Il Rosso e il Bianco

Romantica - 17+1 Capitoli

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  1. {Axel~
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    (susino)

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    Stavolta sono stata relativamente veloce... Spero di essere all'altezza delle vostre aspettative, siete sempre così gentili. :rossor:

    Capitolo 15
    Quando Masumi aprì la porta dello studio del vecchio Hayami, la maschera dell’imperturbabile presidente della Daito aveva già aderito ai suoi splendidi lineamenti.
    Eisuke non accennò a sollevare lo sguardo dalle carte che occupavano la sua elegante scrivania.
    –Buonasera, Masumi, bentornato.
    –Buonasera, padre.
    La piega formale presa dal dialogo dei due contrastava con l’impeto dei loro pensieri.
    –Non mi aspettavo di rivederti qui così presto.
    –Neanch’io immaginavo di essere costretto a tornare in tutta fretta.
    Eisuke sollevò gli occhi. Nessun legame di sangue lo legava a quel giovane uomo davanti a lui, ma dopo tutti gli anni trascorsi insieme, sotto quel pesante cognome che lui gli aveva dato, non poteva sfuggirgli un’inflessione diversa nella sua voce e una nuova luce nel suo sguardo.
    –Il giovane Hijiri ha fatto un buon lavoro, come sempre.
    Masumi tacque, sostenendo lo sguardo indagatore del padre.
    –Cosa fai lì in piedi? –continuò Eisuke, indicandogli con vuota cortesia la poltrona davanti a lui. –Siediti.
    Il giovane, consapevole di non potersi imporre con la sua statura sul padre malfermo sulle sue gambe, obbedì.
    –Padre,–aggiunse quindi, dopo un attimo di silenzio,–cosa significa tutto questo?
    Eisuke manteneva il suo sguardo fisso sul viso del suo figlio adottivo.
    –Cosa hai intenzione di fare? – incalzò Masumi. –Come puoi permettere questo tipo di comportamento dal gruppo Takatsu? La Daito non può permettersi simili passi falsi, seppure…
    –Masumi, stai perdendo il controllo, te ne rendi conto? – lo interruppe Eisuke con voce tagliente, che non aveva la minima intenzione di sopportare alcuna critica al suo modo d’agire, specialmente in quel frangente.
    –No, padre, non sto perdendo il controllo.
    Masumi aveva intuito i pensieri del padre.
    –Perché questa ostinazione nel volermi legare ai Takamiya? –riprese, certo di poter ormai arrivare al punto. –Temi che io possa guastare i tuoi piani nel caso io decidessi di non sposare Shiori?
    –Masumi, io non ti permetto di parlarmi così, anche se sei ormai pienamente adulto! –proruppe l’anziano con un lampo di rabbia nello sguardo.
    –Ti brucia il fatto che io possa disporre dei diritti della Dea Scarlatta, che tu non hai potuto mai ottenere in anni ed anni di carriera?
    –Masumi, basta! –urlò il vecchio Hayami, visibilmente alterato. –Stai oltrepassando il limite!
    Sul volto del giovane apparve un sorriso pungente, certo di aver colto nel segno.
    –Padre, ti stai agitando. Sarebbe preferibile non gridare a quest’ora della notte.
    Eisuke, i cui muscoli erano tesi allo sforzo di alzarsi dalla sedia, si rilassò. Aveva istruito fin troppo bene quel ragazzino, tanti anni prima.
    –A queste condizioni–, riprese Masumi, – non ritengo sia possibile stabilire una relazione egualitaria con la famiglia Takamiya, e tantomeno con Shiori.
    Un istante di silenzio seguì quelle parole, e gli sguardi dei due Hayami sembravano ingaggiare una serrata lotta.
    –Ti rendi conto di ciò che mi stai chiedendo, Masumi? Le ripercussioni economiche saranno pesantissime, senza contare la tua reputazione e quella della intera Daito Art Production. Non posso permettermelo, né tantomeno permettertelo. A meno che tu non abbia un’alternativa che compensi tutto questo.
    –Naturale. Non sono abituato ai castelli in aria.
    L’anziano gli rivolse uno sguardo di sfida.
    –Sei certo di potermi dare delle garanzie?
    –Certissimo, padre. La Daito non risentirà minimamente della mia decisione.
    –Lo spero per te, Masumi. Puoi immaginare a cosa vai incontro nel caso in cui non dovessi mantenere la parola.
    Masumi non rispose; si alzò invece dalla poltrona, congedandosi con un inchino.
    –Ti auguro di trascorrere una buona notte, padre.
    –Altrettanto a te, Masumi.
    L’uomo provvide a richiudere la porta alle sue spalle più silenziosamente possibile.

    Villa Hayami era ormai immersa nel silenzio. Solo sporadicamente qualche passo risuonava sordo in qualche stanza lontana, e poi più nulla.
    Maya, affacciata alla finestra della sua stanza, seguiva il debole volo dei fiocchi di neve che a spruzzi cadevano dal cielo. Spesso, nella mente della ragazza, il volto di Masumi si sovrapponeva naturalmente al loro candore, e ne risultava un languore in fondo piacevole. Il timbro caldo della voce dell’uomo le vibrava nelle orecchie come una dolce nenia, un incantesimo capace di cacciare via le ombre che volevano sovrastarli. Tuttavia, le risultava inevitabile sentirsi inopportuna in quella che era senza dubbio un momento di tensione per Masumi, e continuava a riflettere sulla necessità di tornare quanto prima a casa, pentitasi ormai di aver messo l'uomo in una situazione scomoda.
    Dei leggeri colpi la riportarono alla realtà. Si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere la porta socchiudersi e comparire dietro di essa gli occhi azzurri di Masumi, che la solitaria luce dell’abat-jour faceva risplendere di un calore tutto particolare.
    –Posso entrare?
    Gli occhi di Maya s’accesero di gioia, seguiti da un cenno di assenso con la testa.
    Masumi accostò lentamente la porta e si avvicinò a passi rapidi alla ragazza; questa non esitò a lasciargli un bacio leggero sulle labbra.
    –Hai parlato con tuo padre? –sussurrò Maya.
    –Sì. –fu la risposta, accompagnata da una lenta carezza. –Non temere, presto potremo essere finalmente liberi.
    –Masumi, credo sia saggio che io torni prima possibile a casa. Ho sbagliato a pretendere di voler rimanere con te.
    Masumi la guardò sorridendo dolcemente.
    –Se te la senti, sei libera di farlo.
    Maya annuì con sicurezza.
    –Non voglio crearti problemi inutili, soprattutto con tuo padre.
    –Maya…
    L’uomo la strinse a sé, cercando di infonderle serenità, o forse per cercarne lui stesso.

    Masumi aprì gli occhi lentamente. Mosse il braccio fino ad afferrare con la mano la sveglia sul comodino, poi se la portò davanti agli occhi: il display indicava le 5:50.
    Maya dev’essere già sveglia, pensò, fregandosi gli occhi con le mani. Si cambiò in fretta d’abito e lasciò la sua stanza, avendo cura di non suscitare il minimo rumore.
    Maya era già pronta, seduta sul letto, le valigie ai suoi piedi. La luna faceva capolino tra gli stralci di nuvole che percorrevano il cielo, gettando fasci di luce argentea nella stanza; ogni oggetto, fino alla linea dell’orizzonte era coperto dalla neve.
    Presa dall’incertezza che avvolgeva il giorno seguente, non era riuscita ad addormentarsi: continuava a chiedersi se qualcuno avrebbe potuto danneggiare Masumi per causa sua, se avesse potuto fare qualcosa per lui, ma finiva sempre per dirsi che non era in grado di muoversi in un ambiente così diverso da quello a cui era abituata; fremeva al ricordare gli sguardi e i baci che quell’uomo, contro ogni logica, le aveva regalato.
    Quando sentì aprirsi la porta ebbe un sussulto, subito seguito dal sollievo di veder comparire Masumi.
    –Sei pronta? –disse sommessamente.
    Maya annuì, alzandosi di scatto in piedi. Masumi la raggiunse immediatamente per aiutarla a portare i bagagli.
    –Non hai dormito?– chiese l’uomo, notando il rossore degli occhi della ragazza.
    Maya arrossì.
    –Sono così preoccupata per te… – sussurrò chiudendo la porta della stanza dietro di sé, dopo essere uscita.
    Masumi poggiò le valigie a terra e prese il volto della ragazza tra le mani.
    –Maya, non voglio che tu ti dia troppi pensieri. Sono o non sono – sussurrò, aggiungendo in tono canzonatorio –il cinico presidente della Daito Art Production?
    E le sforò le labbra con le sue, facendola rabbrividire.
    –Ora andiamo, ti stanno aspettando.
    Eisuke, nascosto nell’ombra del corridoio, li osservò andare via in silenzio.

    L’arrivo di Masumi negli uffici dell’alta dirigenza della Daito fu accolto da un incredibile moto di stupore da parte di tutti i dipendenti. Mizuki, l’unica eccezione, si apprestò ad illustrare il programma del giorno.
    –Alle ore 11.15…– disse la segretaria, marcando con una pausa l’appuntamento che stava per annunciare, –la signorina Takamiya ha preso un appuntamento con lei.
    Il giovane presidente non permise di intravedere l’impressione che quella notizia gli aveva fatto; Mizuki, tuttavia, aveva immaginato con una buona approssimazione cosa potesse passare per la testa del suo capo.
    Le ore che lo separavano da quell’incontro trascorsero con la solita fluidità grazie alla sua grande capacità di dissimulazione, nonostante la preoccupazione per ciò che l’attendeva si fosse comunque insinuata tra suoi pensieri. Non riuscì infine a trattenere un sobbalzo quando si vide finalmente davanti quella che era ancora, in fin dei conti, la sua fidanzata.
     
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