Il Rosso e il Bianco

Romantica - 17+1 Capitoli

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  1. {Axel~
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    (susino)

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    Grazie, siete sempre gentilissime, è un piacere scrivere per voi! :love: E sono contenta che chi è di Milano apprezzi le scene che ho ambientato nella città.
    Ho impiegato tempo per questo capitolo perché sono stata molto insicura sulle frasi da dare ai personaggi nei dialoghi... spero che il risultato sia soddisfacente. :arigato:

    P.S.: il nome del teatro che nomino a fine capitolo è puramente inventato, e non ho idea se a Tokyo ne esista uno con un nome simile. :ahah:

    Capitolo 16
    –Buongiorno, Masumi.
    Shiori si presentò insolitamente audace agli occhi del giovane presidente. Un tubino nero le fasciava il corpo sorretto da un paio di scarpe dal tacco decisamente più alto della norma del suo stile. Al suo braccio era appoggiata una raffinata pelliccia.
    –Buongiorno, Shiori. Prego, siediti.
    –Grazie– disse la donna, accomodandosi sulla poltrona di fronte alla scrivania. Il suo sguardo, appesantito da una certa dose di trucco, aveva un’ombra che contribuiva ad accrescere la già consistente apprensione di Masumi.
    –Spero che il soggiorno in Italia sia stato piacevole. –continuò la donna.
    –Sì, molto. Il signor Sebastiano ci ha accolti e ospitati con grande gentilezza, rendendoci la permanenza assolutamente gradevole.
    Fissò il suo sguardo in quello di Shiori che per tutto il tempo l’aveva scrutato.
    –Dovremmo riprendere i preparativi per il nostro matrimonio, non credi? – riprese la donna dopo un istante di silenzio, cercando di mostrare un atteggiamento remissivo. –Siamo già in ritardo nei programmi, lo sai.
    –Shiori, se ti ho chiesto di interrompere i preparativi è per un motivo che ritengo assolutamente valido.
    Masumi piantò il suo sguardo profondo negli occhi di Shiori, che sussultò, non del tutto avvezza alla maschera di donna sensuale e sicura di sé che si era proposta di portare.
    –E… – tentò Shiori, –quale sarebbe questo motivo? Non dovrebbero esserci… segreti tra noi.
    Si passò quindi una mano sulla fronte, a rammentare a Masumi, di cui notò lo sguardo accigliato, la sua solita debolezza. L’uomo, contemporaneamente, ne studiava gli atteggiamenti contraddittori.
    –Shiori, non è possibile per la tua dignità di donna sposare un uomo che non ti ama.
    Masumi puntò al centro della questione, pur passando per vie traverse, forte di una nuova sicurezza che gli permetteva di affrontare anche lo sguardo inquieto e allo stesso tempo minaccioso della donna davanti a lui.
    –Masumi, io sono innamorata di te. – proruppe infine Shiori, dopo qualche istante di silenzio. –Ci sono dei legami tra le nostre famiglie che ci tengono strettamente uniti. Cos’è che non va in tutto questo? Devo pensare di essere io causa di questa titubanza?
    –Non voglio assolutamente che tu creda questo. La colpa di tutto questo disguido è mia, sono io a non aver compreso immediatamente di non poter corrispondere ai sinceri sentimenti di una donna stupenda come te.
    Lo sguardo di Shiori si faceva sempre più teso e minaccioso.
    –Cos’ha… –sussurrò mentre delle lacrime rabbiose le salivano agli occhi, –cos’ha quella Kitajima che io non ho? Quella maledetta…
    Masumi sussultò al sentir pronunciare il nome della ragazza con tanta foga.
    –Lei è la sola donna che mi abbia mai compreso appieno, ed è… l'altra metà della mia anima.
    Shiori abbassò il capo per nascondere le lacrime.
    –Ti prego di capire, Shiori, lo faccio per il bene di entrambi. Non potresti mai essere felice con un uomo come me al tuo fianco.
    D’un tratto i singulti della donna cessarono; Shiori sollevò il volto, mostrando ad un Masumi assai teso un viso del tutto inespressivo.
    –Masumi, tu mi appartieni, come io appartengo a te. Non dimenticarlo.
    Si sollevò in piedi.
    –Se vuoi scusarmi… a presto.
    Shiori si dileguò, senza lasciare a Masumi il tempo di congedarsi formalmente. L’uomo scosse la testa, osservato da Mizuki che intanto si era affacciata alla porta.
    –Cos’è successo? –chiese con sguardo divertito. –La signorina Takamiya mi è passata davanti e mi ha salutata senza nemmeno guardarmi in faccia.
    Masumi sorrise quietamente.
    –Ho parlato onestamente con lei, ma a quanto pare non vuole sentire ragioni.
    –Finalmente… è per questo che sorride?
    Masumi la guardò ironicamente per un istante, tornando poi serio.
    –Ora dobbiamo aspettare e vedere fino a dove si spingerà Shiori con la sua irremovibilità. Se è decisa a superare i limiti, sarò costretto a…
    –Indossare la maschera di terribile presidente della Daito Art Production? –anticipò la segretaria con un sorriso.
    L’uomo rise sommessamente.
    –Riconosco che non si tratta propriamente di galanteria... però non ho intenzione di rovinare pubblicamente l’immagine di Shiori, sarei veramente un uomo ignobile. Si tratta solo di persuaderla alla ragionevolezza, o quantomeno persuadere chi la sostiene. E poi…– aggiunse, voltandosi verso la finestra a guardare i fiocchi di neve che proprio in quel momento avevano cominciato a cadere silenziosamente, –dopo tutti questi anni non voglio più aspettare di fronte ad un semaforo che finalmente è diventato verde. Maya mi sta aspettando.

    –Maya? Ma cosa…
    Un’espressione inebetita esplicitava lo stupore di Rei al trovarsi di fronte la sua amica decisamente prima del previsto.
    –Buongiorno, Rei– esordì Maya con un sorriso imbarazzato.
    –Bentornata. Ma non capisco…–riprese la giovane, aiutando la sua amica a portare i pesanti bagagli in casa. –mi avevi detto che vi sareste trattenuti in Italia per una settimana. Non che avessi intenzione di occupare la tua camera o cose simili, lo sai. Poi… –aggiunse, osservando con stupore l’insolito abbigliamento dell’amica– questi pantaloni così aderenti non fanno certo parte del tuo solito guardaroba.
    Maya arrossì.
    –Sai, ci sono talmente tante cose che ti vorrei raccontare… Rei! – disse quindi con decisione, afferrando le mani dell’amica, –promettimi che manterrai il segreto su quanto ti racconterò.
    Rei annuì.
    –Anche se non riesco a immaginare cosa potrebbe esserci di tanto importante da essere mantenuto segreto…
    Maya le fece cenno di sedersi di fronte a lei al tavolo della loro modesta cucina.
    –Rei, hai presente il donatore di rose scarlatte?
    –Sì, come potrei non…
    –Colui che mi ha sostenuto in tutti gli anni del mio percorso artistico fino a giungere alla Dea Scarlatta? Ecco, si tratta del…
    –Sì Maya, anche se non capisco dove…
    –…signor Hayami.
    Rei si bloccò. Il signor Hayami?
    –Maya, credo di non avere capito.
    La ragazza sorrise, i suoi occhi splendevano come non mai.
    –Sì, Rei, il signor Hayami è il donatore di rose scarlatte.
    Rei sgranò gli occhi. Proprio lui? Il…
    –… cinico presidente della Daito Art Production? –disse, quasi non le fosse bastato il fiato.
    –Sì, Rei. –rispose Maya con un leggero risolino.
    –Ma come… e quando…–balbettò Rei incredula.
    Maya rispose alle sue domande, procedendo poi a raccontarle tutti gli avvenimenti salienti dei giorni trascorsi a Milano: la passeggiata per la città, il Duomo, Gabriel e Francesca, Sebastiano, le telefonate di Hijiri, le decisioni di Masumi.
    –Non posso crederci. –esordì Rei dopo qualche attimo di silenzio. –Credo di aver capito quindi il motivo del rifiuto che hai riservato a Sakurakoji mesi fa. Lo hai devastato, specialmente durante le prove per la Dea Scarlatta… ma a questo punto sono sicura che hai fatto bene.
    –Grazie. – disse Maya con un sorriso. –Visti i sentimenti che mi legano a Mas… al signor Hayami, avrei solo mentito a lui e a me stessa.
    Rei sorrise a sua volta.
    –Ed ecco spiegata anche l’intensità della tua Dea! Ayumi non avrebbe mai potuto superarti…
    Entrambe risero.
    –Tornando serie, –riprese Rei, –non mi sarei mai aspettata una tale purezza di sentimenti da parte del signor Hayami. Conoscendo la sua fama, se tiene veramente a te risolverà la questione del fidanzamento al più presto. Anche se mi chiedo come possa fare…
    –Non ho idea, Rei, ma mi fido di lui.
    Non era possibile dubitare di quelle parole di fronte al sorriso radioso di Maya.

    –Cosa hai detto, Mizuki?
    Masumi rivolse uno sguardo fulminante alla segretaria, che gli rispondeva con un’espressione incerta.
    –I rappresentanti dei piani alti del gruppo Takatsu, su ordine della signorina Takamiya, stanno arrivando alla Daito con l’intenzione di avere un colloquio con lei per trattare l’acquisto del teatro Miyagi-Gon. Dicono di avere delle condizioni che non può rifiutare.
    –Uno dei nostri teatri più frequentati, senza contare il suo giro d'influenza. –disse Masumi quasi a se stesso. –Credo di poter immaginare cosa hanno in mente.
    –Le auguro di sapere anche come contrastarli, visto che saranno qui a breve– concluse Mizuki, congedandosi con un inchino.
     
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