre improvvisamente la corrente elettrica tornava in servizio abbacinandoli per qualche istante, ormai avvezzi all'oscurità. Doveva fare in fretta a convincerlo, tra poco l'ascensore sarebbe probabilmente ripartito e lui si sarebbe richiuso nel suo guscio. "Lei è il mio Isshin e non mi dica che confondo la finzione con la realtà perchè io so bene cosa ho provato per lei quella notte al Tempio e quel giorno lungo il fiume nella Valle dei Susini. Io l'amo ma forse è lei che non è certo dei suoi sentimenti" lo provocò in tono accorato e determinato al contempo.
    Vide una strana luce saettare nelle sue iridi di ghiaccio, ora ardenti come la lava di un vulcano pronto ad eruttare.
    "Ne sono anche fin troppo consapevole" il tono era basso e roco "Prima di te avevo rinunciato a vivere, tu ha ridato un senso alla mia vita ma questo non cambia la realtà" si ostinò tuttavia a dire.
    Gli occhi della giovane si accesero di infnito amore, mentre si adoperava ad abbattere il muro di cinico riserbo dietro il quale si trincerava per non soffrire.
    "Lo sa, Sig. Hayami. Anch'io sono una rosa scarlatta, perchè sono capace di vivere solo nel mondo dell'arcobaleno, fuori da un palcoscenico ho sempre pensato di non valere niente però... lei non crede che due "errori", insieme, potrebbero fondersi e creare una "cosa bella"?" gli chiese dolcemente.
    "Maya" un sussurro quello di Masumi, sorpreso dalla maturità inaspettata di quella risposta.
    In quel momento le porte dell'ascensore si aprirono e Maya ne approfittò per sgusciare fuori.
    "Mi saluti il Sig. Hijiri, immagino sia stato lui ad aiutarci" disse poi arrossendo lievemente, al ricordo di quanto era accaduto in quella piccola cabina d'ascensore, mentre correva fuori prima che lui potesse fermarla.
    "Sig. Hayami, tutto bene?" chiese in quel momento il fido collaboratore materializzandosi come per magia al suo fianco.
    "Il semaforo è diventato verde ma ho il terrore di attraversare la strada" disse in tono sommesso, seguendo il corso dei propri pensieri.
    "Come?" chiese Hijiri confuso.
    Una risata ironica seguì la sua domanda.
    "Maya ti manda i suoi saluti. Il donatore di rose è stato smascherato questa sera e dovrà decidere se sparire per sempre o farsi avanti una volta per tutte" disse vedendolo sgranare gli occhi. Hijiri però era lesto a comprendere gli stati d'animo e i misteriosi dialoghi che spesso il suo principale si concedeva.
    "Capisco, deve decidere se seguire il cuore o la ragione" ipotizzò dopo un attimo vedendolo annuire.
    "Posso darle un consiglio?" chiese in tono rispettoso.
    "Te ne sarei grato".
    "Segua il suo cuore".
    Masumi si volse a studiare il volto pacato di colui che era più che un collaboratore, di un amico. Un breve sorriso sereno si dipinse sulle sue labbra mentre rispondeva semplicemente "Credo che lo farò".

    - FINE -
  14. .
    Amesso e non concesso che una delle prime cose che guardo in un uomo (anche se qui si parla di uno disegnato e non in carne ed ossa...sigh!) sono le mani beh... sono tantissime le scene stupende che riguardano questo aspetto e moltissime le avete già messe voi ma a me colpisce sempre, non so perchè, quella del dialogo fatto di "mani" quando lei è alle prese con il ruolo di Helen, nella villa di Masumi. Quello è un vero "incontro di mani" con le quali comunicano. :languo:
  15. .
    CITAZIONE (madaya @ 4/6/2011, 17:47)
    Aresian che bel capitolo...............^__^
    Si prospetta un continuo di serata luccicante come le stelle..........
    Bene bravissima continua così............
    Complimenti per la descrizione della nave e della vita di bordo..........
    Posso dire con certezza che è perfetta, per mia fortuna ho avuto varie esperienze di crociera e tu stai riportandomi alla mente momenti magnifici!!!!!!!!!!!!
    Grazie .......
    Attendo con gioia il prossimo capitolo

    :ave: ti ringrazio tanto perchè io avevo paura proprio di non rendere minimamente l'idea della vita di bordo. Mercie!

    CITAZIONE (maruskina @ 4/6/2011, 18:59)
    ohhhh Aresian come avrei voluto leggere il seguito, mi ha preso così tanto che mi sono scordata che è una ff in corso!!!!! buuuuu ti prego non farmi aspettare molto il tuo Masumi è irresistibile, e anche la tua Maya è molto dolce e piacevole!!!!

    :ave: no, tranquille non faccio passare troppo tempo, ma questa settimana ho impegni quindi non so se riesco subito.

    CITAZIONE (Giugiola18 @ 4/6/2011, 20:18)
    A quando il seguitoooooooooooooooooooo :languo: :languo: :languo: :languo: :languo:

    CITAZIONE ({Axel~ @ 4/6/2011, 21:43)
    Che bello, Aresian, è sempre un piacere leggere i tuoi capitoli. Posta presto il prossimo! :emoz:

    Appena possibile, tranquille.

    CITAZIONE (Ce Nedra @ 4/6/2011, 23:40)
    ehiiii, non ci puoi abbandonare così! Bellissima la nota sulla paella... Spero che Miuchi faccia altrettanto! E faccia sparire Shiori cozza dai nostri orizzonti ...Ieri non è ancora abbastanza presto!

    Ehehe, all'inizio stavo solo cercando un primo piatto a base di pesce e mi aveva colpito il nome, quando poi ho letto gli ingredienti non ho resisitito ad aggiungere la nota!!!!

    CITAZIONE (argira klizia 1976 @ 5/6/2011, 10:32)
    Ma che bella sorpresa che ho travato questa mattina :arigato:
    non mi stancherò mai di ripeterti: brava, brava, brava :clap: :clap:
    dove li farai andare adesso? Nelle cabine (separate) a leggere un libro :eno: :boss: oppure...... nel solarium (completamente vuoto) a vedere le stelle e ........ :emoz:
    Ovviamente il mio è solo un piiiiiccolo suggerimento, perchè naturalmente sei libera di scegliere la soluzione che preferisci :banzai: , sono sicura che sarà comunque meraviglioso anche il prossimo :ghgh:

    Beh, in teoria Masumi ha pianificato la serata per soddisfare il desiderio espresso di Maya di "fare un po' tutto", quello che dovresti domandarti è cosa accadrà più del dove...hehe!!!
31 replies since 3/1/2011
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