Il Rosso e il Bianco

Romantica - 17+1 Capitoli

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  1. {Axel~
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    (susino)

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    Grazie a tutte... sempre molto gentili nei vostri apprezzamenti. :arigato:
    Sono arrivata alla fine della storia, qui di seguito gli ultimi due capitoli. Spero che siano anche questi di vostro gradimento, e vi ringrazio per aver seguito la mia storia con pazienza negli ultimi... otto mesi! :ave: :arigato: :rossor:

    Capitolo 17
    Masumi si alzò in fretta dalla scrivania, componendo un breve sms sul suo telefonino. Pochi minuti dopo, tirò un sospiro di sollievo al veder comparire il fidato Hijiri sulla soglia del suo ufficio.
    Il giovane appoggiò silenziosamente una cartellina sulla scrivania del suo capo.
    –Ho provveduto a verificare l’attendibilità di ogni dato e l’assoluta onestà e disponibilità di chi me li ha forniti.
    –Grazie, Hijiri.
    Masumi consultò velocemente il plico di fogli.
    –Ora, se permette, io…
    –Ancora un attimo, scusami.
    Masumi prese un foglietto, vi scrisse sopra poche righe e il suo nome in calce.
    –Il donatore di rose scarlatte ha bisogno ancora una volta di te. –sussurrò a Hijiri, porgendogli il messaggio.
    Entrambi sorrisero: Masumi si sentiva quasi emozionato a immaginare il suo nome, scritto a chiari caratteri, accanto ad una rosa scarlatta, Hijiri si rallegrava nel vedere brillare gli occhi dell’uomo che si era servito del suo aiuto in tanti anni.
    Mizuki comparve sulla porta non appena l’uomo ombra si allontanò.
    –Sono arrivati.
    Masumi deglutì, aggiustandosi la cravatta e la giacca.
    –Falli accomodare.
    Quattro uomini dall’espressione soddisfatta entrarono in fila indiana e si sedettero di fronte alla scrivania.
    –Buongiorno– li accolse freddamente il giovane presidente.
    –Buongiorno a lei, signor Hayami–risposero con altrettanta indifferenza.
    L’individuo che sembrava essere il più importante prese la parola.
    –Presidente Hayami, mi auguro che le abbiano già anticipato le nostre intenzioni, dato che non abbiamo intenzione di perdere tempo in convenevoli.
    –Non temete, ho ricevuto il messaggio. Piuttosto, –aggiunse Masumi assumendo volutamente un’aria di sfida, –mi chiedo cosa mi dovrebbe costringere ad accettare la vostra offerta.
    L’uomo rise.
    –Allora è proprio vero ciò che si sente dire sul suo conto, signor Hayami. Senza scrupoli, disposto a tutto per il suo tornaconto.
    –La prego di essere meno evasivo. Non ho intenzione di giocare.
    –Quello che voglio dire è: non creda di passarla liscia dopo aver deciso di rompere il fidanzamento con la signorina Takamiya. In questo modo le causa un incredibile danno psicologico, senza contare la mancanza di… galanteria, le promesse vanno mantenute.
    Masumi sollevò un sopracciglio.
    –Danno psicologico? Galanteria? Ritengo di aver avuto un dialogo civile e maturo con la signorina Takamiya, in cui ho provveduto a spiegare a dovere le mie ragioni, come mi sentivo in dovere di fare. Ho delle motivazioni serie, sia per me che per la signorina.
    L’uomo rise.
    –Beh, certo, certo. Ma crede davvero che i giornali la penseranno allo stesso modo? Secondo me l’immagine di un presidente che non cura a dovere il proprio lavoro e non si fa scrupoli nemmeno di fronte ad una donna indifesa non gioverà molto alla reputazione della Daito Art Production. Specialmente se la donna in questione è estremamente sensibile alle ferite sentimentali, di cui non esiterebbe a fare dei racconti dettagliati alla stampa. È davvero sicuro di essere in grado di contrastare tutto questo? Non è il solo a saper manipolare i media a proprio piacimento.
    Masumi sembrò incassare duramente il colpo, e trasse un breve sospiro che fece accrescere il senso di trionfo sul volto delle persone che lo stavano contrastando.
    –A quanto pare non mi lasciate altra scelta, è chiaro che mi avete messo alle strette. Devo accettare le vostre condizioni di acquisto, oltre che rinunciare ad ogni idea di rompere il fidanzamento con Shiori.
    Tutti annuirono, pregustando già la loro vittoria.
    –Tuttavia, – aggiunse con uno sguardo gelido, –prendetevi qualche istante per dare un’occhiata a questo dossier.
    Prese i documenti affidatigli da Hijiri e li porse al suo interlocutore. Il suo volto sembrava accogliere tutta la soddisfazione che a poco a poco scivolava via dai lineamenti degli uomini di fronte a lui, i quali perdevano quasi colore nello scorrere le righe dei fogli.

    –Torno subito!
    Così congedandosi, Rei lasciò sola Maya a contemplare i fiocchi di neve che cadevano a tratti dal cielo. In realtà, ciò che contemplava la sua immaginazione era la figura di Masumi, i suoi sorrisi più disarmanti, i suoi sguardi più intensi. E il suo fisico statuario…
    Maya scosse la testa, sorridendo. Non poteva negare, anime gemelle a parte, una certa attrazione per l’uomo che occupava il suo cuore. L’amore umano è anche questo, credo, si disse, pensando alla notte trascorsa a Milano due giorni prima.
    Impiegò non poco a realizzare che qualcuno stava bussando alla porta. Il fiato corto per la fretta nell’aprire accrebbe il senso di stupore quando Maya si trovò davanti Hijiri con in mano una rosa scarlatta e un biglietto.
    –Buongiorno Maya.
    Il giovane vide quasi tremare le mani della ragazza mentre gli porgeva ciò che Masumi gli aveva affidato.
    –Questa volta però non vengo da parte del tuo ammiratore, ma dal signor Hayami.
    Maya annuiva, leggendo avidamente le poche parole contenute nel bigliettino. Una lacrima lucente percorse lesta il suo viso, su cui era dipinta una viva espressione di felicità.
    –Hijiri, io… io… solo un mese fa… che dico, una settimana… non avrei mai sperato che…
    Il giovane sorrise, inchinandosi.
    –A presto.
    La ragazza si riscosse.
    –A presto! E grazie! Grazie… grazie infinite!
    Hijiri sollevò una mano, scomparendo nella penombra delle scale.
    Chiusa la porta dietro di sé, Maya continuava a leggere e rileggere il messaggio di Masumi.

    Cara Maya,
    ti prego di aspettarmi tra due ore al parco con le altalene, là dove ti ho trovata spesso in passato.
    Non vedo l’ora di vederti.
    Il tuo Masumi


    “Il tuo Masumi…” Maya non poteva smettere di piangere di gioia al leggere quelle parole, tanto semplici e per questo tanto intense. Camminava per le stanze in preda ad un’agitazione irrefrenabile; nemmeno si accorse del ritorno di Rei. Solo quando se la trovò davanti con un’espressione tra lo stupore e la curiosità, trovò la risoluzione necessaria per decidere ed esclamare:
    –Rei, devo uscire!
    L’amica non ebbe il tempo di replicare: Maya si era già fiondata fuori di casa, sotto la neve che proprio in quel momento aveva iniziato a cadere più copiosa.

    –Signor Hayami… questo non è…
    –Non è leale? Credete forse che tenermi nascosto tutto questo sia leale invece?
    Gli occhi di Masumi, gelidi e fiammeggianti allo stesso tempo, bruciarono ogni minimo residuo di orgoglio di cui trasudavano fino a qualche istante prima i volti di fronte a lui.
    –Donna sensibile, gracile… queste carte certificano piuttosto squilibri psicologici non indifferenti alla signorina Takamiya. Con chi credevate di avere a che fare? Avevate davvero intenzione di tenermi all’oscuro di tutto questo fino al matrimonio? Come avete solo potuto immaginare che i miei informatori non si sarebbero preoccupati, anche autonomamente, di indagare su una giovane ereditiera tirata fuori per la prima volta dalla casa dei Takamiya giusto per prometterla in sposa ad un uomo della mia posizione?
    Tutti tacevano ormai, travolti dalle motivazioni e dall’impeto insito nelle parole del giovane presidente.
    –Poi, guarda un po’ il caso, la signorina Takamiya è la nipote del presidente del gruppo Takatsu, di cui sono ben noti degli strani movimenti collegati addirittura alla Yakuza. Non è difficile immaginare perché un gruppo sospettato di azioni illecite, con tanto di prove certe, abbia cercato di legarsi alla Daito, che negli ultimi anni si è imposta nello scenario culturale ed economico di Tokyo e dell’intero Giappone. Credete davvero che, se questa situazione dovesse venire alla luce, la stampa vi renderà la vita facile?
    –Un po’ di soldi al posto giusto –azzardò un uomo del gruppo– e… lo dovrebbe sapere meglio di noi, signor Hayami.
    –Esattamente, lo so meglio di voi. Infatti so anche che per convincere qualcuno a mentire si ha bisogno una certa cifra, ma la verità è gratuita e vale molto di più, specie se è la Daito a chiederla. In questo momento, fossi in voi, non azzarderei passi falsi.
    Per un istante il silenzio scese a pesare sulle teste dei presenti.
    –Credo abbiate compreso ora la vostra posizione.
    Senza proferire parola, i quattro uomini si congedarono con un inchino e si allontanarono.
    La tensione di Masumi si sciolse solo quando vide comparire Mizuki alla porta. Scattò in piedi, afferrò in un lampo il suo cappotto e si fiondò fuori dall’ufficio, esclamando a gran voce:
    –Mizuki, cancelli tutti gli impegni per questa giornata!
    La segretaria rise, vedendolo scomparire in fondo al corridoio sotto gli occhi impressionati dei dipendenti.
    –Volentieri, signor Hayami!
    Nello stesso istante, un’ombra comparve accanto alla segretaria.
    –Credo di non aver mai visto Masumi così felice nemmeno quand’era bambino!
    Mizuki sussultò al riconoscere il vecchio Eisuke proprio accanto a lei, e immediatamente si inchinò.
    –Dev’essere riuscito nel suo intento –proseguì il vecchio Hayami. –Dopotutto, con la signorina Kitajima in gioco, non sarebbe potuto accadere altrimenti. Lo spero per lui, altrimenti dovrà vedersela con me!
    Tutti i dipendenti Daito lo fissarono sbigottiti mentre si allontanava con una sonora risata.

    Maya era seduta sulla sua solita altalena, rabbrividendo a tratti per il freddo.
    –Non ho pensato nemmeno a coprirmi… Rei non ha avuto il tempo di ricordarmelo. Eppure Masumi aveva scritto chiaramente “tra due ore”… ed io ho ancora un’ora da aspettare. Sono ancora una ragazzina, in fondo –concluse quindi, ridendo di sé e dell’espressione che aveva usato, quella tipica del presidente Hayami.
    D’un tratto udì dei passi nella neve; alzò lo sguardo e immediatamente il suo cuore si colmò di gioia al veder comparire davanti a lei Masumi, con i capelli scompigliati dal vento, il volto arrossato, il fiatone e un’intensa emozione che risplendeva nel fondo dei suoi occhi.
    Maya lo osservò avvicinarsi, godendo di ogni particolare inconsueto della sua immagine.
    –Sono qui, Maya. Mi dispiace che tu sia venuta in anticipo ad attendermi. O forse – aggiunse con un ampio sorriso, –ne sono felice. Ma… perché mi guardi così?
    Maya osservava, intenerita e divertita, i capelli in disordine dell’uomo. Quando se ne accorse, Masumi scoppiò a ridere, aggiustandoseli con la mano.
    –Mi stupisco di me stesso, ultimamente! Grazie a te sono tornato un ragazzino… quello che non sono mai stato. Ma non parliamo di me ora…
    Sotto gli occhi stupiti della ragazza, Masumi tirò fuori da una tasca della sua giacca una scatolina, su cui non tardarono a posarsi i fiocchi di neve. La mise tra le mani di lei, che prese poi tra le sue.
    –So che potrebbe sembrare il momento meno consono, ma… vorresti diventare la mia fidanzata?
    Maya sgranò gli occhi.
    –Ma-masumi ma… e la signorina Takamiya? Vuoi dire che…
    –Maya, la famiglia Takamiya mi aveva teso dei tranelli ai quali, credendo che tu mi odiassi, avevo deciso di sottostare. Ora che so, ho trovato il coraggio di liberarmi. Ovviamente per ufficializzare la cosa ci vorrà del tempo, ma io... non potevo attendere oltre.
    –Ma… ma davvero… davvero tu vuoi…
    –Sì Maya. Sono qui solo per te.
    L’uomo la invitò ad aprire il cofanetto, facendole così scoprire una coppia di anelli, semplici nella loro raffinata fattura d’argento, con un piccolo rubino incastonato nel corpo di ciascuno. Masumi ne infilò uno al dito di Maya, e l’altro al suo. La ragazza allora afferrò le mani di Masumi.
    –Masumi, io… sarò tua. Per sempre.
    L’uomo prese il suo volto tra le mani e le impresse un lungo bacio sulle labbra. Il rosso delle loro labbra si dibatteva sul bianco della neve appena caduta.

    Epilogo
    Masumi, seduto nel giardino della sua villa, guardava il suo anello riflettere la luce de tiepidi raggi primaverili del sole. Ora che anche la sua anima era stata raggiunta dalla calda luminosità dell’amore di Maya, i suoi occhi avevano imparato a risplendere di luce propria.
    –Papà! Mamma!
    Masumi sorrise all’indirizzo della bambina che stava correndo verso di lui con fare concitato.
    –Cosa succede Haru? – la accolse, carezzandole i morbidi capelli lisci e scuri come quelli della sua Maya. –Lo sai che la mamma non dev’essere disturbata quando studia la parte per una rappresentazione teatrale.
    –Lo so, papà, ma alla porta ci sono due signori che chiedono di voi… sembrano venire da lontano.
    –Sono proprio curioso di vederli…–sussurrò, alzandosi, e si avviò verso la porta d’ingresso, seguito dal passo trotterellante della figlia.
    Non appena intravide le due figure di spalle, Masumi si affrettò ad accoglierle salutandole da lontano. Queste si voltarono, mostrando lo sguardo azzurro e tagliente dell’uno e un timido sorriso dell’altra, due volti che l’uomo non aveva dimenticato nonostante gli anni passati; si arrestò e sì chinò verso la bambina.
    –Haru, corri a chiamare la mamma e dille da parte mia di venire subito qui. Fai presto!
    Haru corse via, e ricomparve dopo qualche istante tirando Maya per il braccio.
    –Masumi, cosa…
    Si fermò anche lei un istante, vedendo il marito vicino ai due ospiti. Un dolce sorriso le illuminò allora il volto.
    –Gabriel! Francesca!

    –Quanto tempo che non ci vediamo… – esordì Gabriel non appena fu servito il tè in giardino. –Dopo la vostra permanenza in Italia per le rappresentazioni della Dea Scarlatta, siete subito tornati in Giappone e non ci siamo più tenuti in contatto.
    –Hai ragione, –disse Masumi, –ma finché il vecchio Takamiya non si è ripreso del tutto da quello che si supponeva fosse un incidente, non ha potuto riprendere in mano le redini del suo gruppo.
    –Takamiya…?
    –Sì, il nonno di Shiori Takamiya.
    –Ah sì certo, perdonami.
    Masumi rise.
    –Non ti preoccupare, Gabriel, non era necessario che ricordassi il suo nome, soprattutto ora che si è dimesso dalla sua carica di presidente e ha smembrato il suo gruppo ormai impossibile da gestire. Nonostante io avessi annullato le pretese dell’entourage di Shiori su di me, erano poche le persone di cui si poteva fidare, la corruzione dilagava. Maya ed io abbiamo avuto vita dura per qualche tempo, seppure non più in modo diretto, e anche la Daito si è vista mettere i bastoni tra le ruote. Alla fine altri gruppi, teatrali e non, sentendosi minacciati dal loro modo di agire, si sono tacitamente coalizzati. Credimi, un fatto del genere ha dell’incredibile, in apparenza. In realtà, tutti abbiamo giovato dell’indebolimento dei Takamiya… È un mondo di squali che si accaniscono sulla prima carcassa che incontrano.
    –Già– annuì Gabriel. –E dovrò imparare a farci i conti, visto che anche Sebastiano ha deciso di dividere i diversi ambiti della sua società tra gli amici a lui più vicini. A me ha assegnato la sezione musicale… anche se non ho idea di come gestire questa cosa! –concluse ridendo.
    –Non ti preoccupare, sono sempre a tua disposizione. –rispose Masumi. –Ma piuttosto… come mai questa decisione?
    –Purtroppo Sebastiano ha contratto una malattia seria che lo lascerà debilitato per molto tempo. Ha deciso di rinunciare alle sue responsabilità per potersi curare in tutta tranquillità.
    –Mi dispiace– disse Maya. –Portategli i nostri auguri di pronta guarigione.
    –Grazie, non mancheremo.
    –Quanto vi tratterrete a Tokyo?
    –Siamo arrivati sei giorni fa e abbiamo in programma di rimanere fino alla fine della prossima settimana. Tra una visita e l’altra, abbiamo cercato di contattarvi, ma alla Daito ci hanno mandato via dicendo che il presidente Hayami non aveva la possibilità di ricevere nessuno. Solo per caso stamattina abbiamo incontrato Mizuki, che, riconoscendoci, ci ha indicato subito dove potevamo trovare… i coniugi Hayami.
    Masumi si voltò verso Maya sorridendo.
    –Alla fine ce l’abbiamo fatta anche noi– disse, sfiorandole la mano. –Ed è anche merito vostro.
    –Come dissi tempo fa, secondo me è il destino che ha voluto questo. Ma ognuno interpreta il mondo a modo suo, in fondo ciò che vediamo non cambia!
    –In ogni caso, –riprese Masumi, –è un peccato che abbiate impiegato tanto a trovarci, vi avremmo ospitati. Venite a trovarci anche nei prossimi giorni.
    –E, se volete, potete trattenervi in Giappone più a lungo– intervenne Maya.
    –Grazie, siete molto gentili, ma abbiamo deciso di non rimanere troppo a lungo lontani dall’Italia. Francesca è in dolce attesa– spiegò Gabriel, sfiorando con la mano la pancia della sua compagna che accennava a comparire sotto una maglia comoda. –e il medico mi ha raccomandato di non farla stancare troppo… pensate che non era nemmeno troppo favorevole a questo viaggio.
    Maya e Masumi sorrisero.
    –Congratulazioni! Spero ci farete poi conoscere il nascituro… –disse Maya.
    –O chissà che non verremo noi a trovarlo questa volta! –aggiunse Masumi ridendo.
    Gabriel, nel frattempo aveva tradotto le loro parole a Francesca.
    –Magari! Ci farebbe molto piacere. Chissà quante cose abbiamo ancora da raccontarci… a cominciare da quella simpatica peste laggiù. Dovevate vedere come ci scrutava quando siamo arrivati! – disse lei, guardando con dolcezza la piccola Haru che correva dietro ad una palla.

    La luce calda del tramonto iniziava già a tingere l’orizzonte quando Gabriel e Francesca si congedarono dai signori Hayami, strappando loro la promessa di rivedersi al più presto.
    Masumi li osservò scomparire in fondo alla strada. In fondo, pensava, non solo le anime gemelle, ma anche altre esistenze sono legate le une alle altre da fili invisibili. O forse non erano invisibili, l’amicizia che era nata tra loro e quei due italiani apparentemente così lontani da loro era il segno tangibile, il filo colorato che li univa e che, insieme a tutti gli altri legami che aveva instaurato nel corso della sua esistenza, piacevoli o no, faceva parte di quell’arcobaleno colorato che è la vita.
    Fu riscosso dai suoi pensieri dalla mano di Maya che stringeva la sua.
    –Stai pensando anche tu quello che penso io, vero?
    Masumi sorrise, annuendo, le cinse le spalle col braccio e insieme si avviarono verso la loro bambina che li chiamava dal giardino, nel rossore sempre più vivo del sole che si addormenta.

    Fine

     
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225 replies since 13/1/2011, 16:53   33841 views
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