*Il Grande Sogno di Maya - ガラスの仮面 - Glass no Kamen  - Glass Mask - Manga, Anime, Drama

Votes taken by {Axel~

  1. .
    Molto bello e dolce quest'ultimo capitolo, il perfetto coronamento di questa ff. Complimenti Aresian, non vedo l'ora di leggere una tua nuova storia! :clap: :love:
  2. .
    Vi chiedo scusa per aver tardato tanto a postare. Ho avuto dei seri problemi a casa, infatti ho ripreso ad intervenire nel forum solo qualche giorno fa.
    Qui di seguito il nuovo capitolo, spero vi piaccia. Il prossimo arriverà quanto prima. :arigato:

    Capitolo 13

    “Sono Hijiri. Mi dispiace molto disturbarla, so che a quest’ora in Italia sarà notte fonda, ma la situazione si sta complicando. La prego di richiamarmi al più presto.”
    L’SMS, ricevuto fortunatamente solo qualche minuto prima, era di certo il preludio ad un lungo e travagliato resoconto. Ma un’altra preoccupazione si affacciava alla mente di Masumi: non aveva ancora chiarito a Maya l’identità del suo ammiratore. Non doveva assolutamente tardare oltre, non ora che sapeva dei sentimenti che la ragazza provava per lui; se avesse appreso la cosa da qualcun altro, il loro rapporto sarebbe stato sicuramente compromesso.
    –Maya, c’è una cosa importante che devo dirti.
    Il sorriso sul volto della ragazza si spense immediatamente, temendo la fine di quello che continuava a credere quasi un sogno.
    –Riguarda il tuo ammiratore.
    La serenità tornò a dipingersi sul volto di Maya.
    –Masumi…–sussurrò, stringendo la mano di lui, –so già da tempo che sei tu la persona che mi ha sostenuta con le sue rose fin dai miei esordi.
    Rise, al notare l’espressione sconvolta dell’uomo accanto a lei, e aggiunse: –Un tifone il giorno della prima, una promessa da mantenere… ti ricordano qualcosa?
    Masumi le rivolse uno sguardo interrogativo.
    –… Lande Dimenticate?
    –Sì. Eri stato l’unico ad assistere alla prima. Sul biglietto delle tue rose avevi scritto di un foulard azzurro… peccato che sia andato perso nel tifone proprio dopo la prima, e che in tutte le rappresentazioni seguenti ne venne usato uno rosso.
    Masumi rimase basito. Smascherato da così tanto tempo…
    –Maya… non credevo…
    D’improvviso un lampo gli attraversò la mente, stringendo di risposta la mano di Maya.
    –Sei sicura che i tuoi sentimenti per me non siano dettati dalla riconoscenza?
    Il dubbio si era ormai insinuato nelle sue pur solide certezze. Il comportamento di Maya non era fraintendibile, così come le sensazioni che trasparivano dai suoi gesti e dalle sue parole, ma non poteva esserne certo.
    Maya si strinse a lui.
    –Ne sono sicura. Credo di amarti da sempre, e non l’ho mai ammesso a me stessa… almeno fino a quando ho saputo del tuo fidanzamento con la signorina Shiori e ho creduto di morire.
    Al nominare la donna, la ragazza si sollevò.
    –Ti prego, dimmi che...
    –Maya, non temere.–la interruppe Masumi, intuendo i suoi pensieri. –Mi sto adoperando per annullare tutto. Hijiri –aggiunse esitando, non ancora abituato all’idea che Maya sapesse tutto del donatore di rose,– mi sta aiutando a tenere sotto controllo la situazione.
    Maya fremette alle parole dell’uomo.
    –Sta forse succedendo qualcosa?
    Masumi la strinse a sé, scuotendo la testa.
    –Non voglio che ti preoccupi. Sappi solo che, qualunque cosa accada, non devi aver paura perché ti proteggerò. Sempre.

    –Pronto Hijiri? Sono io.
    Masumi prese contatto con il suo fedele assistente, mantenendo lo sguardo su Maya addormentata poco distante da lui.
    –Signor Hayami, ho delle importanti novità su cui aggiornarla. Non sono belle notizie.
    Masumi chiuse gli occhi, pronto ad incassare i colpi più dolorosi.
    –La signorina Takamiya e il suo entourage si stanno svelando. Ho controllato dei documenti recapitati in modo anonimo al vecchio Hayami, il quale si è mostrato decisamente turbato.
    Hijiri illustrò meticolosamente tutti i movimenti messi in atto dal gruppo Takatsu per destabilizzare la dirigenza delle società sotto l’influenza dei due Hayami.
    –È evidente che stanno attuando delle manovre per mettere in difficoltà la Daito. E non credo si limiteranno solo a questo.
    Masumi deglutì, cercando di trovare lucidamente una soluzione a quello che si presentava come un grosso problema.
    –Hijiri, –proruppe all’improvviso, –ricordi quel dossier che ti avevo detto di gettare via?
    Una risata sommessa ruppe il breve attimo di silenzio dall’altra parte del telefono.
    –Mi perdoni, signor Hayami. L’ho ancora con me, quella volta non ho seguito i suoi ordini. Ero certo che ne avrebbe avuto bisogno, prima o poi.
    Masumi sorrise.
    –Bravo. Come hai già intuito, credo sia ora di far ridimensionare la famiglia Takamiya.
    –A proposito… il signor Takamiya è stato ricoverato poche ore fa in una clinica privata. Fughe di informazioni affermano che sia stato trovato a terra tramortito nella sua villa, e che ora sia tenuto sotto monitoraggio costante per una commozione cerebrale.
    Masumi sussultò.
    –Forse quei referti non erano calunnie.
    –Così pare, signor Hayami.
    Il giovane presidente sospirò.
    –Stavo per cacciarmi proprio in un brutto guaio, Hijiri.
    –Cosa intende dire?
    Masumi rispose dopo qualche istante.
    –Hijiri, Maya è a conoscenza dell’identità del donatore di rose da molto tempo.
    Hijiri non rispose.
    –Non ti preoccupare, è stato un mio passo falso. Tu hai svolto sempre le tue mansioni con la massima accuratezza, e te ne sarò eternamente grato.
    –Dovere, signor Hayami. Maya… ?
    Masumi sorrise amaramente.
    –Hijiri, se solo avessi avuto più coraggio in passato, ora non avremmo questi guai con la famiglia Takamiya.
    –Credo di aver capito. Non si crucci, siamo tutti maldestri in amore.
    –Sì–sussurrò al ricordo di uno scambio di frasi avvenuto anni prima. –Mi raccomando, sii prudente nei movimenti, ora più che mai. Mi preoccuperò di tornare in Giappone prima possibile, dato che le trattative sembrano procedere speditamente.
    –Grazie, signor Hayami. Buona prosecuzione.
    –Grazie a te.
    Concludendo la chiamata, Masumi si sedette accanto al corpo assopito di Maya e sfiorò la sua mano.
    Non temere, pensò, ora nessuno potrà più impedirci di essere felici.

    –Mmmm…
    Un calore già familiare sulle labbra e una melodia suadente nella testa svegliarono dolcemente Maya. Aprendo gli occhi, la ragazza trovò a poca distanza da sé il volto di Masumi. I suoi lineamenti rigorosi erano addolciti da un sorriso sereno e uno sguardo languido.
    –Ben svegliata, Maya.
    Maya lo baciò lievemente.
    –Buongiorno.
    Masumi accarezzò il volto di della ragazza con lentezza, a godere di ogni istante speso in quel gesto semplice e intenso allo stesso tempo.
    –Ci attendono per la colazione, dovresti andare a prepararti. Mizuki sarà già pronta.
    Maya annuì, pur faticando ad allontanarsi dal calore del corpo dell’uomo che, steso accanto a lei, l’aveva cullata dolcemente per tutta la notte.
    –A tra poco.
    La ragazza si congedò sfiorando il volto di Masumi, che la seguì con lo sguardo finché la porta non si frappose tra loro due.

    L’arrivo dei tre al piano inferiore fu accolto dalla musica che aveva accompagnato il risveglio di Maya qualche minuto prima.
    Buongiorno signori!
    Sebastiano accolse i suoi ospiti con un sorriso reso raggiante dagli avvenimenti della sera precedente. I loro occhi si volsero però quasi subito verso il pianoforte verticale che ornava un angolo della stanza. Lì vi era Gabriel che, suonando e cantando, stava intrattenendo Sebastiano, con l’approvazione entusiasta dei dipendenti che in quel momento stavano servendo la colazione.
    Gabriel mi riserva raramente uno spettacolo così bello– disse il padrone di casa non appena la musica cessò. –Quando succede è sempre una gioia, per chi lavora qui e anche per me.
    Nel mentre, Gabriel si era avvicinato ed aveva ringraziato Sebastiano con un cenno della testa.
    Adesso però, caro Gabriel, mi piacerebbe sapere da dove proviene la gioia che traspare dalla tua voce. Non credo di aver mai captato qualcosa del genere in tutti questi anni.
    Gabriel gli rivolse uno sguardo fintamente interrogativo.
    Io credo che ci sia stato un bel discorso chiarificatore con Francesca–intervenne Masumi. –Sbaglio?
    Gabriel rise.
    Mi avete tenuto d'occhio ieri sera, non è vero? A questo proposito, credo proprio di dovervi ringraziare, signor Hayami, signorina Kitajima, signorina Mizuki– ammise sotto lo sguardo lieto di Sebastiano, inchinandosi leggermente.
    La voce squillante di un inserviente interruppe il dialogo.
    La colazione è servita.
  3. .
    Grazie veramente a tutte, sono contentissima che appreziate! Non esitate anche a criticare, quando ce n'è bisogno. :arigato:
    Cara esme, giustamente ti ricorda qualcuno... fatto dovuto alla mia scarsa fantasia con i nomi. :quatquat:

    Ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia.

    Capitolo 12

    Gabriel e Francesca si stavano avviando lungo il vialetto, osservati da Maya, Masumi e Mizuki.
    –Crede che…–iniziò Maya, guardando Masumi.
    –Maya, ti prego – la interruppe l’uomo guardandola dolcemente.
    La ragazza arrossì immediatamente.
    –Che... sia giunto il momento giusto per quei due?
    Masumi sorrise.
    –Sì, non credo che le parole sfuggite prima siano state dimenticate così facilmente.
    Maya si unì al suo sorriso.
    –Hai ragione.
    Masumi la strinse a sé, sotto gli occhi inteneriti di Mizuki.
    –Ecco, che ti dicevo?
    I due cantanti si erano fermati, l’uno di fronte all’altro. Gabriel dava le spalle agli spettatori alla finestra, Francesca lo guardava con un’espressione fortemente stupita.
    –Secondo me…–disse Mizuki–Gabriel è riuscito a dirle che le mancherà veramente. O qualcosa del genere…
    Masumi rise.
    –Probabile, Mizuki. Finalmente crederà alle mie parole.
    Gabriel nel frattempo avanzava titubante verso Francesca, come a cercare di calmare la donna che si manteneva visibilmente impressionata; tuttavia la sua espressione si aprì immediatamente in un sorriso luminoso.
    Sebastiano osservava fremente la scena come i suoi tre ospiti, sentendo nel suo cuore che finalmente sarebbe arrivato il momento tanto atteso.
    Francesca si slanciò verso Gabriel, afferrando una mano dell’uomo di cui non fu difficile notare un certo irrigidimento, nonostante voltasse le spalle ai loro osservatori. A Sebastiano parve che stesse tremando.
    –Ma… sta piangendo?
    Maya indagava l’espressione di Francesca, per quanto le riuscisse di farlo in quella notte nevosa. Le riusciva di intravedere il sorriso della donna, ma a farle intuire le lacrime era la mano con cui si sfiorava ripetutamente gli occhi.
    –Sicuro– rispose Mizuki. –La sua espressione non…
    Non riuscì a terminare la frase, sorpresa dall’impeto con cui Francesca si sollevò a posare le sue labbra su quelle di Gabriel.
    Maya si strinse istintivamente a Masumi, esternando in quel modo la sua emozione.
    –Che buffo,– disse l’uomo sorridendo alla ragazza, – li conosciamo da poco, eppure siamo entrati immediatamente in empatia con loro.
    –Chissà, potrebbe essere stato un incontro voluto dal destino. –intervenne Mizuki.
    –Niente male come ipotesi–rispose l’uomo.
    Maya nel frattempo si era separata da Masumi e si era appoggiata alla finestra, persa nell’osservare come Gabriel, superato lo stupore iniziale, si fosse stretto ancora di più a Francesca, trasformando un casto bacio nell’espressione appassionata dell’intenso sentimento che li univa.

    –Oh… ah…
    Maya si accorse di essere rimasta ormai sola. Non ricordava bene cosa fosse successo dopo aver visto Gabriel e Francesca baciarsi e andare via stretti l’uno all’altra, anzi, non riusciva più nemmeno a mettere a fuoco cosa fosse successo dopo il loro bacio.
    Distolse lo sguardo dai fiocchi di neve che l’avevano quasi ipnotizzata con la loro inesorabile danza, voltandosi verso le camere. Nei suoi occhi all’immagine dei due cantanti si sovrapponeva quella di lei e Masumi. Possibile che avesse vissuto quei momenti in prima persona? Possibile che le fosse successo veramente di baciare il signor Hayami, anzi, Masumi? A volte i sogni appaiono così reali, pensò, ricordando anche di non essersi addormentata.
    Persa nelle sue contorte riflessioni, si mosse verso le camere; non si accorse però, afferrata la maniglia, di stare aprendo la porta sbagliata.
    Non impiegò molto a realizzare il suo errore quando, invece del suo letto e di Mizuki, si trovò davanti, di spalle, il corpo statuario di Masumi. I capelli bagnati e i rivoli d’acqua che scendevano lungo l’ampia schiena, percorrendo i contorni dei suoi glutei e delle sue gambe ben definite, lasciavano intendere che l’uomo fosse uscito dalla doccia in quel momento.
    Maya avvampò all’istante, ma non riuscì a distogliere il suo sguardo dalle forme perfette di Masumi, almeno finché non incrociò lo sguardo stupito, nonché imbarazzato, di lui. Solo in quel momento, balbettando qualche sillaba con l’intenzione di scusarsi, chiuse la porta di scatto e si appoggiò con la schiena contro di essa.
    Sentiva il suo viso infuocato, l’immagine di Masumi perfettamente nitida nei suoi occhi. Percepì un fremito sconosciuto scuoterle le membra, una sensazione a cui non riusciva a dare un nome. Qualcosa di veramente intenso, che sembrava farle cedere le gambe.
    Lo sbilanciamento era in realtà dovuto alla porta che si aprì d’improvviso, facendo trovare Maya di fronte allo sguardo incuriosito di Masumi.
    –Accidenti, non ti credevo così intraprendente. – affermò con dolcezza, notando il vivo rossore sul volto della ragazza.
    Maya abbassò immediatamente, imbarazzata dalla presenza dell’uomo coperto solo da un asciugamano.
    –No.. è-è che…
    –Avevi bisogno di qualcosa?
    La ragazza alzò lo sguardo fino ad incontrare gli occhi languidi dell’uomo. Quello sguardo sembrava dire tante cose, non poteva aver soltanto sognato il calore delle sue labbra.
    Maya si sollevò, appoggiando la sua mano sulla spalla di Masumi, nel tentativo di avvicinarsi al suo volto; l’uomo intuì immediatamente le sue intenzioni e la precedette con un lieve bacio.
    –Puoi entrare, se vuoi.
    Sollevatosi, Masumi contemplò il sorriso radioso che illuminava il volto di Maya, la quale, decisa a vincere la sua timidezza, annuì.

    –Torno subito.
    Masumi si avviò verso il bagno, lasciando Maya seduta sul letto a contemplare gli abiti che l’uomo aveva lasciato poco distante da lei. Istintivamente avvicinò a sé il tessuto della camicia, godendo del profumo che ancora emanava. Fu però costretta subito a lasciarla, udendo i passi di Masumi in avvicinamento.
    Infatti dopo qualche istante lo vide comparire con indosso un candido accappatoio, sotto il quale era possibile intravedere il petto dell’uomo.
    La sensazione che s’era impadronita di Maya poco prima si fece più intensa, e crebbe ancora quando Masumi si sedette accanto a lei. L’uomo la guardava colmo di gioia, leggendo negli occhi di lei qualcosa a cui la ragazza stava imparando in quel momento a dare un nome: desiderio per lui.
    –Ma… Masumi…
    All’uomo sembrò di impazzire di felicità quando si sentì chiamare per nome da Maya.
    –Dimmi, Maya.
    La ragazza allungò la mano, toccando il petto dell’uomo. Al contatto col calore della pelle, un brivido, intenso e caldo, le percorse la schiena.
    –Mi sento… non mi sono sentita mai così prima d’ora…
    Masumi la strinse a sé.
    –Tranquilla, non c’è niente di strano.
    L’uomo volle osare, insinuando la sua mano sotto la maglia della ragazza fino a sfiorare la pelle liscia della sua schiena.
    Un altro brivido percorse il corpo della ragazza, che si irrigidì istintivamente; Masumi allora la lasciò.
    –Scusami, non avrei dovuto.
    Maya scosse la testa, ormai sempre più consapevole di se stessa.
    –Non dire così. Ho bisogno di tempo per comprendere me stessa.
    Si sollevò, cercando la bocca di Masumi, il quale non tardò ad accontentarla, ingaggiando un dolce gioco di labbra di cui sembravano non essere mai sazi.
    –Se vuoi puoi rimanere qui con me stanotte. Avvertirò Mizuki con un sms se vuoi, così non ti scomodi.
    Maya annuì, sorridendo beatamente tra le braccia di Masumi, nonostante le sue nuove sensazioni non l’avessero ancora abbandonata. L’uomo le rispose con un sorriso altrettanto dolce, mentre afferrava il suo telefonino cercando di non disturbare Maya, appoggiata al suo petto.
    L’espressione lieta di Masumi non tardò a trasformarsi in preoccupazione, al leggere sul display la segnalazione di una chiamata persa da parte di Shiori e un messaggio di Hijiri.
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    Grazie, siete veramente tutte molto gentili. Mi fa veramente molto piacere che apprezziate. :love:
    Ecco il nuovo capitolo, spero che vi piaccia. Kezia, ti avevo detto che sarebbe successo qualcosa, ma in realtà in questo capitolo è contenuto il preludio alla suddetta cosa. :D Il prossimo capitolo è già in fase di lavorazione. :arigato:

    Capitolo 11
    –S-signor Hayami…
    Masumi, separate a stento le sue labbra da quelle di Maya, si lasciava toccare dallo sguardo incredulo della ragazza.
    –Maya, hai ragione… ai miei occhi non potrai mai essere come Shiori. E sai perché?
    La ragazza lo guardava intensamente, nella sua testa solo la voce dell’uomo, che la stava stringendo sempre più a sé.
    –Perché ti amo, Maya, credo di amarti da sempre. Non potrei più immaginare una vita senza di te. Io… Maya…
    L’uomo non aveva parole per esprimere il turbinio di emozioni nel suo cuore, e quasi non si accorse di una lacrima che gli solcava una guancia.
    Maya non riusciva a credere a ciò che vedeva, seppur nella penombra: Masumi Hayami, stretto a lei, con uno sguardo che esprimeva allo stesso tempo gioia, nostalgia, desiderio, tenerezza. E aveva detto di amare lei, aveva proprio detto “Perché ti amo, Maya”, non poteva sbagliarsi. Si chiedeva come potesse essere possibile che l’uomo provasse i suoi stessi sentimenti, avrebbe voluto chiederglielo, ma la voce non voleva saperne di uscire dalla sua gola.
    Masumi assunse un’espressione preoccupata, cercava di capire il perché del suo silenzio. Cosa succede?, pensava, Perché adesso non…
    –Anch’io!
    Maya trovò finalmente il coraggio di buttare fuori quelle parole in un moto di grande trasporto, cercando di superare il muro dell’imbarazzo. Non poteva cedergli proprio ora.
    –Anch’io… ti amo anch’io… cioè, la amo… da… da…
    Masumi accolse quelle parole come un miracolo, gli parve d’aver vissuto solo in funzione di quel momento.
    –Maya, ti prego…–la voce dell’uomo tremava come mai gli era successo– chiamami per nome.
    La ragazza piantò il suo sguardo in quello di Masumi.
    –Masumi…–disse in un soffio, slanciandosi per arrivare alle labbra di lui, che rispose al bacio con trasporto.

    –Guardateli…
    Mizuki osservava i due in compagnia di Gabriel, dietro ad un pilastro.
    –Proprio a così tanti chilometri da casa dovevano ritrovarsi?
    Gabriel sorrise. Nella risposta fu anticipato da Francesca che nel frattempo era scesa dalla console dell’organo e si era avvicinata a loro.
    Proprio così lontano dal Giappone… chissà, forse sarebbe potuto succedere anche là, o forse era necessario che accadesse qui.
    Gabriel ebbe un leggero sussulto al sentire la voce della donna.
    Io, onestamente, propendo per la seconda ipotesi. Francesca conosce bene le mie idee riguardo alla casualità.
    Francesca sorrise. Mizuki li guardò divertita.
    Sapete, forse avete ragione. C’è qualcosa di superiore che ha governato gli eventi di questi giorni, e spero non di fermi qui...
    Nel frattempo Maya e Masumi, accortisi dei tre che li osservavano, si avvicinarono, vicini l’uno all’altra. La segretaria li guardava con un’immensa tenerezza negli occhi.
    –Ora va meglio, Maya?
    La ragazza abbassò gli occhi.
    –Sì, Mizuki. Grazie.
    Masumi strinse Maya a sé.
    –Sapete cosa penso?– intervenne Gabriel. –Spesso la felicità ci è talmente vicina che ci sfugge.
    Masumi lo guardò dritto negli occhi. –Ha ragione… e credo che la sua riflessione le calzi a pennello.
    Gabriel rispose allo sguardo dell’uomo con altrettanta intensità.
    In ogni caso–riprese il giovane presidente, rivolto a Francesca–complimenti, non immaginavo che in queste notti invernali una gelida cattedrale potesse essere riscaldata da musica tanto bella.
    Francesca sorrise con gratitudine. –Mi dispiace non potervi presentare l’organista che mi accompagnava. È corso subito via, doveva ancora preparare i bagagli. Domani partiamo per la Francia– aggiunse con un’evidente nota di tristezza nella voce.
    Scommetto che non vedi l’ora di passare un po’ di tempo sola soletta con Andrea. Di’ un po’, non ho forse ragione?–disse Gabriel con tono quasi sarcastico, a cercare nascondere l’amarezza che tuttavia trapelava dai suoi occhi chiari.
    Dai Gabriel, ti ho detto mille volte che non è vero! –ribatté Francesca con dispiacere.
    Secondo me –si intromise Masumi, parlando alla cantante,– Gabriel in realtà vuole dirle che sentirà la sua mancanza.
    Gabriel rivolse gli occhi altrove, mentre un lieve rossore gli aveva imporporato il viso. Prese a massaggiarsi una guancia, tentando inconsapevolmente di nasconderlo.
    Francesca guardò Masumi, la bocca piegata in un sorriso triste.
    Ne dubito. Gabriel non ha di certo problemi a girare il mondo…
    Non dire così! –replicò Gabriel– Poi io non parto mai per tre mesi come te.
    Il loro botta e risposta fu interrotto da un leggero risolino di Maya. I due cantanti si voltarono immediatamente verso di lei con sguardo interrogativo.
    Vi prego di perdonarmi,– disse la ragazza, –il fatto è che… formereste una coppia stupenda, davvero.
    I due furono subito scossi da quell’affermazione.
    Ma si figuri se Francesca potrebbe mai voler…
    Gabriel non vorrebbe mai…
    Le due frasi, dette contemporaneamente, fecero sussultare Gabriel e Francesca. Cosa intendeva dire?, si chiesero entrambi guardandosi ad occhi sgranati, facendo calare un profondo silenzio intorno a loro.
    Mizuki intervenne con un’espressione sorniona sul viso.
    Non ditemi che nessuno ve l’aveva mai detto.
    Francesca scosse impercettibilmente la testa, mentre Gabriel, per cercare di sviare l’attenzione, guardò l’orologio.
    –Sì è fatto tardi,–sentenziò turbato, –dovrei riportarvi da Sebastiano, oppure dovrò sorbirmi una bella ramanzina per avervi atto stancare troppo.
    Spiegò brevemente a Francesca cosa aveva detto e subito si avviò a passo svelto, facendole cenno di seguirlo; lei, rossa in volto, lo seguì a testa bassa insieme agli altri.

    Bentornati!
    Sebastiano accolse con calore i suoi ospiti appena tornati.
    Siete stati fortunati, ho concluso proprio ora una telefonata veramente lunga. Non si finisce mai di lavorare. Ma cosa…
    Solo in quel momento si accorse che Maya e Masumi erano entrati nella sala mano nella mano.
    Giornata fausta! Peccato che sia successo tutto in mia assenza…– concluse sorridendo.
    I due arrossirono alle parole dell’impresario.
    Adesso però aspetto un altro lieto evento. Chissà quanto dovrò attendere…– aggiunse, guardando dritto verso Gabriel e Francesca, i quali, assorti nei loro pensieri, non avevano prestato ascolto a quelle parole.
    Sebastiano, credo che non dovrà attendere più a lungo ciò che spera.–disse Masumi, memore della scena a cui aveva assistito poco prima, indirizzando all’uomo uno sguardo complice.
    Molto interessante, signor Hayami. Spero proprio che abbia ragione– rispose Sebastiano, sorridendo.
    Gabriel intervenne dicendo qualcosa a Sebastiano. Poi si rivolse ai tre ospiti:
    –Dicevo, credo sia ora che Francesca ed io andiamo, non vogliamo tenervi svegli più a lungo. Buonanotte, ci si vede presto.
    Buonanotte, vi auguro una buona permanenza qui a Milano per i giorni che vi sono rimasti e un buon rientro. Spero di rivedervi presto.
    Entrambi i cantanti, dopo un leggero inchino, si congedarono. Era visibile la preoccupazione sui loro volti.
    Dopo averli persi di vista, Masumi si avvicinò a Sebastiano.
    Secondo me, non appena quei due saranno usciti da questa villa accadrà qualcosa.
    Sebastiano lo guardò allegro, intuendo l’idea di Masumi.
    Davvero? Mi auguro tanto che abbia ragione, sa quanto mi stanno a cuore quei due.
    Lo so– rispose il giovane sorridendo. –Le spiegherò poi cosa è successo. Adesso– aggiunse guardando verso Maya e Mizuki– è meglio se saliamo di sopra a riposare. Buonanotte.
    Le due annuirono e seguirono l’uomo che si era diretto verso le scale, mentre Sebastiano corse ad una delle finestre del salone, affacciata direttamente sull’entrata della sua villa.
    Giunto al piano superiore, Masumi fece lo stesso, seguito da Maya e Mizuki.
    Guardando fuori, si accorsero immediatamente delle figure di Gabriel e Francesca che camminavano in direzione della loro auto, la neve cadeva copiosa sul vialetto.
    Masumi posò la mano sul fianco di Maya. Un brivido che le percorse la schiena; ancora doveva realizzare ciò che le era accaduto poco prima in duomo.
    –Lo spettacolo comincia–disse l’uomo speranzoso, sentiva di essere in debito con quell'uomo che tanto aveva insistito con lui.
    –Già– rispose Mizuki sorridedo pacatamente.
  5. .
    Grazie grazie grazie a tutte quante, sono veramente contenta che abbiate apprezzato. :languo:
    Mi dispiace talmente tanto di avervi fatto aspettare tanto tempo, ma spero che ne sia valsa la pena. Ho messo il cuore in questo capitolo, come lo metterò in quello che seguirà quanto prima. Buona lettura. :arigato:

    Capitolo 10
    –Potete sedervi qui–sussurrò Gabriel, indicando ai tre che lo seguivano i posti a sedere in prima fila nella navata centrale della cattedrale. Masumi, Maya e Mizuki eseguirono, osservando l’origine della luce che illuminava a stento le volte profonde: le tastiere dell’organo sud erano illuminate da una lampada, nel cui alone si stagliavano due figure. Le ante chiuse contenevano l’impetuosità del suono prodotto dalle canne, che però grazie all’eco correva lungo le navate, non senza un po’ di confusione; tuttavia l’armonia giungeva con chiarezza agli ascoltatori vicini. Nessuno parlò più: la musica aveva riempito ogni silenzio, tutto vi era immerso e vi galleggiava, compresi i movimenti dei presenti.
    Maya si voltava verso Masumi, guardandolo di nascosto, e si girava di scatto non appena l’uomo accennava a qualche movimento. Il giovane presidente era combattuto tra il desiderio di muoversi, guardare la ragazza, sfiorarla, e il solito timore che lo logorava.
    D’un tratto una voce si levò, pur essendo parzialmente sovrastata dal fragore dell’organo. I presenti, Gabriel escluso, impiegarono un po’ a riconoscere in essa Francesca, e quando avvenne, si voltarono verso il cantante per cercare di capire il motivo della loro presenza: in risposta ottennero il suo sguardo luminoso rivolto verso l’alto.
    –È difficile ascoltare l’organo del duomo in attività, se non in queste occasioni. Francesca partirà domani, e starà via per un po’ di tempo, quindi ho deciso di cogliere l’unica possibilità che avete di ascoltare della buona musica qui dentro.
    Mizuki rispose, divertita dall’espressione persa di Gabriel.
    –Veramente molto gentile da parte sua. Anche se –mi permetta di dirglielo, non se la prenda per quello che le sto per dire– ho l’impressione che non ci ha portati qui solo per questo.
    Il sorriso di Gabriel si distorse in un’espressione amara.
    –Non mi fraintenda,– riprese Mizuki, –so che era nelle sue intenzioni portarci qui per farci ascoltare questa musica meravigliosa, e gliene sono grata. Ma non può nascondere che non è qui esclusivamente per questo.
    Gabriel chiuse gli occhi, senza voltarsi.
    –Signorina Mizuki, cosa vuole che le dica? Non posso nascondermi a lei che ormai ha familiarità con queste cose.
    Mizuki sorrise.
    Masumi, nel frattempo, li guardava con aria malinconica: gli sembrava di vedere se stesso il quell’uomo dallo sguardo addolorato e dall’animo lacerato.
    –Le mancherà, Gabriel, non è vero? –disse in tono sommesso, tanto da essere poco udito nel risuonare della musica.
    –Come ha detto? – chiese il cantante, colpito nel vivo, fingendo di non aver capito.
    Masumi sorrise amaramente. –Dicevo, immagino che Francesca le mancherà.
    Gabriel si passò una mano fra i capelli. Non era abituato ad essere smascherato così, lui che era il primo ad intravedere la verità nelle persone.
    Maya scrutava la malinconia nel fondo degli occhi di Masumi, cercano di capirne l’origine. Aveva detto “le mancherà”, sembrava essere perfettamente partecipe del sentimento che aveva appena nominato. Che… sentisse la mancanza della signorina Takamiya?
    Quel pensiero le trafisse il cuore come una gelida lama. Per rimediare, il pensiero dell’espressione di Masumi quando aveva parlato della sua fidanzata a Gabriel le attraversò la mente. Ma ora… perché quella tristezza nel riflesso di quegli occhi azzurri?
    La ragazza perse a poco a poco colorito, a mano a mano che l’immagine di Shiori si imponeva sopra ogni possibile idea. Masumi sentiva su di sé il peso degli occhi della ragazza, ma non osava voltarsi; in questo modo il suo sguardo si faceva sempre più inquieto, e in risposta il tormento di Maya cresceva.

    Al cessare della musica, ciascuno si riscosse dai propri pensieri: Maya, pallida, teneva lo sguardo basso, combattuta tra i sensi di colpa per aver fissato Masumi a lungo e il tormento datole dall’idea che l’uomo sentisse la mancanza della sua pur legittima fidanzata, unito al suo solito profondo senso di inadeguatezza. Masumi, dal canto suo, percepiva il turbamento della ragazza e non riusciva a darsi pace per questo, cercando di nascondere il tutto dietro alla sua solita espressone impassibile.
    Anche Mizuki aveva intuito il disagio di Maya, e non sapeva se intervenire o far finta di nulla. Tuttavia qualcosa le diceva di parlare, che qualcosa sarebbe potuto cambare, e decise di seguire questo istinto.
    –Maya, cosa succede?
    Maya fu punta sul vivo. Non osò alzare lo sguardo verso la segretaria, sentiva i suoi occhi bagnarsi di lacrime al ricordo delle sue parole la notte precedente.
    –Mizuki… io… lei… non può essere, non può essere una cosa del genere!
    Mizuki rimase interdetta. Gabriel la guardava serio, diversamente da Masumi, che era visibilmente teso.
    –S-scusatemi…
    Con la voce rotta dal pianto, la ragazza corse verso il buio della navata laterale.
    –Maya!
    Masumi non riuscì a controllarsi, sentiva dentro di sé di essere coinvolto nel malessere della ragazza, pur non rendendosene conto. I suoi piedi si mossero avanti di qualche passo, titubanti, combattuto tra l’istinto di muoversi e il peso che gli opprimeva la mente.
    –Signor Hayami, la raggiunga. –lo incoraggiò Mizuki che, con Gabriel, lo vide letteralmente correre via.
    –Mizuki, che sia la volta buona? –disse Gabriel, con un sorriso.
    –Lo spero. –rispose la segretaria, celando una certa tensione. Si augurò che il suo capo non si lasciasse sfuggire la felicità ancora una volta.

    A guidare Masumi nel buio furono i singhiozzi emessi dalla giovane in lacrime.
    Cosa ho detto?, pensava Maya, perché non ho taciuto? Non avrei dovuto dimenticare la signorina Takamiya, neanche per un attimo!
    Trafitta da quei pensieri non si accorse di Masumi che le si era fatto vicino.
    –Maya…
    La ragazza sussultò al riconoscere la voce dell’uomo.
    –Signor Hayami…
    Una luce fioca illuminava parte del volto dell’uomo, scolpendo con grazia i suoi lineamenti.
    –Maya, cos’è successo? –disse, fissando il suo sguardo in quello della ragazza, bagnato dalle lacrime.
    –Signor Hayami, io…–disse, asciugandosi gli occhi e pensando che ormai non aveva più nulla da perdere–io non sarò mai come la signorina Shiori. Sono solo una ragazza comune, la cui unica passione è il teatro. Io… io sono l’uovo d’oro della Daito e…–aggiunse, nell’atto di fuggire via di nuovo–non potrei mai essere nel suo cuore.
    Masumi ebbe un tuffo al cuore, e, con uno scatto, afferrò Maya per un braccio. L’uomo tremava, non poteva aver frainteso quelle parole, non potevano essere solo frutto del suo cuore straziato.
    –Maya, sta dicendo che… mi ama?
    Le parole uscirono dalla sua bocca come una folata di vento. Maya tentò di divincolarsi.
    –Maya rispondimi, ti prego. –
    Masumi non era più in sé, sentiva sciogliersi quel nodo di dolore che gli aveva stretto l’anima per anni. Si sentiva fremere, attraversato da un brivido caldo mentre avvicinava la ragazza a sé.
    Maya, le lacrime che le rigavano le guance, lo guardava negli occhi. Cos’era quello sguardo disperato e nello stesso tempo acceso? Le sembrò di sciogliersi.
    –Signor Hayami…
    Masumi la scosse.
    –Maya, ti scongiuro, dimmelo! –le gridò con un certo tremore nella voce. – Mi ami?
    La ragazza era intimorita, non riusciva a comprendere l’agitazione di Masumi. A quale scopo le chiedeva se l’amasse? C’era Shiori nel suo cuore, non aveva bisogno di altro, tantomeno di lei. Dunque non sarebbe cambiato niente se lui fosse stato a conoscenza dei sentimenti di una ragazzina.
    –Sì, signor Hayami, sì –disse rassegnata, tra i singhiozzi. –La prego almeno di non…
    Non trovò il tempo di pensare la conclusione della frase che trovò le labbra di Masumi sulle sue, in un impeto tremendamente carico di forza, di scioglimento, di tensione. Nei suoi occhi sbarrati, increduli, si rifletteva la vaga luce che veniva dalla navata centrale.

    Edited by {Axel~ - 20/3/2011, 19:48
  6. .
    Grazie di cuore a tutti per gli apprezzamenti, non so come poter esprimere quanto sono contenta. :rossor:
    Perdonate il lungo tempo d'attesa, spero vi piaccia anche questo nuovo capitolo! :ave:
    Chiedo perdono in anticipo se nella descrizione del Duomo ho commesso qualche inesattezza, mi sono basata sui miei ricordi e sulle informazioni che sono riuscita a reperire nel web. :sudo:

    Capitolo 9
    La giornata passò in fretta tra musei, chiese, palazzi. I quattro sembravano aver dimenticato i discorsi della sera prima; in realtà il ricordo era ancora caldo nei loro pensieri, e tacitamente decisero di far finta di niente, per quanto fosse possibile.
    –Gabriel, ci ha mostrato veramente tante cose… ma il Duomo?
    Maya camminava allegramente al fianco di Mizuki, al seguito dei due uomini.
    –Stiamo andando proprio ora. Mi raccomando, quando saremo dentro rimanete accanto a me, durante l’orario di apertura l’interno è sempre affollatissimo.
    Durante la fila per l’ingresso, Maya non riusciva a staccare gli occhi dalla monumentalità della costruzione. Masumi la guardava con dolcezza, contemplando la trasparenza delle emozioni sul suo volto. Prese il cellulare con l’intenzione di spegnerlo, e vide un SMS campeggiare sul display.
    “Signor Hayami, sono Hijiri. L’associazione dei Takamiya si sta muovendo in modo strano nei confronti della Daito. La prego di contattarmi prima possibile.”
    Spense il cellulare, ci avrebbe pensato più tardi, seguendo il suo gruppo che proprio in quel momento era entrato nella chiesa.
    Come Maya e Mizuki, Masumi ammirò estasiato l’ampiezza della costruzione e le luci, artificiali e naturali, che scivolavano strategicamente sui pilastri che sorreggevano le arcate. ll leggero brusio di sottofondo dei visitatori contrastava con la solennità che traspariva dalle pareti e il lieve sentore d’incenso che permeava l’aria.
    Gabriel sorrideva compiaciuto dell’ammirazione dei tre.
    –Allora, che ne dite?
    –Assolutamente impressionante – rispose Maya, con lo sguardo perso in alto verso gli archi a sesto acuto.
    –Sono d’accordo – aggiunse Masumi,– è una vera fortuna per voi che vivete qui avere a disposizione una tale meraviglia.
    –Ha ragione,–disse Gabriel,–eppure raramente i milanesi si soffermano ad ammirare le meraviglie della loro città, presi come sono dalle loro faccende.
    –Immagino.
    Il gruppo cercava di spostarsi, ma la folla che riempiva la chiesa non lasciava una grande libertà di movimento.
    –Purtroppo quando un posto è tanto affollato le possibilità di guardarsi intorno diminuiscono. Se per voi va bene, usciamo.
    Gabriel si avviò verso l’uscita, seguito da Maya, Mizuki e Masumi.
    –Dove stiamo andando? – chiese Maya, incuriosita.
    –Lo vedrete presto.–rispose Gabriel, camminando lesto verso il lato esterno della cattedrale. Qui, dopo aver scambiato delle parole con un uomo, si avviò verso una scalinata, esortando il suo gruppo a seguirlo.
    –Immagino ci stia portando sulla sommità della cattedrale…–disse Mizuki.
    –Immagina bene –rispose Gabriel, sorridendo.
    –Dobbiamo pagare qualche biglietto d’accesso? –
    –Non si preoccupi, Mizuki, ho degli amici qui intorno che ci permettono di salire gratis. Ci aspettano duecento gradini circa da salire, ma vi assicuro che ne vale veramente la pena.
    Maya sgranò gli occhi.
    –Duecento gradini?!
    Masumi sorrise divertito, ed ebbe l’idea di stuzzicarla.
    –Ha paura, ragazzina? Non mi dica che, dopo tutto il lavoro che ha fatto per arrivare alla sua Dea Scarlatta, ha paura di una rampa di scale un po’ più lunga del normale.
    La ragazza arrossì, assumendo un’espressione indispettita.
    Mizuki intervenne.
    –Signori, forse è meglio che risparmiamo il fiato per la salita.
    Detto ciò, iniziarono la salita, accompagnata dall’espressione sempre più meravigliata di Maya nel vedere il candore delle guglie fondersi gradualmente con quello del cielo.
    Dopo un percorso apparentemente interminabile, Gabriel annunciò l’arrivo.
    –Siamo arrivati in cima. Che ne dite, avevo ragione?
    Mizuki, poi Masumi e infine Maya constatarono con ammirazione il fascino di uno scorcio imbiancato di Milano, accompagnando lo sguardo con un lungo “oh”.
    Maya, senza accorgersene, seguendo i profili degli edifici che si stagliavano sulle nuvole bianche, si fece vicina a Masumi.
    –Che buffo... –disse Masumi, facendo alzare subito lo sguardo di Maya verso di lui. Gli occhi azzurri dell’uomo, riflettendo la luce del cielo, erano presi in un’espressione di pacata serenità.
    –Mi ricorda tanto Tokyo vista dalla finestra del mio ufficio.
    Chinò il volto ad incontrare gli occhi di Maya persi nei suoi. La ragazza, arrossendo, si voltò immediatamente altrove.
    –Inutile dire che qui è diverso. –aggiunse l’uomo. Alzò il braccio nell’intento di appoggiare la mano sulla spalla di Maya, ma si bloccò a mezz’aria.
    Gabriel aveva assistito alla scena e non poté resistere alla tentazione di avvicinarsi ai due. Mizuki però gli fece cenno di fermarsi, e prese la parola.
    –Signor Hayami, non è da lei interrompere le azioni a metà.
    Masumi sgranò gli occhi, chiedendosi perché la sua segretaria si fosse accorto di lui.
    –Mizuki, in questi giorni è decisamente molto strana.
    La segretaria sorrise.
    –Mi permetta di dirle che è lei ad essere strano. E non solo in questi giorni…
    L’uomo non rispose, fissando orizzonte. Maya non osava guardarlo, nonostante desiderasse capire il senso di quel discorso.
    Nel frattempo, i vari visitatori intorno a loro erano scomparsi con l’approssimarsi dell’ora di chiusura.
    Gabriel prese parola nel silenzio che era sceso.
    –Se per voi va bene, torniamo indietro –disse, avviandosi. Mizuki lo seguì a ruota, Masumi rimase a guardare Maya che, persa nelle sue riflessioni, scrutava l'orizzonte.
    –Ragazzina, non vorrà pernottare qui, spero.
    L’uomo, incoraggiato dal fatto che in quel momento Gabriel e Mizuki gli voltavano le spalle e turbato dall’espressione seria di Maya, si decise a cingere le spalle di lei col suo braccio per qualche istante.
    Non appena ne percepì il calore, la ragazza si risvegliò dal suo torpore e, avvampando, annuì.

    Attraversando Masumi ricordò il messaggio ricevuto da Hijiri; preso da un inspiegabile presentimento, effettuò immediatamente la chiamata, separandosi un attimo dal suo gruppo.
    –Pronto?
    –Hijiri, sono Hayami. Perdonami, in Giappone sarà notte.
    –Non si preoccupi. Ha ricevuto il mio messaggio?
    –Sì, spiegami tutto.
    Hijiri illustrò al suo principale i movimenti sospetti della famiglia Takamiya: l’annessione al gruppo di numerose aziende tradizionalmente legate alla Daito, lo scambio di favori con Eisuke Hayami e, non ultima, la proposta ufficiale a Masumi della carica di amministratore delegato che lo attendeva a suo ritorno da Milano.
    –Inoltre, signor Hayami, dietro a tutto questo non c’è il vecchio Takamiya, bensì delle amicizie della signorina Shiori.
    Masumi si bloccò. Era evidente che la donna stava cercando di vincolarlo.
    –Hijiri.
    –Signor Hayami?
    –Tienimi costantemente aggiornato sui movimenti di Shiori, e, cosa più importante, cerca di capire la posizione del signor Takamiya in tutto questo.
    –Sì, signore.
    –Presta la massima attenzione, mi raccomando. A presto.
    Masumi mise via il telefonino. Ora non devo preoccuparmi, pensò, almeno finché Hijiri mi aiuterà a tenere sotto controllo la situazione.
    –Signor Hayami, tutto a posto? Possiamo andare?
    –Sì, Gabriel, scusate l’interruzione.

    Quando giunse l’ora di cenare, il gruppo si recò in un ristorante del centro e, dopo essersi rifocillato, ripartì alla volta del Duomo.
    –Gabriel, come mai torniamo al Duomo? A quest'ora non è chiuso ai visitatori?
    Maya lo guardava con curiosità mentre camminavano.
    –Ha detto bene, signorina, è chiuso ai visitatori.
    Gabriel guardava il cielo notturno con un sorriso leggero, benché le nuvole cariche di neve oscurassero la luna e le stelle.
    –Vi farò conoscere il Duomo in una veste che poche persone possono ammirare.
    Così dicendo, si accostò ad uno dei portoni laterali del’edificio e, aprendolo lentamente, invitò gli altri ad entrare; dopodiché li seguì all’interno e silenziosamente chiuse la porta dietro di sé.
    Gli alti pilastri, che qualche ora prima erano illuminati dai fari e dalla luce del giorno, giacevano nella penombra del’immensa cattedrale notturna. Una luce proveniente dalla navata centrale disegnava i contorni delle cose con una luce calda che sembrava smorzare il gelo di quella notte invernale.
    D’un tratto un secco accordo d’organo fece sussultare i presenti, ad eccezione di Gabriel, che, facendo cenno di fare silenzio e di seguirlo, si avviò verso il luogo da cui sembrava provenire la musica.
  7. .
    Che bel topic! Vedo che tutte hanno delle passioni particolari e belle.
    Tralasciando la mia passione assoluta per la musica, che è decisamente più di un hobby, le mie occupazioni principali sono il punto croce e i lavori con le perline. Il punto croce è per me il modo migliore per rilassarmi e distrarmi, e a volte mi procura discrete soddisfazioni. Le perline sono invece il materiale base per tutti i miei regali di Natale e simili! L'anno scorso ho fatto un grappolo d'uva di cui ancora conservo una foto in ricordo della fatica che ho speso per farlo...
    Poi mi piace disegnare, decisamente in modo dilettantistico. Ho cominciato ad applicarmi più per spirito di emulazione verso mia sorella (bravissima) che altro... Insieme alla scrittura di pensieri, che pratico però più raramente, è la valvola di sfogo della mia sfera emotiva. :futon:
  8. .
    Grazie! :arigato: I vostri commenti mi fanno immensamente piacere. :languo:

    EDIT: Nuovo capitolo! Buona lettura. :ave:

    Capitolo 8

    –Bentornata, Maya.
    Nonostante l’ora tarda, Mizuki era ancora al lavoro.
    –Buonasera, signorina Mizuki.
    Maya, un’espressione seria in volto, si sedette sul suo letto silenziosamente. La segretaria la seguiva con lo sguardo, aveva intuito che quella sera era successo qualcosa. Facendo finta di niente, iniziò ad indagare.
    –Com’è andata? Si è divertita?
    Maya rispose, lo sguardo assente perso fuori dalla finestra.
    –Sì, il concerto è stato molto bello…
    –E poi? Siete venuti subito via?
    Maya non rispose, al ricordo del discorso tra Gabriel e Masumi. Mizuki capì immediatamente di essere arrivata al punto della situazione.
    –Suppongo sia successo qualcosa.
    La ragazza si voltò verso la segretaria, che la guardava con occhi diversi dal solito, sembravano quasi… comprensivi. Sentì un impulso irresistibile a raccontarle tutto, sentiva che avrebbe potuto aiutarla, ma proprio appena aprì la bocca per iniziare a parlare si bloccò. La donna che aveva davanti era pur sempre la segretaria del signor Hayami, non poteva di certo rivelarle i suoi pensieri. Però continuava ad avere la sensazione di dover parlare con quella donna.
    –Se non vuole raccontarmelo, come vuole.
    Maya abbassò lo sguardo. Mizuki osò ancora.
    –… a questo punto, però, immagino che il problema riguardi il signor Hayami.
    Maya arrossì a quella affermazione.
    –M-mizuki…
    –Maya, si senta libera di parlare con me. Anche se ha in mente le cose più tremende sul signor Hayami, stia certa che sarò imparziale.
    Maya la guardò.
    –So tenere separati il mondo professionale e quello privato– concluse la segretaria, sorridendo.
    –Mizuki…
    Maya rifletteva su ciò che aveva detto Mizuki, e trovò inevitabile trarre la conclusione che avrebbe dovuto parlarle.
    –Mizuki, stasera dopo il concerto è successo qualcosa di strano… Gabriel ha iniziato un discorso signor Hayami...
    La donna rimase impassibile, immaginava che quell’uomo si era impegnato sul serio.
    –Il signor Hayami ha nominato la signorina Takamiya– continuò Maya–, e Gabriel ha espresso l’impressione che Masumi non sembrava tenere particolarmente a lei… e…
    Mizuki la incalzò, incuriosita.
    –E il signor Hayami cosa ha detto?
    –Qui è il punto, signorina Mizuki, il signor Hayami non ha risposto.
    Mizuki ascoltò con piacere la risposta di Maya, finalmente sembrava che l’imperturbabile maschera di Masumi avesse iniziato a incrinarsi.
    –Ho capito cosa vuole dire. Maya, lei cosa pensa a riguardo?
    Maya cercò di riflettere su quella domanda.
    –Penso che… –Maya interruppe la frase con un sospiro. –Non so cosa pensare.
    Mizuki cercò uno spunto per aiutarla.
    –Allora, forse è meglio che le ponga un’altra domanda… cosa pensa di ciò che ha detto Gabriel?
    –Penso… –Maya era titubante, rispondere a quella domanda equivaleva a confessare i suoi sentimenti più che con tutto ciò che aveva detto prima. Decise però di lasciar perdere la segretezza, si era già compromessa e tentare di riparare avrebbe sortito l’effetto opposto.
    –Mizuki, vorrei tanto che Gabriel avesse ragione.
    Mizuki fu intenerita dall’arrendevolezza della ragazza.
    –E come mai non dovrebbe aver ragione?
    –Perché il signor Hayami avrebbe scelto di fidanzarsi con la signorina Takamiya, allora? Perché? Perché…
    Maya si interruppe, sentendo gli occhi bagnarsi di lacrime. Mizuki le si avvicinò.
    –Maya, la invito a riflettere su questo. Ricordi che non sempre le persone agiscono secondo i propri reali desideri.
    Maya si sentì stranamente rassicurata dal sorriso cordiale della segretaria.
    –Grazie, Mizuki –disse, abbassando gli occhi. –Ora credo sia meglio che mi metta a letto.
    –Come vuole. Buonanotte.
    –Buonanotte anche a lei, Mizuki, e grazie.
    –Non deve ringraziarmi, Maya. Sono qui anche per questo.
    La ragazza si coricò, fissando la neve fuori dalla finestra nella penombra creata dalla luce della scrivania su cui Mizuki stava lavorando.

    Uno squillo di telefonino risuonò nel silenzio della stanza di Masumi. Chi diavolo è adesso, pensò bruscamente il giovane presidente, disturbato nel profondo delle sue riflessioni dal suono secco della suoneria.
    –Pronto.
    –Masumi, sono io. Perdona l’ora, ma prima ho provato a chiamarti e non mi hai risposto.
    Masumi rabbrividì al riconoscere la voce stridula di Shiori.
    –Non ti preoccupare, ero ancora sveglio. Perché mi hai chiamato?
    –Volevo sapere come stavi. Sai, mi sei mancato tanto, e…
    Masumi assunse inconsciamente un’espressione sofferente nell’ascoltare il monologo della sua fidanzata.
    –Non vedo l’ora di vederti, Masumi. Al tuo ritorno procederemo col matrimonio.
    Masumi fu fulminato da quella frase. Nella sua mente si affollarono immagini di Shiori, baci, festeggiamenti, risate, che gli caddero sul cuore e lo schiacciarono.
    –…Masumi? Ci sei?
    Masumi guardava fisso davanti a se, osservando la smorfia che aveva sconvolto i suoi lineamenti nel riflesso della finestra. Cos’era quell’espressione?
    Gli occhi che lo fissavano dal buio della notte sembravano rispondergli. Erano una richiesta di aiuto, un imperativo disperato: fermati finché sei in tempo, tutto questo non basterà a dimenticare lei.
    –Masumi, rispondi, ti prego.
    Masumi continuava a guardare se stesso. L’immagine di sé stesso abbracciato a Shiori suscitava in lui una sensazione tremenda, e se ne rese conto solo in quel momento.
    –… Shiori.
    –Eccoti, mi stavo preoccupando. Dimmi.
    Le parole uscirono dalla bocca di Masumi come un colpo di vento.
    –Non procedere con i preparativi. Al mio ritorno dobbiamo parlare.
    Il silenzio si impadronì della conversazione.
    –…Masumi, perché?
    –Shiori, ti spiegherò tutto a tempo debito. È un discorso che non posso cominciare così, a migliaia di chilometri di distanza.
    –Dimmi che non c’entra quella Kitajima. –La voce della donna si fece tremula.
    –Shiori, –rispose Masumi duramente, –non voglio ripetermi. Ti prego di fare come ho detto, al mio ritorno riprenderemo questo discorso.
    –… Va bene.
    Masumi udì con sollievo la cornetta abbassarsi dall’altra parte del telefono. Chiuse gli occhi, beandosi di quella nuova volontà che lo pervadeva, e godette delle ultime immagini di Maya di quella sera. Quando aprì gli occhi, vide un sorriso leggero e uno sguardo speranzoso specchiarsi nella notte nevosa.

    –Maya, sei pronta?
    Mizuki attendeva la ragazza sulla porta della loro stanza. Sebastiano aveva dato appuntamento ai suoi ospiti per la colazione nel grande salone della sua casa.
    –Arrivo, Mizuki!
    La segretaria sorrise compiaciuta quando la vide apparire.
    –Sono lieta che abbia scelto di seguire i miei consigli, Maya.
    La ragazza sorrise intimidita. Un maglioncino meno comodo del solito sopra dei pantaloni aderenti e un paio di scarpe col tacco, un trucco leggero sul viso, Maya si avvicinò a Mizuki.
    –Il signor Hayami è sceso qualche istante fa, sarà meglio che ci sbrighiamo.

    Signorina Kitajima, signorina Mizuki, buongiorno. Spero abbiate dormito bene.
    Sebastiano interruppe il suo discorso con Masumi accogliendo le due.
    Buongiorno a lei e grazie, siamo state benissimo – rispose Mizuki con cortesia.
    Masumi nel frattempo guardava Maya con compiacimento, mentre la ragazza, accortasi di lui, volse lo sguardo altrove arrossendo.
    –Ragazzina, Mizuki l’ha veramente trasformata.
    Maya divenne ancora più rossa, nel timore di apparire ridicola.
    –Proprio intenzionata a tentarmi, vero? –Aggiunse Masumi, ridendo per nascondere la sua agitazione, non minore dell'imbarazzo della ragazza.
    Sebastiano prese la parola.
    La colazione è stata servita, possiamo accomodarci.

    Signor Hayami… purtroppo questa mattina si sono presentati dei problemi che devo risolvere immediatamente, ed oggi non potrò continuare le trattative con lei.
    Masumi rimase impassibile.

    Non si preoccupi, Sebastiano, abbiamo ancora 5 giorni davanti a noi.
    Per farmi perdonare avrei una proposta da farvi… sempre che accettiate.
    La ascoltiamo.
    Allora… avrei pensato che avreste potuto approfittare di questa giornata libera per visitare le bellezze della nostra città. E per fare ciò mettevi a disposizione una persona pratica del posto.
    I tre ospiti furono molto entusiasti della proposta, benché solo Maya lo desse a vedere.
    La ringrazio, Sebastiano, –rispose Masumi pacatamente,–è molto gentile da parte sua.
    Nel frattempo avevano terminato la colazione ed erano rimasti al tavolo.
    Era il minimo che potessi fare, signor Hayami.
    D’un tratto entrò un inserviente. Questo rivolse delle parole a Sebastiano, che gli rispose.
    Ecco, la vostra guida è appena arrivata. Anche se non serve essere così vaghi, visto che la conoscete già.
    Masumi, come anche Maya, fu sopraffatto da un pesante senso di inquietudine nel veder comparire Gabriel.
    –Buongiorno, signori.
    –Buongiorno– risposero in coro i tre.
    Sebastiano disse qualcosa a Gabriel, poi si rivolse ai suoi ospiti.
    Bene, potete andare, se volete.
    Grazie ancora.– disse Masumi in risposta, alzandosi dal tavolo con Maya e Mizuki.
    –Probabilmente staremo fuori tutta la giornata,–disse Gabriel,–vi consiglio di prepararvi di conseguenza.
    I tre annuirono, recandosi nelle loro camere.

    Edited by {Axel~ - 20/2/2011, 22:34
  9. .
    Sì, Masumi è un tipo da profumo di carattere, che lo fa distinguere! :uau:
    Secondo me però la Miuchi non ha pensato a questo dettaglio, perché, come hanno già detto, sicuramente Maya avrebbe riconoscuto in lui l'ammiratore, ovviamente odore di sigaretta permettendo... Non voglio pensare che Maya sia tonta fino a questo punto.
    In quanto al profumo, avevo immaginato qualcosa tipo Terre d'Hermès: personalmente lo adoro, e lo immagino bene su Masumi. :pff:
    CITAZIONE (deadany @ 16/2/2011,17:35)
    Comunque mi sarei immaginata un suo probabile profumo: FAHRENHEIT di Dior

    Buono anche Fahreneit! :uau:
  10. .
    Grazie a tutte per gli apprezzamenti! :rossor:
    Il prossimo capitolo è quasi finito, purtroppo in questo periodo, per diverse ragioni, non ho tanto tempo da dedicare al forum. Posterò appena possibile! :arigato:

    EDIT: Ecco il nuovo capitolo! Spero vi piaccia. :ave:

    Capitolo 7
    Gabriel si liberò con freddezza della folla che lo circondava e si affrettò verso Francesca e Masumi, cercando di recuperare compostezza. Maya, nel frattempo, lo guardava, spaventata dal cambiamento improvviso che aveva avvertito in lui; voltandosi, vide Masumi accanto Francesca e, spinta da una tensione istintiva, seguì Gabriel.
    Il cantante nascose il suo turbamento dietro ad un sorriso.
    –Signor Hayami! Ha trovato la nostra musica di suo gradimento?
    –Sì, molto. Ne stavo parlando ora con Francesca.
    –Bene, ne sono contento. A proposito, devo proprio complimentarmi con la mia collega, che questa sera ha dato il meglio di sé.
    Si rivolse a Francesca, spiegandole cosa aveva detto a Masumi, dopodiché chinò il capo e le baciò la mano. La cantante arrossì vistosamente a quel gesto, abbassando gli occhi non appena incrociarono quelli di lui. Masumi sorrise.
    Tuttavia tornò serio non appena volse lo sguardo verso Maya. La ragazza era stata avvicinata da un uomo che le parlava sorridendo, mentre altri la guardavano un po’ distanti.
    –Maya!
    Immediatamente Masumi la raggiunse. Maya, in quel momento intimorita dal tentato approccio dell’estraneo, si sentì sollevata nel vedere che Masumi stava andando da lei; inconsciamente si mosse verso di lui, fino a sfiorargli il braccio con la mano. A quel contatto avvampò, abbassando immediatamente lo sguardo, e si scostò da lui. Masumi si guardò intorno con occhi apparentemente inespressivi.
    –Non si allontani da me, o ci perderemo di vista– disse, consapevole dell’improbabilità della sua affermazione, e ritornò al suo posto, seguito da Maya e accompagnato dal vociferare delle persone attorno a lui.
    Gabriel, mantenendo Francesca al suo fianco, li guardava con un sorriso ironico.
    –Signor Hayami, signorina Kitajima, è un vero peccato che non possiate capire cosa stanno dicendo le persone intorno a voi.
    Masumi lo guardò interdetto. Sentiva che quell’uomo stava cercando di fargli capire qualcosa quella sera; per quanto si sforzasse, non riusciva a comprendere il suo comportamento. Gabriel non faceva altro che portare Maya al centro dell’attenzione. Era forse interessato a lei? Improbabile, solo in presenza di Francesca aveva visto sciogliersi il suo sguardo sprezzante. Lo stesso sguardo che gli aveva rivolto facendo i complimenti a Maya. Lo aveva esortato a stare attento a lei, poi. Aveva forse capito i suoi sentimenti per la ragazza? Come aveva potuto, in così poco tempo? Si era forse esposto troppo? Decise che doveva vederci chiaro. Guardò Gabriel con puntiglio.
    –Sono proprio curioso di saperlo.
    Maya guardava stupita i due. Sentiva che qualcosa di non detto cercava di venire alla luce, ma le sfuggiva cosa.
    Il cantante continuava a sorridere. Si allontanò da Francesca, che nel frattempo teneva gli occhi bassi, e, avvicinandosi a Masumi, gli sussurrò all’orecchio:
    –Sono tutti irritati per il fatto che lei e Maya formate una coppia perfetta.
    Masumi fu fulminato da quelle parole.
    –Ma… cosa… –cercò di replicare, rosso in volto, –Lo sa che io sono fidanzato?
    Gabriel lo guardò, divertito dall’espressione contrita di Masumi che gli mostrò di aver colto nel segno.
    –Davvero? Non l’avrei mai detto. Chi è la fortunata?
    Masumi lo guardò con sguardo raggelato.
    –Si chiama Shiori Takamiya, è la nipote di un importante impresario del nostro Paese.
    Gabriel lo guardò seriamente rispondere, dopodiché rise sommessamente.
    Masumi rimase indispettito da quella reazione.
    –Gabriel, ho detto forse qualcosa che l’ha divertita?
    –No, assolutamente… sa, è buffo che parli della sua fidanzata con quello sguardo. Sembra che quella donna sia l’ultima persona al mondo con cui vorrebbe avere a che fare.
    Masumi sgranò gli occhi, non riuscendo a capacitarsi della franchezza dell’uomo davanti a lui.
    Maya, alla luce del discorso che aveva avuto con Gabriel qualche ora prima, intuì le sue intenzioni; tuttavia, contrariamente alle sue previsioni, Masumi non proferiva parola. Una flebile speranza cominciò a farsi spazio nella sua mente, seppure con difficoltà.
    Di fatto il giovane presidente non aveva di che replicare, quell’uomo che aveva appena conosciuto pareva aver compreso cosa avesse dentro, e questo gli faceva paura.
    Francesca intanto li osservava in silenzio: conosceva bene il carattere di Gabriel, e lo sconvolgimento evidente di Masumi e Maya la inteneriva. Decise quindi di prendere la parola.
    Perdonate la schiettezza di Gabriel, vi prego. Quando si mette in testa qualcosa raramente demorde. Devo però dire –aggiunse, facendosi vicina al cantante,–che raramente sbaglia.
    Gabriel sorrise, lieto dell’appoggio di Francesca, non accorgendosi dei sussurri che li circondavano. Masumi, al contrario, colse il movimento intorno ai due, e, in un moto di ripicca, disse:
    –Gabriel, vuole sapere una cosa? Non capisco cosa dicono intorno a me, ma credo proprio di poter immaginare i commenti su di voi.
    Gabriel subito si allontanò da Francesca con sguardo preoccupato, nel timore che si stesse parlando male di loro due. Masumi rise.
    –Non mi fraintenda. Intendevo dire, immagino stiano dicendo le stesse cose che ha riferito a me.
    Gabriel sbarrò gli occhi, preso alla sprovvista. Masumi aveva ragione, e non se n’era accorto.
    Francesca, delusa e dispiaciuta di non poter capire cosa stesse dicendo il signor Hayami, si congedò.
    Credo sia il caso che io vada. Signor Hayami, signorina Kitajima, grazie di essere stati presenti. Arrivederci.
    Gabriel la guardò allontanarsi, con sguardo triste.
    –In ogni caso…
    Masumi prese la parola.
    –Gabriel, credo di aver capito cosa vuole dire, e la ringrazio. Mi permetto però di rimandarle lo stesso avvertimento.
    Gabriel lo guardò serio.
    –Sarò più chiaro: non lasci andare via così Francesca. Ho evitato intenzionalmente di farmi capire, perché penso che dovrebbe essere lei a parlarle.
    Gabriel fece per rispondere, quando un’altra voce lo anticipò.
    Signor Hayami, signorina Kitajima, finalmente vi ho trovati.
    Sebastiano raggiunse il gruppo.
    Ci scusi, –disse Masumi inchinandosi leggermente,–ci siamo trattenuti a parlare.
    Lo vedo, e ne sono lieto. Ma… cosa sono queste facce?
    Sebastiano si era accorto delle espressioni serie dei tre davanti a lui.

    Cosa ha combinato questa volta, Gabriel? –aggiunse ridendo.
    Il cantante sorrise amaramente.
    Lo sai come sono fatto, Sebastiano. Questi due hanno bisogno di una mano, non dico di più.
    Non lasci in pace nessuno, vero? E va bene. Ma cosa è successo a Francesca? L’ho vista passarmi di fianco con un’espressione più sofferente della vostra, se può essere possibile.
    Gabriel, tornando serio, si guardò intorno. Francesca si era volatilizzata.
    Masumi, ascoltando Sebastiano dire a Gabriel qualcosa che non poté capire, guardò Maya. La ragazza aveva gli occhi bassi, turbati.
    –Signor Hayami, signorina Kitajima, io devo andare. Spero di vedervi presto.
    Gabriel salutò Masumi e Maya in tutta fretta, correndo via.
    Signori, se per voi va bene, torniamo alla villa.
    I due annuirono silenziosamente e seguirono Sebastiano.

    Maya giaceva addormentata in un angolo dell’auto, Masumi guardava davanti a sé perso nei suoi pensieri.
    Gabriel…
    Sebastiano prese la parola, spezzando il silenzio.
    … è follemente innamorato di Francesca. Mi chiedo perché non si renda conto degli sguardi che quella ragazza gli rivolge… potrebbe smettere di soffrire così tanto. E lo stesso per lei…
    Masumi sorrise.
    L’avevo notato. È…–aggiunse, guardando fuori dal finestrino, –un vero peccato.
    Già… sono entrambi miei cari amici, ho tentato di tutto per farli capire, ma non ci sono mai riuscito.
    L’espressione di Masumi si fece seria.
    Il problema è in loro stessi, Sebastiano, nessuna forza esterna può convincerli a comprendere.
    Già, forse ha ragione.– disse Sebastiano sorridendo. –<i>Che strano… la conosco da così poco, signor Hayami, eppure dentro di me sento di poterle parlare apertamente. Forse il nostro incontro è stato voluto da qualcosa di superiore… che lo si chiami Dio, destino, o qualsiasi altra cosa.
    Masumi non rispose, guardava la neve che scendeva fuori dal finestrino nelle luci dei lampioni. Il suo sguardo incontrò inevitabilmente il viso di Maya appoggiato al vetro. Il giovane sorrise alla vista della sua ragazzina; nella sua mente, il rosso delle sue labbra e il bianco dei fiocchi che danzavano nel buio.

    Edited by {Axel~ - 16/2/2011, 15:37
  11. .
    Ho dimenticato di ringraziarvi per i vostri post, siete molto carine. :arigato:
    Eccomi con il capitolo 6. Probabilmente sembrerà tagliato alla fine... e in effetti è così, mi sono accorta che stavo superando la lunghezza normale dei miei capitoli, quindi ho deciso intanto di postare fino a quel punto per poi mettere il resto con il prossimo. Spero apprezziate. :ave:

    Capitolo 6
    Masumi trascorse l’intero pomeriggio a parlare con Sebastiano e a sbrigare pratiche. Ogni tanto gettava uno sguardo alla finestra, sperando in ogni momento di veder rientrare l’auto sulla quale le sue compagne di viaggio erano partite per il centro. Si chiedeva cosa avesse in mente la sua segretaria quando gli aveva chiesto di acconsentire a delle spese extra.
    Quando vide finalmente comparire la vettura tra i fiocchi di neve, tirò un sospiro di sollievo, senza accorgersene.
    –Buonasera, signor Hayami– salutarono le due in coro dopo qualche istante, facendo capolino dalla rampa di scale.
    –Bentornate. Immagino– la sua espressione si fece incuriosita al vedere buste e pacchi nelle loro mani–che vi siate divertite.
    Maya arrossì leggermente, Mizuki rispose:
    –Sì, molto.
    Masumi la guardò divertito.
    –Mizuki, mi sorprende. Da quando ha iniziato a pensare al divertimento?
    Mizuki sorrise.
    –Da quando ho capito che è per il bene della signorina Kitajima.
    In quel momento si presentò a loro un inserviente.
    –Il signor Sebastiano vi invita a cena. Vi prego di seguirmi.

    Seduti ad un tavolo, Masumi, Maya, Mizuki e Sebastiano conversavano allegramente.
    A proposito. Signorina Kitajima, signorina Mizuki, come avete trovato la città?
    Maya prese la parola:
    Bellissima, signore. In particolare il Duomo, veramente imponente e stupendo!
    Sebastiano sorrise.
    In qualità di milanese, ne sono molto felice. Gabriel era nei dintorni, impegnato nei preparativi del concerto di stasera, chissà se l’avete incrociato tra la folla.
    Maya si fece seria, nel ricordo del discorso avuto con quell’uomo. Mizuki prese la parola:
    Sì, per una curiosa coincidenza l’abbiamo incontrato in un bar. È stato molto gentile con noi.
    Masumi nascose un senso di inquietudine dietro alla sua solita espressione impassibile. Guardò Maya, e ne colse il turbamento, pur non potendone intuire la natura. Il resto della cena fu speso in discorsi leggeri, in cui Masumi cercò di tenersi fuori il più possibile, immerso nelle sue riflessioni; al termine, i commensali i congedarono, dandosi appuntamento all’ingresso del palazzo per recarsi al concerto.
    Giunti davanti alle loro stanze, Mizuki incalzò Maya.
    –Coraggio, vai in camera. Io ti raggiungo subito.
    Maya annuì e Mizuki, dopo aver sentito la porta della stanza chiudersi, si avvicinò al signor Hayami, che si apprestava ad entrare nella sua.
    –Dopo la domanda di Sebastiano su Gabriel è diventato davvero silenzioso.
    Masumi si bloccò, colto nel vivo.
    –La sa una cosa, signor Hayami? Quell’uomo ha capito in poche ore quello che lei si ostina a non comprendere.
    Masumi la guardò con sguardo perplesso, mentre lei si allontanò per rientrare nella camera.
    –Stia pronto, signor Hayami.
    –Non capisco dove vuole arrivare con queste frasi sibilline, Mizuki.
    Mizuki sorrise.
    –Se ne accorgerà presto.

    Masumi si era preparato, e stava aspettando Maya appoggiato al muro. Ma quanto ci sta mettendo, si chiese, l’ora a cui ci siamo dati appuntamento con Sebastiano si sta avvicinando.
    Proprio in quel momento sentì la porta aprirsi. La voce di Maya riempì il corridoio.
    –Grazie ancora Mizuki, non so come avrei fatto senza di lei. Buona serata.
    –Si figuri, era mio dovere. Buona serata anche a lei.
    Masumi si sollevò, esclamando con fare provocatorio:
    –Finalmente. Coraggio, scendiamo che…
    La frase gli si fermò in gola. Fasciata in un grazioso abito da sera nero senza spalline, semplice e lineare, il viso truccato con leggerezza per valorizzarne la freschezza giovanile, un ciondolo ad ornarle il decolleté, Maya lo guardava con imbarazzo.
    –Signor Hayami…? Mizuki ha fatto un gran lavoro… spero di non sembrarle ridicola.
    Masumi non sentì le sue parole, continuava ad ammirare Maya a bocca aperta e con un rossore diffuso sulle sue guance. Appena si accorse di essere rimasto abbacinato dallo splendore della ragazza, cercò di recuperare compostezza.
    –Dicevo… scendiamo, o Sebastiano sarà costretto ad aspettarci. E indossi la sua giacca, o congelerà con la neve.
    Maya annuì, arrossendo, e lo seguì.
    Scendendo le scale incontrarono Sebastiano.
    Buonasera, signori, tempismo perfetto.
    Quando vide Maya, non riuscì a trattenere un’espressione meravigliata.
    Signorina Kitajima! Complimenti… Signor Hayami, credo proprio che stasera dovrà stare molto attento alla signorina, chissà quanti spasimanti si faranno avanti…
    Masumi, con suo grande disappunto, abbassò involontariamente lo sguardo alla risata di Sebastiano.
    Coraggio signor Hayami, non stia lì impalato, andiamo.
    Preso alla sprovvista, cercò di controllarsi il più possibile, tossendo e seguendo Sebastiano.

    –Ben arrivati!
    Gabriel accolse garbatamente i tre, appena entrati a teatro.
    –Buonasera, signor Hayami. E… –aggiunse, lanciando uno sguardo pungente a Masumi e baciando la mano a Maya–signorina Kitajima, complimenti, è splendida questa sera.
    Masumi fu profondamente turbato dal comportamento di Gabriel, il quale, contento di aver ottenuto l’effetto desiderato, si rivolse al giovane presidente con un sorriso malizioso.
    –Signor Hayami, credo che dovrà stare bene attento che nessuno gliela porti via. E non credo che le farebbe piacere perderla…
    Masumi fu colpito da quell’affermazione come da uno schiaffo. Nel frattempo Gabriel continuava a parlare:
    –Vi ho riservato dei posti privilegiati.
    Maya ringraziò con un sorriso.
    –È veramente molto gentile da parte sua.
    All’improvviso una voce femminile chiama Gabriel. Lo sguardo dell’uomo si illuminò per un attimo; voltandosi, rispose alla chiamata e si accomiatò dai suoi ospiti.
    –Perdonatemi. Francesca mi sta chiamando, è ora di andare. Se volete accomodarvi, non tarderemo ad iniziare.
    Gabriel sfoggiò un sorriso che ammaliò tutte le donne presenti e raggiunse Francesca.
    Maya lo osservò allontanarsi, incuriosita dalla luce che era balenata nei suoi occhi.
    Masumi, cercando di tenere a bada un moto di gelosia, facendo uno sforzo per sembrare più tranquillo possibile, posò una mano sulla spalla di Maya.
    –Possiamo andare.
    La ragazza rabbrividì al tocco della mano calda di Masumi ed arrossì istantaneamente. Avanzò, cercando di fare in modo che Masumi non si accorgesse del suo imbarazzo; l’uomo la seguì, non meno imbarazzato, nonché piacevolmente eccitato.

    Il concerto durò circa un’ora e mezza, durante la quale Masumi si voltò ripetutamente verso Maya, con la cura di non essere visto, cercando di dominare il desiderio di toccarla. Maya, dal canto suo, non osò voltarsi, e cercò di accontentarsi di sentire la presenza del signor Hayami accanto a lei.
    Le voci dei due cantanti li avvolgevano, accarezzando dolcemente la loro mente. Non erano in grado di comprendere le parole di quella musica a loro sconosciuta, ma ne rimasero piacevolmente colpiti.
    Al termine del concerto, un certo numero di signore si radunò intorno a Gabriel.
    Il cantante, quando vide Maya, la chiamò, in modo da allontanarla da Masumi e osservare la sua reazione. Il signor Hayami si tenne in disparte, consumandosi in un profondo senso di turbamento, mentre la ragazza si allontanava da lui con titubanza.
    All’improvviso, sentì risuonare alle sue spalle dei passi, che si interruppero al suo fianco. Masumi si voltò, e vide Francesca sostare accanto a lui, gli occhi spenti, fissi su Gabriel e le numerose donne che lo circondavano. Masumi la scrutò; sembra avere il mio stesso stato d’animo, pensò.
    Buonasera signorina, e complimenti per il concerto di stasera.
    Francesca sussultò, come risvegliata da uno stato di torpore.
    Buonasera, signor Hayami. Sono contenta che abbia apprezzato la nostra musica, penso che non sia un genere molto diffuso in Giappone.
    Ha ragione, non si sente molto musica vocale di questo tipo. Personalmente l’ho trovata molto suggestiva.
    Francesca non si era mai voltata, continuava a tenere gli occhi fissi su Gabriel. Masumi sorrise.
    Triste avventura l’amore, non è vero?– sussurrò.
    Francesca sgranò gli occhi, arrossendo visibilmente.
    Mi scusi signorina, sono stato impertinente.
    La ragazza sorrise con amarezza.
    Non si preoccupi… ha ragione. Ah…
    La ragazza abbassò in fretta gli occhi. Masumi guardò in direzione di Gabriel: l’uomo stava guardando verso di loro, leggermente pallido in volto, con sguardo raggelato.
  12. .
    Grazie! :arigato:

    Ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia! :ave: Il ruolo di Gabriel nella storia si fa sempre più definito... :inz:

    Capitolo 5

    –Mizuki, dove stiamo andando?
    Maya guardò interdetta la segretaria. L’aveva seguita, ma non era sicura di aver capito le intenzioni della donna, che, seduta al suo fianco sull’auto, sorrideva sarcasticamente.
    –A fare un po’ di shopping, no? Spero non le sia venuta in mente di presentarsi a teatro in felpa.
    Maya si sentì offesa, ma non ebbe di che replicare.
    Mizuki si voltò a guardarla.
    –Non credo vorrà sfigurare a fianco del signor Hayami, no?
    Maya, abbassò gli occhi, arrossendo in silenzio.
    –Vedo che ho ragione. Coraggio, si fidi di me.
    Il resto del viaggio continuò in silenzio. Maya continuava a chiedersi cosa sarebbe successo in quella giornata, Mizuki sperava che il suo piccolo intervento potesse giovare allo scarso amore di sé che quella ragazza aveva.
    L’auto, intanto, procedeva per le strade imbiancate in direzione del centro.

    –Maya, coraggio, siamo arrivati.
    Mizuki ringraziò, scendendo dall’auto.
    Non appena abbiamo fatto la chiamerò. Maya, forza!
    Maya, sorpresa nei suoi pensieri, scattò immediatamente fuori dalla macchina, e non poté trattenere un’esclamazione di stupore nell’ammirare davanti a sé il Duomo che, con la sua bianca monumentalità, si armonizzava perfettamente con la piazza innevata.
    –Devo dire che l’avevo visto in foto, ma non avrei mai immaginato che mi avrebbe fatto questo effetto dal vivo.
    Mizuki nascondeva a stento un moto di meraviglia simile a quello di Maya.
    –In fondo è normale, non ci sono costruzioni di questo tipo in Giappone. Ma ora andiamo, o faremo tardi.
    La segretaria si avviò, mescolandosi alla folla, e Maya la seguì nel timore di perderla di vista in mezzo a tanta gente.
    Le due percorsero le vie del centro, entrarono per negozi, acquistarono vestiti, trucchi; Maya, dopo un esordio un po’ titubante, cominciò a divertirsi e Mizuki ne fu lieta.

    –Signorina Mizuki…
    –Sì?
    –La devo ringraziare. Non so come avrei fatto senza il suo aiuto.
    –Non si preoccupi. Ringrazi il signor Hayami, che mi ha autorizzato questa uscita.
    Le due percorrevano corso Vittorio Emanuele, in direzione del Duomo, sobbarcate da pacchi e pacchetti di ogni dimensione. Mizuki guardò l’orologio.
    –È ancora abbastanza presto. Ha voglia di andare da qualche parte?
    Maya si guardò incontro.
    –Mi piacerebbe bere qualcosa di caldo.
    Mizuki sorrise. Voltandosi, cercò un posto dove fermarsi e, non appena lo trovò, si avviò.
    –Vieni Maya, entriamo qui.
    Maya seguì la segretaria, entrando in un piccolo bar in una via poco frequentata. Nonostante lo spazio ridotto, era caldo ed accogliente. Prima di poter finire di guardarsi intorno, una voce nota attirò la sua attenzione.
    –Guarda un po’ il caso. Buonasera signorina Kitajima. E buonasera anche a lei, signorina Mizuki.
    Gabriel, seduto al bancone, sorrise alle due arrivate.
    –Prego, venite al bancone. Offro io!
    Maya e Mizuki si avvicinarono.
    –Cosa volete?
    Maya rispose subito allegramente:
    –Una cioccolata con panna, grazie!
    –Anche per me – disse pacatamente Mizuki.
    Le due si sedettero accanto a Gabriel, che nel frattempo aveva comunicato al barista l’ordine. L’uomo iniziò a parlare:
    –Siete venute in centro a fare shopping, ho notato – disse, guardando i pacchi posati a terra.
    –Già,– rispose Maya, –avevo bisogno di qualcosa per il concerto di stasera.–
    Gabriel rise, sorpreso dalla franchezza della ragazza.
    –Allora sarete presenti… ne sono contento. –
    –Io no, purtroppo.– disse Mizuki –Ci sono delle pratiche per il lavoro che devo assolutamente sbrigare.
    –Capisco. Signorina Kitajima, –aggiunse con un sorriso malizoso– ha acquistato un bell’abito lungo con spacco vertiginoso?
    Maya arrossì leggermente e lo guardò. Cosa voleva dire?
    Gabriel rise sommessamente, e continuò:
    –Lo so, quello che ho detto le sembrerà assurdo. Quello che volevo dire è che non deve essere timida e nascondersi in vestiti comodi. Oggi a casa di Sebastiano le ospiti erano in visibilio per il signor Hayami. E invidiavano lei, signorina Kitajima.
    Maya non capiva.
    –Me? E perché?
    Gabriel sorrise.
    –Mi chiede perché? Non credevo di aver catalizzato tanto la sua attenzione. Non si è accorta che il signor Hayami non aveva occhi che per lei, signorina Kitajima?
    Mizuki sorrise dietro alla sua tazza.
    Maya sgranò gli occhi, diventando visibilmente paonazza.
    –Ma… no, si sbaglia… non…
    Gabriel la guardò stringere la tazza con forza.
    –Pensa che mi sbaglio? Come mai?
    Maya sentì salire le lacrime agli occhi. Perché le aveva fatto quella domanda? Perché era stata costretta a ricordarsi di Shiori proprio quando era riuscita a nasconderla tra le pieghe della sua mente?
    –Perché il signor Hayami ha una fidanzata stupenda! Non potrebbe mai…
    Si zittì, sentendosi la voce spezzata.
    Gabriel continuava a guardarla, serio. Rifletteva su quanto Maya gli aveva detto su Masumi, ma continuava a pensare di aver capito cosa passava per il cuore di quei due, così vicini ma così timorosi. Sentiva il bisogno di aiutarli.
    Guardò Mizuki, sperando inconsciamente che lo illuminasse su quella storia. Mizuki, che alle parole di Maya aveva alzato lo sguardo, intuì il desiderio di Gabriel; scosse la testa, sorridendo, e tornò a bere la sua cioccolata.
    L’uomo sorrise, aveva capito bene.
    –Dunque lei pensa di non avere speranze col signor Hayami.
    –Esatto. Ma io lo…
    Maya, realizzando di essere stata portata a confessare i suoi sentimenti per Masumi, si bloccò.
    Quell’uomo, che aveva conosciuto solo qualche ora prima, era riuscita a intuire i suoi sentimenti fino a quel punto? Lo guardò turbata.
    Gabriel lesse nell’espressione scura di Maya e capì di essere arrivato al nocciolo della situazione.
    –Mi perdoni, sono stato inopportuno.
    Mizuki, cogliendo il disagio di Gabriel, guardando l’orologio, prese la parola.
    –Maya, si dovrebbe sbrigare, si sta facendo tardi. Vado a chiamare l’autista per farci venire a prendere.
    Maya annuì e bevve quel po’ di cioccolata che le era rimasto nella tazza.
    Gabriel fissava il vuoto, sovrappensiero. Maya lo guardava, chiedendosi cosa mai lo spingesse a preoccuparsi tanto per lei.
    Nel frattempo Mizuki era rientrata, e posando una mano sulla spalla di Maya, la incoraggiò ad alzarsi.
    –L’auto ci sta aspettando qui davanti. Vai avanti, io ti raggiungo.
    Maya annuì e si avviò all’uscita, portando via alcuni dei pacchi acquistati quel pomeriggio.
    Mizuki caricò su di sé gli altri e, avvicinandosi a Gabriel:
    –Grazie mille per averci offerto la cioccolata.
    –Non mi deve ringraziare. Era il minimo che potessi fare per quella ragazza e per lei che le sta vicina.
    Mizuki sorrise.
    –Sebastiano ha lodato la sua intelligenza… ma anche la sua sensibilità merita un elogio.
    Gabriel sorrise.
    –Sappia però che sono anche tenace, non permetterò a quei due di tornare in Giappone come sono arrivati.
    –Gabriel… Come mai è così preoccupato per loro?
    Lo sguardo di Gabriel si riempì d’amarezza.
    –Mizuki, so cosa vuol dire amare profondamente senza essere ricambiati. Nella signorina Kitajima ho visto me stesso, e voglio che si renda conto della sua possibilità di essere totalmente felice. Voglio darle la possibilità che io non ho.
    Quanta crudeltà usa l’amore, e quanta sensibilità suscita nei cuori che tormenta, pensò Mizuki. Fece un leggero inchino e se ne andò.
    Gabriel, dopo qualche istante, pagò le consumazioni ed uscì, perdendosi nella neve insieme ai suoi pensieri.
  13. .
    Grazie a tutte, siete molto gentili. :rossor:
    Ecco il nuovo capitolo fresco fresco di scrittura!
    Ricordo che i dialoghi in corsivo sono in inglese, altrimenti in giapponese. È essenziale che lo ricordi perché potrebbero sfuggire alcune cose nella lettura.
    Spero sia di vostro gradimento. :arigato:

    Capitolo 4

    –Ragazzina, si svegli! Siamo quasi arrivati.
    Quando Maya aprì gli occhi, la prima cosa che vide furono gli occhi profondi di Masumi che la guardavano. Subito distolse lo sguardo, arrossendo, e volse lo sguardo verso il finestrino.
    Non poté trattenere un’esclamazione di stupore davanti alla distesa bianca che si apriva sotto e sopra di lei; la neve, che ora cadeva debole dalle nuvole ammassate a coprire l’azzurro del cielo, aveva ricoperto il suolo con il suo candido velo.
    –Sembra che la neve non ci voglia abbandonare, vero? – disse Masumi, con leggerezza, perso anche lui ad ammirare il paesaggio.

    –Piacere signor Hayami, vengo da parte del signor Sebastiano.
    Un personaggio attempato, dagli occhi vivaci, accolse i tre appena scesi dall’aereo.
    –Lei dev’essere la signorina Kitajima– aggiunse, facendo un leggero inchino verso Maya; poi, guardando Mizuki –e lei…
    –È la mia segretaria,– spiegò Masumi, –avevo avvertito il suo superiore che la mia fidanzata non sarebbe venuta.
    –Va bene. L’auto ci sta attendendo fuori, possiamo avviarci.
    I quattro si avviarono. In breve tempo giunsero davanti ad un elegante palazzo di periferia.
    Maya, Masumi e Mizuki furono fatti accomodare all’interno, e subito furono raggiunti dal padrone di casa.
    Benvenuti, vi aspettavo con ansia. Sono lieto che abbiate accettato il mio invito.
    Sebastiano strinse la mano agli ospiti, sorridendo cortesemente.
    Seguitemi, ho preparato delle stanze per voi. Sarete miei ospiti, spero che vi troverete bene qui.
    Seguito da Maya, Masumi e Mizuki, si avviò per una sontuosa scala verso le camere degli ospiti, dove nel frattempo, con estrema efficienza, erano stati portati i bagagli.
    Ho riservato una camera con due letti alle signore e una singola per il signor Hayami, spero di aver fatto bene. Per qualsiasi richiesta rivolgetevi pure a me.
    Masumi ringraziò, accompagnando la risposta con un leggero inchino.
    La sistemazione è perfetta, la ringrazio per la preoccupazione.
    Non c’è di che, signor Hayami. Sarei felice se mi raggiungeste nel salone al piano inferiore, è in corso e un rinfresco e sono certo che sarete affamati dopo un viaggio tanto lungo.
    Sebastiano si congedò, lasciando soli i tre ospiti. Mizuki prese l’iniziativa:
    –Propongo di sistemare i bagagli e scendere quanto prima.
    –Giusto. A tra poco– rispose Masumi, scomparendo subito dopo dietro la porta della sua stanza. Maya e Mizuki fecero altrettanto.

    Maya aprì la sua valigia, e Mizuki ne osservò il contenuto.
    –Non hai portato abiti da sera, ho notato.
    Maya rispose con un po’ di ripicca:
    –Non ho niente di quel genere, non avrei potuto portarne.
    Mizuki la osservò tirare fuori le sue cose, pensierosa.
    –Va bene. Coraggio, sbrighiamoci.
    Uscite dalla loro stanza trovarono Masumi ad aspettarle e con lui un maggiordomo, che li accompagnò nel salone dei ricevimenti.
    Maya si perse ad osservare la cura con cui i tavoli erano stati sontuosamente apparecchiati, la luce calda che illuminava l'ambiente, la compostezza degli ospiti che occupavano quella stanza come fossero soprammobili di splendida fattura. Non poté fare a meno di sentirsi a disagio, e distolse lo sguardo, spostandolo verso le grandi finestre che ornavano le pareti. Fuori la neve scendeva lentamente, il vento era debole.
    D’improvviso risuonò al suo fianco la voce di Masumi.
    –Forse dovremmo raggiungere Sebastiano, laggiù.
    Maya annuì e seguì Masumi e Mizuki che si avvicinavano all’imprenditore.
    Sono felice che siate venuti. Servitevi pure, c’è abbastanza cibo per tutti. Anche per un goloso come me!
    Sebastiano rise, avvicinandosi al tavolo più vicino; i tre ospiti lo imitarono.
    Signor Hayami, deve sapere che la mia associazione non si occupa solo di teatro. Cinema, musica, danza, tutto ciò che rientra nel campo dell’arte rientra nei miei interessi, senza screditare nulla. Ci tengo che tutti abbiano l’attenzione che meritano e si trovino bene con me. Per questo alcuni sono diventati miei cari amici.
    E a proposito di questo…

    Si voltò, chiamando un uomo circondato da un folto gruppo di persone. Questo, congedatosi, si avvicinò a Sebastiano, seguito con lo sguardo da Maya e Masumi.
    Vi presento Gabriel, cantante e mio grande amico.
    Maya credette di essersi accorta del motivo per cui era circondato da tante persone: aveva davanti un uomo dall'aspetto complessivamente gradevole, con un volto dai lineamenti non eccessivamente marcati, occhi chiari, profondi ed eloquenti e uno sguardo tagliente che sembrava scrutarla nel profondo. Non poté fare a meno di abbassare gli occhi, osservata da Masumi che immediatamente provò un senso inconscio di gelosia, di cui neppure lui seppe dare un’interpretazione, nei confronti dell’individuo appena conosciuto. Nascondendo questa sensazione dietro ad un’espressione impassibile, lo salutò.
    Piacere di conoscerla, signore. Sono Masumi Hayami, e questa– disse portando Maya al suo fianco –è la signorina Kitajima.
    Piacere di conoscerla– disse Maya, facendo eco a Masumi.
    Gabriel sorrise.
    –Il piacere è mio. Spero abbiate fatto buon viaggio.
    Maya e Masumi rimasero stupiti. Parlava giapponese?
    Il loro interlocutore rise sommessamente.
    –Non stupitevi. Ho una passione per le lingue, e il giapponese rientra tra queste. Milano offre molte occasioni in questo senso.
    Sebastiano prese la parola ridendo:
    Non ho capito assolutamente nulla di quello che vi ha detto,ma sappiate che ha una voce di rara bellezza, oltre ad un’intelligenza poliedrica. Se alla prima della Dea Scarlatta sono riuscito a comprendere qualcosa è stato grazie a lui. Peccato che si sia dileguato non appena finita la rappresentazione, altrimenti gliel’avrei già presentato, signor Hayami.
    Gabriel sorrise, catalizzando l’attenzione di tutta la sala.
    Sebastiano, non dovresti lodarmi così davanti ai tuoi ospiti.
    Nel frattempo una figura femminile si era avvicinata a Sebastiano. Questi, non appena si accorse della sua presenza, la salutò calorosamente e provvide a presentarla.
    Questa è Francesca. Anche lei è una cantante straordinaria.
    Spiegò alla giovane la presenza di due ospiti, e questa, appena conosciuta la loro identità, fece un leggero inchino.
    Lieta di conoscervi. Sebastiano ha esagerato, non sono così straordinaria come dice. Sicuramente – aggiunse, voltandosi verso Gabriel con un timido sorriso – avrà già provveduto a tessere le sue di lodi, e a ragione.
    Maya, come Masumi, percepì immediatamente un senso di scioglimento negli occhi dei due cantanti, nell’istante in cui i loro sguardi si incrociarono. Un attimo di silenzio scese sul gruppo, finché Sebastiano riprese il discorso.
    Questa sera questi due bei modesti terranno un concerto al teatro alla Scala. Signor Hayami, signorina Kitajima, signorina Mizuki, se avete voglia di assistere, i miei dipendenti sono a vostra disposizione. Anche per qualsiasi altro bisogno di spostamento, ovviamente.
    Masumi ringraziò.
    Grazie dell’invito.

    Il momento del pranzo passò velocemente nei discorsi dei due imprenditori. Masumi, Mizuki e Maya alla fine uscirono silenziosamente dalla sala; prima di rientrare nella sua camera, l'uomo prese la parola.
    –Cosa ne pensate dell’invito a teatro?
    Maya rispose subito, sorridendo:
    –Mi farebbe veramente piacere sentire la voce di quei due.
    Masumi la scrutò.
    –O forse sei rimasta affascinata da Gabriel?
    Maya arrossì.
    Masumi si voltò, come freddato da un colpo di pistola.
    Maya abbassò lo sguardo.
    –No, il fatto è che… mi sono sembrati molto affiatati.
    Masumi tornò a guardare la ragazza, cercando di nascondere dietro ad un’espressione impassibile una certa inquietudine. Poi spostò lo sguardo su Mizuki.
    –E lei cosa ne pensa?
    –Io preferisco rimanere nella stanza a controllare il lavoro. Non vi preoccupate per me, non avrò da annoiarmi. Ah, signor Masumi…
    Mizuki si avvicinò a Masumi, e gli bisbigliò qualcosa che Maya non poté capire. Masumi annuì, e rientrò nella sua stanza. Mizuki e Maya fecero lo stesso.
    –Allora, Maya, si ripropone il problema dell’abbigliamento.
    Maya osservò la segretaria con disappunto.
    –Cosa vorrebbe dire con questo?
    Mizuki sorrise.
    –Si prepari, tra poco usciamo.
  14. .
    Accidenti, mi ritenevo tanto sintetica, ma a quanto pare mi sto miuchizzando... :sudo:
    Ho scritto due capitoli molto riflessivi che praticamente non portano avanti la storia, per questo li posto tutti e due insieme, confidando nella vostra pazienza. :arigato:
    Visto che sono capitoli riflessivi, propongo accanto al titolo dei brani musicali che secondo me ci stanno bene...
    Il capitolo 4 è in lavorazione. Buona lettura, sperando di non annoiarvi. Mi sto mettendo d'impegno! :ave:

    Capitolo 2 ~ Beethoven, Concerto per Pianoforte n. 3, 2° movimento
    Una settimana era volata per Maya e Masumi. Quest’ultimo era pieno d’apprensione da quando, due giorni prima, era stato avvisato da Shiori della sua assenza; non aveva avuto il coraggio di avvisare Maya, nel timore che ella rifiutasse di partire, nonostante la presenza sostitutiva della signorina Mizuki.
    Eccitato e turbato allo stesso tempo, pensava a questo guardando fuori dal finestrino dell’auto che stava andando a prendere Maya per portarla insieme a lui all’aeroporto.
    –Autista, gentilmente, metta un po’ di buona musica, ne ho bisogno…
    L’autista eseguì.
    –…grazie. Di chi è questo brano?
    –Beethoven, signore.
    –Beethoven…
    Quella musica permise ai suoi pensieri di scivolare leggeri, e si ritrovò ad osservare la città notturna.
    A mezzanotte, nonostante il freddo di metà gennaio, brulicava di vita come non mai; dopotutto, stava attraversando il centro della città, era normale che in un sabato sera le persone girassero fino a tardi. Le luci dei lampioni illuminavano vagamente la strada, sormontati dalle enormi insegne luminose.
    Provò un certo fastidio osservandole: perché la luce della luna doveva essere ostacolata a tal punto da non poter nemmeno toccare terra?
    Osservò il cielo: la luna era realmente oscurata, ma dalle nuvole. Lentamente, dei fiocchi cominciarono a cadere a terra, danzando elegantemente nella brezza leggera. A poco a poco che l’auto usciva fuori dalla città, sembravano aumentare d’intensità,illuminati solo dalle luci dei lampioni.
    Che vita triste quella dei fiocchi di neve, pensò Masumi. La loro speranza più grande poteva essere che il vento gelido e pungente non cessasse mai, facendoli scendere dolcemente, sfiorare il suolo per poi risalire e continuare a correre lungo le vie, sopra i tetti. Ma non è loro concesso, il loro diletto è colorare di bianco il respiro della Terra, senza curarsi del loro destino. Diversamente da lui, che poteva fare concretamente qualcosa per la sua vita…
    –Siamo arrivati signore.
    Masumi fu risvegliato dalla voce del suo autista.
    –Grazie.
    Scese dalla macchina, ferma davanti alla casa di Maya, per farsi vedere dalla ragazza che era persa a veder cadere la neve alla finestra. Nel seguire la caduta dell’ennesimo fiocco, incrociò lo sguardo di Masumi, che la guardava; arrossire vistosamente, correre a salutare Rei e fiondarsi fuori dalla porta di casa fu una cosa sola. Maya, raggiante ma con un velo di turbamento nel cuore, non sentì nemmeno la voce della sua amica che le raccomandava di stare attenta, e si precipitò subito in strada.
    Masumi la accolse con galanteria:
    –Spero di non averla fatta aspettare troppo. Ha ricevuto la visita di Mizuki?
    –Sì. La ringrazi veramente molto da parte mia per aver preso in anticipo i miei bagagli.
    –Lo potrà fare di persona, la rivedremo tra poco all’aeroporto. – Disse Masumi, aprendo la portiera per far accomodare Maya all’interno dell’auto.
    La ragazza rimase interdetta nel vedere che Shiori non era presente, e Masumi lo colse subito.
    –Cosa succede, c’è qualcosa che non è di suo gradimento?
    –No, assolutamente… ma… la signorina Takamiya…
    –La signorina Takamiya non verrà, Mizuki ha preso il suo posto.
    Maya sgranò gli occhi a sentire quella risposta e si voltò immediatamente a guardare Masumi negli occhi. Entrambi ebbero l’impressione che all’altro facesse piacere l’assenza di Shiori, ma nello stesso momento scacciarono via quel pensiero, Masumi dicendosi che Maya non aveva motivo di desiderare ciò, la ragazza rimproverandosi di aver sperato di avere una possibilità col signor Hayami.
    La luce di un lampione illuminò per un attimo i visi sorridenti dei due.
    –Signor Hayami, vuole continuare ad ascoltare musica?
    –Sì, grazie. Sempre che alla signorina Kitajima non dia fastidio…
    Maya arrossì immediatamente al sentirsi nominare da Masumi.
    –No, non mi dà fastidio, anzi… mi farebbe piacere.
    –Bene.
    L’auto si tuffò diretta nella neve, che nel frattempo era diminuita d’intensità, diretta all’aeroporto Internazionale di Tokyo.

    Capitolo 3 ~ Certo non sai, F. Guccini (qui non cantata da lui...)
    –Mi stia dietro, o ci perderemo di vista.
    Masumi afferrò la mano di Maya, suscitando profondo imbarazzo in lei, e si avviò alla ricerca di Mizuki.
    L’auto li aveva appena lasciati all’aeroporto, e la ragazza era rimasta a bocca aperta davanti al grande movimento di persone.
    –Eccola laggiù. Mizuki! Mizuki, siamo qui!
    Masumi raggiunse la sua fida segretaria, tenendo sempre stretta la mano di Maya.
    –Signor Hayami! Con i bagagli è tutto a posto. Possiamo avviarci al gate.
    –Bene. Maya, ci sei?
    La ragazza si stava guardando intorno trasognata.
    –Scommetto che non è mai stata all’aeroporto.
    Mizuki cercò di attirare l’attenzione di Maya.
    –Coraggio, andiamo o faremo tardi.
    Maya annuì e, senza rendersi bene conto di ciò che accadeva, si ritrovò sull’aereo, seduta accanto a Masumi.
    “Ecco”, pensò non appena si sedette, “non avevo pensato a questo. Cosa dovrò fare adesso? Il viaggio non sarà breve.”
    Masumi sembrò cogliere il disagio di Maya.
    – 12 ore di viaggio sono lunghe, specialmente se iniziato a notte fonda. Può dormire se vuole.
    Maya sorrise, tirando dentro di sé un sospiro di sollievo.
    –Grazie, credo che farò così.
    Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi.
    Masumi trascorse qualche minuto ad osservarla, perso nel sorriso della sua chibi-chan addormentata; alla fine, si decise a tirar fuori il suo computer portatile per mettersi al lavoro. Ma Mizuki lo anticipò:
    –Signor Hayami, forse è il caso che riposi anche lei, così all’arrivo a Milano avrà una certa lucidità.
    –Ha ragione, grazie. Buonanotte, e cerchi di riposare anche lei.
    Masumi chiuse gli occhi, rasserenato dalla presenza della sua ragazzina al suo fianco. Senza accorgersene, la sua mano si appoggiò su quella di Maya.

    –Masumi… Masumi!
    Masumi si guardò intorno… non capiva dove fosse, era tutto così vago. Però era certo di una cosa: Maya era davanti a lui, gli sorrideva maliziosamente e lo aveva chiamato per nome.
    La ragazza gli si avvicinò. Com’è bella, pensò Masumi, la mia chibi-chan. Ma… cosa stava facendo?
    Maya si era seduta accanto a lui e, facendosi più vicina, cominciò a baciargli il collo.
    Masumi sentì un brivido corrergli lungo la schiena e chiuse gli occhi.
    –Maya …
    La ragazza lo fissò con sguardo sornione.
    –Ti sei deciso finalmente a lasciare quella brutta cozza della Takamiya. Bravo.
    E riprese a baciarlo con passione. Quei baci sembravano bruciargli la pelle; dominato da un senso di piacere diffuso, chiuse gli occhi.

    –Masumi…
    Il calore delle sue labbra scomparve, e Masumi aprì immediatamente gli occhi. Era ancora sull’aereo, leggermente accaldato. Con una punta di delusione si stropicciò gli occhi.
    –Che ore saranno?
    Guardò il suo orologio: erano le 5. Siamo quasi a metà del viaggio, pensò.
    –Masumi… Signor… Hayami…
    Masumi si voltò di scatto: qualcuno aveva sussurrato il suo nome. Era Maya che, persa in chissà quali sogni, lo chiamava. Indugiò ad osservare
    Chissà quale sogno le starò guastando, pensò. Ma all’improvviso un sorriso delicato si dipinse sul suo volto.
    –… Masumi…
    Al giovane si fermò il respiro. Aveva detto il suo nome… e sorrideva? Quel dolcissimo sorriso che impreziosiva come un diamante il volto della sua ragazzina era dedicato a lui?
    No, non era possibile. Maya lo odiava… Eppure durante la rappresentazione della Dea Scarlatta sembrava rivolgere proprio a lui le sue frasi. Forse stava solo recitando, come solo lei era capace di fare… o forse no?
    –Mmm…
    Maya si stava svegliando. Masumi si affrettò a distogliere lo sguardo da lei e si finse assorto a guardare fuori dal finestrino. Il sole si stava alzando all’orizzonte, tingendo tutto di colori caldi.
    –Signor Hayami…
    La ragazza colse immediatamente un lieve rossore sulle guance di Masumi, unito ad un’espressione colma di profondo tormento.
    –L’ho fatta svegliare? È colpa mia? Rei mi dice spesso che parlo nel sonno…
    Masumi sorrise, la spontaneità della sua ragazzina gli aveva toccato il cuore ancora una volta.
    –No, non si preoccupi.
    Maya sorrise, abbassando gli occhi.
    –Sa che ore sono?
    –Le sei passate. Manca ancora molto all’arrivo, se vuole continuare a riposare…
    –Credo che sia meglio. Grazie.
    Maya tornò a dormire, seguita dallo sguardo di Masumi, nel quale era celata una profonda dolcezza.
    –Sento che questo viaggio cambierà la mia vita – pensarono contemporaneamente.

    Edited by {Axel~ - 18/1/2011, 19:56
  15. .
    Grazie veramente a tutte, spero di non deludere le aspettative... intanto ecco il capitolo. :rossor:

    Capitolo 1
    –Ed ora? Oh cielo, speriamo bene…
    Maya osservò con grande agitazione la porta dell’ufficio del presidente della Daito Art Production aprirsi per permetterle di entrare. Aveva ceduto al suo istinto esprimendo il suo desiderio di condividere con lui la sua vittoria, e non ne era affatto pentita; tuttavia, il pensiero che forse avrebbe dovuto trascorrere il resto della giornata con lui a discutere dei diritti di rappresentazione la metteva fortemente in agitazione. Come si sarebbe dovuta comportare? Non ne aveva la più pallida idea.
    –Beh, cosa aspetta ad entrare? Non l’ho fatta chiamare per darle brutte notizie.
    Maya fu riportata alla realtà dalla voce di Masumi che, sorridendo, si alzò dalla sua scrivania per invitarla ad entrare, mentre Mizuki si allontanava, presa da altre occupazioni.
    –Ehm… sì… sì, scusi – balbettò, tormentando con le mani la sua borsetta, e si sedette su una sedia indicatale da Masumi. Era rossa in volto e non riusciva a staccare gli occhi da terra.
    Masumi la guardò dolcemente. Aveva ormai vent’anni, ma era pur sempre la sua chibi-chan; non sarebbe cambiata mai, e l’avrebbe sempre fatto impazzire d’amore come in quel momento.
    –Veniamo subito al dunque. – disse il giovane presidente, riprendendo posto comodamente alla sua scrivania. –Ci sono grandi opportunità per lei. Sempre che non abbia cambiato idea riguardo i diritti…
    Maya arrossì ancora di più a sentire quella frase, avrebbe voluto dirgli che mai e poi mai avrebbe cambiato idea, perché lo amava talmente tanto che cedergli i diritti per cui tanto aveva lottato nella sua vita sarebbe stato quasi disprezzare il sentimento che aveva per lui… ma tutto ciò che uscì dalla sua bocca fu un “no” tutto tremante, quasi muto.
    Masumi, accortosi del disagi di Maya, cercando di trattenere il desiderio di abbracciarla e rassicurarla, continuò il discorso.
    – Bene. Un impresario italiano ha assistito alla sua rappresentazione e desidera darle la possibilità di mostrare la Dea Scarlatta anche al pubblico occidentale. Dovrebbe partire con me per l’Italia e ufficializzare qualsiasi decisione verrà presa, con il suo consenso ovviamente.
    Quella notizia del tutto inattesa fece sgranare gli occhi a Maya. Italia? Con il signor Hayami? Questa volta non poté fare a meno di guardarlo negli occhi.
    Masumi rispose al suo sguardo con un sorriso amaro. –Non si preoccupi, non saremo soli. Anche la signorina Takamiya verrà con noi.
    Gli sguardi di Maya e di Masumi si spensero in un attimo, senza che se ne accorgessero. La signorina Takamiya, un ostacolo insormontabile, proprio ora che lei e Hayami erano ad un passo dal matrimonio…
    Un profondo silenzio pieno di tristezza scese nell’ufficio del presidente della Daito Art Production. Maya si rimproverò di aver sperato che la fidanzata del signor Hayami fosse stata messa da parte, Masumi fu sormontato dall’immane peso delle prossime nozze. Fu quest’ultimo a riprendere in mano il discorso:
    –Allora, è intenzionata a venire?
    –Certo, se posso esserle utile…
    Quest’ultima frale colpì il cuore di Masumi come uno schiaffo: Maya che si preoccupa di giovargli, lei che lo odia così tanto? E se…
    L’idea che Maya potesse non odiarlo più gli fece venire le vertigini.
    –Bene allora. La signorina Mizuki le darà tutte le indicazioni per la partenza, che avverrà tra una settimana.
    –Grazie mille. A presto.
    Maya afferrò la sua borsa e si dileguò, ancora rossa di vergogna. Masumi la guardò andare via finché Mizuki non si pose tra lui e la ragazza ormai lontana.
    –Signor Hayami, ho informato la signorina Takamiya del viaggio.
    –Grazie, Mizuki.
    Non appena la segretaria chiuse la porta, Masumi si alzò e andò alla finestra. Osservò la distesa infinita di grattacieli che componevano il mosaico della città di Tokyo, così grande per un semplice uomo come lui, eppure così insignificante di fronte all’oceano su cui si affacciava. Presto si sarebbe gettato alle spalle quell’immenso spazio, per breve tempo, e l’avrebbe fatto con Maya al suo fianco. La presenza di Shiori gettava però un’ombra profonda su di loro; Masumi si accese una sigaretta, quasi a scacciare la sua ombra col fumo.

    Shiori aveva appena riagganciato la cornetta del telefono quando suo nonno le si avvicinò.
    –Chi era?
    –La segretaria di Masumi. Mi ha informato di una nostra imminente partenza per l’Italia!
    Shiori era visibilmente eccitata da quella notizia, e cominciò ad aggirarsi per la stanza.
    –Come credi che mi dovrei comportare? Cosa devo mettere in valigia? Masumi andrà là per lavoro. Come mi dovrò vestire?
    Il signor Takamiya assunse un espressione seria.
    –Shiori, tu non andrai da nessuna parte.
    Le orecchie e la coscienza di Shiori impiegarono un po’ per cogliere fino in fondo quelle parole, e quando ciò avvenne rimase pietrificata.
    –Shiori, sei cagionevole di salute, ne sei consapevole, e non hai mai affrontato viaggi senza problemi. Il signor Hayami non avrà tempo per pensare a te, non essere egoista come tuo solito.
    –Ma… ma nonno… e se con lui andrà quella maledetta Kitajima? DEVO essere con loro! Non potrei lasciarli soli!
    –Devi aver fiducia in lui. E nel caso si dovesse dimenticare di te… bene, vorrà dire che non è la tua anima gemella. Gli uomini non sono oggetti, Shiori, ricordalo; me ne sono reso conto troppo tardi.
    Se ne andò, lasciando la nipote irrigidita, in preda all’ira.
    –Non è giusto! – Cominciò ad urlare appena non sentì più i passi del nonno echeggiare nell’enorme villa. –Masumi è MIO! Quella ragazzina non può portarmelo via come se niente fosse! Ugh…
    Shiori ebbe uno sbandamento e fu costretta a sedersi…
    –Me la pagherà… quella sciocca ragazzina…

    –Rei, sono a casa!
    Dopo aver chiuso la porta, Maya si gettò su una sedia, chiudendo gli occhi e tirando un respiro profondo.
    –Alla buon’ora! Che cosa volevano quelli della Daito di così importante?!
    Maya aprì gli occhi di scatto e si tirò subito in piedi.
    –Rei, hai una valigia abbastanza capiente per una settimana?
    –Sì… – aggiungendo ironica –dove vuoi andare di bello?
    –In Italia!
    Rei sgranò gli occhi.
    –In Italia?? Accidenti Maya, non finisci mai di stupirmi. E cosa ci vai a fare?
    Maya nel frattempo era corsa nella sua camera, e da lì rispose alla sua amica.
    –Il signor Hayami ha detto che un impresario italiano è interessato alla Dea Scarlatta, e lo devo accompagnare per prendere insieme a lui le eventuali decisioni. Partirò tra una settimana!
    Rei era senza parole, felice per la sua amica. Era così fragile, ma così volitiva quando l’ha conosciuta, ed ora stava raccogliendo i frutti delle sue fatiche. Sorrise, pensando che anche la madre sarebbe stata veramente felice per sua figlia, e la raggiunse in camera.
    –Maya calmati, non devi partire tra un’ora.
    Maya intenta a rovistare nei cassetti, si voltò, arrossendo.
    –Hai ragione, Rei. Per fortuna ci sei tu che mi tieni a bada!
    Corse ad abbracciare l’amica.
    –Mi mancherai!
    –Ma Maya! Abbiamo ancora una settimana davanti!
    –Lo so Rei… ma non voglio arrivare alla partenza senza avertelo detto!
    Entrambe scoppiarono in una sonora risata.
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