Marchio di Qualità

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    Sol Levante

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    Marchio di Qualità


    Autore: Luce

    Genere: umoristico

    Protagonisti: i veghiani sulla base lunare che tentano di migliorare il sistema

    Capitoli: 1

    Contenuti erotici: no



    Manuale della Qualità
    Base lunare Skarmoon

    Organigramma
    Presidenza: Re Vega
    Segretario Generale: Ministro Zuril
    Ufficio di Controllo: Comandante Gandal
    Organismo Indipendente di Valutazione: Lady Gandal
    Sistema Informativo: Generale Hydargos
    Logistica: Magazziniere Generale Aris
    Segreteria: Sua Altezza Principessa Rubina

    Politica per la qualità

    Conquistare il pianeta Terra e tutte le galassie dell’universo con minima spesa e massima rendita.
    Coesione sociale e sostegno ai più deboli e ai dipendenti dall’alcol.
    Miglioramento della “qualità della vita”: ridare vita e vigore al pianeta Vega dopo esplosione per inquinamento-vegatron.
    Innovazione del sistema locale: cambiare in modo radicale l’arredamento alla base lunare. Giardini pensili con rose e fiori, arbusti e siepi.
    Potenziamento della mobilità e del sistema viabile: niente formazioni di minidischi, tanto vengono sempre abbattuti.
    Promozione dello sviluppo del territorio: far capire a tutti, con le buone o con le cattive che i padroni dell’universo sono i veghiani.
    Ascolto del territorio e dei suoi attori istituzionali, economici, sociali e dei cittadini: sono solo dei sudditi. Zitti e mosca!
    Sviluppo di relazioni esterne: terra bruciata degli abitanti di tutte le stelle e galassie.

    Al fine di sostenere il Sistema di Gestione per la Qualità e la Politica per la Qualità dell’organizzazione, la Direzione ha nominato un Responsabile Gestione Qualità per la definizione ed implementazione del sistema secondo le prescrizioni della norma UNI EN ISO 9001, utilizzando gli indicatori di performance più appropriati.
    Elenco macroprocessi: eliminare le mezze calzette e con quali sistemi.
    Elenco servizi: quanti servizi igienici conta, la base lunare?

    Procedure Gestionali
    Gestione della Documentazione e delle Registrazioni: mostri in attivo, in giacenza, in deperimento.
    Gestione Non Conformità e Reclami: solo il Re ha diritto a fare reclami.
    Azioni Correttive e Preventive: buttare nella fornace ardente i traditori, i festaioli, i mangia pane a tradimento.
    Gestione Approvvigionamenti e Fornitori: vegatron, acciaio, lega, super lega.
    Gestione Progettazione: quando e come si fabbricano mostri e minidischi.
    Pianificazione Strategica: quando e come attaccare.
    Visite Ispettive Interne: Esame col Certificatore di Qualità!


    Da molti mesi, alla base lunare Skarmoon c’era un gran fermento. Dopo una lunga serie di fallimenti e ingenti spese nel tentativo di conquistare la Terra, i veghiani avevano deciso che bisognava cambiare tattica. Ma come?
    Il ministro Zuril, al ritorno da un lungo viaggio di ricognizione, aveva avuto modo di constatare che molte attività aziendali sparse nella galassia, avevano acquisito il Marchio di Qualità.
    Deciso a saperne di più sull’argomento, si era iscritto al sito e studiato il tutto nei minimi particolari. Ben presto, la situazione generale gli era stata molto chiara: se speravano di tornare in pista forti e vincenti, dovevano subito darsi una regolata. Le spese superflue per costruire mostri di scarto, la bassa qualità di molte formazioni di minidischi, personale in esubero e altro; erano costi inutili e andavano eliminati. Occorreva una vera e propria messa a punto di tutto il sistema se volevano essere i conquistatori numero uno.
    Re Vega non era stato subito d’accordo.
    “Ma che qualità? Noi siamo i più agguerriti dell’universo e basta. Andiamo avanti come sempre e conquisteremo tutto ciò che vogliamo.”
    Zuril se lo aspettava, quindi gli mostrò i punti deboli del loro sistema e perché le loro armi belliche venivano sistematicamente sconfitte dai terrestri.
    “Mi sono permesso di far venire qui oggi stesso un certificatore esperto, il quale ci seguirà passo passo fino al giorno dell’esame, anzi, della Visita Ispettiva.”
    “Della cosa??!” domandò il sire strabuzzando gli occhi.
    “Visita Ispettiva. Se saremo conformi ci verrà dato il Marchio di Qualità, altrimenti torneranno dopo alcuni mesi per vedere su tutto è a posto”, gli rispose lo scienziato.
    Prima che il sire avanzasse altre obiezioni, tirò fuori dal cassetto alcune dispense.
    Gandal apparve nel vano della porta per annunciare che l’Ispettore era già arrivato.
    Re Vega si rese conto che i suoi sudditi avevano fatto progetti senza consultarlo e questo lo mandava in bestia. Al tempo stesso, non poteva negare che c’era davvero bisogno di mettere a posto molte cose.
    Mentre rimuginava tra sé, ecco apparire nella sala di comando un uomo di mezza età, brizzolato e dall’aspetto distinto e severo. Si avvicinò al re e gli porse la mano, poi si accomodò sulla poltrona vicina alla scrivania e, come fosse a casa sua, tirò fuori dalla borsa un grande quaderno, biro multicolori e dei fascicoli.
    “Buongiorno” disse non appena si fu accomodato.
    “Benvenuto…” balbettò re Vega sentendosi molto a disagio.
    In meno di mezz’ora, il dottor Koshimo aveva stilato una lunga lista di cose urgenti da fare, definito il ruolo degli addetti ai lavori, poi aveva preteso di vedere il magazzino.
    “Qui c’è troppo materiale di scarto e i suoi operai sono allo sbando” sentenziò in tono diretto.
    “Coosaaa??!”
    “Maestà, lei per primo deve darsi una regolata, altrimenti come pensa di mandare avanti il suo impero?”
    “Una cosa? Ma regolata di che? Sono io il re, sono io che dò gli ordini, io comando, posso e voglio!!!” urlò con quanto fiato aveva in gola.
    L’Ispettore non fece una piega, si rivolse invece a Zuril: “La segretaria dove la trovo?”
    “Ehm… è a casa, ma possiamo contattarla in video chiamata, venite nel mio studio.”
    Zuril digitò alcuni numeri sulla tastiera del computer e, pochi secondi dopo, apparve nel monitor una graziosa ragazza dai lunghi capelli rossi.
    “Buongiorno, signorina, come va? C’è qui l’Ispettore della Qualità e ha bisogno di lei” le disse lo scienziato in tono serio e professionale.
    La principessa Rubina strabuzzò gli occhi. Che cosa stava dicendo quel cretino? Quale ispettore?
    “Ecco qua la nostra segretaria, dottore. E’ efficientissima, bravissima, una vera perla, glielo garantisco io”, gli disse con un sorriso affettato.
    “La perla rara, ha finito di battere a macchina il Manuale della Qualità e le Procedure Gestionali?” chiese il dottore con tono di sufficienza senza guardarla, mentre intanto sfogliava i fogli sparsi sulla scrivania, leccandosi il dito ogni volta.
    “Di cosa state parlando? Chi è quell’uomo e cosa vuole?”
    L’uomo si era un attimo allontanato per riprendere la sua borsa, quindi Zuril ne approfittò per spiegare brevemente la situazione.”
    “… voi siete la segretaria e dovete venire qui a scrivere, poi essere presente il giorno dell’esame” sussurrava lui in fretta e sottovoce.
    “La segretaria di che? Tu hai bevuto, sei fuori come un balcone” gli rispose arrabbiatissima.

    Segretaria? Scrivere a macchina? Manuale? Procedure? Erano tutti impazziti in quella base?
    Il dottor Koshimo intanto, si stava congedando sulla porta.
    “Torno la prossima settimana e mi aspetto che tutto sia a posto.”

    Rimasti soli, il ministro spiegò a Rubina i dettagli della Qualità e che c’era bisogno della sua presenza.
    “Siamo messi male, troppe sconfitte e perdite ingenti. Mi sono reso conto che l’unica strada per riprendersi, sia mettere a punto ogni cosa e per fare questo occorre l’aiuto di un esperto.”
    “Ma… ma… io non voglio scrivere, perché non lo fa quella scansafatiche di Lady Gandal, piuttosto?”
    “La signora ha già il suo ruolo.”
    “Quale? La stura lavandini?” ribattè lei con tono feroce e un fondo di sarcasmo.
    “Organismo Indipendente di Valutazione” le rispose scandendo bene le sillabe, mentre le mostrava il foglio dove c’erano scritte le funzioni di ognuno.
    “A domani mia cara e fate sogni d’oro” le disse mellifluo, mentre tosto interrompeva la comunicazione.

    Il giorno dopo, una Rubina rassegnata prendeva il volo verso Skarmoon.
    Ancora non aveva parcheggiata la navetta nel vasto piazzale della base lunare, che già vedeva dai vetri dell’edificio, due grandi zampe verde brillante agitarsi e farle cenno di sbrigarsi.
    “Ma che vuole? E chi si crede di essere? Non comanda mica lui!” borbottò tra sé piuttosto scontenta.
    Appena ebbe varcato l’ingresso, Gandal e consorte erano sulla soglia pronti a riceverla.
    “Ha fatto buon viaggio, Altezza?” chiese il Comandante con premura.
    Lei tirò dritto senza rispondere, ma non ebbe nemmeno il tempo di sistemare il bagaglio nella sua stanza, che Zuril le passò davanti uscendo improvvisamente dallo studio.
    “Buondì! Pronta per consumare le dita sulla tastiera?” l’apostrofò con un largo e ironico sorriso.
    “Credi di essere simpatico?”
    “Non so, non è un problema. Se anche non sono un campione di simpatia, l’Ispettore per questo non ha titolo di mettermi una non conformità.”
    “Fosse per me ti metterei dentro un missile con viaggio di sola andata” lo sfidò fissandolo bene in faccia.
    “Ohh, vedo che la signorina si è svegliata con una o più lune per traverso. Non c’è problema, perché tutte quelle dispense che vedi sulla scrivania vanno messe in bella copia, poi ne devono essere stampate almeno un centinaio. Domande?”
    “No! Esci, sparisci una dannata volta!” gridò lei, chiudendo la porta dello studio con un calcio ben assestato.
    Rassegnata, si mise davanti al computer e iniziò a trascrivere tutti quei fogli pieni di svolazzi e scarabocchi spesso quasi incomprensibili. Non aveva voglia di chiedere aiuto a nessuno, quindi fece come meglio potè; se anche c’erano errori di battitura si sarebbe comunque potuto intervenire.
    Verso il tramonto, la ragazza decise che ora venuto il momento di fermarsi. Non aveva finito, ma non ne poteva più. Aveva fame e vedeva tutto appannato.
    Si ritirò nella sua stanza: premette un pulsante e si fece servire la cena in camera. Non aveva voglia di vedere né salutare nessuno. Ancora non le era ben chiara quella storia della certificazione di qualità e non sopportava i modi di comando che Zuril si era permesso con lei.
    “Adesso ho solo voglia di riposare, ma domani lo faccio capire a tutti che la principessa sono io! E se non capiscono con le buone, userò il pugno di ferro!” pensò spegnendo la luce.

    Si svegliò di buon mattino fresca e riposata. Appena si fu vestita, andò dritta negli appartamenti di suo padre. Il giorno prima si erano visti un attimo di sfuggita, ma adesso voleva parlare con lui per capire ogni cosa.
    Nel corridoio vide passare alcuni operai addetti al reparto magazzino: erano tutti con la divisa grigia e camminavano a passo di marcia. Che strano. Mai viste uniformi del genere.
    Nella grande Sala del Trono, re Vega stava conversando con Gandal e consorte. Zuril entrò dalla porta laterale e teneva in mano una scatola che mise sotto gli occhi del sovrano.
    “Guardi bene maestà: questo è il campionario delle medagliette in oro a forma di Q.”
    “Mmm…” borbottò di malumore “e quanto ci costeranno?”
    “Mi sono fatto fare un preventivo e diciamo che ne occorreranno oltre un centinaio, quindi a fare bene, l’orefice mi ha detto…”
    Si chinò verso l’orecchio di Vega e sottovoce gli disse l’importo.
    “Ma come? E’ troppo! In questo momento non possiamo, lo sapete bene anche voi.”
    “E’ un investimento” gli rispose con calma imperturbabile.
    Il re divenne molto serio, mentre confuso prendeva in mano quei piccoli gioielli e li soppesava.
    “Ohhh, Sua Altezza si è alzata di buon mattino. Buongiorno cara, avete riposato bene? Avete lavorato troppo ieri? Vi siete stancata? Dopo mi mostrerete il lavoro svolto” le disse guardandola con sguardo lascivo.
    Rubina lo incenerì con lo sguardo e non gli rispose. Si accomodò sulla poltrona di velluto e attese di rimanere sola col padre.
    “Cara, ben alzata! Tutto bene?” le chiese con premura.
    “Sì, però ecco… io… volevo sapere…”
    “Andiamo nello studio, così mettiamo a punto ogni cosa. Hai scritto l’Organigramma? L’Ispettore della Qualità ci farà delle domande a tutti. Dobbiamo studiare bene i nostri compiti. Tu sei la Segreteria Operativa, sono fiero di te!”
    “Veramente io non ho ancora capito cosa…” balbettò la giovane alquanto spiazzata.
    Re Vega l’accompagnò nella stanza vicina e aprì l’anta di un armadio a muro.
    “Ecco qui l’abito giusto per il tuo ruolo. Ti piace? Provalo ora.”
    Un grigio e severo abito a giacca stava appeso ad una gruccia. Rubina lo guardò con ripugnanza. Ma perché tutti avevano l’aria di sapere le cose senza spiegarle fino in fondo, perché le davano ordini?
    Il re non si avvide della sua espressione triste, ma la guidò fino alla porta dello studio dove lei il giorno prima si era consumata la vista a furia di scrivere.
    Zuril stava già esaminando i fogli tutto assorto e con cipiglio severo.
    “Qui non hai messo la virgola, manca il punto 3, non si capisce il mio ruolo, ci sono errori di battitura” diceva senza guardarla.
    “Solo per questi sbagli ci becchiamo almeno una non conformità. Sai cos’è, vero?” riprese fissandola.
    “Zuril, mia figlia è qui per fare insieme il punto della situazione.”
    “Questo è il minimo. Ah, ecco l’abito da segretaria, provalo subito. Dopo ti sistemo anche l’acconciatura.”
    “Ma io…” mormorò lei sentendo un nodo alla gola.
    Tuttavia, pur di non sentire altri rimproveri, prese quel brutto vestito e andò a provarlo.
    “Perfetta! I capelli vanno raccolti in modo sobrio e completiamo il tutto con questi occhiali” affermò lo scienziato. Nel dirlo, estrasse da una scatola un paio lenti da miope e senza tanti complimenti li posò sopra gli occhi della ragazza.
    “Anche la forma è importante. Visto come gli operai sono vestiti bene? Tutto organizzato da me, naturalmente” diceva Zuril senza ombra di modestia.

    In capo a una settimana i lavori per ottenere il tanto sospirato marchio di qualità erano terminati.
    La Visita Ispettiva era stata decisa. Il mattino successivo, alla base lunare, due ispettori avrebbero esaminato ogni particolare e deciso per la promozione o il rinvio.
    Per tutti quei giorni Rubina aveva taciuto e fatto secondo le indicazioni, ma solo perché sapeva che quel momento presto sarebbe finito. Sembrava che il padrone fosse Zuril: correva da un punto all’altro della base come una saetta, non si stancava mai, controllava ogni particolare. Osservava suo padre, ma non vedeva in lui ombra di malcontento. Possibile che accadesse tutto ciò? Anche Gandal e signora erano su di giri, si sentivano importanti e davano ordini a destra e a manca.

    Il pomeriggio del giorno prima dell’esame erano tutti e quattro davanti al computer per leggere l’email che riportava la data, l’orario, i nomi dei due ispettori. Erano un uomo e una donna.
    Incuriositi, cercarono qualche foto sparsa in rete. La dottoressa si chiamava Blumarine e dal suo profilo si vedeva una giovane donna dalla folta chioma amaranto, i lineamenti delicati.
    Il dottor Nivalis era un bell’uomo dall’aria sana e sportiva. Capelli a spazzola e sorriso accattivante.
    I cuori dei veghiani respirarono sollevati. Zuril subito pensava come circuire la ragazza e invitarla a cena, mentre Rubina già fantasticava su quel dottore tanto affascinante.
    Andarono a dormire contenti; avevano fatto del loro meglio e non sarebbero mancate soddisfazioni… di molti generi. Così pensarono prima di sprofondare nel sonno ristoratore.

    Alle sette del giorno dopo erano già tutti in piedi, vestiti, lavati e profumati.
    Rubina si era rassegnata a quel vestito da signora di mezza età, ma sotto la giacca portava solo due gocce di profumo e non aveva allacciato tutti i bottoni.
    I coniugi Gandal avevano fatto peeling, pedicure e manicure. I chilometrici piedi di Gandal avevano le lunghe dita divise da cotone idrofilo. “Così lo smalto viene meglio, altrimenti si sbava tutto” asseriva la donna, limando bene le unghie delle mani.
    Zuril aveva fatto un lungo bagno con acqua di colonia. Si era messo un abito nuovo, di gran taglio e gran classe. Verde come la sua epidermide, ma dai toni sfumati.
    Re Vega era davvero un re in tutti i sensi. Lungo e ampissimo mantello scarlatto adornato di ermellino pregiatissimo. La corona aveva tutti i gioielli della casa reale; scettro in mano e cipiglio severo.

    Verso le nove sentirono aumentare l’agitazione. Da un momento all’altro sarebbero arrivati i due certificatori e chissà se tutto ciò che avevano fatto era conforme.
    Batticuore, sudori freddi, fine tremore per tutto il corpo si erano impadroniti di loro; almeno fossero arrivati subito, così forse la tensione si sarebbe placata.

    Un quarto d’ora dopo, dalla grande vetrata videro una navetta atterrare nel piazzale della base.
    Ognuno andò al proprio posto: Re Vega nella poltrona reale dello studio, Zuril ai comandi del computer, Rubina sulla soglia della porta, mentre Gandal e signora uscirono per riceverli con tutti gli ossequi.
    Il Manuale della Qualità e il fascicolo delle Procedure Gestionali facevano bella mostra sul tavolo. Rubina li fissava con orgoglio; era stata lei a scrivere tutta quella roba, e benchè agli inizi avesse provato fastidio e insofferenza nel portare a termine quel compito, ora si sentiva diversa, il suo nuovo e insolito ruolo aveva finito per piacerle. Stava accarezzando l’idea di improntare quel sistema su Rubi, di certo le avrebbe procurato un mare di vantaggi positivi.
    Zuril già sbavava all’idea del nuovo mostro fiammante DOC! Nella sua fertile immaginazione se lo figurava altissimo, rosso fiammante e con una grande Q sulla testa.
    Tremate terrestri, tremate… la vostra ora è arrivata… siamo noi i padroni.
    Re Vega era gonfio e tronfio come un tacchino ripieno. Avidità, cupidigia e smania di possesso invadevano la sua persona e lievitavano dentro il suo animo come una torta nel forno.
    Gandal e la sua dolce metà stavano ognuno ai lati del portone d’ingresso. Erano seri e molto compresi nella parte, ci tenevano a fare una splendida figura.

    Video due ombre delinearsi a terra e avanzare. Con timore alzarono lo sguardo all’unisono e come videro quei personaggi, per poco non stramazzarono a terra per lo spavento.
    Un uomo altissimo, con occhi spiritati e per di più strabici li fissava. Capelli a raggiera molto voluminosi dalle punte variopinte. La lingua spuntava fuori dalla bocca sul lato sinistro, mentre un unico e grosso dente era appeso alla gengiva in alto. Avanzava coi lunghi piedi camminando a papera.
    I due Gandal non si erano ancora ripresi dallo shock, che videro al seguito di quell’essere una donna bassa e larga, ricordava una poltrona marrone di cuoio. Occhiali da miope e i capelli multicolori a causa di tinture sovrapposte. Mani e piedi rosa molto corti, una vocetta di zanzara che chiedeva: “E’ questa la base Skarmoon?”
    Il Comandante Gandal si riprese per primo, quindi li scortò fino alla porta dello studio.
    Quando i presenti li videro, pensarono: Aiuto, i mostri, i mostri!
    Fecero appello a tutto il loro self control, ma riuscirono a malapena a biascicare un buongiorno appena udibile.
    “Buongiorno!” dissero i due in coro e ad alta voce.
    “La Visita Ispettiva inizia ora e termina a mezzogiorno. Per prima cosa mostrateci i fascicoli.”
    Con mani tremanti, Rubina porse loro i due libri.
    L’uomo iniziò a sfogliarli umettandosi il dito ogni volta con la saliva.
    “Prima non conformità: manca il numero del Manuale” poi, dopo aver letto altre pagine, alzò gli occhi verso la giovane e le chiese: “E’ lei la Segreteria Operativa?”
    “S… sì…”
    “Ha fatto degli errori, non è idonea al suo ruolo.”
    “Anche l’abbigliamento non è idoneo: una segretaria deve avere un look molto più casto”, aggiunse quell’orribile donna con severità.

    Intanto, tutti si chiedevano che ci facevano lì quei disgustosi personaggi, quando dalla ricerca fatta in rete, erano risultati due ispettori di ben diverso aspetto.
    “La signorina ha fatto un buonissimo lavoro ispettore, credo che se lei legge meglio vedrà che…” balbettò Zuril sentendosi per la prima volta fuori posto e imbarazzato.
    “Mi mostri il lavoro in magazzino” gli ordinò l’uomo.
    “Prego, da questa parte.”
    I soldati stavano tutti sull’attenti e sfoggiavano la divisa nuova. Gli addetti alla fabbricazione minidischi vennero interrogati uno per uno e sul notes vennero scritti i voti.

    “Ancora non abbiamo parlato col Presidente, facciamolo ora”, decisero i due esaminatori.
    “Gli operai non hanno risposto a tutte le domande, la maggior parte non è idonea e ci sono troppi scarti durante la produzione” dissero i due arroganti a Zuril lungo il tragitto che li portava alla Sala del Trono.
    “E ciò significa una cosa sola: che lei, in qualità di Segretario Generale non li ha seguiti a dovere. Due non conformità! La Logistica, in arte Aris, non ha il magazzino aggiornato. Bocciato!”
    Lo scienziato stava fremendo di rabbia mista a senso di ingiustizia e non sapeva cosa dire.
    Da una porta laterale uscì Lady Gandal mentre teneva in mano un vassoio con sopra alcune tazzine di caffè.
    “Prego, volete favorire?” chiese tutta mielosa.
    “Lei non è forse l’Organismo Indipendente di Valutazione?” le chiese quella poltrona semovente.
    “S… sì, perché?”
    “Non ha valutato un bel niente, quindi si becca subito una non conformità!”
    Da dietro, la donna le fece una lingua chilometrica per la rabbia. Gandal aggiunse anche un paio di corna, ma prima ancora che rimettesse le dita al suo posto, l’esaminatore gli chiese dov’era l’addetto al Sistema Informativo.
    “Leggo che si chiama Hydargos. Dove trovo questo personaggio, di grazia? Essendo lei il responsabile dell’Ufficio di Controllo deve per forza saperlo.”
    “E’ in cantina.”
    “Prego?” chiese l’ispettore strabuzzando quei terribili occhi strabici e sporgenti.
    “In c-a-n-t-i-n-a- Ha capito?”
    “E per fare cosa?”
    “Per bere, ubriacarsi e dimenticare” spiegò Lady Gandal tutta inviperita.
    “Bocciato e cancellato dal registro” annotò la donna-poltrona.

    Finalmente il lungo corridoio finì e si trovarono di fronte al sovrano. Rubina stava in una piccola sedia posta in un angolo, occhi a terra, tutta confusa e dispiaciuta.
    Vega si alzò e mostrò ai due ispettori la scatola con le Q in oro zecchino che gli erano costate un occhio.
    “Accomodatevi, prego. Sono certo che la nostra organizzazione vi avrà entusiasmato, ci siamo così impegnati che per forza ci meritiamo il Marchio Qualità. Ho già fatto preparare le spille in oro, e se mi permettete, voglio che siate i primi ad aver l’onore di questo piccolo omaggio.”
    Così dicendo, il sovrano estrasse dalla scatola due Q e le porse a quei due arroganti e disgustosi personaggi.
    “Ne faccia a meno! Questa inutile spesa poteva risparmiarsela, dato che da quanto abbiamo esaminato, si evince che non navigate certo nell’oro, non siete conformi a nulla, quindi il marchio di qualità ve lo sognate!” setenziò quell’orribile donna, mentre il collega afferrava la valigetta e s’incamminava verso l’uscita.
    “Noi ce ne andiamo” disse ai presenti una volta sulla soglia “se vi impegnate seriamente, fra un paio di anni forse ce la farete, ma non ci giurerei. Quello che ho visto oggi, mi ha fatto capire che ancora non ne avete un’idea. Nessuno di voi ha capito niente, nemmeno lei maestà. Addio!”
    A grandi e veloci passi arrivò alla navetta; la sua collega invece, con quei piccoli e grassi piedi camminava piano e a fatica.

    I veghiani erano davvero a terra e senza parole. Mai avrebbero creduto di non essere promossi. Quello che non sopportavano era il modo spiazzante e antipatico con cui erano stati trattati da quei personaggi.
    “Sono dei mostri!” gridò Rubina alzatasi e scaraventando la sedia a terra con rabbia.
    “Non capiscono niente!” aggiunse Zuril.
    “E chi dice che davvero siano qualificati?” insinuò Gandal.
    “Io so solo una cosa” mormorò il sire meditando.
    “Cosa?” chiesero tutti in coro.
    “Che sono dei mostri. Capite cosa intendo?”
    A quelle parole del re, i visi dei presenti si illuminarono tutti all’unisono.
    “E allora che mostri siano! Usiamoli come mostri!” gridò Zuril.

    Detto e fatto. La donna-poltrona ancora arrancava per uscire, mentre il collega già aveva acceso il motore della nave per partire.
    Tutti e quattro - cinque con Lady Gandal che si era dissociata dal consorte – corsero verso di loro, li agguantarono in men che non si dica, poi chiamarono il capo reparto perché portasse un carrello elevatore.
    In pochi minuti, i due ispettori, impacchettati come salami, giacevano nel reparto “Fabbricazione mostri contro i terrestri.”

    “Ce l’abbiamo fatta” disse Zuril.
    “Entro domani il mostro da lanciare contro Goldrake dovrebbe essere pronto.”
    “Bene, sono sicuro che non se l’aspettano” gli rispose Gandal strizzandogli l’occhio.
    “Questo no! Vorrei vedere la faccia di Procton quando nel monitor gli appariranno le facce di quei due!” esclamò ridendo la consorte.
    “Quando mai si sono visti arrivare un mostro DOC?” concluse re Vega stappando una bottiglia.



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