a bambini in quello stato, accasciati contro le colonne della stazione (un luogo pubblico, visibilissimo insomma). Corpi quasi senza vita, come bambole in rovina, sfiniti dalla fame.
L’indifferenza dei passanti che non li degnavano di uno sguardo e quando lo facevano, era solo per rivolgergli contro parole di disprezzo. E gli incaricati alle pulizie, anch’essi affatto turbati a tale vista. Per un attimo ho quasi pensato, assurdamente, che volessero raccogliere i loro corpi con le palette assieme alla polvere e ai rifiuti lasciati sul pavimento. Un pensiero che mi ha fatto venire i brividi.

in che condizioni versava la madre dei due fratellini dopo l’attacco aereo. Busto e volto completamente avvolti nelle bende, per le gravi ustioni subite. Mosche e vermi che col tempo ne infestavano le carni. Una vista atroce.

(vedi in seguito Seita, quando la fame e la disperazione lo spingono a rubare i pomodori dell’orto, compiendo quindi un furto ai danni del contadino).
Ma anche stando così le cose, come si fa a comportarsi in modo tanto sprezzante verso dei bambini rimasti orfani, che tra l’altro sono anche tuoi parenti. Farli sentire in colpa di voler mangiare i loro stessi pasti, sottolineando che è già tanto se ricevono qualcosa di cui nutrirsi.
Ma che discorsi sono! Tra l’altro il riso è stato comprato con i soldi ottenuti vendendo i kimono della loro defunta madre (uno dei pochi ricordi rimasti quindi, la cui separazione deve essere stata di per sé molto difficile).
E poi che voltagabbana. Ha anche la faccia tosta di fingersi dispiaciuta quando Seita prende la loro roba e la informa che leverà il disturbo, avendo trovato un altro parente disposto ad ospitarli (bugia).

porta le lucciole all’interno della zanzariera di modo che la sorellina non abbia più paura del buio? E di come queste la mattina successiva siano tutte morte. L’immagine di Setsuko che le sotterra, richiamandomi così alla mente il titolo del film, mi è rimasta tristemente impressa.

gli ultimi istanti di vita di Setsuko. Vederla così scarna, privata della forza e della vitalità che la contraddistinguevano. La fame che l’ha portata a succhiare biglie di vetro credendo che fossero caramelle, è un’immagine che mi ha stretto il cuore. Addolorandomi nel constatare che oramai non c’era più niente da fare, ho provato ancora più pena per Seita, costretto ancora una volta ad assistere alla morte di un altro famigliare. Vederlo chiudere la piccola in una scatola e cremarla … morire da solo in quella stazione. E’ tremendamente triste , nonostante alla fine i due fratelli si riuniscano.

La sua immagine che diventa a poco a poco più indistinta. Macchie di colore lanciate a tutta velocità, in una corsa disperata. Esprimono con forza la rabbia e il dolore della protagonista in quel momento.