Il Rosso e il Bianco

Romantica - 17+1 Capitoli

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  1. {Axel~
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    (susino)

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    Ho impiegato un mese per scrivere il mio ultimo capitolo... :mii: Non so assolutamente come scusarmi con voi che, gentilissime, siete sempre in attesa! :ave: :ave: :ave:
    Per questo capitolo non ho fatto altro che leggere, correggere, rileggere, correggere... non sono mai soddisfatta! Spero che sia di vostro gradimento. :arigato:

    Capitolo 14
    Signor Hayami?
    Masumi, immerso nel contemplare il bianco panorama che illuminava la finestra, fu scosso dalla voce di Sebastiano.
    Signor Hayami, mi pare di capire che qualcosa non va.
    Masumi sussultò. Si era tirato fuori dalla conversazione nata tra i commensali subito dopo la colazione, con la scusa sempre banale di una sigaretta, ed era rimasto a riflettere in solitudine sul da farsi quando sarebbe tornato in Giappone. Di tanto in tanto volgeva il suo sguardo verso Maya, seduta a qualche passo da lui; era bastato l'animo cristallino di quella ragazza a demolire il muro della sua dissimulazione, mattone per mattone.
    Sorrise affabilmente all’uomo davanti a lui, suscitandone lo stupore.
    Ha ragione. –ammise pacatamente, e provvide ad illustrare in breve la situazione che lo attendeva al suo ritorno a Tokyo.
    Ho capito. –sussurrò Sebastiano dopo che Masumi ebbe concluso. –Mi permette di darle un consiglio?
    Masumi lo guardava, curioso.
    Fossi in lei, signor Hayami, partirei immediatamente per il Giappone, senza esitare.
    Sebastiano gli poggiò la mano sulla spalla.
    Non si preoccupi per i nostri accordi. Torni a Tokyo, al suo ritorno qui troverà tutto come l’ha lasciato. Mi scusi, –aggiunse, lasciando la spalla di Masumi, –sono stato impertinente. Però sappia che le ho dato un consiglio col cuore, sono, anzi, siamo in debito con lei.
    Masumi sorrise, inchinandosi.
    Non so come ringraziarla, è veramente gentile da parte sua preoccuparsi così.
    Sebastiano sorrise.
    Pensa di portare anche la signorina Kitajima con lei?
    Masumi si voltò verso la ragazza, che contemporaneamente lo osservava con occhi preoccupati.
    Non voglio nasconderle nulla di quello che sta accadendo. So che la turberò, ma le ho già tenuto nascoste tante cose in questi anni, non me lo perdonerebbe. E non me lo perdonerei.
    Bene.
    Gabriel, nel frattempo, li guardava da una certa distanza, captando di tanto in tanto qualche parola del discorso. D’un tratto si avvicinò a Sebastiano: gli disse qualche parola, ascoltando attentamente la risposta, e si allontanò dopo aver ricevuto delle istruzioni. Il padrone di casa rivolse allora a Masumi un sorriso cordiale.
    Adesso, sarà bene che comunichi alle signorine la sua decisione.
    Masumi rispose al sorriso, avvicinandosi a Maya, la quale appariva sempre più in tensione.
    –Masumi, cosa succede?
    L’uomo le strinse la mano, sentendo una stretta al cuore nel leggere l’ansia negli occhi scuri di Maya.
    –Questa notte mi ha contattato Hijiri. Mi ha comunicato che Shiori e dei suoi assistenti stanno effettuando dei movimenti poco chiari nei confronti della Daito, e c’è bisogno che io torni al più presto in Giappone.
    Maya rabbrividì a quelle parole, sentendo che lacrime di paura già le salivano agli occhi. Cosa intendeva dire con “movimenti poco chiari”? Che la signorina Takamiya avesse intuito qualcosa in qualche modo? Il suo destino si faceva sempre più oscuro.
    –Torneremo insieme a Tokyo. –le disse Masumi prima che potesse proferire parola, guardandola intensamente. –Non devi preoccuparti. Sistemerò tutto, hai la mia parola.
    Maya lo abbracciò d’impeto.
    –Ho paura, Masumi!
    L’uomo le accarezzò teneramente la testa.
    –Maya…–sussurrò, cercando di riporre su di sé il peso di tutto ciò che li aspettava al ritorno in patria.
    –Masumi, io ho fiducia in te.
    Dopo un attimo che ai due parve voler essere interminabile, Maya sollevò lo sguardo ad incrociare quello di lui, preoccupato e risoluto allo stesso tempo.
    –Perdonate l’intrusione...
    Entrambi si voltarono e videro Gabriel che porgeva loro, con un sorriso cordiale, tre biglietti d’aereo. Dietro di lui, Sebastiano godeva dell’espressione stupita dei suoi ospiti.
    Non esitate a partire, quando sarete pronti.
    Quel gesto era risultato del tutto inaspettato.
    È troppo da parte sua, Sebastiano. Non posso accettare.
    Non dica una parola di più, signor Hayami. Mi raccomando, sistemi la situazione nel migliore dei modi. Io sono qui ad aspettarla.
    Dico sul serio, non posso…
    Sebastiano scosse la testa.
    E invece può eccome. Coraggio, il prossimo volo parte tra due ore.
    Senza parole, Masumi, Maya e Mizuki si inchinarono profondamente in segno di ringraziamento.
    Congedatisi, Masumi non tardò ad agguantare il suo telefonino, avviando una chiamata ad un numero noto.
    –Hijiri, sono io. Prepara il necessario, siamo in partenza.

    Hijiri, immobile in mezzo alla folla che si apprestava a raggiungere l’uscita dell’aeroporto scivolandogli accanto silenziosamente, catturò tacitamente lo sguardo del suo principale.
    –Buonasera, signor Hayami.–lo accolse con un inchino carico di formalità. –Spero che il viaggio sia stato piacevole.
    Quasi non riuscì a trattenere un sussulto nel vedere il braccio di Masumi cingere il fianco di Maya; espresse la sua sorpresa con un lieto sorriso, che si rispecchiò nel volto dell’uomo non appena ne incrociò nuovamente lo sguardo.
    –Vuole recarsi in ufficio o preferisce tornare a casa a riposare?
    Masumi osservò la tracolla di Hijiri, che doveva contenere sicuramente contenere il materiale di cui aveva bisogno.
    –Torno a casa, Hijiri. Lasciami però il necessario per fare il punto della situazione.
    Poco dopo un’auto di servizio della Daito, rigorosamente nera, sfrecciava per le strade imbiancate della città notturna, immersa in un silenzio carico di attesa.
    Masumi non aveva perso tempo e stava già consultando alcuni dei documenti fornitigli da Hijiri; non tardò, tuttavia, a voltarsi verso Maya, in una ricerca istintiva di conferme e sicurezza. La ragazza percorreva con uno sguardo ansioso i lineamenti equilibrati dell’uomo, tesi in un’espressione di intensa concentrazione.
    Non appena l’azzurro dei suoi occhi si riflesse nel nero profondo di quelli di lei, il giovane presidente distese il suo volto in un limpido sorriso.
    –Mizuki è tornata a casa, e così farò io. Vuoi venire con me o preferisci tornare…
    –No, ti prego, tienimi con te.
    Maya afferrò istintivamente la mano di Masumi, trattenendo il fiato.
    –Sempre se non disturbo…–aggiunse, abbassando lo sguardo ancora incapace di sostenere il languore degli occhi di lui.
    L’uomo sfiorò con un casto bacio le sue labbra, sollevandole garbatamente il volto con la mano. Hijiri, fingendo di essere assorto nella guida, li guardava di sottecchi dallo specchietto retrovisore.

    In pochi attimi l’auto giunse a villa Hayami. Un inserviente accolse con stupore Masumi e Maya, quest’ultima decisamente inattesa.
    –Mio padre è ancora sveglio? – chiese Masumi, prevenendo qualsiasi tipo di convenevoli da parte dei dipendenti di casa.
    –Sì, signor Masumi – fu la risposta esitante a quello che sembrava quasi un ordine. –La attende nel suo studio di sopra.
    Masumi annuì.
    –Gentilmente, preparate la stanza per gli ospiti per la signorina e portatevi i suoi bagagli.
    Maya si guardava intorno trasognata. Era già stata in quelle stanze, ne aveva già respirato l’atmosfera, anche se non vi aveva prestato attenzione. Si sarebbe persa nel ricordare le scene sviluppatesi in quel teatro anni addietro, se Masumi, notando il suo sguardo assente, non avesse avvicinato il suo volto a quello di lei, sorridendo graziosamente.
    –Ero certo che ti saresti ricordata,– le sussurrò con un finta ironia, –dopo tutte le tue proteste dell’ultima volta…
    Maya ebbe un sussulto: l’improvvisa vicinanza dell’uomo le infiammò immediatamente il volto.
    –Ma-masumi… io…
    Masumi rise sommessamente.
    –Scherzavo, Maya.
    La ragazza abbassò lo sguardo, sorridendo.
    –Ti prego di perdonarmi se ti ho relegata alla camera degli ospiti –aggiunse l’uomo, lasciandole una carezza sulla guancia, –non posso fidarmi di nessuno in questo momento, nemmeno di chi lavora per la mia famiglia da anni. Non permetterò a nessuno di avere la più piccola possibilità di farti del male.
    Maya prese la mano di Masumi tra le sue.
    –Io mi fido di te, Masumi, lo sai. Saprò aspettarti con pazienza.
    A quelle parole, Masumi la strinse a sé per qualche istante.
    –Ora devo andare–disse sommessamente, separandosi da Maya, –Più tardi posso passare da te… se vuoi.
    Il sorriso radioso della ragazza, che accompagnò lo sguardo di Masumi mentre si allontanava, rendeva chiaro il suo desiderio. L’uomo si permise di considerarle un incoraggiamento inconsapevole per l’imminente incontro con suo padre.
     
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